Piccola e completa Istruzione religiosa - alla luce di Maria Immacolata - sul Credo, sui Sacramenti e i Comandamenti

di fr. Crispino Lanzi, Cappuccino

Con Maria verso Gesù
Catechesi per la “nuova Evangelizzazione”
Istruzioni – Meditazioni brevi, facili, gradevoli

Nota bene:

poichè il presente libretto è tratto dall’originale ed adattato in formato A4 per la stampa, l’indice originale non corrisponde al presente testo


S. Giovanni Bosco, in una lettera importantissima, afferma:

Vi raccomando caldamente, per la gloria di Dio e la salute delle anime, la diffusione dei buoni libri. Io non esito a chiamare divino questo mezzo...

I buoni libri diffusi nel popolo, sono uno dei mezzi atti a mantenere il regno del Salvatore in tante anime.

Sono essi tanto più necessari in quanto l’empietà e l’immoralità oggigiorno si servono dell’arma della stampa cattiva per fare strage nell’ovile di Cristo, per condurre e trascinare in perdizione gl’incauti e i disobbedienti. Quindi è necessario opporre arma ad arma...

Il libro buono ... questo amico fedele, apre i suoi fogli e si rinnovano le ammirabili conversioni di S. Agostino e di S. Ignazio.

Quante anime furono salvate dai libri buoni, quante preservate dall’errore, quante incoraggiate nel bene!

Chi dona un libro buono, non avesse altro merito che destare un pensiero di Dio, ha già acquistato un merito incomparabile presso Dio.

Iddio solo conosce il bene che produce un libro ...

Siate quindi animati a procurare con tutte le forze e con tutti i mezzi la diffusione dei buoni libri ... Diffondete i libri buoni nel popolo usando tutti i mezzi che la carità cristiana ispira.

Vi prego e vi scongiuro, dunque, di non trascurare questa parte importantissima della nostra missione. Incominciatela tra gli stessi giovanetti ..., con le vostre parole e col vostro esempio fate di questi (giovanetti) altrettanti apostoli della diffusione dei buoni libri.”

DIMMI CHE COSA LEGGI E TI DIRÒ CHI SEI!”

“Il libro che stiamo leggendo” ci deve svegliare “come un pugno che ci martelli sul cranio. Il libro deve essere una picozza per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi”(Kafka).

FAI APOSTOLATO DELLA BUONA STAMPA!

P. KOLBE, l’innamorato di Gesù e dell’Immacolata, ripeteva: “Bisogna affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata. E’ necessario inondare la terra di un diluvio di stampa cristiana e mariana, e fasciare il mondo di carta scritta con parole di vita: solo così l’umanità di oggi potrà trovare la gioia di vivere e la via della salvezza”.

(S. Massimiliano Kolbe)“Patrono di questo difficile secolo”

In copertina:

Madre della misericordia, bellissima immagine che è nel coro delle Clarisse Cappuccine del Monastero di S. Veronica Giuliani a Città di Castello.

I risultati delle ultime ricerche sull’immagine della Madonna della misericordia per ora ci hanno fatto sapere che il quadro è stato dipinto a Roma verso il 1740-1745 per ordine di un canonico spagnolo. E’ arrivato in monastero (l’anno non è stato possibile saperlo) quando era ancora viva la B. Florida (+1767)”.

Citta di Castello (Perugia) 14-6-1995. Suor Serafina, Archivista

Approvazione dell’Ordine:

“Carissimo P. Crispino, mentre mi compiaccio con te per l’impegnativo, faticoso lavoro che hai portato a termine con tanta premura e diligenza, formulo l’augurio che possa avere larga e fruttuosa accoglienza...Il manoscritto l’ho trovato molto ricco di dottrina e unzione...Da parte dei Superiori dell’Ordine nihil obstat quominus imprimatur”.

P. Venanzio Reali, Ministro Provinciale dei Cappuccini

(Bologna 23-II-87)
Approvazione della Chiesa

Per la 1ª Edizione:

Imprimatur.
+ Luigi Amaducci, Vescovo di Cesena e di Sarsina (6-III-87).

Per le Edizioni ampliate:

Rev.do P. Crispino Lanzi, presso parrocchia S. Maria del Fiore, ho letto con attenzione e vero interesse la seconda edizione ampliata e riveduta del suo libro “Con Maria verso Gesù”, e, con vero piacere, Le do l’IMPRIMATUR richiesto, ai sensi dei sacri canoni, per la sua pubblicazione.

Le formulo l’augurio sincero che il libro possa essere largamente diffuso, perché è chiaro, semplice, ma ricco di dottrina e quindi in grado di fare realmente del bene.

(Forlì 9-XI-1987)”.

Mons. Giuseppe Fabiani, Vicario Generale di Forlì, attuale Vescovo di Imola (Bologna).

Presentazione di alcuni vescovi

(Unico scopo: sollecitare alla lettura, pur ritenendo l’autore un povero strumento, ricco di tanti difetti)

L’Arcivescovo Mons. Francesco Gioia
, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli emigranti e itineranti; già segretario dei Superiori Provinciali Cappuccini e Direttore delle Missioni popolari cittadine:

Le copie che mi hai mandato mi sono state rubate, amorevolmente, dai miei Preti.

Ti ricordo sempre con tanto affetto, stima, ammirazione, e come uno dei più cari e validi collaboratori nelle Missioni popolari.

Un fraterno abbraccio” (28-XI-1991)


+ Francesco Gioia

Il Vescovo di Città di Castello (PG), S.E.Mons. Pellegrino Tommaso Ronchi, già Missionario e Vicario Generale in India e direttore del Seminario Internazionale S. Paolo a Roma:

Ne ho regalato una copia ai miei Diaconi e a tutti i miei Sacerdoti, diversi dei quali già me l’avevano chiesto.

È stato molto apprezzato da tutti.

Ne farò gradito dono alle persone che verranno a farmi visita. Tornerò a chiedere altre copie sia dei libri come dei tuoi meravigliosi opuscoli che cónfutano i testimoni di Geova.

In unione di preghiera, fraternamente in Cristo e in S. Francesco” (Città di Castello 9-XII-1991)


+ Pellegrino Tommaso Ronchi

Il Vescovo della Cecoslovacchia, S.E.Mons. Paolo Hnilica, di fama internazionale, già crudelmente perseguitato dal comunismo ateo, e, ora, infaticabile apostolo della Russia e delle altre nazioni dell’Est-Europa, essendo impegnatissimo, si è limitato a parlarmi per telefono più volte. Cito fedelmente una telefonata.

Roma 15-VII-1990:

Me ne occorrerebbero centinaia di copie da distribuire in Italia ovunque mi recherò per chiedere aiuti spirituali per l’Europa centro-orientale che ha urgente bisogno di stampa cattolica, di catechesi e di opuscoli contro la furente propaganda (fatta con grande potenza di mezzi) dai Testimoni di Geova e dalle altre Sette. Se non poniamo subito un argine, fra dieci anni su tre Russi uno sarà Testimone di Geova.

Sono deciso a costruire a Mosca la “Domus Mariae” e a installarvi “Radio Maria” poiché la profezia di Fatima assicura che Gesù convertirà la Russia per mezzo della Madonna”.


+ Paolo Hnilica

Il Vescovo di Matera, S.E. Mons. Antonio Ciliberti.

Le auguro di potere sempre irradiare tanta ricchezza di ispirazione e di verità ...”.

+ Antonio Ciliberti (5-9-92)

Il Vescovo Emerito della Repubblica Centrafricana, S.E. Mons. Sergio Adolfo Govi:

Vengo a conoscenza della sua stupenda pubblicazione della catechesi “Con Maria verso Gesù”. Desidero averne alcune copie.”

+ Sergio Govi (21-8-96)

Introduzione dell’autore

Siamo creati per conoscere, amare Dio e fare la sua volontà sulla terra onde gioire della sua gioia in cielo.

Ecco due grandi mezzi per realizzare lo scopo della nostra vita: Catechesi (per conoscere Dio) e Meditazione (per amarlo e fare la sua volontà).

Per questi motivi ho stampato due sussidi per la mia Evangelizzazione o Predicazione: la catechesi “Con Maria verso Gesù” e il libro “Meditare!”. Questa catechesi è stata accolta con entusiasmo (come si può constatare alla fine del presente volume ne “La voce dei lettori”).

Le seguenti istruzioni non sono né lunghe né brevi. Non mi sono limitato a pensierini morali, come fanno diversi sacerdoti, che lasciano tanti fedeli nell’ignoranza delle verità di fede. Oggi, nell’attuale tempesta di negazioni religiose, urgono Istruzioni esaurienti poiché resta vero quanto affermava il celebre Tertuliano: “La fede chiede una sola cosa: di non essere condannata prima di essere conosciuta”. E il famoso Card. Mercier insegnava ai suoi Sacerdoti che erano crudeli nell’esigere dai fedeli la pratica della morale o dei comandamenti se prima non avevano esposto in maniera completa, attraente e persuasiva le verità dogmatiche. E il Venerabile Card. Schuster osava perfino ripetere: “Meno funzioni e più istruzioni!”. E Don Bosco gridava: “O istruzione o corruzione”.

Ho aggiunto l’esempio (sulla Madonna e sui Santi di ieri e di oggi) per facilitarne l’uso nei tempi forti dello spirito: Avvento, Quaresima, novene, ecc., e, particolarmente, nel mese Mariano e nel mese del Sacro Cuore, per i quali, in Appendice, troverai una “Introduzione”.

Nel Credo ho inserito la S. Messa, i Sacramenti e i Comandamenti in modo da presentare una sintesi completa di catechesi ossia di tutto ciò che il cristiano deve credere e praticare per salvare e santificare la sua anima.

Il mio intento è di donarlo (nei limiti del possibile) a persone non religiose e di offrirlo quasi gratuitamente ai fedeli al termine delle mie numerose evangelizzazioni (Missioni popolari, Esercizi spirituali al popolo, Novene, ecc.). Le eventuali piccole offerte mi serviranno per saldare le spese di tipografia alle quali devo personalmente provvedere.

Da tanto tempo desideravo avere una Catechesi breve, facile e completa da offrire agli ascoltatori della parola di Dio e specialmente ai non credenti e ai non praticanti che incontro nella evangelizzazione in chiesa, in treno, lungo le strade, nelle piazze e nelle visite di casa in casa. (A questo scopo già acquistai dei piccoli libri, ma o erano a prezzo molto alto o erano incompleti sulle verità di fede e di morale). Sarei ben felice se il Signore, il quale per fare del bene, a volte si serve degli strumenti più poveri e insignificanti, se ne volesse servire come aiuto fraterno a qualche Sacerdote, Religioso, Suora, e soprattutto a Genitori nell’adempiere quello, che secondo il nuovo Codice di Diritto Canonico (leggi dal can. 762 al can. 778) è il loro primo dovere: l’istruzione religiosa sistematica nelle loro chiese e nelle loro case. E sarei tanto grato a Gesù e alla Madonna se ispirassero qualche Cattolico, desideroso di fare apostolato, a richiederlo per offrirlo a parenti, amici e specialmente a quel settanta per cento d’Italiani che non mettono mai piede in chiesa: questo è un apostolato quanto mai urgente, perché molti, a causa della grande ignoranza delle verità di fede, si allontanano dalla S. Messa, dai Sacramenti, e si lasciano pervertire dai testimoni di Geova o da altre Sette o dal laicismo o materialismo. In Italia c’è una mancanza di istruzione delle verità religiose da far spavento. Perfino non pochi intellettuali, (compresi diversi professori d’università), riguardo alle verità di fede, sono analfabeti! È per questo motivo che il Papa va continuamente ripetendo: “Oggi è urgente una rievangelizzazione! L’evangelizzazione è il primo dovere dei Sacerdoti, dei Religiosi, dei battezzati! Non ci daremo pace finché non avremo risolto il problema della catechesi dei giovani e degli adulti”.

La Madonna, “Stella della Evangelizzazione”, alla quale offro, con affetto filiale, il presente piccolissimo lavoro di apostolato, benedica ogni parola di questa umile catechesi.
Introduzione alla catechesi o istruzione religiosa

1 FEDE E RAGIONE

A - La fede non è un cieco assenso, ma un razionale ossequio a Cristo Dio e alle verità rivelate dal Signore. La Chiesa non ti dice di chiudere gli occhi e di credere, ma ti ripete: “Apri gli occhi, rifletti, prega e crederai”. La ragione è capace di salire dalle cose create al Creatore (cf. Rom. 1,20) . L’intelligenza ci conduce alle soglie della fede, ci fa conoscere i motivi di credibilità: esistenza di Dio, storicità di Gesù, autenticità e verità dei Vangeli, ecc.; poi, essa, insieme alla volontà, ci accompagna nell’atto di fede e ci aiuta ad approfondirla.

