Gli Eletti del Signore
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Ecco quanto ci comunica, in data 22-7-1957, madre Maria Xavera incaricata dalla sua congregazione di tutto quanto concerne la causa di suor Faustina e al corrente dei minimi dettagli della sua vita, …Altro
Ecco quanto ci comunica, in data 22-7-1957, madre Maria Xavera

incaricata dalla sua congregazione di tutto quanto concerne la causa di suor
Faustina e al corrente dei minimi dettagli della sua vita, alla quale abbiamo
chiesto una risposta precisa sulle " sue letture ":

Suor Faustina non ha mai letto "La storia di un’anima di S. Teresa del Bambino Gesù". Non ha mai letto opere di S. Giovanni della Croce, né quelle di S.Teresa d’Avila. Non aveva un messale, le suore della congregazione non se ne servivano ancora a quell’epoca. Aveva solo il Nuovo Testamento ed è forse la che essa ha potuto prendere visione della Lettera di S. Giovanni, di cui un passo figura nei testi liturgici della domenica in Albis. Una vita di suor Benigna Consolata Ferrero fu la sua lettura preferita. Testimonianza preziosa, perché esclude di primo acchito ogni influenza e reminiscenza che potesse affiorare dal subcosciente. La vita di suor Benigna Consolata, tradotta dall’ italiano, poteva stimolare una santa emulazione, ma non arricchire le sue conoscenze dottrinali.
Nella sua testimonianza severamente imparziale la madre generale afferma: " A Varsavia, dove cucinava per le pensionanti, si rallegravano di poter lavorare con lei. Lo stesso accadeva in tutte le altre case. Lavorando parlava di cose edificanti e sollecitava a fare piccoli sacrifici per Nostro Signore. Quando fu trasferita da Varsavia a Grochow, si verificò un piccolo incidente: tutte le pensionanti fecero fagotto e vollero seguirla ".
Veramente alcune compagne di lavoro l’avrebbero preferita meno perduta in Dio. Pregava senza posa e invitava le altre a fare altrettanto.
" Anche togliendo la cenere per gettarla nella pattumiera — dichiara suor Ludvia — recitavamo preghiere per diverse intenzioni. Una volta a Varsavia, un’ora prima della colazione, suor Faustina mi disse: "sorella, preghiamo!". Era in piedi vicino al fuoco tutta accaldata e io mi affaccendavo intorno alla tavola. Dentro di me pensavo: vuol pregare ora che abbiamo tanto da fare e al momento di servire saremo sovraccariche. Allora suor Faustina esclamò sorridendo "Santa Trinità, ti adoro!
".
Poi, rivolgendosi a me: "Forse che questo ci ha preso molto tempo?" . " Altre volte, quando eravamo meno affaccendate, ci mandava in cappella a salutare il Signore Gesù e a chiedergli cosa desiderava da noi, e questo durava proprio un istante " nota suor Cristofora.
La stessa suora dichiara che fu molto sorpresa quando venne a sapere che suor Faustina, ancora novizia, faceva il ritiro di trenta giorni lavorando in cucina. " Le chiesi com’era
possibile, dato che non si fermava mai. Mi rispose: "Faccio tutti i miei esercizi lavorando, perché niente e impossibile se lo vuole il Signore" .
Ogni volta che si doveva preparare un pasto più accurato "per l’arrivo di monsignore o di qualche personalità, si chiedeva sempre aiuto a lei "dice la sua superiora madre Borgia. I dolci fatti da lei erano rinomati e le suore coadiutrici lo confermano nelle loro testimonianze. Curando la cucina suor Faustina aveva un fine ben determinato. Diceva: " Se le nostre pensionanti (le penitenti) mangiano bene non offenderanno Dio brontolando e così Egli sarà glorificato". Scrive suor Giustina: "Perciò non risparmiava la fatica e sfavillava di gioia quando poteva offrirci un piatto saporito e ben preparato ".
Professa temporanea, tratta con infinita delicatezza le postulanti e le novizie che l’aiutano in cucina, senza pero mancare di fermezza, come testimonia suor Giustina; "La osservavo attentamente. Era molto paziente e piena di carità. Quando le postulanti avevano fatto una stupidaggine, come il giorno che abbiamo salato il te, si accollava tutto, ascoltava umilmente i rimproveri e si scusava con dolcezza. Poi esortava la stordita con calma e amore ".
"Quando le postulanti non riuscivano a cavarsela scrive suor Samuela — approfittava di qualche momento libero per accomodare i loro piatti e non si tradiva mai davanti alla suora economa (che, ricordiamo, non l’amava), la quale faceva loro i complimenti».

