Giosuè
248

«Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». (Mt 5,48)

«Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». (Mt 5,48)
In questa Parola di Dio, Gesù c’insegna che la perfezione è un attributo che viene da Dio. Ma noi in quanto immagine e somiglianza di Dio siamo chiamati ad imitare, per realizzare tale perfezione. Eppure, Gesù in questo passaggio non ci chiede di essere perfetti come lo è Lui, e lo poteva ben affermare in quanto seconda Persona della Trinità, il Verbo di Dio fatto carne, il Messia, il Salvatore. Gesù non addita se stesso come perfetto, ma nella sua umiltà che vuole insegnarci, ci mostra il cammino che dobbiamo compiere. In ogni caso, chi conosce la Sacra Scrittura, si ricorda che a uno degli apostoli disse: «chi vede Me, vede il Padre». Inoltre, Egli non afferma nel Vangelo riferendosi a noi, «siete» perfetti, ma «siate» perfetti, vale a dire “incamminatevi in questa via” per divenire perfetti. In pratica Gesù c’insegna la via della santità, sia come grazia da chiedere, ma anche come impegno personale da vivere. In cosa però consiste tale perfezione? Essa ha una miriade di sfaccettature, ma la prima, che include tutte le altre è la perfezione nell’ Amore divino, seguendo il divin Maestro nell'osservanza dei dieci Comandamenti, attraverso l’insegnamento dei santi, i quali per primi hanno percorso la via della perfezione sia come grazia da chiedere, che come percorso di buona volontà negli accadimenti belli e buoni, che in quelli cattivi, che si presentano come prove lungo il percorso della vita. Non si tratta di un amore “buonista”, che accoglie tutti, buoni e perversi insieme, facendosi loro amici. Invece, si tratta di volere il bene di tutti, inclusi gli stessi nemici, tra i quali anche gli stessi perversi e malvagi vanno inclusi e per i quali il bene per loro consiste nel far conoscere con carità fraterna, nei tempi e modi nei quali si rendano disponibili, il loro peccato, e il fatto che la loro anima è continuamente inquieta e turbata per tutto il male compiuto, e non trova pace. A costoro se lo Spirito Santo dispone che noi possiamo rendere loro testimonianza evangelica, ce ne darà l’occasione e la modalità, altrimenti si pregherà (in modo particolare la Coroncina alla Divina Misericordia) e si offriranno le nostre sofferenze per la loro conversione. Si comprende perciò che per riuscire ad amare occorre prima fare giustizia con se stessi della propria anima, riportandola all’infanzia spirituale, che con il nostro peccato abbiamo rovinato. Non possiamo aiutare gli altri a migliorarsi, se per primi noi non avremo migliorato la nostra condotta di vita. Esiste per questo scopo il sacramento della Santa Confessione, con il quale lavata la nostra anima, continuiamo il nostro percorso per santificarci ed edificare il nostro edificio spirituale. Una volta che avremo iniziato a rendere pura la nostra anima, anche il nostro sguardo e il nostro relazionarci con i fratelli saranno disposti all’amore evangelico e potremo amare gli altri come Gesù ci ha amati. La via quindi per la perfezione evangelica è delineata e trova la sua migliore attuazione nelle parole di S. Paolo, che la carità cristiana tutto copre, nel senso che non additerò un mio fratello davanti agli altri, mostrando le sue mancanze, ma privatamente mi mostrerò preoccupato per il suo stato spirituale e mi offrirò se lui vorrà, ad indicargli delle vie da percorrere, se la mia esperienza di fede ha trovato a mia volta simili aiuti, in ogni caso indicherò a lui dei sacerdoti a cui rivolgersi per la guida spirituale. La carità tutto spera, perché si spera in Dio, che ci offra sempre delle vie da percorrere per operare il bene. La carità tutto crede, nel senso che a Dio ci si affida come fonte di ogni bene, che Egli ci provvederà secondo i nostri bisogni spirituali e materiali e si crede perciò in Lui, nella sua bontà e nel suo amore verso di noi. La carità tutto sopporta, nel senso che noi dobbiamo sopportare le avversità e anche le persone moleste. Non dobbiamo farci travolgere dalle avversità, ma saperle affrontare con spirito critico e non disperando che Dio sa come provvederci.


Giosuè