Dio è amore
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Pare che i media, al di là ed al di qua dell’Atlantico, abbiamo scoperto chi è il tessitore delle linee culturali del Trump-pensiero. Si tratta di Stephen H. Bannon, intellettuale di origini irlandesi, un cattolico vicino al cardinal Burke (1).
Le élite globalizzatrici, ed il mediasystem che le sostiene, si sono scagliate contro quella che è ormai ritenuta essere l’eminenza grigia del trumpismo …Altro
Pare che i media, al di là ed al di qua dell’Atlantico, abbiamo scoperto chi è il tessitore delle linee culturali del Trump-pensiero. Si tratta di Stephen H. Bannon, intellettuale di origini irlandesi, un cattolico vicino al cardinal Burke (1).

Le élite globalizzatrici, ed il mediasystem che le sostiene, si sono scagliate contro quella che è ormai ritenuta essere l’eminenza grigia del trumpismo, l’organizzatore culturale del nuovo regime statunitense.

Ha perfettamente ragione l’amico Maurizio Blondet quando nei suoi interventi mette in evidenza che i media, prezzolati dalle multinazionali globaliste infastidite dalla politica “no-global” del nuovo presidente statunitense, non perdonano nulla a Trump mentre hanno fatto passare di tutto ad Obama fino ad insignirlo del Premio Nobel per la Pace nonostante che sia stato uno dei più guerrafondai inquilini della Casa Bianca.

Quindi sia chiaro: lo scrivente non è certamente dalla parte dei globalizzatori né del mediasystem prezzolato dalle multinazionali. Anzi lo scrivente dichiara subito che alcune – ma solo alcune – delle scelte politiche di Trump le apprezza, ossia la volontà di sottomettere il capitale globale agli interessi nazionali costringendolo a non delocalizzare per tutelare l’occupazione interna.

Tuttavia per molte altre questioni in Trump fa capolino quanto di peggio abbiamo già conosciuto nell’epoca (neo)cons del bushismo e questo perché alla base della sua visione politica sussiste lo stesso paradigma “anglo-conservatore” che caratterizza la destra americana e che, complici alcune centrali culturali italiane, ha da anni contagiato anche diversi settore tradizionalisti del mondo cattolico italico.

Una delle vittime più in vista del contagio in questione è Antonio Socci, un bravo giornalista che lo scrivente pure apprezza sul piano spirituale quando difende l’identità cattolica. Socci, more solito, troppo entusiasta ha definito “non banale” il Bannon-pensiero che è sostanzialmente fondato sull’equivoco concetto, molto retorico, delle “radici giudaico-cristiane” dell’Occidente. Come si diceva Stephen Bannon è della cerchia del cardinal Burke, quindi è un cattolico di formazione conservatrice e come tale mostra di muovere dalla sottesa, forse inconsapevole, ma certo errata considerazione della Chiesa quale istituzione occidentale più che universale.

Del resto, come lo stesso Socci, forse spaventato dalle conseguenze del clima rissoso che si è creato nella Chiesa ed al quale anche lui con i suoi recenti libri e articoli ha contribuito, ha avuto modo di scrivere che ha intenzione di ritrarsi dall’agone della polemica antibergogliana non volendo confondere le sue critiche con la volgarità degli attacchi più pesanti alla persona dell’attuale Pontefice.

E fa bene Socci a ritrarsi. Anche lo scrivente che, pur non essendo affatto un cattolico “progressista”, non ha mai avuto in eccessiva simpatia i cattolici conservatori, rivendica da cattolico il diritto di essere altrove ossia, salvo il magistero, di usare con rispetto il diritto-dovere di critica, all’occorrenza, ma tanto contro Trump/Bannon/Burke che Bergoglio/Kasper/Melloni.

Ma chi è Stephen Bannon?.....
maurizioblondet.it

A PROPOSITO DEL BANNON PENSIERO - di Luigi Copertino

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