Catechesi su san Giuseppe tratto dal blog di Angela Magnoni. L’annuncio a Giuseppe Non c’è soltanto l’annunciazione a Maria, quella che è narrata in Luca, ma anche un’annunciazione a Giuseppe. Al …Altro
Catechesi su san Giuseppe tratto dal blog di Angela Magnoni.

L’annuncio a Giuseppe

Non c’è soltanto l’annunciazione a Maria, quella che è narrata in Luca, ma anche un’annunciazione a Giuseppe. Al fiat di Maria corrisponde in Matteo 9 il fiat di Giuseppe.
Non è dunque solo a Maria che viene affidato Gesù, ma a una coppia in cui Giuseppe è chiamato a svolgere un ruolo di grande responsabilità. Questa maggiore evidenza di cui gode Giuseppe nel Vangelo di Matteo non è tale comunque da fare di lui un personaggio dai lineamenti chiaramente definiti. Che sia problematico e sfuggente è alluso anche dal fatto che appare in uno scenario non aperto alla luce del giorno, ma raccolto dentro un'atmosfera di profondo silenzio e di quiete notturna.
Giuseppe dimostra di avere una familiarità non solo con gli aspetti più scoperti della realtà, ma anche con il mondo delle ombre e dei sogni. Potremmo dire che ci sono in lui due dimensioni, una più facile da accertare e 1’altra, invece, pressoché insondabile.
Se le ascendenze fanno di lui un membro della stirpe regale di Davide, in quel piccolo villaggio palestinese è soltanto un carpentiere, uno che esercita un mestiere peraltro non privo di dignità se è vero che, a proposito di qualche problema particolarmente difficile, si diceva: “È una cosa che nessun carpentiere o figlio di carpentiere, per quanto istruito e saggio, potrebbe spiegare”.
Giuseppe ha un lavoro rispettabile e coltiva un progetto in vista del suo avvenire: quello di formare una famiglia con Maria che ama con una tenerezza inesprimibile perché inesprimibile è ai suoi occhi la sua bellezza.
Quando questa unione si realizza, sia pure attraverso un percorso quanto mai travagliato e tormentoso, tocca a Giuseppe, accanto a Maria, provvedere alla crescita e all’educazione di Gesù.
È lui che gli insegna le parole, le preghiere, i segreti del suo mestiere, il valore della fatica, la bellezza di un lavoro ben fatto. Ed è lui che offrendo a Gesù l’immagine di un padre buono, affettuoso, teneramente amabile, lo educa a scoprire a poco a poco l’immagine del Padre celeste.
Giuseppe appartiene alla famiglia di quei piccoli del Vangelo che sono umili e discreti, non occupano molto spazio, si muovono con leggerezza, sono creature che, mentre vivono nell’ombra, esprimono una luce interiore che rende meravigliosa la loro presenza.
Questo rilievo ci introduce nella seconda dimensione della figura di Giuseppe, quella che più è collegata con le regioni del mistero.
A fare da trait d’union tra le due dimensioni c’è nel Vangelo una parola che merita di essere sottolineata: Giuseppe era un uomo giusto. Giuseppe è un giusto, cioè un uomo che custodisce in sé il pensiero di Dio ed esprime una fedeltà incondizionata a Dio. Non che umanamente capisca tutto quello che gli è richiesto, ma è capace di ascoltare e di adorare.
Se Maria accoglie la buona novella nella sua carne, Giuseppe l’accoglie nella sua vita, la quale porta come il riflesso del mistero abbagliante dell’Incarnazione.
Quando si contempla l’Incarnazione, si entra in una sorta di smarrimento emotivo in cui vengono a intrecciarsi incredulità, stupore, gioia e speranza per il fatto che Dio, l’infinitamente lontano, ponga la sua dimora dentro la carne viva e palpitante di una donna.
Il nome scelto per il bambino che deve nascere (“Tu lo chiamerai Gesù”) vuol dire: “Il Signore salva”.
In Gesù l’infinita distanza di Dio diventa salvezza dentro la trama quotidiana delle nostre fatiche e delle nostre attese. L’eternità viene ad abitare nel tempo. Colui che neppure i Cieli possono contenere pone la sua dimora sulla Terra e sceglie, fra le possibili misure umane, quella della piccolezza.
Questa compresenza in Gesù dell’umano e del divino, della trascendenza celeste e della quotidianità terrestre si rispecchia nella vita di Giuseppe lasciandogli delle stimmate che sono il segno della sua singolare grandezza.
Giuseppe è l’uomo della ferialità delle situazioni e al tempo stesso il grande contemplativo che si fa obbediente allo svelarsi di un progetto che viene da Dio.
È Dio che gli parla. È Dio che gli chiede di camminare come Abramo su sentieri sconosciuti: come potrebbe permettersi di sottrarre a Dio qualcosa di quello che ha ricevuto?
D’altra parte la vicenda che è chiamato a interpretare lo porta non a separarsi dalle consuetudini abituali, ma a incarnarsi con motivazioni nuove dentro la realtà del suo mondo di affetti, di lavoro, di responsabilità familiari e sociali.
Guardare a Giuseppe vuol dire scoprire i lineamenti costitutivi dell’esperienza cristiana con quel discernimento che permette di capire quali siano le scelte più importanti da attuare.
Giuseppe, uomo della notte, del silenzio e dei sogni, è maestro della vita interiore. Come lui bisogna conquistare spazi di silenzio per conoscere più chiaramente quello che Dio vuole da noi.
Ciò che conta - potrebbe dirci Giuseppe - è vivere in comunione con il Signore così da offrirgli ogni giorno la propria vita per vedersela ridonata da lui.
“Bisogna che egli [Gesù] cresca e io diminuisca …