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Irapuato
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23 Aprile - San Giorgio - Beato Egidio d'Assisi.

Televallassina. S. Giorgio, tribuno militare e martire († ca. 303)
Nella vastissima galleria dei santi e della santità cristiana (nelle sue componenti occidentale e orientale) ci imbattiamo in tanti personaggi, uomini e donne, che possiamo definire originali oppure “strani”, perché possono destare in noi, discepoli e discepole di Cristo del III Millennio, ammirazione per le loro grandi azioni, invidia per la loro vita santa, desiderio di imitazione nel nostro quotidianamente faticoso cammino spirituale.
Tutto questo sì, ma non solo. Può sorgere in noi anche qualche perplessità per certi loro aspetti di santità che consideriamo non “moderni” (e nemmeno post moderni) o comunque non esaltanti per la nostra sensibilità.
Ci può anche essere, davanti a certe narrazioni agiografiche oltre il limite del buon senso, un certo fastidio e talvolta una qualche forma di repulsione. Dobbiamo allora condannare tutto alla rottamazione? Penso di no. O viceversa, accettare tutto? Nemmeno. L’invito è quello di restare liberi e criticamente vigili, sempre. Perché la nostra fede cristiana non si basa su queste narrazioni che talvolta sono leggendarie o che contengono elementi spuri o fantasiosi, ma su Gesù Cristo, storicamente esistito, come viene descritto nei Vangeli, studiati, soppesati anche nelle virgole, criticati, vagliati, confrontati incessantemente e sempre, oggi come nei secoli passati.

Il fin qui detto è per inquadrare il santo odierno : S. Giorgio, martire. Popolarissimo e famosissimo per quanto riguarda il culto ma poverissimo di riscontri e fondamenti storici.
Sono milioni le persone che, nelle varie lingue, ne portano il nome (anche nella versione femminile Giorgia o Giorgina), sono tantissime le chiese a lui dedicate, innumerevoli le persone che lo invocano o che comunque lo annoverano come patrono: come, per esempio, i militari, i fabbricanti di armi, i cavalieri, gli schermidori, gli alabardieri, i Giovani Esploratori, gli Scout, i contadini.
Può essere invocato inoltre dagli ammalati di lebbra, di peste o di malattie veneree. Anche se non è molto studiato nella agiografia in compenso è presentissimo nelle varie forme dell’arte: pittura, scultura etc..
Sotto questo aspetto S. Giorgio (con l’episodio del drago, caratterizzante la sua figura e fama) è una vera “super star”, ha cioè pochi eguali, escludendo naturalmente il Cristo, Maria di Nazaret e i principali Apostoli.

Ma c’è anche da ricordare un ruolo politico e militare di S. Giorgio. Nella Legenda Aurea si narra anche che i crociati nel 1099, giunti davanti a Gerusalemme, “ebbero una visione di San Giorgio vestito di una bianca armatura, che impugnava una croce rossa e faceva loro cenno perché lo seguissero e conquistassero la città. Essi allora si fecero coraggio, presero la città e sconfissero i saraceni”musulmani.
Il nostro santo poi è stato preso come patrono non solo dai Crociati, ma anche dopo di loro, dagli eserciti schierati in difesa dell’ortodossia cattolica. Carlo V infatti, nel secolo XVI, lanciò il suo esercito contro i principi protestanti riuniti contro di lui al grido: “San Giorgio”.
In Italia è patrono di più di 100 comuni di cui ben ventuno portano il suo nome. È anche protettore di varie nazioni come l’Inghilterra, il Portogallo, la Svezia, l’Ungheria, la Grecia, la Catalogna, la Georgia (che porta anche il suo nome).
Il suo culto si diffuse anche in Russia e in Etiopia. In Inghilterra poi furono fondati anche i Cavalieri dell’Ordine della Giarrettiera: questo viene considerato il primo ordine nobiliare laico che si autodefinì “Ordine aristocratico di San Giorgio”.
Come se non bastasse tutto questo, S. Giorgio fu uno dei Quattordici Santi Ausiliatori o Protettori, che, dal XVI secolo, si ritennero avessero poteri di intercessione di speciale efficacia.

Da ultimo, un particolare non trascurabile ai nostri giorni: Giorgio è un santo così famoso e potente che gli è stato riservato anche un posto nell’agiografia islamica, dove addirittura gli viene conferito il titolo onorevole di “profeta”. Come si vede un santo non solo transnazionale ma anche transreligioso.

Pochi santi possono vantare un curriculum vitae così vario, articolato, lungo e impegnativo. Ma, ahimè, nonostante tutto questo, proprio per l’assenza di fondamenti storici sicuri (nella qualità) e sufficienti (nella quantità), la Sacra Congregazione dei Riti, nel 1960, declassò impietosamente la festa di S. Giorgio a semplice memoria liturgica, a carattere solo... locale, da ricordare cioè solo nelle chiese particolari. Una retrocessione, certo, ma non una cancellazione. Prova questa che gli elementi che si hanno sulla sua figura sono pochi ma sufficienti.

