Fatima.
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Dagli Scritti della Serva di Dio LUISA PICCARRETA

Dagli Scritti della Serva di Dio LUISA PICCARRETA

dal Volume 15 - Maggio 18, 1923
“Quando trovo un’anima che non rifugge il patire
e vuol farmi compagnia nelle mie pene … questo Mi dà il delirio dell’amore
e Mi fa giungere a fare pazzie ed a largheggiare tanto con quest’anima,
da far stupire Cielo e terra”.

Mi sentivo tutta afflitta e quasi priva del mio dolce Gesù; che duro martirio è la sua privazione! Martirio senza speranza di prendere il Cielo d’assalto come lo prendono i martiri, che rende dolce ogni loro patire; invece, la sua privazione è martirio che disunisce, che brucia, che taglia e che apre un abisso di separazione tra l’anima e Dio, che invece di raddolcire il patire, lo amareggia, lo attossica in modo che mentre si sente morire, la stessa morte fugge da lei lontano. Oh, Dio, che pena! Ora, mentre mi trovavo nell’immenso abisso della privazione del mio Gesù, quando appena si è mosso nel mio interno Gli ho detto: “Ah, mio Gesù, non mi vuoi più bene!” E Lui, non dandomi retta, Si faceva vedere tutto afflitto, come se avesse in mano una cosa nera che stava per gettarla sulle creature. Poi, mi prendeva il cuore fra le sue mani, me lo stringeva forte, me lo trapassava, ed il mio cuore aspettava con ansia le sue pene come refrigerio e balsamo alle pene patite della sua privazione. Oh, come temevo che cessasse di farmi patire e [tornasse a] gettarmi di nuovo nell’abisso della sua separazione! Onde, dopo ciò, mi ha detto:

“Figlia mia, Io non bado alle parole ma ai fatti. Credi tu che è facile trovare un’anima che voglia patire davvero? Oh, come è difficile! In parole ce ne sono che vogliono patire, ma nei fatti sfuggono quando un dolore le opprime o altre pene le circondano. Oh, come vorrebbero liberarsi! Ed Io rimango sempre il Gesù isolato nelle pene. Ed è perciò che quando trovo un’anima che non rifugge il patire e vuol farmi compagnia nelle mie pene, anzi aspetta e riaspetta che le porti il pane del dolore, questo Mi dà il delirio dell’amore e Mi fa giungere a fare pazzie ed a largheggiare tanto con quest’anima, da far stupire Cielo e terra. Credi tu che era cosa indifferente sul mio Cuore che tanto ama, che, mentre eri priva di Me Mi aspettavi non per altro se non perché ti portassi le mie acerbe pene?”

17 Riflettendo su <<Gesù nel deserto>>

Prima domenica di Quaresima 26/02/2012

Dal Volume 24, (25.06.1928) degli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta la PFDV:

<<Dopo ciò stavo seguendo il mio giro nel “Fiat” Divino e seguendo il mio Gesù quando prese la via del deserto. Pensavo tra me: perché Gesù prese la via del deserto? Lì non c’erano anime da convertire, ma solitudine profonda, mentre erano anime [ciò] che Lui cercava.

Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, la compagnia spezza la pena e la diminuisce, invece l’isolamento la concentra, la raddoppia e la rincrudisce, ed Io volli andare isolato nel deserto, per sentire nella mia Umanità tutta la crudezza dell’isolamento che aveva sofferto la mia Divina Volontà per tanti secoli da parte delle creature. La mia Umanità doveva salire nell’ordine divino e scendere nell’ordine umano per poter racchiu-dere le pene dell’uno e dell’altro, e prendendo Io tutta la parte penosa che divide-va l’uomo e Dio, farli stringere di nuovo nell’amplesso, nel bacio del Creatore.

