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gioiafelice
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Le carmelitane di Compiègne - 17 luglio. Erano le sei di sera di quello stesso giorno quando, con le mani legate dietro la schiena, salirono su due carrette per essere condotte verso la Barriera di …More
Le carmelitane di Compiègne - 17 luglio.

Erano le sei di sera di quello stesso giorno quando, con le mani legate dietro la schiena, salirono su due carrette per essere condotte verso la Barriera di Vincennes dove era innalzata la ghigliottina. Qualcuno dice che le suore fossero riuscite a riavere i loro bianchi mantelli; certo è che su quella carretta, sull'imbrunire, cantarono la loro Compieta, e poi il Miserere, il Te Deum, la Salve Regina. Di solito i convogli dovevano farsi largo tra due ali di folla ubriaca e vociante. Dicono i testimoni che quella carretta passò tra un silenzio di folla «di cui non si ha altro esempio durante la Rivoluzione». Dalla folla, un prete travestito da rivoluzionario, diede loro l'ultima assoluzione. Giunsero al patibolo, nella vecchia piazza del Trono, verso le otto di sera.

La Priora accompagna al martirio ciascuna delle consorelleLa Priora chiese e ottenne dal boia la grazia di morire per ultima, in modo da poter assistere e sostenere, come Madre, tutte le sue religiose, soprattutto le più giovani. Volevano morire assieme, anche spiritualmente, come se compissero un unico e ultimo «atto di comunità». Fu un gesto liturgico. La Priora chiese ancora al boia di voler attendere un po', e ottenne anche questo: intonò allora il Veni Creator Spiritus e lo cantarono interamente; poi tutte rinnovarono i loro voti. Al termine la Madre si mise di lato davanti al patibolo, tenendo nel cavo della mano una piccola statua di terracotta della Santa Vergine, che era riuscita a nascondere fino ad allora.

La prima fu la giovane novizia; si inginocchiò davanti alla Priora, le chiese la benedizione e il permesso di morire, baciò la statuina della Vergine e salì i gradini del patibolo «contenta – dissero i testimoni – come se andasse a una festa» e, mentre saliva intonò il salmo «Laudate Dominum omnes gentes», ripreso dalle altre che una alla volta la seguirono con la stessa pace e la stessa gioia, anche se bisognò aiutare a salire le più anziane. Ultima salì la Priora, dopo aver consegnata la statuetta a una persona che si trovava vicino (ed è stata conservata, ed è ancor oggi nel monastero di Compiègne).

«Il colpo della basculla, il rumore secco del taglio, il suono sordo della testa che cade... Non un grido, niente applausi o grida scomposte (come invece abitualmente accadeva). Anche i tamburi sono muti. Su questa piazza, ammorbata dall'odore del sangue fetido, corrotto dal calore estivo, un silenzio solenne scese su chi assisteva, e forse la preghiera della Carmelitane aveva già loro toccato il cuore» (E. Renault).

Si saprà poi che quel giorno, tra coloro che assistevano, più di una ragazza promise a Dio, nel suo cuore, di prendere il loro posto. «Noi siamo le vittime del secolo» aveva detto una di loro con umile fierezza: vittime di una «ragione illuminata» che senza la fede era divenuta sempre più oscura e feroce.

Queste sedici monache carmelitane furono beatificate il 27 maggio 1906 da San Pio X.

Papa Giovanni Paolo I, all'Angelus del 24 settembre 1978, ricordò l'esempio di queste Carmelitane e disse: «Restata per ultima, Madre Teresa di S. Agostino (la Priora) pronunciò queste ultime parole: "L'amore sarà sempre vittorioso; l'amore può tutto!". [...]. Chiediamo al Signore una nuova ondata d'amore per il prossimo sommerso in questo povero mondo».

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