Quindi, possiamo definire la fede: “L’adesione dell’intelletto - sotto l’azione della grazia divina - alle verità rivelate da Dio, non per ragione d’intrinseca evidenza, ma in forza dell’autorità di Colui che le ha rivelate” (Card. Parente).

B - La razionalità della fede cristiana si basa soprattutto sulle prove sicure della storicità, autenticità e verità dei Vangeli.

Occorre premettere che i manoscritti originali di qualsiasi libro dell’antichità non esistono; ma ci sono delle trascrizioni antiche.

Ora, di antiche trascrizioni dei libri non cristiani, in codici interi o in frammenti di codici, ce ne sono pochissime (con l’unica eccezione del “De officiis” di Cicerone, di cui se ne conservano 400).

Mentre, di antiche trascrizioni dei Vangeli, in codici interi, ce ne sono 2.500, e di quelle in frammenti di codici se ne contano oltre 4.200.

Inoltre, dei Vangeli ci sono più di 35.000 manoscritti delle antiche versioni
, fatte in molte lingue fin dai primi secoli del cristianesimo.

Si conservano pure moltissime citazioni antiche dei Vangeli. Per esempio, Ireneo (130-202 dopo Cristo) cita i Vangeli e le lettere di S. Paolo 1.819 volte, Tertulliano (160-243 dopo Cristo) cita i Vangeli 7.528 volte, Origene (180-254 dopo Cristo) li cita 17.992 volte, ecc. (cf. Martinetti, Perché la vita è meravigliosa, 4ª ed., Elle Di Ci; Rivista del Clero, Apr. 1959, pag. 226; scritti del biblista Mons. Ravasi; ecc.).

Nelle innumerevoli antiche trascrizioni e citazioni dei Vangeli, le varianti sono quasi tutte di minima entità. Le poche varianti sostanziali non riguardano mai verità essenziali.

Dunque, tra tutti i libri antichi, i Vangeli sono, in grado altissimo, i più storici e i più scientificamente controllati del mondo.

Inoltre si può gridare con Pascal: “Io credo agli storici che si lasciano uccidere per affermare che è vero quanto hanno scritto”. Ebbene, mentre nessuno si è lasciato uccidere per affermare le verità dell’“Eneide”, del “De bello gallico”, del “De officiis” e di altri libri antichi non cristiani, tutti gli scrittori dei Vangeli e delle Lettere apostoliche e tutti gli Apostoli che hanno predicato le verità ivi contenute, tutti si sono lasciati uccidere (S. Giovanni evangelista - afferma Tertulliano - si è lasciato gettare in un calderone di olio bollente) per testimoniare che era vero quanto predicavano e quanto avevano scritto.

2 FEDE, RIVELAZIONE, ISPIRAZIONE

RIVELAZIONE
. La fede consiste nel vedere con gli occhi di Dio, nel lasciarsi condurre per mano dal Signore, il quale ci ha parlato, ci ha rivelato i suoi segreti, il suo amore, la via del Paradiso.

Il Concilio Vaticano II afferma: “Piacque a Dio, nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito santo, hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura. Con questa rivelazione, Dio invisibile, nel suo grande amore, parla agli uomini come ad amici... Cristo è la pienezza di tutta la rivelazione” (Dei verbum, 2).

Lo Spirito Santo ci ricorda: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri, per mezzo dei profeti..., ha parlato a noi per mezzo del Figlio Gesù” (Ebrei, 1,1-2).

Ove si trova la Rivelazione? Nella Bibbia e nella Tradizione.

La Bibbia
è la parola di Dio scritta. Si compone di 46 libri dell’Antico Testamento o Antica Alleanza e di 27 libri del Nuovo Testamento o Nuova Alleanza, firmata col sangue di Cristo Dio.

La Tradizione è la parola di Dio trasmessa a voce. Molte verità dell’Antico Testamento, prima di essere scritte, furono trasmesse di padre in figlio. Nei primi anni della Chiesa, non è stato scritto nessun libro e le verità insegnate da Gesù erano contenute solo nella Tradizione.

ISPIRAZIONE significa uno speciale influsso esercitato da Dio sugli scrittori dei libri biblici. Attenzione: il Signore ha ispirato solo le verità necessarie all’uomo per la sua salvezza, e non quelle storiche, scientifiche, ecc.

S. Paolo afferma: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed è utile per insegnare, convincere, correggere ed educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia perfetto e addestrato ad ogni opera buona” (2 Timoteo, 3,16s.).

Gesù medesimo considerava la Bibbia dell’Antico Testamento come ispirata da Dio, la leggeva nella Sinagoga e l’ha citata molte volte (cf. Vangelo di Matteo).

Il Concilio Vaticano II proclama: “Tutti i libri, sia del Vecchio come del Nuovo Testamento, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo Egli in essi e per loro mezzo, scrivessero, come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte... Poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini e alla maniera umana..., si deve tener conto, tra l’altro, anche dei generi letterari allora in uso, (generi) storici o profetici o poetici (ecc.), e dei modi d’intendere, di esprimersi, di raccontare... (Inoltre) la Scrittura è sottoposta al giudizio della Chiesa, la quale adempie il mandato e il Ministero di conservare e interpretare la parola di Dio” (Dei verbum 11-12). Gli Apostoli, poi, affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i Vescovi, affidando ad essi il proprio posto di maestri (cf. Ireneo, Adv. Haer. III), e ammonirono i fedeli di attenersi alle tradizioni che avevano appreso sia a voce che per lettera (cf. 2 Tessal. 2,15 e Dei verbum 7 e 8).

3 FEDE E TRASMISSIONE INFALLIBILE DELLE VERITA’ RIVELATE

Gesù ha ordinato agli Apostoli e ai loro successori (Papa, Vescovi, Sacerdoti) di annunciare le verità evangeliche e ha dichiarato che chi non le crede andrà alla dannazione eterna.
Ecco le sue parole: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Marco 16,16).

Ora, è impossibile che Cristo Dio costringa a credere a delle menzogne sotto pena di dannazione. Dunque, è impossibile che non abbia assicurato, alla Rivelazione, la sicura difesa da ogni errore mediante la trasmissione infallibile, lungo tutti i tempi, delle verità rivelate. Quindi è assurdo che la Chiesa Cattolica, che per molti secoli è stata l’unica Chiesa di Cristo, abbia errato, nella sua catechesi - come dicono gli avversari - per quasi mille anni, fino al sorgere del protestantesimo. Se ciò fosse avvenuto, Gesù non sarebbe né buono, né sapiente, né onnipotente, non sarebbe Dio e la Rivelazione e l’Incarnazione sarebbero una crudele falsità.

Qual è l’infallibilità da Gesù stabilita per la trasmissione delle verità?

a) Non certamente l’infallibilità per tutte le singole persone, o ispirazione privata, da parte dello Spirito Santo, come sostiene Lutero. Infatti la Bibbia dice: “Nessuna Scrittura va soggetta a privata spiegazione” (2 Pietro 1,20), poiché ognuno potrebbe prendere per ispirazione dello Spirito il proprio capriccio. Infatti, lo stesso Lutero, amareggiato, lamentava: “Vi sono (nel mondo protestante) tante Sette e tanti Credo quante sono le teste: un tizio non vuole saperne del Battesimo; un altro nega i Sacramenti; altri insegnano che Cristo non Dio; altri dicono questo, altri quello” (Grisar, Luther pag. 386-407). E’ per questo motivo che le religioni protestanti sono centinaia e centinaia e nessuna crede a tutte le verità a cui crede l’altra. Orbene, i filosofi e teologi insegnano che chi offende Gesù con il negare anche una sola delle sue verità, l’offende come se le negasse tutte, poiché lo riterrebbe menzognero (“qui in unum offendit, in omnibus offendit”).

b) Gesù ha affidato la spiegazione o interpretazione pubblica della Sacra Scrittura, assicurandone l’infallibilità, alla madre Chiesa e, specificatamente, a coloro che ha costituito come Pastori del suo gregge, ossia a Pietro, agli Apostoli ed ai loro successori, che sono il Papa e i Vescovi. Infatti, a costoro Gesù ha detto: “Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo” (Matteo 28,29). Pietro e gli Apostoli naturalmente potevano vivere sino alla fine del mondo soltanto nei loro successori: Papa e Vescovi. Inoltre, Gesù promise e mandò loro lo Spirito Santo dicendo: “Egli vi guiderà alla verità tutta intera” (Giov. 16,13).

Quindi, se i Vescovi insieme al Papa sbagliassero nel trasmettere le verità bibliche, sarebbe Cristo, rimasto con loro, a sbagliare; errerebbe lo Spirito Santo, mandato a loro per insegnare ogni verità. Ora, tutto questo è inconcepibile. Perciò rimane verità certissima l’infallibilità del Papa, in certe rare e determinate condizioni, e l’infallibilità dei Vescovi quando sono concordi col Papa nell’insegnamento delle verità eterne (come potrai leggere più avanti: pag. 143-147).

Resta vero, quindi, quanto afferma un insigne fratello protestante o evangelico, Sabatier: “O accettare la Chiesa infallibile o rinunciare ad ogni dogma (o verità). Un dogma indiscutibile suppone una Chiesa infallibile” (Sertillanges, Il catechismo degl’increduli).

Il Concilio Vaticano II dichiara: “L’ufficio di interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo... (Essa), per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, attentamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e, da questo unico deposito della fede, attinge ciò che propone da credere come rivelato da Dio” (Dei verbum, 10).

(Credo in Dio Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra)

1

DIO ESISTE! SII RELIGIOSO!


(Rom. 1,18-22)

1. Oggi viviamo in un mondo strano in cui moltissimi rifiutano Dio. Oltre un miliardo di persone grida: Dio non esiste; in molte nazioni il settanta per cento degli individui vive nell’indifferentismo religioso ossia nell’ateismo pratico. Anche tra coloro che normalmente partecipano alla S. Messa, molti offendono Dio con colpe gravi (bestemmie, impurità, ecc.). “Commettendo il peccato – afferma Giovanni Paolo II – noi siamo lontani da Dio, contro Dio, senza Dio”. Maritain e altre insigni personalità osano affermare che, dopo il diluvio universale, mai c’è stato un rifiuto così massiccio di Dio. E come il Signore nei tempi antichi mandò Noè e i profeti, così oggi, oltre all’attuale Papa straordinario e a tanti zelanti sacerdoti e laici fervorosi, invia perfino la sua Madre (si pensi a Lourdes, a Fatima, ecc.) per raccomandare la necessità assoluta e urgentissima del ritorno a Dio per la salvezza delle anime e per la pace all’umanità.

Parlateci di Dio, o Sacerdoti”, ripeteva il celebre scienziato Enrico Medi, rimproverando tanti Preti i quali, mentre il mondo va alla rovina perché rifiuta Dio, essi si credono moderni perché predicano soltanto problemi sociali e altri argomenti secondari. “Parlateci incessantemente di Dio, così come ogni istante ce ne parla il fremito di tutta la natura creata; Dio, Dio, Dio noi vogliamo”.

Chi nega Dio fa il più grande insulto all’intelligenza dell’uomo, – diceva Paolo VI –, egli spegne la luce sulla faccia umana ossia distrugge l’uomo nelle sue più alte prerogative”. Sconvolge tutto il pensiero, tutto l’universo e annienta i principi immutabili della metafisica: infatti negare Dio è come dire che c’è l’eco senza esserci il suono, che c’è l’opera senza esserci l’autore, che ci sono le tenebre senza esserci la luce, che c’è il figlio senza esserci il padre, che c’è l’ordine senza esserci l’ordinatore, insomma che c’è la creatura senza esserci il Creatore.

Quando si nega Dio, ammonisce Dostoievski, ogni delitto è possibile”. Mazzini dice che il primo ateo è stato certamente un delinquente che voleva nascondere il suo delitto a Dio, unico testimone del suo crimine.

L’ateo incorre in orribili assurdità: ecco qualcuna: a) la materia è eterna. No! Ciò è contro la vera filosofia e contro la scienza moderna. “Oggi la scienza – afferma Enrico Medi – ci dà sicure prove (per esempio con il secondo principio della termodinamica) che la materia ha avuto un inizio: miliardi di anni or sono non esisteva”. Ebbene, solo una Potenza Infinita che chiamiamo Dio, può creare qualcosa dove non esiste nulla. b) Il mondo si è fatto da sè. No! Una cosa che non esiste non può dare l’esistenza a se stessa. Infatti: non c’è effetto senza causa; nessuno dà ciò che non ha; col niente si fa niente. c) L’universo si è fatto per caso. No! “Il caso – dice il prof. Giovanni Albanese – è la maschera della nostra ignoranza”, non esiste, è un nulla; e un nulla non ha alcun potere. Il sommo scienziato Einstein afferma: “Credere che la vita sia nata (per caso) da una scarica elettrica su una data materia inerte, è lo stesso che credere che se cade un fulmine in una miniera di ferro possa uscirne una locomotiva”.

