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E’ veramente troppo umiliante stare in ginocchio e prostrarsi davanti al Signore Gesù Cristo? Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD. Pubblichiamo con il consenso dell’editore Cantagalli e dell’autore …Altro
E’ veramente troppo umiliante stare in ginocchio e prostrarsi davanti al Signore Gesù Cristo? Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD. Pubblichiamo con il consenso dell’editore Cantagalli e dell’autore, la prefazione al libro in uscita oggi di don Federico Bortoli La distribuzione della comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali scritta dal Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, Cardinale Robert Sarah. La distribuzione della Comunione sulla mano, di don Federico Bortoli, proprio dopo aver celebrato il centenario delle apparizioni di Fatima.

Il Prefetto del Culto Divino, Sarah firma la prefazione di un libro in uscita oggi che svela forzature e sotterfugi con i quali è stata concessa la comunione sulla mano. E avverte: "Perché ci ostiniamo a comunicarci in piedi e sulla mano? Questa è una questione importante su cui la Chiesa di oggi deve riflettere per favorire un ripensamento generale sul modo di distribuire la Santa Comunione". Come? Incominciando dall'Angelo a Fatima fino a San Giovanni Paolo II e Santa Madre Teresa di Calcutta, che la ricevevano in bocca e inginocchiati. La prefazione integrale in esclusiva per la Nuova BQ.

A tal proposito vorrei proporre l’esempio di due grandi santi dei nostri tempi: san Giovanni Paolo II e santa Teresa di Calcutta. L’intera vita di Karol Wojtyła

è stata segnata da un profondo rispetto per la Santa Eucaristia. Ci sarebbe da dire molto e molto è stato scritto su questo. Basti semplicemente ricordare agli ultimi anni del suo ministero petrino: un uomo segnato nel corpo dalla malattia, che lo condusse progressivamente ed irreversibilmente verso un deterioramento fisico quasi totale. Ma, malgrado fosse estenuato e senza forze, letteralmente distrutto dalla malattia, quasi inchiodato con Cristo, Giovanni Paolo II non si permetteva mai di sedersi al cospetto del Santissimo Sacramento esposto. Chi non si ricorda con emozione ed affetto quelle immagini di Papa Giovanni Paolo II, schiacciato dalla malattia, stremato, ma sempre in ginocchio davanti al Santissimo durante il percorso della processione del Corpus Domini da San Giovanni in Laterano alla Basilica di Santa Maria Maggiore? Il Papa ammalatissimo si è sempre imposto di inginocchiarsi davanti al Santissimo. Era incapace di inginocchiarsi e alzarsi da solo. Aveva bisogno di altri per piegare le ginocchia e poi alzarsi. Fino ai suoi ultimi giorni, ha voluto darci una grande testimonianza di riverenza al Santissimo Sacramento. Perché siamo così orgogliosi ed insensibili ai segni che Dio stesso ci offre per la nostra crescita spirituale e la nostra intima relazione con Lui? Perché non ci inginocchiamo per ricevere la santa Comunione sull’esempio dei santi? È veramente troppo umiliante prostrarsi e stare in ginocchio davanti al Signore Gesù Cristo? Eppure, «Egli, pur essendo nella condizione di Dio, […] umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e ad una morte di Croce» (Fil 2, 6-8).

Santa Madre Teresa di Calcutta, religiosa eccezionale che nessuno oserebbe trattare da tradizionalista, fondamentalista o estremista, la cui fede, santità e dono totale di sé a Dio e ai poveri sono da tutti noti, aveva un rispetto ed un culto assoluto verso il Corpo divino di Gesù Cristo. Certamente, ella toccava quotidianamente

la “carne” di Cristo nei corpi deteriorati e sofferenti dei più poveri dei poveri. Eppure, riempita di stupore e di rispettosa venerazione, Madre Teresa si asteneva di toccare il Corpo transustanziato del Cristo; piuttosto ella lo adorava e lo contemplava silenziosamente, rimaneva per lungo tempo in ginocchio e prostrata davanti a Gesù Eucaristia. Inoltre, ella riceveva la Santa Comunione nella sua bocca, come un piccolo bambino che si lasciava umilmente nutrire dal suo Dio.

La Santa si rattristava ed era in pena allorché vedeva i cristiani ricevere la Santa Comunione nelle loro mani. In più ella affermò che, secondo quanto era di sua conoscenza, tutte le sue sorelle ricevevano la Comunione soltanto sulla lingua. Non è questa l’esortazione che Dio stesso rivolge a noi: «Sono io il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto; apri la tua bocca, la voglio riempire»? (Ps 81,11).

Perché ci ostiniamo a comunicare in piedi e sulla mano? Perché questo atteggiamento di mancanza di sottomissione ai segni di Dio? Che nessun sacerdote osi pretendere di imporre la propria autorità su questa questione rifiutando o maltrattando coloro che desiderano ricevere la Comunione in ginocchio e sulla lingua: veniamo come i bambini e riceviamo umilmente in ginocchio e sulla lingua il Corpo di Cristo. I santi ci danno l’esempio. Loro sono i modelli da imitare che Dio ci offre!

Ma come è potuta diventare così comune la prassi di ricevere l’Eucaristia sulla mano? La risposta ci viene data, supportata da una documentazione finora inedita, straordinaria per qualità e mole, da don Bortoli. Si è trattato di un processo tutt’altro che limpido, una transizione da quanto concedeva l’istruzione Memoriale Domini al modo oggi così diffuso: si era concesso – solo alle conferenze episcopali dei paesi dove la prassi fosse già stata abusivamente introdotta – di chiedere un indulto per potere distribuire la Comunione in mano; e ciò solo dove fosse impossibile, e con danno del principio di autorità, tornare al modo corretto di ricevere l’Eucaristia. Purtroppo, come per la lingua latina, come per una riforma liturgica che avrebbe dovuto essere omogenea con i riti precedenti, una concessione particolare è divenuta il grimaldello per forzare e svuotare la cassaforte dei tesori liturgici della Chiesa. Il Signore conduce il giusto per ‘vie dritte’ (cfr. Sap 10,10), non per sotterfugi; quindi, oltre alle motivazioni teologiche mostrate sopra, anche il modo con cui si è diffusa la prassi della Comunione sulla mano appare essersi imposto non secondo le vie di Dio.

Possa questo libro incoraggiare quei sacerdoti e quei fedeli che, mossi anche dall’esempio di Benedetto XVI – che negli ultimi anni del suo pontificato volle distribuire l’Eucaristia in bocca e in ginocchio – desiderano amministrare o ricevere l’Eucaristia in quest’ultimo modo, ben più confacente al Sacramento stesso. Mi auguro ci possa essere una riscoperta e una promozione della bellezza e del valore pastorale di questa modalità. Secondo la mia opinione e il mio giudizio, questa è una questione importante su cui la Chiesa di oggi deve riflettere. Questo è un ulteriore atto di adorazione e d’amore che ognuno di noi può offrire a Gesù Cristo.

Mi fa molto piacere vedere tanti giovani che scelgono di ricevere nostro Signore così riverentemente in ginocchio e sulla lingua. Possa il lavoro di don Bortoli favorire un ripensamento generale sul modo di distribuire la Santa Comunione; come dicevo all’inizio di questa prefazione, abbiamo appena celebrato il centenario di Fatima e siamo incoraggiati nell’attesa del sicuro trionfo del Cuore Immacolato di Maria: allora trionferà anche la verità sulla liturgia.

*Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

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