L’episodio dell’uccisione del drago viene considerato da Jean Darche nella sua grande Vita di S. Giorgio come provato storicamente, mentre in genere si parla di pura leggenda (ma con un grande valore simbolico). “Storia o leggenda, l’episodio del dragone caratterizza in ogni caso San Giorgio. Significhi la vittoria riportata sul drago con la liberazione della fanciulla, oppure la vittoria riportata sull’idolatria e la liberazione dell’anima, è sempre una vittoria sul nemico con l’annientamento del forte e la liberazione del debole. Indica il carattere di San Giorgio e l’impressione lasciata sulla terra che ha attraversato”(E. Hello).

Da un punto di vista storico sembra che si possa affermare soltanto che Giorgio fu un soldato o un ufficiale dell’esercito romano, proveniente dalla Cappadocia, e che fu convertito al cristianesimo dalla madre. Affrontò con fermezza il martirio (verso il 303, poco prima, quindi, dell’Editto di Costantino del 313 che dava libertà al Cristianesimo), sotto l’imperatore romano Diocleziano a Lidda, (l’attuale Lod, presso Tel Aviv, in Israele) per avere invocato giustizia per i Cristiani perseguitati e perché lui stesso si era coraggiosamente dichiarato seguace della stessa fede.
Nei racconti della morte di S. Giorgio (chiamate Passioni) si narrano innumerevoli e orripilanti supplizi cui fu sottoposto per ben sette anni, finché cioè i suoi torturatori, stanchi, decisero di... tagliargli la testa, e chiudere così la pratica del martirio.
Ad essi venne aggiunto l’episodio dell’uccisione del drago. Questo racconto comparve, sia in Oriente sia in Occidente, nel secolo XI, e venne incluso verso il 1260, nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (1230-1298), fatto questo che gli diede popolarità dovunque.

Significato del nome Giorgio : “agricoltore” (greco).

Per approfondimenti:
>>> SAN GIORGIO, martire

Fonte principale: donbosco-torino.it/Mario Scudu SdB (“RIV./gpm”).

B. Egidio d'Assisi, religioso O.F.M. (ca.1190-1262)
E
gidio
nasce ad Assisi nel 1190 circa: fu il terzo seguace di Francesco d'Assisi.
Le principali fonti sono rappresentate dalla triplice redazione della ‘Vita b. Aegidii’, curate da fra Leone, frate Giovanni da Perugia, l'Anonimo Perugino.
Egidio fu molto probabilmente di famiglia contadina e illetterato. Non vi sono notizie certe sulla sua famiglia e le sue origini.
Il 23 aprile 1209, colpito dalla notizia della conversione, avvenuta alcuni giorni prima, di Bernardo da Quintavalle e di Pietro Cattani, decise di seguire san Francesco. Egidio si presentò a Santa Maria della Porziuncola, dove fu accolto e ne adottò lo stile di vita.
Ben presto la primitiva fraternità iniziò un apostolato itinerante, ed Egidio accompagnò Francesco nella Marca d'Ancona, dove il santo non teneva delle vere e proprie prediche, ma si limitava ad esortare con molta semplicità all'amore di Dio e alla penitenza e il suo compagno ne confermava le parole ed ammoniva gli ascoltatori a prestargli fede. Quando i frati ebbero raggiunto il numero di sette, Francesco li inviò, sempre a coppie, in varie direzioni. Egidio fu inviato con fra Bernardo a Santiago di Compostella. Il viaggio, compiuto probabilmente nell'autunno di quello stesso anno (1209), fu assai duro, sia per i disagi materiali, sia per l'incomprensione e lo scherno di cui i pellegrini erano oggetto.
Di ritorno ad Assisi fu certamente a Roma nella primavera dell'anno seguente con Francesco e i compagni, ormai diventati dieci, per ottenere dal Papa Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni, 1198-1216) la conferma della primitiva regola. Un altro soggiorno romano, probabilmente più lungo, è collocabile nell'autunno del 1211; alloggiato nel monastero dei santi Quattro coronati vicino al Laterano, dove fra Egidio si procurava da vivere svolgendo umili lavori.
Di fatto tutte le biografie sottolineano come la prima parte della vita di fra Egidio sia scandita da una sorta di attivismo frenetico, in cui l'esigenza del lavoro manuale si associa alla continua peregrinazione verso luoghi di devozione o terre di missione. Le fonti più antiche non consentono di stabilire con precisione la cronologia e la successione dei suoi viaggi, ma ne indicano quanto meno le tappe. Prima del 1212 si recò al santuario di san Michele del Gargano e a san Nicola di Bari; immediatamente prima o dopo di questi pellegrinaggi si colloca un viaggio in Terrasanta, con una breve sosta ad Acri, qui si guadagnò da vivere svolgendo lavori di piccolo artigianato o umili servizi.
Il secondo viaggio in Oriente, che alcuni biografi collocano nel 1219, e altri fanno risalire al 1214, è invece contrassegnato da un marcato desiderio di martirio. Fra Egidio e i suoi compagni tentarono in ogni modo di convertire mediante la predicazione i saraceni e non si arrestarono neppure di fronte alle più aperte ostilità; il martirio fu evitato soltanto grazie alla precipitosa ritirata dei crociati da quelle terre.
Il 1215 segnò una tappa fondamentale nella vita di Egidio; il frate, al quale Francesco aveva concesso la più ampia libertà di movimento, chiese invece di essere vincolato ad una più stretta obbedienza e venne inviato nel romitorio di Favarone presso Perugia. Tutte le biografie segnalano a questo punto un mutamento nella sua vita: la predicazione itinerante dei primi anni lasciò il posto ad una vita …