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🇮🇹 Studi e Ricerche: la strage degli Innocenti

Maria Valtorta non ebbe alcuna visione sull’orrenda strage degli innocenti.

Tuttavia in più occasioni nell’Opera si allude alla vicenda, e si comprende dai dialoghi dell’uno o dell’altro personaggio quanto questa spaventosa tragedia avesse lasciato il segno negli animi (per quanto nelle parole di questo contadino, trent’anni dopo i fatti, le cifre si siano naturalmente moltiplicate…):

«…dell’eccidio saprai. L’eccidio d’Erode… Più di mille pargoli in città, un altro migliaio quasi nelle campagne. E tutti, anzi, quasi tutti maschi, perché nella furia, nel buio, nella mischia, i feroci presero, strapparono dalle cune, dai letti materni, dalle case assalite, anche delle bambinelle…». [EMV 73.5]

Infatti Maria Valtorta indica a margine del manoscritto che “come sempre avviene, il contadino esagera e svisa la verità delle cose” e riferisce, forse a memoria, che il numero delle vittime era trentadue.

Ma in un dettato del 28 febbraio 1947 GesĂą stesso rettifica:

«Il loro numero è 320 tra quelli di Betlemme e quelli delle campagne. E specifico ancora di più che di essi 188 furono quelli di Betlemme, mentre 132 quelli delle campagne battute per un vasto raggio dai messi di Erode per sterminare i pargoli. Fra gli uccisi vi furono anche 64 fanciulline, non identificate per tali dai sicari, che uccidevano fra le tenebre, la confusione e la furia di fare presto prima che qualcosa intervenisse a por fine alla strage». [“I Quaderni del 1945-1950”]

Se, come la demografia può permetterci di stimare, la fascia d’età da zero a due anni rappresentava circa il 6% della popolazione, allora possiamo dedurne che Betlemme avesse circa 5000 abitanti, includendo la popolazione della zona. Questa stima appare ragionevole se comparata con il dato storico degli abitanti di Gerusalemme (circa 600.000 in quell’epoca).

«Non sapete dell’eccidio di Erode? Tutto il mondo ne parlò e anche Cesare lo definì “porco che si nutre di sangue”» [EMV 74.3], riporta poi l’albergatore di Betlemme.

Quest’affermazione trova forse un’eco storica in Macrobio, autore pagano del IV-V secolo, laddove parlando dell’Imperatore Augusto scrive: “Avendo sentito dire che Erode, re dei Giudei, tra i bambini sotto i due anni messi a morte aveva fatto uccidere anche suo figlio disse: meglio essere uno dei suoi porci che uno dei suoi figli” [Augusto sapeva che gli Ebrei non mangiavano carne suina e fece questo gioco di parole intraducibile dal greco: “us-uos” (porco) e “uios” (figlio)].

Per concludere l’argomento riportiamo un’ultima riflessione su questo massacro, ed un insegnamento di Gesù agli Apostoli riuniti a Nazaret:

«Anche quando Io ero piccolo infante vennero uccisi molti piccini sul seno stesso delle madri. E il mondo gridò di orrore. Ma quando il Tempo non sarà più per i singoli o per l’Umanità tutta, una e una volta comprenderete che fortunati, benedetti in Israele, nella Israele dei tempi di Cristo, furono coloro che per essere stati sterminati nell’infanzia ebbero la preservazione dal più grande peccato, quello di essere complici della morte del Salvatore» [EMV 436.4].

(Jean-François Lavère, “L’Enigma Valtorta – volume 2”, pag. 128-130)

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