" Si ricordava di quanto aveva sofferto nel suo noviziato ed era pronta a prendere le difese delle novizie che venivano trattate ingiustamente. Senza dir loro nulla ne parlava alla maestra delle novizie, che — dice suor Gioacchina — ce la proponeva sempre per modello ".

Suor Regina, che allora l’aiutava nei lavori pesanti, aggiunge questo particolare divertente; “ Verso la fine del noviziato suor Faustina faceva molta fatica nel vuotare l’acqua delle patate e ogni volta cercavo di darle una mano. Un giorno mi disse: "Oggi me la caverò da sola". Senza crederci troppo le restai vicina per potere, eventualmente, aiutarla. Ma notai che sollevava la marmitta come una piuma deponendola senza nessuna difficoltà. Tuttavia, quando sollevò il coperchio, vidi sul suo viso un certo stupore. Solo ora, vent’anni dopo la sua morte,capisco cos'era avvenuto. Lei vedeva rose, mentre io vedevo solo patate ».

Suor Paolina testimonia che quel periodo in cucina fu una grande prova. La cosiddetta cucina era un lungo budello scuro che si doveva attraversare per andare in portineria. " In quell’incessante andirivieni al richiamo della campana dell’ingresso, suor Faustina era sempre sorridente e non si lamentava mai, anche se spesso la urtavano passando. Per resistere in quelle condizioni - prosegue suor Paolina - ci voleva proprio una pazienza angelica ". Se ne accorsero dopo con la suora che prese l’ingrato posto di suor Faustina. " Allora cominciarono le lamentele e le proteste a non finire ". Sembra però che il maggior tempo suor Faustina l’abbia trascorso nel panificio delle suore, come venditrice. Difatti la sua superiora generale parla solo di questo impiego, probabilmente scaglionato in diversi anni, dato che la troviamo ancora al banco di vendita Verso la fine del 1932, alla vigilia della sua partenza per la terza probazione, prima dei voti perpetui. E' dunque molto probabile che nel febbraio 1931 suor Faustina trascorresse le sue giornate a vendere belle pagnotte bionde e scure, come si fanno in Polonia. Suor Marcellina, sua aiutante, ci racconta che suor Faustina aveva l’incarico di tenere la cassa e si alzava prima delle altre tanto era il lavoro. Possiamo immaginare un impiego più umile e prosaico,più monotono e più " mondano "? Suor Faustina non sceglie i suoi clienti. Chi vuole viene e compra. Con i suoi occhi profondi ella guarda e vede ciò che forse non vorrebbe vedere e ode ciò che preferirebbe non udire mai. Fin d’allora sembra dotata di un fiuto straordinario per scoprire il peccato nel più profondo dei cuori e leggere nelle anime.

Scrive la superiora generale, madre Michaela Moraczewska:

"Circa un anno dopo la sua terza probazione sopraggiunsero alcuni cambiamenti che mi obbligarono, mio malgrado, a farla molto soffrire e più di una volta. Fu allora infatti che la superiora di Plock mi fece sapere che suor Faustina aveva ricevuto l’ordine di dipingere l’immagine della divina misericordia. Finché le sue preziose esperienze mistiche restavano chiuse tra le mura del convento e rimanevano un segreto tra Dio, la sua anima e le sue superiore, me ne rallegravo di cuore vedendo in tutte queste grazie un grande dono divino per la congregazione. Fu molto diverso quando si cominciò a temere che le rivelazioni della suora si manifestassero all’esterno. Fui presa da timore all’idea di introdurre nella vita della Chiesa la minima innovazione o falsa devozione... Come superiora generale mi sentivo responsabile per la congregazione. Finchè lei mi raccontava con molta franchezza e semplicità i suoi pensieri graziosi e profondi e i suoi lumi soprannaturali, l’ascoltavo volentieri e con edificazione, ma quando mi chiese di fare dei passi fuori del convento adottai un atteggiamento di estrema riserva, pur consultando più d’una volta alcuni teologi ".

