STEREOTIPI PREGIUDIZI EGUALITARISMO

…In “Verità e Metodo” (Parte II, c.2, §1.a, Il circolo ermeneutico e il problema dei pregiudizi) Gadamer scrive: “L’interpretazione comincia con dei pre-concetti i quali vengono via via sostituiti con concetti più adeguati”. Questa prima considerazione porta con sé due attestazioni importanti. La prima è che ogni sapere muove da alcuni pregiudizi. La seconda è che tali pregiudizi vanno sottoposti a vaglio critico. Qual è il criterio con cui vagliarli? L’interprete “nel rapporto col testo, mette alla prova la legittimità, cioè l’origine e la validità, di tali presupposizioni”…

…Ma lasciamo che sia lo stesso Gadamer a spiegarcelo. “L’illuminismo ha un suo pregiudizio fondamentale e costitutivo: questo pregiudizio che sta alla base dell’Illuminismo è il pregiudizio contro i pregiudizi in generale e quindi lo spodestamento della tradizione”. Al contrario, una volta denunciata tale contraddizione radicale e invincibile (esser contro i pregiudizi è il primo dei pregiudizi), ha senso recuperare un retto concetto di tradizione come forma di sapere e di agire, non per un culto della tradizione in se stessa (tradizionalismo), ma per una accettazione della realtà antropologica fondamentale con tutti i suoi limiti e le sue condizioni di possibilità:“È proprio vero che stare dentro a delle tradizioni significhi anzitutto sottostare a pregiudizi e subire una limitazione della libertà? O piuttosto non è la stessa esistenza umana, anche la più lbera, che è limitata e condizionata in maniera molteplice? Se questo è vero, allora l’ideale di una ragione assoluta non costituisce una possibilità per l’umanità storica”.Il tutto sempre rimarcando la distinzione fondamentale, “quella cioè della distinzione tra pregiudizi veri, alla luce dei quali comprendiamo, e pregiudizi falsi, che conducono al fraintendimento”.È pregiudizio falso l’idea che il gap donne-STEM non esista e ogni suo residuo sia il prodotto di una civiltà machista. È pregiudizio vero il fatto che tale gap abbia un fondamento – nella natura psichica e biologica, nei compiti sociali materni – tale però da poter essere superato in specifici casi – caratteri brillanti, personalità spiccatamente propense e dotate, scelte familiari non impedienti, dinamiche storico-sociali particolari. Casi pur lodevoli, aggiungerei. Mancano ancora un paio di tasselli a chiudere la riflessione gadameriana, in fondo impliciti nelle pagine precedenti: i pregiudizi sono indomiti e ineliminabili. Il destino del sapere e del convivere umano non sta nello sterminio dei pregiudizi, ma nella capacità di valorizzare quelli veri e di usarli per procedere nella propria esperienza buona…

E ora torno a un livello più immediato della riflessione. Gadamer insiste sui pregiudizi, ma che dire degli stereotipi? Da un punto di vista teorico, le due questioni combaciano. Dovremo ammettere che gli stereotipi sono una forma di conoscenza, ma ugualmente dovremo dire che essi devono essere sottoposti a vaglio…

Dal che discende la conclusione: che fare davanti agli stereotipi? Studiare. E così vincere la tendenza a fossilizzarsi e ad assumere presupposti falsi, sapendo al contrario distinguere il fondamento oggettivo degli stessi dal loro margine di adattabilità e rinnovabilità storico-sociale…

…Tutta la retorica sui diritti umani e in particolare gli aggiornatissimi tormentoni LGBTQP e Woke dovrebbero essere vagliati alla luce della prospettiva oggi introdotta.


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…Per fare questo, mi lascerò guidare da una pagina illuminata di Romano Guardini.

Riporto integralmente la pagina, che poi commenteremo:

“Non è vero che tutti gli uomini siano uguali; sono diversi secondo le loro nature, diversi secondo il modo e la natura delle loro doti. L’uguaglianza non consiste in ciò, che tutti siano e valgano lo stesso, ma in ciò che uno sia se stesso e possa raggiungere il posto che gli compete tra gli altri. Questa è vera democrazia. È un modo di sentire plebeo quello che afferma che tutti siano uguali. L’invidia non vuole che alcuno valga di più e vuole abbattere chi si alza sopra gli altri. Dove essa domina, non nasce il ricco, intenso, unitario comportamento del popolo nello Stato. Atteggiamento politico significa che si vede e si riconosce la differenza delle doti. Se si lascia arrivare il singolo al posto che gli compete, le forze e le doti maggiori raggiungeranno i compiti e le maggiori responsabilità, anche se così resteremo noi stessi nell’ombra. E, per converso, Stato significa che colui che si trova in una situazione di comando compie la sua opera nel tutto come lo richiedono le circostanze e in favore della comunità; significa che ci comanda lascia che gli altri partecipino, capiscano e collaborino, e fa sentire attraverso tutto il suo modo di agire come egli lavori per loro. Così, l’unità diventa l’unità di chi guida e di chi è guidato; di chi va avanti e di chi segue; del creatore e dello scopritore e del collaboratore” (R. Guardini, Lettere sull’autoformazione, Morcelliana, Brescia 1994, 181)…


…Perché ci interessa tale citazione? Perché il motto sull’uguaglianza richiama una classica visione illuminista. Gli illuministi, al grido di Egalité!, ci hanno inculcato che è ragionevole riconoscere l’uguaglianza di tutti e che sarebbe pregiudiziale misconoscerla.

