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Celsi Giorgio
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· Dagli anni 80 ad oggi sono aumentati a dismisura, di dieci volte, gli aborti dopo il primo trimestre per ragioni selettive che - malgrado la Corte di Cassazione continui a negarlo – sono, a tutti …Altro
· Dagli anni 80 ad oggi sono aumentati a dismisura, di dieci volte, gli aborti dopo il primo trimestre per ragioni selettive che - malgrado la Corte di Cassazione continui a negarlo – sono, a tutti gli effetti, aborti eugenetici.

Del resto da una legge disumana, la 194, non potevano che derivare sentenze spietate. La giurisprudenza infatti sempre più largamente, riconosce ai genitori il cosiddetto danno da “nascita indesiderata” e i medici nel dubbio, all’insorgenza di un problema suggeriscono, sempre più diffusamente, applicando i criteri della medicina difensiva, l’aborto. Ne consegue che ammettere giudizialmente il risarcimento del danno per la nascita di un figlio “indesiderato” per di più – come avvenuto di recente – anche laddove egli sia perfettamente sano, costituisce la prova provata dell’esistenza nel nostro ordinamento di un diritto a uccidere il proprio figlio. Forse, sarebbe più sensato e giusto prevedere un lauto risarcimento per il figlio, che si è ritrovato dei genitori di tal fatta!.

Oggi nella quasi totalità dei casi, la sindrome di Down viene risolta con una cura definitiva: la morte per aborto. Così facendo, dimentichiamo con troppa facilità, che i problemi non si sono mai risolti eliminando gli esseri umani.

Dimentichiamo anche, che sguardo sulla disabilità e l’imperfezione dei bambini non ancora nati, non può non avere delle tragiche conseguenze sugli esseri già nati che, per un qualsiasi motivo, dovessero ammalarsi e diventare – agli occhi di questa società – imperfetti.

Se una mamma accertasse una grave malattia del figlioletto di 5 anni e fino ad allora sanissimo, cosa farebbe?

Lo vorrebbe curare e ulteriormente proteggere o darebbe incarico ad un medico di curarlo?

L’omicidio di stato dei poveri Charlie, Isaiah e Alfie, in Inghilterra, dimostra quanto la china sia divenuta pericolosa. Malati inguaribili, ma non terminali, sono stati vittime di un vero e proprio omicidio istituzionale.

Il paziente, giovane e vecchio, destinato a diventare esclusivamente un costo per lo stato, verrà d’ora in poi eliminato!.


A tale riguardo la chiesa si è espressa chiaramente più volte, ecco alcune dichiarazioni:

"Per quanto riguarda l'aborto procurato in alcune situazioni difficili e complesse, vale l'insegnamento chiaro e preciso di Papa Giovanni Paolo II: "È vero che molte volte la scelta abortiva riveste per la madre carattere drammatico e doloroso, in quanto la decisione di disfarsi del frutto del concepimento non viene presa per ragioni puramente egoistiche e di comodo, ma perché si vorrebbero salvaguardare alcuni importanti beni, quali la propria salute o un livello dignitoso di vita per gli altri membri della famiglia. Talvolta si temono per il nascituro condizioni di esistenza tali da far pensare che per lui sarebbe meglio non nascere. Tuttavia, queste e altre simili ragioni, per quanto gravi e drammatiche, non possono mai giustificare la soppressione deliberata di un essere umano innocente"

Enciclica Evangelium vitae, n. 58).

"La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita. "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato" (Ger 1, 5). "Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra" (Sal 139, 15).
"Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale: "Non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita" (Didaché, 2, 2). "Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come pure l'infanticidio sono abominevoli delitti" (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 51).
"La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. "Chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae" (Cic, can. 1398), "per il fatto stesso d'aver commesso il delitto" (Cic, can. 1314) e alle condizioni previste dal diritto (cfr. Cic, cann. 1323-1324). La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.

"Quanto alla problematica di determinati trattamenti medici al fine di preservare la salute della madre occorre distinguere bene tra due fattispecie diverse: da una parte un intervento che direttamente provoca la morte del feto, chiamato talvolta in modo inappropriato aborto "terapeutico", che non può mai essere lecito in quanto è l'uccisione diretta di un essere umano innocente; dall'altra parte un intervento in sé non abortivo che può avere, come conseguenza collaterale, la morte del figlio: "Se, per esempio, la salvezza della vita della futura madre, indipendentemente dal suo stato di gravidanza, richiedesse urgentemente un atto chirurgico, o altra applicazione terapeutica, che avrebbe come conseguenza accessoria, in nessun modo voluta né intesa, ma inevitabile, la morte del feto, un tale atto non potrebbe più dirsi un diretto attentato alla vita innocente. In queste condizioni l'operazione può essere considerata lecita, come altri simili interventi medici, sempre che si tratti di un bene di alto valore, qual è la vita, e non sia possibile di rimandarla dopo la nascita del bambino, né di ricorrere ad altro efficace rimedio" (


Pio XII, Discorso al "Fronte della Famiglia" e all'Associazione Famiglie numerose, 27 novembre 1951).