Ma non fu solo questo lo scopo della mia andata nel deserto. Tu devi sapere che la nostra Maestà adorabile, nel formare la Creazione, stabilì che tutto doveva essere popolato di abitanti, la terra fertilissima, ricca di piante, in modo che tutti dovevano abbondare. Come l’uomo peccò si attirò lo sdegno della Giustizia Divina e la terra rimase desertica, infeconda e in molti punti spopolata, immagine di quelle famiglie sterili in cui non si ride, non
[c’è] festa, né armonia, perché senza prole; non vi è chi spezzi la monotonia di due coniugi e sull’animo loro pesa l’incubo dell’isolamento che porta loro la mestizia. Invece dove c’è prole, c’è sempre da fare, da dire, e occasione di festeggiare. Tale fu la famiglia umana. Guarda il cielo, com’è popolato di stelle; la terra doveva essere l’eco del cielo, colma di abitanti [1], e doveva produrre tanto da rendere ricchi e felici tutti. Quindi, come l’uomo si sottrasse alla mia Volontà cambiarono le sue sorti, ed Io volli andare nel deserto per richiamare le benedizioni del mio Padre Celeste e, richiamando la mia Volontà a regnare, ripristinare la terra, popolarla ovunque e fecondarla, in modo che la terra producesse altri germi più belli, da renderla cento volte [2] più feconda e di smagliante bellezza. Quante cose grandi farà il regno del mio «Fiat» Divino! Tanto che tutti gli elementi stanno in aspettativa: il sole, il vento, il mare, la terra e tutta la Creazione, per mettere fuori dal loro seno tutti i beni e [gli] effetti che contengono, perché non regnando in mezzo alle creature quella Divina Volontà che domina loro, non mettono fuori tutti i beni che racchiudono in sé [3], dando solo quello che loro conviene a titolo di elemosina e di servi. Sicché la terra non ha prodotto tutti i semi, il sole non trovando tutti i semi non produce tutti gli effetti e i beni che possiede e così di tutto il resto. Perciò tutti aspettano il regno del «Fiat» per far vedere a questi quanto sono ricchi e quante cose mirabili ha messo in loro il loro Creatore, per amore di coloro che devono essere i figli del suo Volere”.>>

+ Ave Maria!

Carissimi, credo che per parlarci del deserto, nessuno meglio di Nostro Signore!

E' sorprendente ciò che Egli dice in questo brano!

L'umanità che doveva nascere a suo tempo da Adamo ed Eva, una volta superata bene la prova, sarebbe stata di numero molto superiore a quello che finora è stato. Lo dice Gesù: "Guarda il cielo, com’è popolato di stelle; la terra doveva essere l’eco del cielo, colma di abitanti, e doveva produrre tanto da rendere ricchi e felici tutti"...

E si preoccupano tanto quelli che governano il mondo per paura dell'eccesso di popolazione! Il suggerimento delle leggi malthusiane (controllo delle nascite, aborto, eutanasia, sterilizzazione di intere popolazioni... oltre a guerre a più non posso, anche economiche, per ridurre alla fame e finire di spopolare interi continenti, come l'Africa) viene dal padre della menzogna, che è "omicida fin dall'inizio".

C'è un piccolo ma preciso studio di una pagina, verso la metà di uno dei lavori di Crombette ("Schizzo di Preistoria biblica"), che conferma con i dati della crescita demografica la data del Diluvio (metà del 24.mo secolo avanti Cristo). Quella crescita, con lo stesso numero di generazioni e senza l'eliminazione di quasi tutta l'umanità, tranne 8 persone, con il Diluvio, sarebbe stata molto più grande: e ci sarebbe stato cibo e acqua potabile e abbondanza e vera ricchezza per tutti e longevità per tutti senza il peccato! E non ci sarebbe stata né vecchiaia né malattie né violenza alcuna né calamità naturali né morte per nessuno!

S'intravvede la spiegazione: Dio aveva dato all'uomo, creato a Sua immagine, la vocazione di essere simile a Dio nella Fecondità, non solo umana, ma divina. "Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e dominatela". Ma per moltiplicarsi, l'uomo scelse di farlo prendendo esempio dal modo animale e non dal modo Divino: così la sua fecondità è rimasta senza confronto più povera (e in più, con tutti i guai che sono conseguenza del peccato). Aggiungo che, non solo riguardo alla fecondità di procreare figli, ma sopratutto nella fecondità di produrre continuamente "Vite divine". Quest'ultima la perdette del tutto.

E se Dio concede all'uomo che viva veramente nel suo Volere la possibilità di riavere quest'ultima, quell'altra invece, l'umana, non sarà forse come sarebbe stata, visto che tutti nasceranno fino alla fine del mondo col peccato originale e che la morte corporale resterà fino alla fine.

(Su questo punto c’è però chi obietta: “Ma, se Dio rifarà la Creazione più bella ancora di come l’aveva fatta all’inizio, e ciò l’ha già fatto in Maria SS. nonostante tutti i suoi contemporanei fossero nati con il peccato originale!, perché vogliamo precludergli la possibilità di farla da Dio, fino alla fine, nel modo più completo, almeno per quei - forse pochi? - agnellini che avranno le piante dei piedi – come dice Gesù – radicate nel suo Cuore Divino!?)

Consideriamo ancora - continua don Pablo - un altro genere di fecondità: quella dei Santi: che lunga e brillante discendenza hanno lasciato! Pensiamo, per esempio, a un San Francesco... Tutto a lode e gloria del Dio della Vita. Nella sua adorabile Volontà, P. Pablo

[1] - Luisa dice “zeppa d’abitatori”.
[2] - Luisa dice “centuplicata”.

[3] - “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità –non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa− e nutre la speranza di essere lei pure