1. DIO SI MANIFESTA NELLA CREAZIONE.

Dante
canta: “La gloria di Colui che tutto move / per l’universo penetra e risplende / in una parte più e meno altrove” (Par. 1,1-3).

S. Caterina da Siena grida: “Apri dunque gli occhi dell’intelligenza e vedi l’universo intero nella mano di Dio”. Ecco il cielo con miliardi e miliardi di stelle. Ecco la terra con innumerevoli piante e animali. Ecco i mari e gli oceani popolati da un numero sterminato di esseri viventi. Ecco le più piccole parti della materia rivelate dalla scienza moderna: esse ci parlano eloquentemente di Dio!

L’On. Enrico Medi afferma: Tutta la materia è composta di atomi. L’atomo ha un diametro di un centomilionesimo di centimetro; e quindi se si mettono tanti atomi in fila quanti sono gli italiani, si fa mezzo centimetro. Dentro l’atomo c’è il nucleo che è un milione di miliardi di volte più piccolo dell’atomo. Eppure dal nucleo è nata la scienza nucleare o atomica. Nell’atomo vi sono pure gli elettroni che girano a velocità pazzesca intorno al nucleo come pianeti attorno al sole.

Il Prof. Ravalico, scienziato e credente, scrive: Le cellule (formate da tanti atomi) nel corpo di un uomo adulto sono sessanta mila miliardi. In ogni cellula vi sono circa cento prodigiose fabbriche automatizzate molto più perfette delle fabbriche costruite da uomini; perciò in ogni uomo adulto queste fabbriche sono ben sei milioni di miliardi, senza neppur una mano d’operaio che le abbia costruite e che le faccia funzionare. Dunque come si può non ammettere una Intelligenza infinita che ha progettato queste cose e una Potenza infinita che le ha create e che noi chiamiamo Dio? (1)

I sommi scienziati di ieri e di oggi – quasi tutti credenti – si uniscono all’antico Salmista nell’esclamare: “O Signore, i cieli immensi cantano la tua gloria!”, e si associano ai sommi geni e filosofi dell’antichità nel ripetere: “In maximis sicut in minimis cernitur Deus”: Dio si fa scoprire chiaramente sia nelle massime come nelle piccolissime cose, Dio è l’EVIDENTE INVISIBILE.

2. DIO SI MANIFESTA NELLA COSCIENZA.

All’Innominato dei Promessi Sposi che dice “Dio! Dio! Se lo vedessi, se lo sentissi! Dov’è questo Dio?”, il Card. Federico Borromeo risponde: “Voi me lo domandate? Voi? E chi più di voi lo ha più vicino? Non lo sentite in cuore, che vi opprime, che vi agita, che non vi lascia stare, e che nello stesso tempo vi attira, vi fa sentire una speranza di quiete, di consolazione, di una consolazione che sarà piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, lo imploriate?”

3. DIO SI MANIFESTA NELLA RIVELAZIONE.

La Bibbia ripetutamente chiama “empio”, “insolente” “stolto” chi nega e disprezza Dio (2). Ed afferma che tutte le opere del creato ci parlano dell’esistenza di Dio e perciò coloro che negano Dio “sono senza scusa” (3). E il Salmista esclama (e queste sono le parole portate sulla luna dal primo astronauta che ivi è sceso): “O Signore, o Signore, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!” (4). La Sacra scrittura ci parla di Dio Creatore del cielo e della terra, di Dio unico e in tre Persone che sono il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, di Dio infinitamente buono, sempre presente, vicino a noi, accanto a noi, in noi. Egli ci ama, ci ricolma di benefici, ci vuol rendere felici della sua stessa felicità. Dobbiamo amarlo, fare la sua volontà, osservare i suoi comandamenti.

SII RELIGIOSO!

La religiosità
è componente essenziale dell’uomo, il quale dagli antichi filosofi era definito: “Animale razionale e religioso”: senza religiosità non si è uomini veri!

La religiosità – afferma Kierkegaard – è la misura della vera grandezza: è estremamente piccolo chi non è religioso; è molto grande chi è molto religioso.

La religiosità – ammonisce Paolo VI – “è questione di morte o di vita”, vale a dire di dannazione eterna (se non si è religiosi) o di salvezza eterna (se si è religiosi). Pensaci bene!

Il grande Dottore della Chiesa, S. Bonaventura, scrive nell’Itinerario: “Cieco è colui che non è illuminato da tanti e così vivi splendori del creato. E’ sordo chi non si sveglia alla voce potente delle cose. E’ muto chi alla visione di tante meraviglie, non loda il Signore. E’ stolto infine chi da tanti segni così luminosi non riconosce il Primo Principio. Apri dunque gli occhi, tendi l’orecchio della tua anima, sciogli le tue labbra e disponi il cuore perché tu possa vedere Dio in tutte le creature, intenderlo, lodarlo, glorificarlo, se vuoi che non insorga contro di te l’universo”.

ESEMPIO. Il Servo di Dio Charles De Foucauld (1868–1916), intelligente, brillante Ufficiale francese, letterato, artista, fin da ragazzo fu ribelle, impuro, vizioso, scandaloso, scettico, senza Dio; e rimase tale per ben diciotto anni, durante i quali, tuttavia, andava ripetendo questa preghiera: “O Dio, se ci sei, fa che io ti conosca!” In seguito, ripensando al lungo tempo trascorso lontano da Dio e senza Dio, scriverà di se stesso: “A 17 anni io ero tutto egoismo, vanità, empietà, tutto desiderio di male. Io ero meno uomo di un porco. Voi, o Signore, mi facesti sentire un vuoto doloroso, una tristezza che non avevo mai provato”. Improvvisamente si converte, acquista una tenerissima devozione alla Madonna, sente un forte bisogno di seguire e imitare S. Francesco e diventa Francescano secolare; e non pensa ad altro che a pregare giorno e notte e a lavorare in spirito di penitenza, sia come operaio volontario presso le Clarisse in Terra Santa, sia come Trappista, sia come Eremita nel deserto algerino, ove muore assassinato. Ebbene, nel momento in cui si converte al Signore, fa, decisamente, questo proposito stupendo che deve essere il programma di ciascuno di noi: “Nello stesso attimo in cui cominciai a credere che c’era un Dio, compresi che non potevo fare altre che vivere soltanto per Lui”.

PROPOSITO. Loderemo, ringrazieremo, invocheremo frequentemente il Signore in ogni giorno della nostra vita; e pregheremo affinché, per intercessione della Madre di Dio, i non credenti e i peccatori ritornino a Dio, fonte di salvezza e di gioia.

(1) Cfr. Ravalico, “La creazione non è una favola”, Ed. Paol.

(2) Salmi 9 e 14 e 53

(3) Cfr. Sap. 13, 1–5 e Rom. 1, 18–22

(4) Salmo 8

2

DIO È PROVVIDENZA,

ANCHE NEL DOLORE


(Mt. 6,25-35)

Il problema che maggiormente affligge l’esistenza dell’uomo è quello del dolore, che sembra inconciliabile con la Provvidenza di Dio; si risolve con sufficiente chiarezza soltanto con la fede in Dio Padre e nella certezza di un’altra vita dopo la morte corporale e con lo sguardo fisso alle atroci sofferenze di Cristo Dio e della sua Madre Addolorata.

1. IL DOLORE C’È, È UNA TRISTE REALTA’; ma guai a non comprenderne il significato. “La parola della croce infatti – dice S. Paolo – è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio” (1)

Sul monte Calvario, accanto a Gesù, che muore per noi in un abisso di sofferenze, c’è sua Madre addoloratissima che soffre con tanto amore a Gesù e per le anime; è la prima collaboratrice associata “con animo materno al Sacrificio di Lui” (2): Ella è simbolo dei futuri santi. C’è il buon ladrone che soffre con rassegnazione per riparare alle sue colpe: è simbolo delle anime che si salvano. C’è il cattivo ladrone che soffre imprecando e bestemmiando: è simbolo delle anime che vanno verso la dannazione per non aver compreso il valore della sofferenza.

Il mondo è un immenso calvario in cui tutti sono inchiodati alla croce: non c’è uomo senza croce, non c’è casa senza dolore.

2. MA... C’È PURE LA DIVINA PROVVIDENZA. S. Tommaso d’Aquino dichiara che quella della Divina Provvidenza è, dopo il dogma della Trinità, la verità più importante del cristianesimo: se crolla questa, crollerà pure la fede nell’esistenza di Dio (3).

Non ripetere mai: Dio mi ha abbandonato! Dio ti ama! Ti assicura la Bibbia che Lui veglia su di te come un’aquila sui suoi nati e ti custodisce come pupilla del suo occhio (4).

Dio è Padre, ti ha creato per amore e continua a conservarti nell’esistenza ossia ti dona istante dopo istante quella vita che un giorno ti diede. Questo incessante dono dell’esistenza S. Tommaso lo chiama “creazione continuata”: è come se in ogni attimo continuasse a crearti. Quindi la tua esistenza in ogni minuto è legata a Dio da fili invisibili di amore paterno e materno.

La Bibbia dolcemente ti sussurra: “Può forse una madre dimenticarsi di suo figlio? E anche se si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco ti ho designato sulle palme delle mie mani” (5). La sapienza e provvidenza di Dio “si estende da un confine all’altro con forza e governa con grande bontà ogni cosa” (6).

Gesù ha parole stupende sulla bontà e provvidenza del Padre: “Per la vostra vita non affannatevi di ciò che mangerete o berrete e neanche per il vostro corpo di quello che indosserete. Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi, dunque, dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (7).

3. COME SI CONCILIA IL DOLORE CON LA DIVINA PROVVIDENZA?

a) Il dolore non è stato creato da Dio:
il progetto di Dio era una umanità senza alcuna sofferenza. Fu il peccato dei nostri progenitori a portare la morte preceduta da tanti dolori. La Bibbia afferma: “Dio non ha fatto la morte, né gode che periscano i vivi. Infatti Egli creò tutte le cose perché esistessero...Ma per l’invidia del diavolo entrò nel mondo la morte”(8).

Molti dolori vengono dalle leggi della natura sconvolta dopo il peccato dell’uomo. E tante sofferenze arrivano per colpa nostra: per imprudenza e intemperanza, per eccessi nel mangiare e nel bere; sovente gli uomini si scavano la fossa con forchetta, bicchieri, bicchierini, droga, vizi e disordini fisici e morali; e poi scavano la fossa agli altri negando il cibo, i vestiti, le medicine alle centinaia di milioni di persone che ogni anno muoiono per fame e per miseria (E se ne incolpa il Signore!).

b) Perché Dio ha permesso e permette il dolore? Perché Egli porta il massimo rispetto al grande dono che ha fatto all’uomo: il dono della libertà. Tuttavia il Signore è tanto buono e talmente potente che ha saputo trarre il bene anche dal male ossia dal dolore.

c) Perché soffrono i buoni – ci si chiede – mentre i cattivi hanno ogni fortuna? Non è esatto! Non soffrono soltanto i buoni, ma anche i cattivi. Se poi i cattivi hanno qualche fortuna temporale, ciò può entrare nei piani della giustizia di Dio, il quale deve ricompensare in questa vita, non potendolo fare nell’aldilà, quel bene che i cattivi ostinati nei loro peccati hanno fatto. E del bene ne fanno tutti, anche chi non si convertirà mai al Signore, come un orologio guasto e fermo indica l’ora esatta almeno due volte in 24 ore. Ma un uomo che abbia tante fortune su questa terra e poi che sia infelice per sempre nell’altra vita, non è da invidiare, ma da compiangere.

d) Perché soffrono i bambini e gli altri innocenti? Qui il mistero del dolore raggiunge la massima profondità, e, senza fede, resta inesplicabile; mentre la fede ci offre elementi che ce lo fanno comprendere a sufficienza: sono i seguenti: Gesù, che è Dio, ha sofferto moltissimo e ha voluto una Madre la più sofferente e la più addolorata tra tutte le creature. E, con la sua sofferenza, cui ha unito la sofferenza della sua Mamma, ha meritato per tutti noi la salvezza eterna. Così i fanciulli e gli altri innocenti che soffrono per amore a Gesù e ai fratelli, diventano, insieme alla Madonna, i più preziosi collaboratori del Redentore nell’opera della salvezza delle anime.

Inoltre c’è la certezza assoluta dell’esistenza della vita eterna, che è la vera vita! La vita terrena di fronte all’eternità è meno di un istante, è più breve di un lampo nella notte. A questa luce il dolore appare come una grande grazia e come una ricchezza infinita per l’eternità. Ecco perché le anime sante ringraziavano Dio per le sofferenze e chiedevano altri dolori. S. Teresina, diceva: “Non morire, ma soffrire”. E S. Veronica Giuliani, Cappuccina, così supplicava il Signore: “Croci, pene, tormenti, flagelli, venite a me. Più pene, più croci..., più, più, più, o mio Dio!” E il Servo di Dio Giuseppe Toniolo, padre di sette figli, nelle grandi sofferenze e nelle disgrazie, recitava, insieme ai familiari, due inni di ringraziamento: il Magnificat e il Te Deum.

