Comunità di Sant’Egidio: “Apriamo corridoi umanitari per i profughi” Almeno 30 mila le vittime, dalla fine degli anni ’80, lungo le frontiere d’Europa, ma forse molte di più: nessuno sa quante …Altro
Comunità di Sant’Egidio: “Apriamo corridoi umanitari per i profughi”
Almeno 30 mila le vittime, dalla fine degli anni ’80, lungo le frontiere d’Europa, ma forse molte di più: nessuno sa quante persone abbia inghiottito il mare. Daniela Pompei: quali intenti in questa preghiera?
R. – Quello di far soffermare tante persone su questo dramma e anche non far dimenticare, non mandare nelll’oblio tante persone che hanno perso la vita in questi anni, e particolarmente negli ultimi due. Dalla fine del 2014-2015 e in questa prima metà del 2016, si stima che più di 10 mila persone siano morte nei cosiddetti ‘viaggi della speranza’. E la gran parte di esse è morta nel tratto di Mediterraneo che è davanti all’Italia.
D. – Oltre che sensibilizzare i fedeli e l’opinione pubblica, lancerete un appello?
R. – Sì noi, come Comunità di Sant’Egidio, insieme alla Federazione delle Chiese Evangeliche e alla Tavola Valdese, chiederemo a tutti i governi europei di aprire canali legali di ingresso, i corridoi umanitari. Questi garantiscono sicurezza ai profughi, che in questo modo sono tolti dalle mani dei trafficanti e dalla possibilità di morire in questi viaggi terribili. Ma allo stesso tempo garantiamo sicurezza ai cittadini europei, perché queste persone, prima di entrare, vengono tutte controllate.
D. – Nella pratica questi corridoi umanitari, secondo la vostra esperienza sul campo, come dovrebbero funzionare?
R. – Dai Paesi di transito, vicini ai Paesi di guerra sono individuate delle persone per i corridoi umanitari. Noi abbiamo iniziato dal Libano, che accoglie un milione e 200 mila profughi siriani, fuggiti dalla guerra. Si tratta di persone in situazioni di vulnerabilità: donne da sole con bambini, malati, nuclei familiari. Qui i visti vengono regolarmente chiesti al nostro Consolato italiano a Beirut. Finora sono arrivate 300 persone. Quindi, effettivamente, abbiamo voluto dire che è possibile far entrare in sicurezza. I governi lo possono fare, con uno strumento che non ha necessità di essere modificato dal punto di vista legislativo, perché è il Regolamento europei dei visti: l’art. 25 prevede la possibilità per ogni singolo Stato dell’Unione europea di rilasciare dei visti a territorialità limitata (VTL).
D. – L’importante è fermare assolutamente questo flusso
incontrollato che porta morte ai migranti, e comunque impaurisce le popolazioni europee…
R. – È chiaro che adottare una politica comune europea, che sia una politica che privilegi gli ingressi regolari, garantisce tutti, e aiuta anche i cittadini europei a superare le paure.
it.radiovaticana.va/…/1239391
Almeno 30 mila le vittime, dalla fine degli anni ’80, lungo le frontiere d’Europa, ma forse molte di più: nessuno sa quante persone abbia inghiottito il mare. Daniela Pompei: quali intenti in questa preghiera?
R. – Quello di far soffermare tante persone su questo dramma e anche non far dimenticare, non mandare nelll’oblio tante persone che hanno perso la vita in questi anni, e particolarmente negli ultimi due. Dalla fine del 2014-2015 e in questa prima metà del 2016, si stima che più di 10 mila persone siano morte nei cosiddetti ‘viaggi della speranza’. E la gran parte di esse è morta nel tratto di Mediterraneo che è davanti all’Italia.
D. – Oltre che sensibilizzare i fedeli e l’opinione pubblica, lancerete un appello?
R. – Sì noi, come Comunità di Sant’Egidio, insieme alla Federazione delle Chiese Evangeliche e alla Tavola Valdese, chiederemo a tutti i governi europei di aprire canali legali di ingresso, i corridoi umanitari. Questi garantiscono sicurezza ai profughi, che in questo modo sono tolti dalle mani dei trafficanti e dalla possibilità di morire in questi viaggi terribili. Ma allo stesso tempo garantiamo sicurezza ai cittadini europei, perché queste persone, prima di entrare, vengono tutte controllate.
D. – Nella pratica questi corridoi umanitari, secondo la vostra esperienza sul campo, come dovrebbero funzionare?
R. – Dai Paesi di transito, vicini ai Paesi di guerra sono individuate delle persone per i corridoi umanitari. Noi abbiamo iniziato dal Libano, che accoglie un milione e 200 mila profughi siriani, fuggiti dalla guerra. Si tratta di persone in situazioni di vulnerabilità: donne da sole con bambini, malati, nuclei familiari. Qui i visti vengono regolarmente chiesti al nostro Consolato italiano a Beirut. Finora sono arrivate 300 persone. Quindi, effettivamente, abbiamo voluto dire che è possibile far entrare in sicurezza. I governi lo possono fare, con uno strumento che non ha necessità di essere modificato dal punto di vista legislativo, perché è il Regolamento europei dei visti: l’art. 25 prevede la possibilità per ogni singolo Stato dell’Unione europea di rilasciare dei visti a territorialità limitata (VTL).
D. – L’importante è fermare assolutamente questo flusso
incontrollato che porta morte ai migranti, e comunque impaurisce le popolazioni europee…
R. – È chiaro che adottare una politica comune europea, che sia una politica che privilegi gli ingressi regolari, garantisce tutti, e aiuta anche i cittadini europei a superare le paure.
it.radiovaticana.va/…/1239391