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La missione di testimonianza dell'islam italiano. I musulmani in Italia devono offrire una testimonianza spirituale pubblica senza “politicizzare” né tanto meno “volgarizzare” la religione, ma …Altro
La missione di testimonianza dell'islam italiano.

I musulmani in Italia devono offrire una testimonianza spirituale pubblica senza “politicizzare” né tanto meno “volgarizzare” la religione, ma purificando l'islam “da particolarismi nazionali e interpretazioni ideologiche o conflittualità legate ad una errata comprensione dell'Occidente e della modernità”. Ne è convinto Yahya Pallavicini, imam e vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica (COREIS) Italiana.

L'imam Pallavicini ha affrontato questa tematica nel corso di una conferenza tenuta il 29 marzo a Roma nell’ambito di una serie di incontri dal titolo “Conversione. Il cambiamento di Dio? Esperienze e riflessioni nel dialogo interreligioso”, promossa dall’Istituto di Studi Interdisciplinari su Religioni e Culture (ISIRC) dell'Università Gregoriana.

Nel suo intervento Pallavacini la parlato dell'attività di testimonianza portata avanti in Italia da una prima comunità di musulmani formata in prevalenza da persone convertite dal cattolicesimo, ed ha sottolineato l'importanza di approfondire la propria religione d'origine nell'avvicinarsi ad una nuova religione.

Yahya Pallavicini: “Credo che l'esempio e la responsabilità di testimonianza di una prima generazione di europei musulmani che si sono convertiti dal cristianesimo sia importante perché dà il valore di essere musulmani rispettando la tradizione di origine e non aderendo all'islam negando il cristianesimo ma riscoprendo il valore e le benedizioni spirituali presenti in entrambe e accettando anche il messaggio dell'islam. E poi può essere anche importante in termini di cittadinanza e di cultura, perché il modello di un islam europeo può far parte di un esempio di pluralismo europeo, dove ci sono ebrei, cristiani e musulmani europei e quindi evitare la ghettizzazione e le confusioni”.

Rispondendo poi a chi sostiene che nelle moschee italiane si dovrebbe predicare in italiano per scongiurare il pericolo dell'istigazione all'odio, l'imam ha affermato:

Yahya Pallavicini: “Credo che bisogna pregare nella lingua sacra del Corano ma le prediche devono essere fatte, come la storia islamica ha sempre testimoniato, nella lingua del paese per permettere ai cittadini che vivono in questo paese di riuscire a declinare e ad interpretare l'universalità della propria fede, la specificità della propria identità però secondo la cultura e il contesto dove vivono. E la lingua è un veicolo di integrazione molto importante”.

Per ulteriori informazioni: www.unigre.it/isirc