Alea
1485

La lettera di Papa Leone a San Pietro Damiani sul libro Gomorriano

(Reindel I, 285-286 [PL 145, 159B-160D])
La lettera di Papa Leone a San Pietro Damiani con cui l'autorità apostolica ratifica il libro Gomorriano [1]

Leone vescovo a Pietro eremita, figlio diletto in Cristo, la gioia dell'eterna beatitudine.
Il libello che tu hai scritto, figlio carissimo, contro la quadruplice contaminazione carnale, franco senza dubbio nello stile e ancor più¹ sincero nel ragionamento, conferma con prove incontrovertibili l'intenzione della tua mente di entrare, mediante una santa lotta, nello splendido coro della lucente modestia. Tu hai piegato la dissolutezza della carne perché hai alzato il braccio dello spirito contro questo desiderio osceno. Un vizio senza dubbio esecrabile che allontana dall'autorità della virtù¹, la quale, essendo di per sé immacolata, non ammette alcunché di impuro. Né ad essa potrà mai toccare in sorte di prestarsi a sordide vanità . Quindi quegli ecclesiastici, delle cui vite disgustose con saggezza hai discusso tristemente, imparzialmente e secondo ragione, giustamente, proprio giustamente, non appartengono al vincolo della loro eredità , da cui essi stessi si sono allontanati con i piaceri voluttuosi. Perché se avessero vissuto castamente, avrebbero potuto essere chiamati non solo tempio sacro di Dio, ma anche il santuario in cui l'Agnello di Dio è stato immolato in splendida gloria, attraverso cui l'orrida sozzura del mondo intero è stata purificata. Tali ecclesiastici rivelano per testimonianza dei loro atti, se non delle parole, che essi non sono quelli che si pensa siano. Perciò², come può² uno essere ecclesiastico o chiamarsi tale, quando non ha temuto di macchiarsi di sua propria volontà maneggiando con le proprie mani o con quelle di altri le proprie parti virili o quelle di un altro, oppure fornicando fra le cosce o di dietro a causa di questa orribile irragionevolezza?[2]
Su queste cose, poiché tu hai scritto ciò² che ti sembrava meglio, mosso da santa indignazione, è opportuno che, come tu stesso desideri, noi interponiamo la nostra autorità apostolica, così da rimuovere ogni scrupoloso dubbio a quelli che leggono, e da rendere chiaro a tutti, che le cose scritte in questo libretto, come acqua versata sul fuoco diabolico, incontrano la nostra approvazione. Perciò², perché l'impunita licenza dell'immondo desiderio non si diffonda, è necessario combatterla con appropriate misure di severità apostolica e, nondimeno, fornire qualche prova di austerità .
Ecco, tutti quelli che si sono macchiati con la turpitudine di uno dei quattro tipi [di peccato] menzionati, sono espulsi da ogni grado dell'immacolata Chiesa, per giusta censura di equità sia da parte dei sacri canoni, sia secondo il nostro giudizio[3]. Ma noi, agendo più¹ umanamente, desideriamo e anche ordiniamo che quelli che hanno emesso il seme [stimolandosi] o con le proprie mani o scambievolmente con qualcun altro, e anche quelli che l'hanno emesso [stimolandosi] fra le cosce, se non è una pratica che dura da molto tempo o compiuta con molti uomini, e se essi hanno trattenuto il loro desiderio ed espiato questi vergognosi peccati con una penitenza adeguata, confidando nella misericordia divina, siano ammessi alla stessa carica che tenevano al momento del peccato, se in esso non vi sono rimasti a lungo. Ma non ci può² essere speranza di recuperare la carica per coloro che sono coinvolti nei due tipi di peccato che tu hai descritto, soli o con altri, per lungo tempo o con molti uomini anche per poco tempo, oppure, cosa che è orribile da menzionare e da udire, per quelli che si sono congiunti da dietro.
Se qualcuno oserà fare critiche o porre dubbi su questo decreto di direzione apostolica, sappia che sta mettendo in pericolo la sua carica. Perché, infatti, chi non commette il vizio ma lo incoraggia, costui è, giustamente, considerato colpevole di morte al pari di chi muore nel peccato.
Ma, figlio carissimo, io mi rallegro ineffabilmente che tu abbia dimostrato con l'esempio della tua vita quelle stesse cose che tu hai insegnato con il dono delle tue parole. Infatti, è più¹ grande insegnare con l'azione che con la parola. Perciò², Dio volendo, tu ti meriterai la palma della vittoria e gioirai con Dio e con il figlio della Vergine nella dimora del cielo e per ciascuno di questa moltitudine, da te salvato dalle fiamme del diavolo, tu sarai incoronato e ricompensato di grazia.

www.phmae.it/IZ/appendice.htm
Alea
L'Orrore al peccato e la grande misericordia di Papa Leone.