Impegnamoci a sopportare le sofferenze con grande amore a Gesù, sull’esempio della Vergine e dei Santi. Le lacrime lasciate cadere senza questo amore, diventano fango, ma offerte con questo amore a Gesù, si tramutano in perle. È terribile soffrire senza Dio e contro Dio (imprecando, bestemmiando), è dolce soffrire con Gesù, secondo il celebre detto: “Ubi amatur non laboratur et si laboratur ipse labor amatur”: dove si ama non si soffre e se si soffre si ama la stessa sofferenza.

Uniamo le nostre sofferenze a quelle di Gesù per la salvezza delle anime: così Gesù per mezzo di noi, membra del suo Corpo Mistico, continuerà a soffrire per salvare. In questo modo si applicheranno anche a noi le belle parole di Giovanni Paolo II agli ammalati: “Voi diventate potenti come è potente Cristo in croce”.

La sofferenza vissuta e offerta in questa maniera, porterà anche a noi, come dice S. Pietro, allegrezza in terra e gloria in Cielo: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare” (9).

ESEMPIO. La Serva di Dio Benedetta Bianchi Porro (1936–1964) di Dovàdola (Forlì), voleva diventare Medico allo scopo di curare gratuitamente i poveri, ai tempi in cui ogni cura si doveva pagare; ma ha dovuto lasciare l’Università al penultimo esame perché i suoi mali fisici si moltiplicavano e si aggravavano. Era poliomielitica, cieca, sorda, poi totalmente paralizzata; aveva perduto il tatto, l’odorato, il gusto e tutta la sensibilità fuorché nel palmo di una mano, la voce era ridotta a un filo esile; aveva molti ascessi alle gengive che le portarono via quasi tutti i denti; fisicamente era ridotta a un rudere. Eppure aveva una vita spirituale intensissima e viveva in una continua gioia, come risulta da suo Diario. Era tanto devota della Madonna! La sua mamma scrive: “Vive pregando, cantando, dettando lettere agli amici, vive in una maniera più angelica che umana. Ringrazia ogni sera Dio per le sue molteplici sofferenze. Ama la vita, il sole, i fiori, la pioggia. È forte, dolce, sempre contenta”. Ecco una delle sue espressioni: “Ho trovato che Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia, certezza fino alla consumazione dei secoli”. Ha cantato fino a mezz’ora prima di morire; e ha ripetuto quei versi del Pascoli a lei prediletti: “O stanco dolore riposa. / La nube del giorno più nera / fu quella che vedo più rosa / nell’ultima sera”. (10)

PROPOSITO. Nelle sofferenze mettiamo in pratica l’insegnamento di Benedetta Porro: “Io so che attraverso la sofferenza il Signore mi conduce per una strada meravigliosa. Lui è quì, mi sorride, mi precede, mi incoraggia. Come amo il Signore! Come è bello avere un Padre nel Cielo che ci aiuta, che ci ama più di noi stessi!”

Invochiamo la Consolatrice degli afflitti per tutti i sofferenti!

COROLLARIO. La sofferenza può diventare una perla molto preziosa.

Come si forma una perla?
Risponde il servo di Dio P. Mariano da Torino: “Un granellino di sabbia penetra attraverso le valve socchiuse di una conchiglia. I tessuti reagiscono dolorosamente al corpo estraneo e lasciano colare attorno a quel granellino di sabbia, che non possono eliminare, come tante piccole lacrime e cioè i sali preziosi che formano la perla. Dunque dalla sofferenza di una conchiglia nasce la perla”.

Così si dica della sofferenza dell’uomo. Le lacrime, ossia i dolori fisici e morali sopportati per amore di Gesù, formano le perle più preziose che l’uomo possa offrire a gloria di Dio, per la conversione dei peccatori, per la santificazione della propria anima.

(1) I Cor. 1,18

(2) Vat. II, Lumen g. 58

(3) Thomas, “Summa I” q. 2

(4) Cfr. Dt. 32,10s.

(5) Is. 49,15

(6) Sap. 8,1

(7) Mt. 6,25–32

(8) Sap. 1,13 e 2,24

(9) I Pt. 4, 13

(10) Pascoli, “la mia sera”

3

TRINITÀ: DIO È UNO, MA IN TRE PERSONE:

PADRE, FIGLIO E SPIRITO SANTO.


La Trinità è il vertice della rivelazione, è la sintesi di tutta la storia della salvezza.

Consiste nel credere che esiste un solo Dio; ma questo unico Dio, essendo amore infinito, non vive nella solitudine poiché l’amore tende a diffondere se stesso (amor diffusivus sui), e perciò, fin dall’eternità, si è diffuso in tre Persone uguali e distinte: Padre, Figlio e Spirito. Dal Padre procede, fin dall’eternità, mediante la generazione intellettiva, il Figlio; dal Padre e dal Figlio procede, mediante spirazione o amore scambievole, lo Spirito.

Oh! mistero di amore! Come dice S. Agostino, il Padre è l’Amante, il Figlio è l’Amato, lo Spirito S. è l’Amore del Padre e del Figlio, Amore effuso nei nostri cuori per accendere in noi il fuoco dell’amore al Signore che deve riversarsi nell’amore al prossimo.

1. È il mistero dei misteri. Tutti gli altri misteri della nostra fede, come altrettanti ruscelli, derivano dall’oceano luminoso e infinito della Trinità. Mistero non vuol dire menzogna, ma significa una verità altissima e tanto sfolgorante di luce da abbagliare la povera ragione umana.

Il mistero ci avvolge e ci circonda; tutto è mistero: la mente, il cuore, l’esistenza, le scienze, la natura e le sue leggi, ecc. Che meraviglia che ci siano dei misteri nella vita intima di Dio e nella religione? Una religione senza misteri è certamente una religione errata.

S. Agostino in riva al mare scorge un bambino che con un secchiello mette l’acqua marina in una fossetta. Gli chiede: “Che fai?” Lui risponde: “Tutta l’acqua del mare la voglio versare quì”. Il santo Dottore commenta: “Come non si riesce a rinserrare tutta l’acqua del mare in una fossetta, così Dio, infinitamente grande, non può essere pienamente compreso dalla nostra piccolissima mente. Se tu potessi conoscere totalmente Dio, o tu saresti Dio o Dio non sarebbe più Dio”.

Dante Alighieri afferma: “Matto è chi spera che nostra ragione / possa trascorrer l’infinita via / che tiene una Sustanza in tre Persone” (Purg. 3,34ss.).

2. È un mistero rivelato da Dio con parole chiarissime.

Nell’Annunciazione l’Angelo disse a Maria che lo Spirito S. sarebbe disceso su di lei e Colui che sarebbe nato era il Figlio di Dio (Padre) (1).

Dopo il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano, lo Spirito S. discese sul Salvatore in forma di colomba e il Padre dal Cielo fece udire queste parole: “Tu sei il Figlio mio prediletto” (2).

Gesù inviando gli Apostoli nel mondo disse: “Andate e ammaestrate tutte le genti battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito S.” (3).

Molte altre volte Gesù parla del Padre e dello Spirito.

Inoltre Gesù dichiara che lui e il Padre (insieme allo Spirito S.) sono un solo Dio. Infatti pur riconoscendo che come uomo è inferiore al Padre, ci assicura che come Dio è uguale al Padre: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (4). “Se conoscete me conoscete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto. Gli disse Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci basta. Gli rispose Gesù: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?..Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me” (5).

S. Giovanni scrive: “Sono tre che rendono testimonianza in Cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito S. e questi tre sono una cosa sola” (6).

S. Paolo saluta così: “La grazia del Signor nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito S. siano con tutti voi” (7). Lo stesso Paolo scrive: “Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà! Padre (8). E ci ricorda che Dio Padre è il Salvatore, lo Spirito S. è il Rigeneratore e Gesù è il Giustificatore (9).

3. È un mistero che ha simboli e analogie in tutto il creato.

La famiglia è una, ma si compone di padre, madre e figliuolanza.

L’albero è uno solo, ma risulta di radici, tronco e rami.

Il fiume è uno solo, ma risulta di sorgente, corso e foce.

Nell’unica terra vi sono tre regni: minerale, vegetale, animale.

Il tempo si distingue in passato, presente e futuro.

Un solo triangolo equilàtero si compone di tre lati uguali e distinti. Così Dio è uno solo, ma in tre Persone uguali e distinte.

È classico il simbolo del trifoglio. S. Patrizio insegnando il cristianesimo agl’Irlandesi si accorse che stentavano ad ammettere il dogma trinitario e pensavano che vi fossero tre dèi. Perciò prima di procedere al Battesimo di quel popolo volle dare una idea più comprensibile di questa verità. Prese, quindi, una foglietta di trifoglio, e, mostrandola, fece notare che, pur trattandosi di una sola foglia, questa era composta di tre lobi ben distinti. Così, concluse, Dio è uno solo, ma in tre persone. L’esempio ebbe un effetto meraviglioso. L’Irlanda abbracciò la vera fede che conservò e diffuse in tutto il mondo anche a costo di eroici sacrifici e di sanguinose persecuzioni. Il “trifoglio” rimase l’emblema della nazione, e, nella festa di S. Patrizio, ogni buon Irlandese, ancor oggi, porta all’occhiello della giacca un mazzolino di trifoglio.

4. Questo mistero avvolge di luce, di amore e di dolcezza la Vergine Maria.

Ella sta nel cuore della Trinità poiché è figlia prediletta del Padre, madre immacolata del Figlio e sposa castissima dello Spirito.

A lei per la prima volta, nella Nuova Alleanza, fu rivelato il mistero trinitario; ciò avvenne nel sublime istante dell’Annunciazione, quando, con il suo “si” (fiat), diventò madre (per opera dello Spirito) del Figlio dell’Altissimo.

Tutta la sua vita è immersa nel mistero della Trinità con un crescendo che dal Concepimento immacolato sfocia nel fulgore della Pentecoste e raggiunge il culmine nella sua Assunzione alla gloria celeste.

La missione di Maria, nostra madre spirituale, consiste nel radunare tutti noi, figli di Dio, intorno al Figlio suo, nel grembo della Trinità quì sulla terra per riunirci nella gioia infinita della Trinità in Cielo.

5. Il mistero trinitario, realizzando l’abitazione di Dio nell’anima nostra, ci immerge in un oceano di grazia e di pace.

La Trinità sembra lontana da noi, invece ci è vicinissima. È come l’armatura che sostiene tutta la nostra vita cristiana. Sta al centro del Credo, del segno di Croce, di ogni benedizione, delle preghiere liturgiche (che sono rivolte al Padre mediante il Figlio nell’unità dello Spirito S.); sta al centro degli esorcismi, dei conforti religiosi, della raccomandazione dell’anima e specialmente al centro di quei gesti di amore infinito di Gesù che sono i Sacramenti, infatti il Battesimo si riceve nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito S., così la Cresima, così il perdono dei peccati nella Confessione, così l’Ordine sacro, il Matrimonio, l’Eucaristia e l’Unzione degli ammalati.

La Trinità realizza in noi, povere creature, la più straordinaria meraviglia di amore: Dio, uno e trino, l’Infinito, l’Eterno, il Sommo Bene, viene ad abitare nell’anima nostra. Infatti Gesù afferma: “Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (10). S. Paolo esclama: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito S. abita in voi?” (11). S. Giovanni scrive: “Dio è amore e chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio in lui” (12). La Inabitazione della Trinità in noi è la sorgente di ogni vita interiore; ci indica subito dove trovare il Signore e ove attingere fiumi di acqua viva e come darci del tutto a chi ci ha donato tutto. Insomma la Trinità, abitando in noi porta alla nostra estrema piccolezza l’infinita ricchezza di Dio, ci dona certezze assolute, speranze dolcissime e immortali mentre ci ricolma di stupore e ci spinge alla più alta santità.

6. Il mistero della Trinità, vissuto con fervore sulla terra, sarà sorgente inesauribile di gioia nella vita eterna.

S. Chiara di Assisi, esorta: “Vi siete fatte figlie e ancelle dell’Altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo... Gesù, è lo splendore dell’eterna gloria, chiarore della luce perenne e specchio senza macchia; ogni giorno porta l’anima tua in questo specchio. Làsciati bruciare sempre più fortemente da questo ardore di carità. Possederai le celesti dimore nello splendore dei Santi” (“Regole” e “Lettere” a S. Agnese di Praga).

Insieme a miliardi e miliardi di Angeli e di Santi, tutti noi, facendo corona alla Regina del Cielo, ebbri di gioia, canteremo – come scrive il sommo Poeta – lode e gloria alla Trinità per i secoli eterni:

“Al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo

cominciò: – Gloria! – tutto il Paradiso,

sì che m’inebriava il dolce canto.