"La superiora di Plock mi aveva detto incidentalmente che suor Faustina doveva dipingere un immagine. Quanto a lei me ne parlò solo a Varsavia, prima della sua terza probazione. "Benissimo, le risposi, le darò una tela e dei colori; si metta alll’opera". Ella se ne andò molto triste e seppi dopo che si era rivolta a parecchie suore chiedendo se avrebbero saputo dipingere un immagine di Nostro Signore.

Lo faceva con discrezione e senza successo, perché nessuna religiosa sapeva neppure disegnare.

Madre Irene, superiora di suor Faustina a Wilno, nella sua deposizione al processo informativo dichiara. " Si applicava con lena a ogni lavoro. Anche se le mancava l’esperienza era convinta che avrebbe supplito con obbedienza e difatti fu
così. Quando si dedicò al giardino, praticamente non ne sapeva nulla, ma a poco a poco imparò molto mettendoci tutto il suo cuore. Curava soprattutto la serra e si informava volentieri
dagli esperti ».
Troviamo gli stessi elogi nella deposizione della madre Michaela, superiora generale; " Appena arrivata a Wilno, suor Faustina si mise a lavorare con ardore in giardino. A dire il vero non vi era preparata affatto, ma con la sua intelligenza e
consultando abili giardinieri, ottenne magnifici risultati. Un giorno abbiamo fatto visitare il nostro giardino a degli invitati provenienti da alte sfere governative. Una signora mi disse: "Si vede che avete una suora giardiniera qualificata!" .
Suor Clementina, la capo-giardiniera, conferma queste testimonianze:
" E' per obbedienza che dopo la sua professione suor Faustina andò a Wilno per occuparsi del giardino. Non aveva la minima nozione di giardinaggio, ma diceva: "il Signore mi benedirà anche se non so niente". Difatti un frate lazzarista, giardiniere di mestiere, l’aiutò con i suoi consigli ed ella fini per ottenere ottimi risultati, tanto nel giardino che nella serra costruita da lei stessa".
La serra le dava molto da fare perché ella disponeva solo di mezzi di fortuna e gli inverni a Wilno sono lunghi e rigidi; ma ci teneva molto " per poter offrire fiori al Signore Gesù " (suor Stella) in ogni stagione, e soprattutto nei mesi in cui ogni vegetazione sembra morta e sepolta sotto un manto di neve. Le piaceva infiorare la cappella e l’altare e mostrava volentieri alle suore e alle pensionanti i begli esemplari coltivati a questo

scopo. " Tutto questo e per il Signore Gesù "diceva indicando con fierezza i suoi giacinti, le sue rose e i suoi tulipani. Poi, seria: " Se l’anno prossimo sarò viva, avrò più fiori e di più rara qualità » (suor Stella e suor Adalberta).
Una suora conversa che per tre anni l’aiutò in giardino dichiara che " quel lavoro era molto duro e spossante per le sue deboli forze ", ma che non se ne lamentava mai. " Ammiravo spesso la sua calma e il suo buon umore, perché aveva molto lavoro e pochi aiuti. Ci sarebbero volute assolutamente più persone per quella occupazione, ma lei le chiedeva invano.
Dopo parecchi tentativi senza risultato mi disse dolcemente: "Non posso farci nulla se non mi danno ciò che chiedo, per quanto ne abbia detto i motivi!". " Quell’anno - prosegue suor Stella - pioveva a dirotto e le erbacce finivano per soffocare i teneri germogli. Vedevo bene quanto ne soffrisse. "Occorrono assolutamente più mani per il lavoro - diceva - non riesco a farcela con le bambine". Difatti certe bordure furono talmente invase dalle erbacce che bisogno falciare tutto e restarono vuote. Poi l’accusarono di negligenza e ho dovuto difenderla, perché vedevo bene che non era colpa sua ". Questa dolcezza che le sue compagne notano e ammirano unanimi veniva a suor Faustina dal suo grande spirito di fede.

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OGGI LA CHIESA CATTOLICA RICORDA SANTA FAUSTINA KOWALSKA,
CHE È IN PARADISO IN QUANTO GIOVANNI PAOLO II PROCLAMÒ SANTA FAUSTINA.

LA VERA CHIESA RICORDA I SANTI E
L'IMITAZIONE AI SANTI È GRADITO A DIO.

AFFERMARE CHE ALCUNI SANTI ,DOPO IL POST CONCILIO FINO A BENEDETTO XVI ,NON SIANO SANTI È COME DIRE CHE NON SIANO IN PARADISO E QUESTO IMPEDISCE LA FEDE VIVA E "CATTOLICA".
Adelita