…Guardini esordisce seccamente enunciando la tesi: “non è vero che tutti gli uomini sono uguali”. E subito aggiunge un rilievo fenomenologico, cioè una evidenza accessibile a tutti: “son diverse le nature, sono diversi i modi di darsi di esse”…

…L’aggressus di Guardini tocca il mito dell’uguaglianza, ma la cultura LGBTP rappresenta la posizione uguale e contraria dell’egualitarismo, l’altra faccia della medesima medaglia ideologica: affermare che tutti siamo uguali o che tutti siamo diversi, in assoluto e senza distinguo rispettosi della realtà, significa compiere il medesimo errore. E quanto più tale errore viene cavalcato, tanto più si fa evidente che la Gender Theory va sempre più configurandosi come una Gender Ideology, INTENDENDO con IDEOLOGIA UNA STRUTTURA DI PENSIERO DISOBBEDIENTE AI CRITERI DI REALTA’ E RECALCITRANTE AL RAPPORTO CON LA REALTA’ STESSA…

…ADEMPIENDO IL COMPITO CHE LA NATURA CI HA DATO, fuori di tutto ciò NON AVREMO DEMOCRAZIA, MA ANARCHIA E DISPOTISMO…

…Il passaggio successivo introduce elementi scomodi per la cultura attuale: “È un modo di sentire PLEBEO quello che afferma che TUTTI SIAMO UGUALI”…

……si danno diversi livelli di sapere, di sentire e di volere. Alcuni di essi sono NOBILI e RICCHI, altri MEDIOCRI, altri PLEBEI. NON C’ENTRA NULLA CON CIO’ LA CLASSE O LA PROVENIENZA, C’ENTRA INVECE LA SERIETA’ CON CUI CIASCUNO ASSUME IL COMPITO DI RICERCA DELLA VERITA’. L’affermazione dell’egualitarismo corrisponde a una lettura semplificata e grossolana delle dinamiche antropologiche e quindi merita il titolo di concezione plebea. Sembra una diagnosi pulita della nostra epoca, che ha evidentemente BANALIZZATO IL SAPERE E L’INFORMAZIONE; l’era dei social HA RESO TUTTI IN APPARENZA OPINIONISTI ED ESPERTI ma GENERALMENTE CI TROVIAMO SOLO PIU’ BANALI E INSTUPIDITI…

…Guardini poi precisa. Le ideologie non risultano plebee unicamente per la loro fragilità teoretica, bensì perché si appoggiano su un senso morale compromesso, spesso loro motore è l’INVIDIA PERSONALE: “L’invidia non vuole che alcuno valga di più e vuole abbattere chi si alza sopra gli altri”…

…L’animo invidioso, proprio perché è tale, si trova accecato nel riconoscere la verità delle differenze che arricchiscono; l’animo invidioso NEGA LE DIFFERENZE E IMPONE L’EGUALITARISMO perché non accetta che QUALCUNO POSSA DIFFERIRE DA LUI IN MEGLIO. LA VILTA’ ALIMENTA L’IDEOLOGIA.E quindi dovremmo chiederci anche circa le Gender Theory: l’assolutizzazione delle differenze e l’egualitarismo applicato ai generi nascondono una fragilità esistenziale di chi non accetta che altri siano migliori di sé? Durissima questa domanda, inaccettabile per i contemporanei, ma genuina.Vi risponderemo in un articolo a venire. E un altro interrogativo si pone circa il grave problema di AFFIDARE SCELTE POLITICHE A UOMINI MORALMENTE CORROTTI ED ESISTENZIALMENTE COMPROMESSI. Se la verità e il potere dipendono da persone spiritualmente schiave, LO STATO NON POTRA’ CHE TRARNE DANNO. Se le leggi vengono fatte dal governo dei peggiori, saranno leggi pessime. Ne parleremo nel prossimo articolo…

…Per essere buoni cittadini bisogna essere personalità di una rettitudine superiore, sacrificata addirittura. Scrive l’autore: “lascia arrivare il singolo al posto che gli compete, le forze e le doti maggiori raggiungeranno i compiti e le maggiori responsabilità, ANCHE SE COSI’ RESTEREMO NOI STESSI NELL’ OMBRA”. LA VERITA’ E LA CIVILTA’ CHIEDONO AL SINGOLO UNO SPIRITO DI AUTENTICITA’, UMILTA’ E OBLAZIONE. Riconoscere dove sta il meglio e promuoverlo, ANCHE A COSTO DI DOVERMI METTERE IO STESSO IN DISPARTE – e questo per il beneficio di tutta la comunità e non di un gruppo ristretto…

…Il testo di Guardini non approfondisce la definizione degli stereotipi e non esemplifica la loro catalogazione o evoluzione. Fa qualcosa di diverso, e di grandemente importante per noi: getta luce sulle qualità umane richieste al singolo e alla comunità al fine di costruire insieme una politica giusta, imperniata sulla verità…

…Tutte queste attitudini hanno a che fare radicalmente con la capacità di confrontarsi con gli stereotipi, di sciogliere quelli falsi, di proporzionare quelli veri e di fuggire le ideologie…


Le prossime tappe della nostra ricerca

A questo punto potremmo aprire un grosso capitolo relativo alla FORMAZIONE PERSONALE e magari addentrarci nello studio complessivo delle “Lettere” di Guardini. Ma questo ci porterebbe fuori tema. Però nel prossimo articolo…
Mario Sedevacantista Colucci condivide questo
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