O gioia! o ineffabile allegrezza!

O vita intera d’amore e di pace!

O senza brama sicura ricchezza!”

(Par. XVII, 1ss. e 7ss.)


ESEMPIO. La serva di Dio Ìtala Mela di La Spezia (1904–1957): una vita nella luce della Trinità.

Paolo VI ebbe per lei una grande stima. Ancora ragazzina si allontana da Dio; a 19 anni si converte e ben presto raggiunge i più alti vertici della perfezione. Non è suora, vive nel mondo, eppure sente il bisogno di emettere i tre voti di povertà, castità e obbedienza, ai quali aggiunge altri due voti: fare sempre l’azione più perfetta; soprattutto vivere e diffondere la verità dell’inabitazione della Trinità nell’anima nostra.

Il suo pensiero e il suo affetto, di giorno e di notte, nel lavoro, nel riposo e nelle lunghe ore di preghiera è sempre rivolto a Dio Padre e Figlio e Spirito S. che abita nella cella del suo cuore. Tutto in lei è dominato da questa idea-forza, anche le ore di scuola, di impegni familiari, di apostolato, di autrice di ben 43 libri religiosi. È degna di stare accanto alle anime più innamorate della “Inabitazione della Trinità in noi”: la B. Angela da Foligno, S. Caterina da Siena, S. Teresina, la B. Elisabetta della Trinità (morta nel 1906 a 26 anni), la serva di Dio Maria Maddalena della Trinità (la stigmatizzata, la “Santa di Rimini”). Devotissima della Madonna, Itala si firma e desidera che la si chiami “Maria della Trinità”. Nelle prove più ardue e nelle continue sofferenze è sempre contenta perché si sente immersa nella Trinità, e ripete, al ritmo del respiro: “O Trinità, mio sommo Bene! Tu sei nel mio Tabernacolo, nel mio cuore!”

PROPOSITO. Glorifichiamo la SS. Trinità con parole, cuore e opere!

a) Con le parole e con il cuore, immergendoci sovente nell’adorazione, nella lode, nel ringraziamento, nell’amore al Dio uno e trino che abita nel cielo dell’anima nostra. E sull’esempio di S. Francesco d’Assisi e del giovanotto B. Pier Giorgio Frassati ripetiamo frequentemente e con ardore la preghiera biblica: “Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo!”

b) Con le opere, impegnandoci al massimo per mantenere e aumentare in noi la grazia santificante che ci rende tabernacoli viventi della SS. Trinità.

(1) Cfr. Lc. 1,26–38

(2) Cfr. Mc. 1,9–11

(3) Mt. 28,19

(4) Gv. 10,30

(5) Gv. 14,7–11

(6) 1Gv. 5,7

(7) 2 Cor. 13,13

(8) Gal. 4,6

(9) Cfr. Tito 3,4–7

(10) Gv. 14,23

(11) 1 Cor. 3,16

(12) 1 Gv. 4,9

4

ANIME, ANGELI E DEMONI


(Gen. 1,26s. Dan. 6,17-23. Ap. 12,7ss)

Dio ha creato le cose visibili (che tutti ammettono) e le cose invisibili (che oggi molto negano). Tra queste emergono le “anime umane” e gli “angeli”, dei quali una parte si ribellò a Dio dando origine ai “demoni”.

S. Francesco d’Assisi “con grande fervore ed esultanza andava predicando il ritorno a Gesù di città in città, di paese in paese. La sua parola era come fuoco bruciante, penetrava nell’intimo dei cuori riempiendo tutti di ammirazione” (1). Il 15 agosto 1222 – come assicura Tommaso da Spalato, arcidiacono della cattedrale di Bologna – predicò a Bologna nella piazza maggiore a una enorme folla tra cui uomini dottissimi e tutti i diecimila studenti universitari di allora. Suscitò tanto entusiasmo che, dopo la predica, tutti lottavano per avvicinarsi a lui e poterne toccare almeno il lembo della tunica. Ebbene, questo fu l’argomento che svolse: “Gli uomini, gli angeli e i demoni”. Il Poverello di Assisi ritorni con il suo spirito e con la sua preghiera a ricordarci queste tre grandi verità.

1. L’ANIMA UMANA esiste davvero! È Dio che l’ha creata e l’ha voluta a sua immagine e somiglianza e l’ha resa immortale (2). Guai se non la salviamo per la felicità eterna! Chi non la salva, la danna per sempre! Gesù ammonisce: “Che giova all’uomo se guadagnerà tutto il mondo e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (3).

2. GLI ANGELI. Il Papa Giovanni Paolo II alle molte persone che ne negano l’esistenza dice: “Se ci si volesse sbarazzare degli Angeli, si dovrebbe rivedere radicalmente la Sacra Scrittura stessa e con essa tutta la storia della salvezza”.

Infatti la Bibbia frequentemente parla degli Angeli come di coloro che trasmettono e spiegano i messaggi di Dio, che sono mediatori, custodi, protettori e ministri della divina giustizia (4). Proteggono Lot; salvano Agar e suo figlio; fermano la mano di Abramo che sta per immolare suo figlio Isacco (Gen. 19; 21; 22). Guidano il popolo di Dio nel deserto (Es. 23, 20ss.). Assistono i Profeti, specialmente Isaia, Ezechiele, Zaccaria (5).

La Bibbia parla pure chiaramente degli Angeli Custodi: Abramo invia il suo servo dicendogli: “Dio manderà il suo Angelo davanti a te” per proteggere il tuo viaggio e la tua delicata missione (6). Tobia, augura felice viaggio al figlio Tobiolo e al suo compagno, assicurando che l’Angelo di Dio li accompagnerà con la sua protezione (7).

Un Angelo protegge e salva Daniele nella fossa dei leoni (8). I Salmi ricordano sovente gli Angeli e la loro protezione. (9). Il Nuovo Testamento parla degli Angeli 138 volte.

Gesù è al centro di moltitudini di Angeli. “Il Figlio dell’uomo (il Salvatore) verrà nella sua gloria con tutti i suoi Angeli” (Mt. 25, 31). Costoro sono stati creati per mezzo di Lui e in vista di Lui (Col. 1, 16).

Gesù, arrestato nel Getsemani, esclama: “Credi che io non possa pregare il Padre mio che mandi subito in mia difesa più di dodici legioni di Angeli? (Mt. 26, 53).

Essi sono portatori della salvezza eterna: “inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza” (Ebr. 1,14).

Gesù è a contatto con gli Angeli nei momenti più importanti della sua vita. Nell’annunciazione l’Angelo dice alla Madonna che diventerà Madre del Salvatore. Nella santa notte di Natale molti Angeli cantano gloria a Dio. Per la fuga in Egitto l’Angelo avverte Giuseppe di condurre Gesù in esilio per salvarlo dalle ire di Erode. Per il ritorno dall’Egitto un Angelo dà ordine di ritornare a Nazaret. È un gruppo di Angeli che nel deserto dopo le tentazioni di Satana, si accostano a Gesù e lo servono. È un Angelo che nel Getsemani discende a confortare il Redentore. Gesù accarezzando i bambini dice: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro Angeli nel Cielo vedono sempre la faccia del Padre” (10): così ci assicura pure della esistenza degli Angeli Custodi. Ed ecco gli Angeli della Risurrezione, i quali sul sepolcro di Gesù rimasto vuoto dicono alla Maddalena e alle pie donne: “Non è qui, è risorto!” Nella descrizione che Gesù fa della fine del mondo, gli Angeli squilleranno le trombe svegliando tutti i morti per chiamarli al Giudizio Universale, mentre Cristo apparirà nella sua gloria con tutti i suoi Angeli (Cfr. Lc. 9,26; 12, 8-9).

La Tradizione è sempre stata unanime nel credere a questa verità (non definita, ma sempre creduta). I Padri e i Dottori della Chiesa sono sempre stati devoti degli Angeli. Il P. Pio da Pietrelcina era devotissimo dell’Angelo Custode e ripeteva: “Risponde ad ogni mio desiderio con prontezza e docilità ammirabile e commovente”.

3. I DEMONI sono Angeli ribelli a Dio e perciò piombati nell’inferno e che vanno girando sulla terra per la perdizione eterna delle anime, come ci insegna la Bibbia: “Scoppiò una guerra nel Cielo: Michele e i suoi Angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in Cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato e con lui furono precipitati anche i suoi angeli” (11). Isaia dice: “Come mai sei caduto dal Cielo, o Lucifero?” (12) Gesù, ai discepoli che si vantano di scacciare i demoni nel suo nome, afferma: “Io vedevo Satana cadere dal Cielo come folgore” (13).

S. Giovanni scrive: “Il Figlio di Dio (Gesù) è venuto nel mondo per distruggere le opere del diavolo” (1 Gv. 3,8).

Il celebre scrittore Vittorio Messori scrive: “È difficile dimenticare l’eco, immensa e rabbiosa, suscitata da Paolo VI, colpevole solo di aver pronunziate le parole così irrise perché così temute: Inferno, Diavolo. Le ideologie dominanti sono tutte unite in un comune dogma fondamentale: l’isterica negazione del peccato” e quindi dell’inferno e del diavolo (14). La stessa furente levata di scudi si è scagliata quando Giovanni Paolo II ha parlato del Diavolo: insulti, derisioni e perfino volgarità da parte dei laicisti. Eppure è certo che il diavolo esiste, e la sua più grande vittoria sta nell’essere riuscito a far negare la sua stessa esistenza, così può agire indisturbato.

Paolo VI afferma: “Oggi, uno dei bisogni maggiori, è la difesa da quel male che chiamiamo demonio. Un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà, misteriosa e paurosa. Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi rifiuta di riconoscerla esistente. Come afferma la Bibbia, egli fu l’istigatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale (15). Per tre volte ha tentato Gesù nel deserto, Gesù lo qualifica per tre volte “principe di questo mondo” (16). Gesù scaccia i demoni, che a volte sono una moltitudine.

S. Paolo lo chiama “il dio di questo mondo” e ammonisce: “Rivestitevi dell’armatura di Dio per potere affrontare le insidie del diavolo” (Ef. 6,11).

S. Giacomo Apostolo dice: “Sottomettetevi dunque a Dio e resistete al diavolo” (17).

Questa la pressante esortazione di S. Pietro: “Siate temperanti e vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistete saldi nella fede” (18).

Questo terribile nemico lo vinceremo se saremo innamorati del grande amico Gesù, e se saremo molto devoti della Madonna, la quale – come ripeteva Pio XII – è la “vincitrice di ogni battaglia”.

Così, ci assicura S. Paolo, “quel Dio, che è la fonte della nostra pace, stritolerà ben presto Satana sotto i nostri piedi” (19).

ESEMPIO. Uno dei Santi più devoti degli Angeli e uno dei più forti lottatori contro i demoni è S. Francesco di Assisi. Il diavolo lo tenta spesso e accanitamente. Lui per avere la sicurezza di vincerlo, prega con grande fervore, si flagella, a volte si getta senza vesti nella gelida neve oppure tra le spine di un roseto dal quale esce tutto insanguinato e lacerato, ma vittorioso. Il diavolo più volte giunge perfino a percuoterlo, come avvenne a Roma quando fu ospite del Card. Leone di S. Croce: nella notte numerosi diavoli “gli mossero una lotta spietata; lo fustigarono per lunghissimo tempo e tanto duramente da lasciarlo alla fine quasi mezzomorto” (20) (Ciò è capitato molte volte pure a P. Pio da Pietrelcina). Ma il suo infuocato amore a Gesù e la sua tenerissima devozione alla Madonna gli fecero riportare sempre le più strepitose vittorie, tanto che – come scrive Tommaso da Celano e S. Bonaventura – appena morto, la sua anima è volata ad occupare il posto più bello nel Paradiso: quello lasciato libero dal principe dei demoni, Lucifero (21).

Chi vince il diavolo sulla terra, abiterà per sempre tra gli Angeli nel Cielo.

PROPOSITO. Per noi e per tutte le persone più tentate preghiamo con fede la Madonna.

Ripetiamo ogni giorno la bella preghiera: “Angelo di Dio...”

(1) FF. 358

(2) Cfr. Gen. 1,26s e Sap, 2,23s. e
3,1–10


(3) Mt. 16,26ss.

(4) Cfr. Dan. 7, 15ss.; 8,15ss. Tob.
12,12. Apoc. 8ss.


(5) Cfr. Is. 6,2s. Ez. 1 e 9 Dan. 6,23 e
7,10 e 9,21. Zac. 1,7ss. e 2


(6) Gen. 24,7ss.

(7) Tob. 5,17 – 22

(8) Dan. 6,17 – 23

(9) Salmi 33 e 90 e 91 ecc.

(10) Mt. 18,10

(11) Apoc. 12,7ss.

(12) Is. 14,12ss.

(13) Lc. 10,17s.

