zagormau
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MOSTRAMI SIGNORE LA TUA VIA - I.4

Ma allora siamo deboli o forti?

La teologia della debolezza non è però la teologia dei deboli. Già, perché in realtà Gesù è potente. Prima di ascendere al Cielo il Signore dichiara agli apostoli: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18). E nel Vangelo è attestato con chiarezza: "Tutta la folla cercava di toccarlo perché da lui usciva una forza che sanava tutti" (Lc 6,19). Dio sceglie la via della non-potenza, però i Vangeli ci dicono che bastava toccarlo per guarire.
E se Lui stesso dice chiaramente: "Mi è stato dato ogni potere in cielo in terra", ci domandiamo: ma allora, è potere o non è potere, il suo? Risposta: sì, è potere, ma è potenza di amore, che è tutt'altra cosa dalla potenza che viene dal mondo. C'è uno scontro terribile tra il potere del mondo e la potenza dell'amore. Questi due regni sono in conflitto continuo, e il Natale, che sembra la festa della dolcezza, è anche l'inizio di questa grande battaglia, tant'è che, appena voltata la pagina delle stelle e dei pastori, piombano su Betlemme gli spietati soldati di Erode con la spada in mano.
Chi vuole essere cristiano, allora, deve seguire la linea tracciata da Gesù, che è a nostra portata di mano perché tutti noi siamo deboli: non abbiamo bisogno di imparare la misura dei nostri limiti. Abbiamo imparato però che la debolezza non è una vergogna, ma in Dio è una forza.
Nel Vangelo si narra di un giorno in cui il Maestro "diede agli apostoli il potere..." (Mt 10,1). Quale potere? Il potere di amare. Non il potere di fare spettacolo, di realizzare miracoli con apparati scenici, no: il potere di amare. Cioè la facoltà di compiere atti di misericordia: guarire i malati, cacciare i demoni, resuscitare i morti. Il Signore dà anche a noi oggi la facoltà di guarire i malati, di cacciare i demoni, di resuscitare i morti, e la dà ai deboli, perché questa è la via per entrare nel Suo regno. Per guarire i malati non c'è bisogno di andare a scuola, e nemmeno per cacciare i demoni. Mi direte: ma ci sono gli esorcisti per questo. Certo, il Signore però dà a tutti il potere di scacciare la presenza del maligno con lo Spirito Santo, con la preghiera, con la vita di grazia. Noi cristiani facciamo fatica a cogliere la ricchezza dell'espressione contenuta nella Lettera ai Corinzi: "Quando sono debole è allora che sono forte" (2 Cor 12,10). Eppure, quando poco prima san Paolo ha scritto in che cosa consista essere degli apostoli, aveva fatto un quadro proprio di tutte le sventure e le debolezze proprie dei suoi compagni di ministero: "Nelle percosse, nelle prigionie, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità e amore sincero (...) Siamo ritenuti impostori eppure veritieri, siamo sconosciuti eppure notissimi, siamo moribondi ed ecco viviamo, puniti ma non messi a morte, afflitti ma sempre lieti, poveri ma facciamo ricchi molti, gente che non ha nulla e invece possediamo tutto" (2 Cor 6,5-10).
Rileggiamo bene questo brano, e facciamo idealmente due colonne mettendo nella parte sinistra quello che noi siamo per il mondo e in quella destra ciò che contemporaneamente siamo per Dio. A sinistra risulterà: sconosciuti, moribondi, puniti, afflitti, poveri, gente che non ha nulla. Non c'è che dire: c'è poco da stare allegri... A nessuno piace essere punito, afflitto e povero. Nella colonna di destra, che fa da specchio, risulterà: ed ecco viviamo, siamo sempre lieti, siamo gente che non ha nulla e facciamo ricchi molti perché possediamo tutto. Tutto è ribaltato. Noi sappiamo che le due colonne convivono, per cui i discepoli sono contemporaneamente sconosciuti e noti, afflitti e sempre lieti, eccetera. Il motivo di questo è semplice: noi cristiani abbiamo Gesù. Per il mondo questo è nulla, per noi è tutto.
Qualche anno fa alcuni miei confratelli professarono i voti religiosi. Alcuni loro amici avevano preparato uno striscione come quelli che si vedono allo stadio; prima che finisse la Messa uscirono e lo sistemarono fuori dalla chiesa in modo tale che i presenti uscendo dalla chiesa lo vedessero. Io temevo che vi fosse qualche frase goliardica (conoscendo i tipi), non in linea con la festa religiosa, ed ero quasi già pronto al fatale rimprovero quando lessi ciò che a caratteri cubitali gli amici avevano scritto: "HO DIO, HO TUTTO". Veramente grande! Coloro che avevano professato ed erano diventati monaci, lasciando la casa, la famiglia, lasciando tutto, entravano in questo regno. E questo devono sentirlo e gridarlo non solo i monaci che professano i voti, ma tutti i cristiani: "Ho Dio, ho tutto!".
Gesù disse parole molto precise al giovane che voleva seguirlo e che aveva dichiarato: "Signore, vengo, ma aspetta che devo andare a casa un attimo a salutare i parenti". La risposta di Gesù, lapidaria e molto bella, fu di quelle che guariscono: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Tu vieni e seguimi" (Lc 9,60). A chi dice: "Vorrei che anche la mia famiglia si convertisse, che comprendesse la mia scelta, che anche i miei cari si avvicinassero a Gesù...", la risposta di Gesù è sempre la stessa: "Lascia, lascia, lascia... Tu vieni!".