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Vangelo di San Giovanni 5,24-47 con commento a cura di Marco Lucchesi. Testo con audio. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna …Altro
Vangelo di San Giovanni 5,24-47 con commento a cura di Marco Lucchesi. Testo con audio.

In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo.
Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera.
C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità.
Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati.
Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me.
Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini.
Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio.
Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste.
E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza.
Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me.
Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

COMMENTO

Ci è dato di conoscere rivelazioni sublimi del FIGLIO DI DIO che ha parlato proprio per manifestare alle creature umane il segreto della Sua ONNIPOTENZA. Mentre EGLI parla ai farisei, che non avevano certo atteggiamento benevolo nei suoi confronti, sembra voglia estraniarsi da loro per svelarsi a coloro che l'ascoltano.
DIO, che GESÙ chiama PADRE MIO, non è lontanissimo, inerte, indifferente alle vicende umane, anzi sembra che abbia scelto la terra come campo di azioni che inducano le sue creature a conoscerlo. Il PADRE MIO OPERA; la prova dell'agire del PADRE emerge nell'agire del FIGLIO e qui GESÙ parla di sé stesso come fosse la mano stessa del PADRE. Lo sguardo di GESÙ è fisso sul PADRE per eseguire in modo perfetto ogni sua iniziativa. Noi non possiamo che esprimerci così, meditando queste parole del SIGNORE.
Ma quando GESÙ dice : IL FIGLIO DA SE' NON PUÒ FAR NULLA SE NON CIO' CHE VEDE FARE DAL PADRE",può voler dire che il FIGLIO non intende, non vuole far cosa diversa da quella che vuol fare il PADRE. E questo il FIGLIO sa quanto il PADRE lo ama. In un rapporto di amore, per noi inimmaginabile, sarebbe inconcepibile non solo una opposizione, ma nemmeno una disarmonia fra il volete del PADRE ed il volere del FIGLIO.
L'opera che GESÙ aveva appena compiuta, la guarigione del paralitico, fu voluta dal PADRE ed eseguita dal FIGLIO. Ebbene, dice GESÙ, aspettatevi opere più grandi di questa e dichiara di avere lo stesso potere del PADRE, quello di dare la vita. Così rivela la sua uguaglianza con DIO :"COME IL PADRE RISUSCITA I MORTI E DA ' LA VITA, COSÌ ANCHE IL FIGLIO DÀ LA VITA A CHI VUOLE. Ma torniamo a considerare le parole : "IL FIGLIO DA SE ' NON PUÒ FARE NULLA SE NON CIO ' CHE VEDE FARE DAL PADRE. Non si può arguire da queste parole che qui è proprio il FIGLIO DELL'UOMO che parla, COLUI che, essendo prima in forma di DIO (Filippesi 2,6 ),ora si è annichilito? (Filippesi 2,7 ). Qui c'è tutto il mistero DELL'INCARNAZIONE che non potremo mai capire, perché, per capirlo, dovremmo sperimentarlo in noi stessi e nessuno di noi prima di essere uomo è stato DIO. GESÙ, uomo, non può far nulla da sé stesso perché la sua ONNIPOTENZA la deriva tutta dal PADRE, né vorrebbe far cosa diversa da quella che nasce nella mente del PADRE. Ma quando dice che EGLI, come il PADRE DÀ LA VITA, trascende ogni limite. Siamo nell'infinitudine dell'essere. Perché prima dice che non può far nulla da sé stesso e poi dice che può dare la vita a chi vuole? FORSE PERCHÉ L'IDEAZIONE DI OGNI REALTÀ È PROPRIA DEL PADRE E LA POTENZA DI ATTUARLA È DEL PADRE E DEL FIGLIO. Il FIGLIO è il VERBO senza il quale "NIENTE È STATO FATTO DI TUTTO CIO ' CHE ESISTE "(Giovanni 1,3);è quello che è la Parola rispetto al Pensiero, che nella Parola si esprime. Il dare la vita presuppone l'avere in sé la sorgente della vita, la capacità di vivere, il suscitare esseri viventi. Questo potere GESÙ dichiara di averlo ricevuto dal PADRE che proprio in questo, generando il FIGLIO, lo eguaglia a sé. Quello che ci stupisce è che EGLI rivela il segreto del suo essere fino a questo punto :lo rivela al mondo. E alla potenza insuperabile di essere EGLI stesso sorgente di vita, collega un altro potere, anzi, sembra farlo derivare da quella potenza : è il potere di giudicare. Il PADRE. ....ha rimesso ogni giudizio al FIGLIO. IL giudizio è una suprema forma di potere che libera o vincola l'oggetto del giudizio e questo potere è tanto esclusivo da stabilire il FIGLIO in un grado di gloria pari a quello del PADRE, ..... "PERCHÉ TUTTI ONORINO IL FIGLIO COME ONORANO IL PADRE". Vi è quindi un momento nella vita di DIO, in cui EGLI, "...IL GIUDICE DI TUTTA LA TERRA "(Genesi 18,25 ),.....Il SIGNORE. ..nostro giudice"(Isaia 33,22 )Ha rimesso ogni giudizio al FIGLIO. Questa è una insopprimibile verità Neotestamentaria rispetto alla Rivelazione Veterotestamentaria; è una Rivelazione (parziale? )della vita Trinitaria, perché le parole che GESÙ dice ancora : "CHI NON ONORA IL FIGLIO, NON ONORA IL PADRE CHE LO HA MANDATO, escludono ogni possibilità di accettare Solo il PADRE e di rifiutare il FIGLIO; questo non sarebbe gradito al PADRE. Sarebbe come non tener conto del suo volere o ritenere imperfetto il suo disegno; il che è sommamente oltraggioso nei confronti di DIO. IL PADRE infatti ha affidato ogni giudizio al FIGLIO proprio perché il FIGLIO vuole compiere in modo perfetto non la sua propria volontà, ma solo la volontà del PADRE.
GESÙ rivela che il giudizio coinvolgerà tutti tranne coloro che passeranno da morte a vita e che subito, ora,hanno la vita eterna perché hanno ascoltato la sua parola e hanno creduto al PADRE come a COLUI che ha mandato il FIGLIO sulla terra. La vita eterna è già una vita che può iniziare qui come esperienza della vita Divina e poi perdurare al di là della vita eterna, per sempre. Ecco perché GESÙ usa il presente : "HA LA VITA ETERNA". Il versetto 25 può alludere al potere, che EGLI manifesterà nel tempo della sua vita terrena,di risuscitare i morti, ma sembra alludere GESÙ ad esseri Spiritualmente morti che potranno quindi non solo udire, ma ascoltare, cioè accettare ,credere, dare ascolto, nel senso di obbedire, alla voce del FIGLIO DI DIO e solo per questo vivranno; mentre i morti di tutti i tempi saranno richiamati alla vita per ricevere una collocazione definitiva : quanti fecero il bene, per una Resurrezione di vita e quanti il male, per una Resurrezione di condanna. GESÙ richiama e conferma le parole del profeta DANIELE : "MOLTI DI QUELLI CHE DORMONO NULLA POLVERE DELLA TERRA SI RISVEGLIERANNO :GLI UNI ALLA VITA ETERNA E GLI ALTRI ALLA VERGOGNA E PER L'INFAMIA ETERNA (Daniele 12,2 ).
Simona Serafini
Ricordo che per ascoltare o leggere i precedenti capitoli e relativi commenti, ho creato apposta una cartella su Google Plus ove è possibile consultarli:
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