(14) Messori, “Scommessa sulla morte”

(15) Cfr. Gen. 3 e Sap. 2,24

(16) Gv. 12,31; 14,30; 16,11

(17) Gc. 4,7

(18) 1 Pt. 5,8s.

(19) Rom. 16,20

(20) FF. 705

(21) FF. 707 e 1108

(credo in Gesù Cristo)

5

GESÙ È DIO


(Mt. XVII, 13-17)

Stupende sono le parole con le quali S. Andrea di Creta (sec. VI) nelle sue omelie mariane si rivolge a Maria SS.: “Tu, hai accolto nel tuo seno tutta la Gioia, sei strumento di Gioia, sei madre della Gioia, sei madre dell’immensa Bellezza. Per tuo mezzo l’oscurità scomparve e al suo posto venne la Luce. Per te coloro che erano anneriti dalla triste oscurità del peccato ricevettero il Sole della giustizia e rifulsero di splendore”.

Sì, la Madonna è la madre della Gioia, della Bellezza, della Luce dell’umanità, del Sole di giustizia, perché ha concepito e generato Gesù, vero uomo e vero Dio.

1. GESU’, VERO UOMO. Un telespettatore scrisse al P. Mariano da Torino, il Cappuccino apostolo della Tv..: “Un amico di estrema sinistra mi ha detto che Gesù non è mai esistito perché così sta scritto nell’Enciclopedia Scientifica Sovietica”. Questa, su Gesù ha soltanto otto righe, e sono più le falsità e le bestemmie che le parole. Anche il prof. Ambrogio Donini, già Senatore marxista, nella sua “Enciclopedia delle religioni”, tutta in chiave di propaganda atea, afferma che Gesù è “leggendario”. Perfino l’amministrazione marxista di Modena ha stampato e diffuso tra i bambini delle scuole molte copie di un libro in cui si legge che Gesù è “personaggio mitico della fantasia popolare” (Cfr. “Avvenire”, 10-III-1982). Queste scemenze contro Gesù, si insegnavano in ogni scuola di tutte le nazioni schiave dell’ideologia comunista.

Ebbene, il P. Mariano, che era sempre gentile, ha risposto bruscamente: “Dubitare della storicità ossia della reale esistenza di Gesù, è assolutamente cretino e pazzesco. Gesù è un personaggio storico al cento per cento”. E ha soggiunto che la sua esistenza è storicamente provata più di quella di qualunque altro personaggio a lui contemporaneo e di cui nessuno dubita che sia esistito. Ci parlano di Gesù storici non cristiani: Plinio, Svetonio, Tacito, Flegonte, Celso, il Talmud, Flavio Giuseppe e valanghe di sicurissimi documenti cristiani.

Dunque Gesù è certamente esistito, e, come affermano il Vaticano II e la Bibbia, “è l’uomo perfetto...Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, Egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato” (1).

2. GESU’, VERO DIO. “In lui – afferma S. Paolo – abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”. “Pur essendo di natura divina... spogliò se stesso assumendo la condizione di servo” (2).

Sono tante le prove; ne riportiamo qualcuna:

a) LE AFFERMAZIONI E I COMPORTAMENTI DI GESU’ MEDESIMO: Davanti all’autorità suprema della sua nazione e della sua religione, afferma che è il Cristo, il Figlio del Dio vivo e che “starà seduto alla destra della potenza di Dio” (3). E dice: “Ogni potere mi è stato dato in Cielo e sulla terra” (4). “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (5). “Il Padre e io formiamo una sola cosa. Chi vede me, vede mio Padre” (6). “Uno è il vostro Maestro: Il Cristo” (7). “Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono” (8). “Io sono la luce del mondo: chi segue me non cammina nelle tenebre” (9). Insegna con autorità (10). Vanta il diritto di fare leggi e di perfezionarle (11). Esige la fede e il culto. Perdona i peccati al paralitico, all’adultera, e concede ai Sacerdoti il potere di perdonarli. Avverte che verrà a giudicare tutti (12). Afferma che soltanto chi crederà in Lui avrà la vita eterna (13).

Ebbene, un individuo che si dichiari Dio e agisca come se fosse Dio, o è un pazzo o è veramente Dio. Ora, Gesù si è sempre dimostrato non un pazzo, ma estremamente intelligente ed equilibrato, ed ha risolto, senza aver studiato nelle scuole filosofiche, i più grandi problemi della vita, e li ha risolti meravigliosamente senza alcun errore; mentre i sommi filosofi (Aristotele, Platone e gli altri), pur dopo tanto studio, hanno pronunciato errori enormi. Dunque Gesù è veramente Dio.

b) LE PROFEZIE SU GESU’. La prima consolante profezia fu fatta da Dio medesimo, nel Paradiso terrestre, subito dopo il peccato originale, quando assicurò che sarebbe venuta una Donna (la Vergine Santa) e Lei e il suo Figlio (Gesù) avrebbero schiacciato la testa al diavolo (14). Poi si sono succedute le profezie di molti profeti che in epoche diverse, nello spazio di circa 13 secoli, hanno scritto su Gesù, il quale, come uomo, doveva ancor nascere. Mettendo insieme le loro profezie, si costruisce la vita di Gesù sostanzialmente completa. Mai è avvenuta una cosa simile: la vita scritta prima della vita, la storia scritta prima della storia. E senza alcun errore: tutto è stato indovinato, tutto in Gesù si è avverato. E il vangelo di Matteo ha oltre 70 citazioni dell’antico testamento che dimostrano che in Gesù si sono realizzate pienamente le profezie. Nessun uomo può leggere così chiaramente nel futuro; solo Dio lo può fare. Quindi era il Signore che ispirava i profeti; e il Signore non può raccontare frottole. Perciò è vero, come annunciarono i profeti, che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio fattosi uomo per la nostra salvezza, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero.

Gesù medesimo, il giorno stesso della sua risurrezione, per convincere i discepoli di Emmaus della sua divinità, usa l’argomento delle profezie facendo una sintesi di ciò che hanno detto tutti i profeti in tutte le Scritture sul Messia; e così allo spezzare del pane lo riconobbero e subito corsero a proclamare la sua risurrezione e la sua Divinità (15).

c) I MIRACOLI COMPIUTI DA GESU’. Quando Giovanni Battista, dalla prigione ove era incatenato, inviò due dei suoi discepoli a interrogare Gesù, chiedendogli: “Sei tu il Messia atteso?”, Gesù rispose: “Riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete. I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano” (16). Isaia aveva profetizzato che questi miracoli li avrebbe compiuti il Messia. Ora, Gesù ha compiuto questi e tanti altri miracoli. Quindi Gesù è il Messia, è Dio.

d) LA SUA RISURREZIONE DA MORTE. Gesù aveva ripetutamente affermato che l’avrebbero ucciso, ma che sarebbe risuscitato. Infatti lo uccidono, gli spaccano il cuore con la lancia; eppure all’alba del terzo giorno, come aveva predetto, risorge. Il sepolcro, vigilato dalle guardie, è trovato vuoto dalle pie donne e da Pietro e da Giovanni (17). Appare alle pie donne, agli apostoli quando è assente Tommaso e poi quando è presente.

Tommaso dopo avere toccate le mani e i piedi feriti dai chiodi, depone la sua incredulità, ed esclama: “Signore mio e Dio mio!”

Appare ai due discepoli di Emmaus, a Pietro e ad altri apostoli mentre stanno pescando e mangia con loro; appare a Paolo alle porte di Damasco; appare a 500 fratelli radunati insieme. E lungo i secoli è apparso tante volte.

Dunque Gesù è Dio. La Resurrezione di Gesù è il centro della predicazione degli apostoli (18).

e) GESU’ IN QUESTI 2.000 ANNI HA CONFERMATO LA SUA DIVINITA’ in tante maniere; e anche con guarigioni straordinarie e altri miracoli compiuti direttamente o per mezzo della Madonna (per esempio a Lourdes, a Fatima e altrove) o per mezzo di anime sante.

Ecco un miracolo di Gesù che ancor oggi continua: Anna Gemma Giorgi di Ribera (Agrigento), completamente cieca perché nata senza pupille, viene condotta, ancor fanciulla (nel 1947) a S. Giovanni Rotondo a fare la prima Comunione per chiedere a Gesù, mediante la preghiera del P.Pio e per l’intercessione della Madonna, la grazia di acquistare la vista. Ebbene, nel treno da Bari a Foggia incomincia a vedere, e, dopo la Confessione, la Comunione e il segno di croce sui suoi occhi fatto da P. Pio, la sua vista diventa perfetta. Gesù ancor oggi continua questo strepitoso miracolo perché Anna Gemma, pur senza pupille, continua a vedere molto bene.

Questo e tanti altri miracoli di oggi gridano davanti a materialisti, laicisti, testimoni di Geova, poveri peccatori, che Gesù è veramente Dio e urge convertirsi a Lui!

Gesù è Dio! “Il Verbo (ossia Dio) – dice il Vangelo – si è fatto uomo e venne ad abitare in mezzo a noi” (19).

Quindi è assolutamente necessario e urgente

a) Credere a Lui: S. Pietro esclama: “In nessun altro c’è salvezza” (20)

b) Credere a tutte le verità che ha insegnato: Giustamente Napoleone afferma: “Gesù propone alla nostra fede una serie di misteri (ossia di grandi verità) e ci comanda di credervi con questa sola tremenda parola: Io sono Dio. Una volta che si sia ammessa la divinità di Gesù Cristo, la dottrina cristiana si presenta con la precisione e la chiarezza dell’algebra (della matematica): in essa si ammira il concatenamento e la chiarezza di una scienza”.

c) Credere alla chiesa che Lui ha istituito: ancor oggi Gesù ripete al Papa, ai Vescovi e Sacerdoti: “Andate e predicate il Vangelo, e chi crederà sarà salvo, chi non crederà sarà condannato” (21)

d)Incontrarsi con Lui ogni giorno nella preghiera, ogni domenica nella S. Messa, sovente nella Comunione e nella Confessione.

e) Aprire, spalancare a Lui le porte della mente, del cuore e della vita, ripetendo con S. Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!” (22).

ESEMPIO. Ventidue giovani martiri dell’Uganda furono canonizzati da Paolo VI nella Basilica di S. Pietro, in Roma; erano presenti tre mila cattolici Ugandesi, tra i quali un contemporaneo dei martiri privo degli occhi che se li era lasciati strappare per rimanere fermo nella fede in Cristo Dio. Quei giovani furono torturati, poi, avvolti in graticci di bambù perché meglio bruciassero, furono minacciati di essere gettati nel fuoco acceso e crepitante. La loro eroica fortezza nel credere nella divinità di Cristo non si lasciò piegare. Spinti, andarono verso il fuoco cantando inni religiosi e pregando per i loro carnefici. Diversi furono uditi cantare tra le fiamme: “No, non tradirò mai la fede del mio battesimo! Preferisco essere bruciato vivo, piuttosto che tradire Cristo Dio!”

Ecco i veri Cristiani: coloro che sono disposti perfino a lasciarsi bruciare vivi piuttosto che allontanarsi da Cristo, unico Salvatore.

PROPOSITO. Preghiamo la Madonna perché ci ottenga la grazia di restare fedelissimi a Cristo Dio e, come dice S. Paolo, di poter sempre avere “il pensiero” (23) e il comportamento di Gesù. Supplichiamola per la conversione di tante persone che hanno abbandonato il Salvatore, unica “Via, Verità e Vita!”

(1) G. et.s 22 Cfr. Ebr. 4,15

(2) Col. 2,9 e Filippesi 2,5-11

(3) Cfr. Lc. 22,66–69

(4) Mt. 28,18

(5) Lc. 21,33

(6) Gv. 10,30 e 14,9

(7) Mt. 23,10

(8) Gv. 13,13

(9) Gv. 8,12

(10) Mt. 7,29

(11) Mt. 5,27–48

(12) Cfr. Gv. 5,27ss.

