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Lezione odierna tratta dall'Evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta. Testo con audio. I discorsi dell’Acqua Speciosa: Santifica la festa. "(...) “E’ detto: ‘Lavora di un onesto lavoro e …Altro
Lezione odierna tratta dall'Evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta. Testo con audio.

I discorsi dell’Acqua Speciosa: Santifica la festa.

"(...)
“E’ detto: ‘Lavora di un onesto lavoro e il settimo dì dedicalo al Signore e allo spirito tuo’. Questo è detto col comando del riposo sabatico.
L’uomo non è da più di Dio. Eppure Dio fece in sei giorni la sua creazione e il settimo riposò. Come allora l’uomo si permette di non imitare il Padre e di non ubbidire al suo ordine? E’ ordine stolto? No. In verità è un ordine salutare sia nell’ordine della carne, sia in quello morale, sia in quello dello spirito.
Il corpo affaticato ha bisogno di riposo così come lo ha quello di ogni creato essere. Riposa pure, e noi lo lasciamo riposare per non perderlo, il bove usato nel campo, l’asino che ci porta, la pecora che ci figlia l’agnello e ci dà il latte. Riposa pure, e noi la lasciamo riposare, la terra del campo, perché nei mesi che è priva di seme si nutra e saturi dei sali che ad essa piovono dal cielo o affiorano dal suolo. Riposano bene, anche senza chiedere al nostro beneplacito, gli animali e le piante che ubbidiscono a leggi eterne di un riprodurre saggio. Perché allora l’uomo vuole non imitare il Creatore, che il settimo dì riposò, e non l’inferiore che, vegetale o animale che sia, senza aver avuto che un comando all’istinto, si sa regolare secondo esso e ad esso ubbidire?
E’ un ordine morale oltre che fisico. Per sei giorni l’uomo fu di tutti e di tutto. Preso come un filo dal congegno del telaio, andò su e giù senza poter mai dire: ‘Ora mi occupo di me stesso, dei miei più cari. Sono il padre e oggi sono dei figli, sono lo sposo ed oggi mi dedico alla sposa, sono il fratello e gioisco dei fratelli, sono il figlio e curo la vecchiezza dei genitori.’
E’ un ordine spirituale. Santo il lavoro. Più santo l’amore. Santissimo Iddio. E allora ricordarsi di dare almeno un giorno su sette al nostro buono e santo Padre, che ci ha dato la vita e ce la mantiene. Perché trattarlo da meno del padre, dei figli, dei fratelli, della sposa, dello stesso nostro corpo? Il dies Domini sia di Lui. Oh! dolce ricoverarsi dopo il lavoro del giorno, a sera, nella casa piena di affetti! Dolce ritrovarla dopo un lungo viaggio! E perché non ricoverarsi dopo sei giorni di lavoro nella casa del Padre? Perché non essere come il figlio che torna da un viaggio durato sei giorni e dice: ‘Eccomi a passare il mio giorno di riposo con te’?

Ma, ora udite, Io ho detto: ‘Lavora di un onesto lavoro’.
Voi sapete che la nostra Legge ordina l’amore del prossimo. L’onestà del lavoro rientra nell’amore del prossimo. L’onesto nel lavoro non ruba nel commercio, non defrauda la mercede all’operaio, non lo sfrutta in maniera colpevole, si ricorda che il servo e l’operaio sono una carne e un’anima pari a lui e non li tratta come pezzi di pietra senza vita, che è lecito spezzare e percuotere col piede e col ferro. Chi non fa così non ama il prossimo e pecca perciò agli occhi di Dio. Maledetto è il suo guadagno, anche se da esso ne trae obolo per il Tempio.
Oh! che bugiarda offerta! E come può osare di metterla ai piedi dell’altare quando gronda di lacrime e sangue dell’inferiore sfruttato, o ha nome ‘furto’, ossia tradimento verso il prossimo, perché il ladro è un traditore del suo prossimo? Non è, credetelo, santificata la festa se non è usata a scrutare se stesso ed impiegata a migliorare se stesso, a riparare i peccati commessi durante i sei giorni. Ecco la santificazione della festa! Questa, e non un’altra tutta esteriore e che non muta di un iota il vostro modo di pensare.
Dio vuole opere vive, non simulacri d’opere. E’ simulacro il falso ossequio alla sua Legge. E’ simulacro la santificazione mendace del sabato, ossia il riposo compiuto per mostrare ubbidienza al comando agli occhi degli uomini, ma usando poi quelle ore di ozio nel vizio, nella lussuria, nella crapula, nella cogitazione sul come sfruttare e nuocere al prossimo nella veniente settimana. E’ simulacro la santificazione del sabato, ossia il riposo materiale che non si accoppia al lavoro intimo, spirituale, santificante di un retto esame di sé, di un umile riconoscimento della propria miseria, di un serio proposito di fare meglio nella prossima settimana.

Voi direte: ‘E se poi si torna a cadere in peccato?’ Ma che direste voi di un bambino, che per essere caduto non volesse più fare un passo per non tornare a cadere? Che è uno stolto. Che non si deve vergognare di essere incerto nel passo, perché tutti lo fummo quando eravamo piccini e non per questo il padre nostro non ci amò. Chi non ricorda come le nostre cadute hanno fatto piovere su noi una pioggia di baci materni e di carezze paterne? Lo stesso fa il Padre Dolcissimo che è nei Cieli. Egli si china sul suo piccolo che piange al suolo e gli dice: ‘Non piangere, Io ti rialzo. Starai più attento un’altra volta. Ora vieni nelle mie braccia. Qui passerà ogni tuo male e poi tornerai via irrobustito, risanato, felice.’ Questo dice il Padre nostro che è nei Cieli. Questo Io vi dico.
Se riusciste ad avere fede nel Padre, tutto vi riuscirebbe. Una fede, fate attenzione, come quella di un pargolo. Il pargolo crede tutto possibile. Non si chiede se e come può avvenire un fatto. Non misura la profondità di esso. Crede in chi gli ispira fiducia e fa ciò che costui gli dice. Siate come i pargoli presso l’Altissimo. Come li ama questi sperduti angeli che sono la bellezza della terra! Ugualmente ama le anime che si fanno semplici, buone, pure come è il bambino. (...)"

Valtorta - Evangelo 125.2 e\\ ed. Cev

Su questo meraviglioso capitolo Don Ernesto vi ha fatto una stupenda catechesi che io consiglio di ascoltare. La potete trovare al seguente link:

www.youtube.com/watch