(13) Gv. 3,15 e 36

(14) Cfr. Gen. 3,15

(15) Cfr. Lc. 24,13–35

(16) Mt. 11,2–5

(17) Cfr. Gv. 20,1–8; Mt. 28,1–8;

Luc. 24,1; Mc. 16,1

(18) Cfr. Atti 2,22–33

(19) Gv. 1,14

(20) At. 4,12 Cfr. I Cor. 3,11

(21) Mc. 16,16

(22) Gv. 6,68

(23) I Cor. 2,16

6

GESÙ È PRESENTE

NELL’EUCARISTIA


(Gv 6,41-58)

Molto belle le parole del poeta romagnolo Giovanni Pascoli: “Vorrei credere anch’io nella rivelazione di Cristo Dio, come ci credeva Francesco d’Assisi; e per il dono divino di tanto credere, sarei ben contento di soffrire nel corpo. Fortunati e felici quelli che hanno la fede! Essi vivono in continua compagnia e quasi in familiarità con Cristo, con Maria! Si può vivere meglio di così? Si sentono certissimi di un domani di felicità eterna. Tanto che dopo una vita di probità, con un poco di tribolazioni ben sofferte, e divenute quasi leggere per virtù della fede stessa, che è per loro il morire? Una vera gioia” (1)

Ebbene, credere in Cristo Dio e nella sua Rivelazione vuol dire, soprattutto, credere nell’Eucaristia, perché Gesù è presente nel Sacramento dell’altare e perché l’Eucaristia è il cuore di tutta la Rivelazione, come afferma Pio XII: “è la somma e il centro della vita cristiana” (2)

Perciò sono quanto mai vere e profonde le parole che ripeteva S. Francesco d’Assisi e che ha lasciato scritte nel suo Testamento spirituale: “Nient’altro vedo corporalmente in questo mondo dello stesso altissimo Figlio di Dio se non il suo santissimo Corpo e Sangue... E questi santissimi misteri al di sopra di tutte le cose voglio che siano onorati”.

Pensiero sublime accolto dal Vaticano II che proclama l’Eucaristia: “Vertice” di tutta la liturgia e di tutto il cristianesimo e “prima fonte” di tutte le grazie e le benedizioni del Signore.

Significativo quanto avviene nei Santuari Mariani: sembra che la Madonna ivi abbia fatto sentire la sua presenza soprattutto per procurare i più grandi trionfi a Gesù Sacramentato: infatti a Pompei, a Lourdes, a Fatima, a Guadalupe, a Medjugorje, a Jasna Gora (Polonia) e negli altri Santuari si incontra la più alta partecipazione alla S. Messa, alla Comunione, alle processioni eucaristiche.

L’EUCARISTIA, come dice S. Bonaventura, è un mistero difficile, sicuro, dolce:

1. MISTERO DIFFICILISSIMO: tra i misteri della fede è il più difficile a credere, perciò sommamente meritorio. Qui tutto è nascosto, è celata anche l’umanità di Gesù. Tuttavia ce lo ha insegnato Gesù con parole molto chiare. Perciò, o si accetta la presenza reale di Gesù nell’ostia e nel vino consacrati o si rifiuta Cristo Dio che è verità infinita. Del resto ci sono altri misteri difficili (per esempio, la Trinità), ma che accettiamo perché Gesù ce li ha rivelati.

Pascal afferma: “Come abòmino queste sciocchezze di non credere all’Eucaristia, ecc.! Se il Vangelo è vero, se Gesù è Dio, che difficoltà vi è qui?”

2. VERITÀ SICURISSIMA: a) Le parole di Gesù nella promessa dell’Eucaristia sono di una chiarezza solare: nessuna dottrina nella Bibbia è presentata con tanta preoccupazione di non lasciare dubbi. Gesù prepara psicologicamente i suoi seguaci alla grande promessa con il miracolo della moltiplicazione dei pani e poi con un riferimento alla manna che i loro padri mangiarono, dicendo: “Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (3). La folla non approva, critica, protesta. Ma Gesù non rettifica, non corregge nulla di ciò che ha detto, anzi conferma con parole ancor più chiare: “In verità, in verità vi dico: Se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (4). E continua a ripetere per ben quattro volte la frase: mangiare la mia carne e bere il mio sangue. I discepoli lo abbandonano.

Ma Gesù è disposto a rinunciare perfino agli apostoli pur di mantenere la promessa; infatti dice loro “Forse anche voi volete andarvene?” Fortunatamente S. Pietro, a nome degli apostoli, fa un esplicito atto di fede: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (5).

b) Le parole di Gesù nell’istituzione dell’Eucaristia: Gesù attende un anno per realizzare la sua promessa, e sceglie il tempo più indicato: la sera che precede il giorno della sua morte in croce, nel cenacolo; è circondato dagli apostoli; è l’ora della Pasqua ebraica, è il momento in cui rivela che uno dei suoi lo tradirà; è l’ora degli addii e del suo testamento. Ed ecco che adempie alla lettera le parole della promessa. “Mentre erano a cena – dice il Vangelo – Gesù prese il pane, lo benedì, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro dicendo: Bevetene tutti, poiché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per tutti in remissione dei peccati” (6).

Cristo Dio non può non dire la verità: perciò, da quell’istante nel cenacolo (e così nei nostri altari dopo la Consacrazione fatta da Gesù nella Messa per mezzo dei Sacerdoti), Gesù, vero Dio e vero uomo, è totalmente presente sotto le apparenze del pane, è totalmente presente sotto le apparenze del vino. Cristo, che è indivisibile, è tutto dove si trova il suo Corpo e tutto dove si trova il suo Sangue.

È possibile che Gesù sia presente tutto in tutte le piccole ostie consacrate e nei loro frammenti? Si, è possibile poiché è presente realmente, ma in maniera particolare che S. Tommaso chiama “a modo della sostanza”: ora la sostanza dell’acqua è presente sia in tutte le goccioline, come nei fiumi, nei laghi, così Gesù è presente contemporaneamente in tutte le ostie consacrate e nei loro frammenti.

S. Paolo esprime la fede degli apostoli e della chiesa primitiva nell’Eucaristia con queste chiare parole: “Il calice della benedizione che noi benediciamo non è forse comunione con il Sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il Corpo di Cristo?” (7).

“Chiunque in modo indegno mangia il pane e beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore; mangia e beve la sua condanna” (8)

I cristiani dei primi tempi erano soliti portare l’Ostia Santa agli ammalati e carcerati. Fu in questo servizio di fede che il ragazzo S. Tarcisio fu scoperto e ucciso; e sulla sua tomba il Papa S. Damaso fece incidere queste parole: “Egli preferì consegnare la sua anima alla morte piuttosto che consegnare le celesti membra (di Gesù) ai cani”.

Tutti i Padri e i Dottori della chiesa proclamano questa medesima fede.

I fratelli Ortodossi, che si sono separati dalla Chiesa Cattolica verso l’anno mille, conservano la stessa nostra fede nell’Eucaristia.

Tutta la cristianità per millequattrocento anni ha conservato questa fede eucaristica. Lutero avrebbe voluto negarla per dare un altro schiaffo al Papa, ma non c’è riuscito e l’ha difesa contro Zuinglio e altri eretici, dicendo: “le parole di Gesù sono chiare”.

Gesù ha confermato la sua presenza nell’Eucaristia mediante clamorosi miracoli dei quali si conservano sicure documentazioni in diverse parti del globo: per esempio a Lanciano, Bolsena, Orvieto, Siena, Ferrara, Torino, Trani, Amsterdam, Parigi, Bruxelles, Daroca (Spagna), Alatri, Cascia, Bagno di Romagna, ecc.

Anche oggi ci sono dei miracoli eucaristici: per esempio a Lourdes, quando viene impartita la benedizione con l’Ostia Santa agli ammalati, ogni anno qualche ammalato grave guarisce all’istante.

Cristo, potenza infinita, che dal niente ha creato ogni cosa e che continuamente trasforma il cibo materiale che mangiamo, nella nostra carne e nel nostro sangue, poteva fare in maniera di diventare presente nell’Eucaristia al posto della sostanza del pane e del vino (transustanziazione). Lo poteva fare. L’ha fatto; ne siamo sicurissimi. Quindi possiamo ripetere con il Manzoni: “Sì, Tu scendi ancor dal Ciel; / sì, Tu vivi ancor fra noi. / Sol appar, non è quel velo. / Tu l’hai detto, il so, / come so che tutto puoi, / che ami ognor i tuoi redenti, / che s’addicono i portenti / a un amor che tutto può”.

3. REALTA’ DOLCISSIMA: Gesù ci ama tanto da stabilire la sua dimora in mezzo a noi: mediante l’eucaristia, abita nelle nostre chiese, vicino alle nostre case, giorno e notte, chiamandoci e aspettandoci per ricolmarci di grazie, di conforto, di favori celesti. Va ripetendo: “Venite a me voi tutti che siete stanchi e affaticati e Io vi ristorerò” (9). Una lampada piccola, ma che è il faro più potente del mondo, ce lo indica, e con la sua luce tremolante pare ci ripeta le belle parole di Victor Hugò: “Venite a Lui, voi che piangete tanto; / sanno quegli occhi suoi che cos’è il pianto. / Venite a Lui, voi che tanto soffrite: / sa quel suo Cuore tutte le ferite. / Venite a Lui voi che passate in fretta. / Egli mai s’allontana e sempre aspetta”.

S. Elisabetta, Regina d’Ungheria, patrona delle francescane secolari, fin dai 4 anni cominciò a fare tante visite ogni giorno a Gesù Sacramento.

Don Bosco raccomandava: “Non omettete mai la visita quotidiana... È un mezzo troppo necessario per vincere il demonio”.

S. Francesco di Sales ripeteva: “Centomila volte al giorno noi dovremmo visitare Gesù nel SS. Sacramento”.

E S. Alfonso osava ripetere: “Siate certi che di tutti gli istanti della vostra vita, il tempo che passate davanti al Divin Sacramento sarà quello che vi darà più forza durante la vita, più consolazione nell’ora della morte e più gloria per l’eternità.

ESEMPIO. La B. Pierina Morosini (1931–1957), francescana secolare, martire della castità a 26 anni, nasce a Fiobbio di Albino (Bergamo). Fin da bambina è molto devota dell’Eucaristia. A 15 anni è operaia tessile ad Albino, felice di mantenere la sua numerosa famiglia con il suo salario che è l’unico nella casa poiché il padre è inabile al lavoro. A 16 anni, in pellegrinaggio a Roma per la beatificazione di Maria Goretti, esclama: “Che gioia fare la morte di Goretti!”.

È sempre al lavoro: nello stabilimento, in casa, in campagna, per l’Azione Cattolica, per le Missioni, per il Seminario, per le Vocazioni, per i malati, per ogni opera di bene, diffondendo ovunque serenità che attinge ogni mattina dalla visita a Gesù Sacramentato e dalla Comunione giornaliera. Prega continuamente: in chiesa, in casa, sul lavoro, per la strada; nei 4 Km. che percorre a piedi per recarsi in fabbrica recita sempre il Rosario. Un giorno torna a casa dallo stabilimento percorrendo il solito sentiero; ma dalla fitta boscaglia un uomo si precipita contro di lei e la tenta al peccato impuro. Ai suoi decisi no, l’aggredisce con ferocia, poi la percuote brutalmente con una pietra. Lei reagisce fieramente, lotta, cade, si rialza e fugge, ma dopo una ventina di metri, precipita a terra sfinita e in stato di irreversibile coma. Muore martire, dopo due giorni, all’ospedale di Bergamo.

Da Gesù che ogni giorno visita nella chiesa e accoglie nella S. Comunione, riceve tanta forza da lasciarsi piuttosto uccidere pur di non commettere peccato. Andava ripetendo queste parole che devono essere pure il nostro programma: “Piuttosto che fare il peccato mi lascio ammazzare. Senza Gesù non posso vivere; quando al mattino mi sono comunicata non ho più paura, mi sento forte”.

PROPOSITO. Facciamo ogni giorno una visita a Gesù Sacramentato: attingeremo serenità, forza spirituale, santità, gioia.

(1) G. Pascoli, “All’on. Federzoni” (6) Mt. 26,26–29

(2) Pio XII, “M.D.” (7) 1 Cor. 10,16

(3) Gv. 6,48–51 (8) 1 Cor. 11,26 ss.

(4) Gv. 6,53 (9) Mt. 11,28

(5) Gv. 6,66 ss.

7

GESÙ NELLA S. MESSA

RIPRESENTA LA SUA VITA,

PASSIONE, MORTE, RISURREZIONE:

celebra il Mistero pasquale che è al Centro del Credo e del Vangelo


(Ml. 1,10 s.; Mt. 26,26 ss.)

Il P. Pio da Pietrelcina ha scritto e ripetuto più volte che la Vergine era solita accompagnarlo all’altare quando andava a celebrare la S.Messa. “Povera mammina – scrive al suo Direttore spirituale – quanto bene mi vuole! Con quanta cura mi ha accompagnato all’altare questa mattina! Mi è sembrato che ella non avesse altro a pensare se non a me soltanto, col riempirmi il cuore di santi affetti”.

La Madonna è presente durante la S. Messa come era presente sul Calvario. Con questo pensiero meditiamo sulla grande verità del Sacrificio Eucaristico.

La S. Messa possiamo definirla – come leggiamo nella terza prece eucaristica – “il Sacrificio perfetto” con cui rendiamo a Dio “ogni onore e ogni gloria”.

1. CHE COS’È IL SACRIFICIO, inteso come culto a Dio? È un atto di adorazione al Signore che consiste nel prendere qualcosa che ci appartiene, per esempio (nei sacrifici antichi) i frutti del terreno o del bestiame, sottrarli all’uso comune e offrirli a Dio per riconoscere che tutto appartiene a lui, e in tale modo rendergli lode, ringraziamento, espiazione e supplica che sono le più forti esigenze dell’uomo che è convinto di essere creatura di Dio e di essere infinitamente amato da Lui.

2. I SACRIFICI LUNGO I SECOLI E I MILLENNI. Fin dall’inizio dell’umanità sono stati offerti dei sacrifici. La Bibbia ci ricorda Abele che offriva le primizie del suo gregge e Caino che offriva i frutti della terra e Noè e Abramo che offrivano sacrifici di ringraziamento. Anche Maria e Giuseppe, quando presentarono Gesù al Padre, nel tempio, offrirono un sacrificio, quello dei poveri: due colombi o tortore. Ancor oggi i Maomettani, che hanno attinto diverse cose dalla religione ebraica, ogni anno immolano, nel loro santuario della Mecca, centinaia di migliaia di agnelli, di vitelli, ecc. Gli ebrei questi sacrifici li offrivano per comando esplicito di Dio. Era loro costume di offrire ogni giorno, nel tempio, due agnelli in sacrificio a Dio. I sacrifici del popolo eletto erano preparazione e simbolo del sacrificio di Gesù. Sono stati offerti al Signore, uccisi, immolati milioni di agnelli, di vitelli, ecc., in un fiume di sangue che ha attraversato secoli e millenni, ma gli uomini comprendevano che non avevano onorato Dio come si deve onorare, ossia in maniera infinita.

3. IL SACRIFICIO DI GESU’:

a) Il Sacrificio del Calvario: viene l’atteso Messia, Gesù, vero Dio e vero uomo; viene soprattutto per offrire al Padre celeste il “Sacrificio perfetto”. Tutta la sua vita è Sacrificio, e il culmine del Sacrificio è la sua morte sul Calvario. Come uomo quel Sacrificio l’ha offerto a nome di tutta l’umanità e come Dio gli ha dato un valore infinito. Finalmente il Padre celeste ha ricevuto una lode infinita, un ringraziamento infinito, una espiazione per i nostri peccati di valore infinito, una supplica di una potenza infinita per ottenerci ogni grazia (Leggi Ebrei 9,11-15; 10,4-10).

Il Sacrificio di Gesù è unico: quello del Calvario, della Croce: e da solo è sufficiente per l’umanità di ogni epoca. Tuttavia prima di morire ha voluto istituire il Sacrificio dell’altare per ripresentare lo stesso Sacrificio del Calvario sino alla fine del mondo.

b) Il Sacrificio dell’altare o S. Messa fu annunciato ben cinque secoli prima che Gesù lo istituisse, dal profeta Malachia che riporta queste parole del Signore a Israele: “Oh, ci fosse tra di voi chi chiude le porte (del tempio di Gerusalemme ormai inutile), perché non arda più invano il mio altare! Non mi compiaccio di voi..., non accetto l’offerta delle vostre mani! Poiché dall’oriente all’occidente grande è il mio nome tra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome tra le genti” (1). Qui si tratta di un Sacrificio universale e puro e perfetto. Non può essere il sacrificio dei pagani, non accetto a Dio; neppure quello degli ebrei che nel testo citato e nel suo contesto è considerato indegno e rigettato. Non rimane che il Sacrificio di Gesù che è perfetto; e non si tratta soltanto di quello della Croce o del Calvario offerto una volta sola e in un solo luogo, ma si tratta della S. Messa che sarà offerta in ogni luogo e in ogni tempo, da dove sorge il sole fino a dove tramonta.

Il Sacrificio dell’altare è stato istituito da Gesù la sera antecedente la sua morte quando (dice il vangelo) “Gesù prese il pane, e, pronunciando la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio Corpo. Poi, prese il calice, e, dopo aver reso grazie, lo diede loro dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio Sangue dell’alleanza, versato per tutti in remissione dei peccati” (2). Con queste parole viene pure ricordato l’imminente spargimento di sangue ossia la sua morte che la S. Messa dovrà ripresentare.

Gesù per manifestare chiaramente che questo Sacrificio eucaristico doveva essere ripetuto, rivolto agli apostoli (che in quel momento li consacra Sacerdoti), e, mediante loro, rivolto a tutti i Sacerdoti futuri, dà questo comando: “Fate questo in memoria di me” (3). Da quell’ora, nella vera chiesa di Cristo, i Sacerdoti la S. Messa l’hanno sempre celebrata.

Nel 150 d. C. circa, S. Giustino, martire, ci descrive la liturgia della S. Messa, e, con nostra gioiosa sorpresa, ci accorgiamo che corrisponde molto bene alla S. Messa di oggi non solo nella sostanza, ma anche nei riti e nelle parole.

Ogni volta che il Sacerdote celebra la S. Messa, rappresenta Gesù e presta la sua persona e le sue labbra a Gesù, il quale dona a lui la sua potenza infinita, e, per mezzo di lui, ripete gli stessi gesti e le medesime parole che usò nel Cenacolo. In quell’istante cadono tutti i veli del tempo e dello spazio e noi ci troviamo sul Calvario accanto alla Madonna e a S. Giovanni e alle pie donne. E Gesù, mediante il Sacerdote, insieme al suo popolo, ripresenta (senza spargimento di sangue, già versato una volta per sempre), il medesimo Sacrificio della Croce all’eterno Padre, offrendogli tutti i meriti che si è acquistato nella sua passione e morte, a gloria infinita di Dio e a vantaggio infinito per noi.

Bossuet ripeteva che “nell’universo niente è più grande di Gesù, e, in Gesù nulla è più grande della sua passione, morte e risurrezione”. Ebbene, la S. Messa è la ripresentazione della passione, morte e risurrezione di Cristo. Quindi, in tutto l’universo, nulla vi è di più grande della S. Messa.

Consideriamo, da una parte tutte le preghiere, le sofferenze, le opere buone di tutte le persone oneste che sono state, che sono e che saranno sulla terra, e anche le lodi fervide e incessanti di tutti i Santi e di tutti gli Angeli del Cielo, dall’altra parte consideriamo una sola S. Messa: cosa vale di più? Una sola S. Messa vale infinitamente di più, perché quelle sono opere di creature, mentre la S. Messa è opera del Creatore, di Cristo Dio!

Perciò Paolo VI, nell’Enciclica “Misterium Fidei” esortava ogni cristiano a fare tutto il possibile per partecipare con fede e amore alla S. Messa non soltanto nelle domeniche, ma anche nei giorni feriali. E S. Agostino diceva: “Tutti i passi che uno fa per recarsi a partecipare alla S. Messa sono contati da un Angelo e per ogni passo sarà concesso da Dio sommo premio e in questa vita e nella vita eterna”. E lo stigmatizzato P. Pio, che vidi, durante la S. Messa (che si prolungava per due ore), tutto immerso nella sofferenza, in un grondare di lacrime che asciugava con fazzoletti bianchi, il P. Pio ripeteva “È più facile che la terra si regga senza sole che senza Messa”.

1º ESEMPIO. Martiri della Messa: Nell’Abitene, in Africa settentrionale, 49 cristiani furono sorpresi, nel 304, in casa del Prete Saturnino durante la celebrazione della S. Messa. Fu loro comandato di abbandonare Cristo e mai più partecipare alla S. Messa, pena la morte. Rifiutarono decisamente, gridando: Uccideteci pure, ma “noi non possiamo vivere senza partecipare alla Messa e alla Comunione almeno ogni domenica”. (“Sine dominico esse non possumus”). Furono crudelmente uccisi. Anche noi dovremmo ripetere, con le parole e con i fatti, come hanno ripetuto centinaia di milioni di martiri cristiani in duemila anni: Senza santificare ogni domenica con la S. Messa e la Comunione, non potremmo vivere su questa terra!

2º ESEMPIO. Il campionissimo della Messa, S. Lorenzo da Brindisi, Dottore della Chiesa, è uno dei Santi che maggiormente si è impegnato nella devota celebrazione dell’Eucaristia. Pur dovendo predicare, in media, tre o quattro volte al giorno, anche ai protestanti e perfino agli ebrei (sapeva a memoria tutta la Bibbia in greco e in ebraico), e pur dovendo quasi continuamente viaggiare in tutta l’Europa per incarichi della S. Sede e per visitare, quale Superiore Generale, ogni convento dei suoi Frati Cappuccini, sapeva trovare il tempo per impiegare, nella celebrazione privata della S. Messa, almeno tre o quattro ore. Ha raggiunto il primato nel giorno dell’Assunta: lui, tanto devoto della Madonna e uno dei più grandi mariologi, in quella festa ha celebrato una Messa della durata di ben 14 ore, con tante lacrime e sospiri che partivano da un cuore tutto fuoco di amore a Gesù e a Maria.

Egli andava ripetendo queste parole che dovrebbero essere nel cuore d’ogni cristiano: “La Messa è il mio paradiso sulla terra!”.

PROPOSITO. Faremo il possibile per partecipare con tanta fede e con grande devozione alla S. Messa non solo nelle domeniche, ma anche nei giorni feriali.

(1) Ml. 1,10 s.

(2) Mt. 26, 26 s

(3) Lc. 22, 19


8

GESÙ NELLA COMUNIONE

È CIBO DELL’ANIMA


(1 Cor. 11, 23-29)

Non dimentichiamo che Gesù si è fatto “Pane vivo disceso dal Cielo”. Perciò mentre dobbiamo ardere d’amore verso Gesù Sacramentato, nel contempo dobbiamo correre a cibarci di Lui, sull’esempio della Madonna, la quale, benché il Vangelo non ne parli in maniera esplicita, fu la prima lampada viva e ardente presso l’Eucaristia e fu l’anima più fervente di amore nel ricevere Gesù nella S. Comunione.

1. NELLA COMUNIONE C’È IL VERTICE E LA FOLLIA DELL’AMORE DI GESU’.

Il grande apologista Bossuet afferma che le esigenze dell’amore di Dio sono simili alle esigenze del cuore dell’uomo e in Dio sono infinite. Ora nel cuore dell’uomo ci sono tre principali esigenze.

a) Star vicino alla persona che si ama. Questa è pure l’esigenza dell’amore di Dio, ed ecco l’Incarnazione: il Signore ha realizzato pienamente quella sua eterna aspirazione, “io pongo le mie delizie nell’abitare tra i figli degli uomini” (1), quando nella pienezza dei tempi “il Verbo si fece uomo e venne ad abitare in mezzo a noi” (2).

Poi dovendo lasciare la terra con la sua morte, risurrezione e ascensione al Cielo, ha indovinato la maniera per rimanere con noi istituendo l’Eucaristia come sua “Presenza reale” nelle nostre chiese ove nel silenzio ripete: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e vi ristorerò” (3).

b) Sacrificarsi per la persona che si ama. Pensate alla mamma che, spinta da quell’“amor che intender non può chi non è madre”, assiste amorevolmente il suo figlio ammalato giorno e notte per mesi, per anni.

Così Cristo Dio ha sentito impellente il bisogno di sacrificarsi per noi, ed ecco la sua dolorosissima Passione e la sua atroce Morte sulla Croce per la nostra salvezza e santificazione. Poi, perché dopo la sua morte e risurrezione non avrebbe più potuto sacrificarsi per noi, ecco che prima di andare a morire ha istituito il Sacrificio dell’altare, la S. Messa, per ripresentare al Padre, per noi, la sua Passione e Morte sino alla fine del mondo.

c) Donarsi alla persona amata. Un esempio umano l’abbiamo nei figli e nipoti del conte Ugolino, rinchiusi nella torre della fame di Pisa da giorni e giorni, senza una briciola di cibo e senza una goccia d’acqua. Un raggio di sole entra, attraverso una piccola feritoia, nel buio carcere, e quei figli, scorgendo il loro papà ridotto a pelle e ossa, e vedendo che si morde ambo le mani, subito, per calmare un po’ la sua fame e per strapparlo, per poco tempo, dalla morte, si alzano – scrive il Sommo Poeta – e gli offrono in cibo le loro scarne braccia dicendo: Padre, sentiremo assai meno dolore “se tu mangi di noi: tu ne vestisti/ queste misere carni e tu le spoglia” (4). L’amore commovente di questi innocenti fanciulli verso il loro papà morente di fame, è una pallida immagine dell’amore infinito di Cristo Dio che dona tutto se stesso come cibo per le anime nostre. Gesù ha sentito in misura molto più profonda di ogni persona umana la forte esigenza di donarsi a noi, e il suo dono è stato di una totalità incredibile: con l’istituzione della Comunione è giunto fino a farsi mangiare da noi! E ogni giorno – e più solennemente ogni domenica – ci rivolge il pressante e dolce invito: “Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo. Prendete e bevete: questo è il Calice del mio Sangue” (5).

Quì Gesù ha raggiunto il vertice dell’amore, quasi la pazzia dell’amore per noi. S. Agostino afferma: “Dio, essendo onnipotente, non potè dare di più; essendo sapientissimo, non seppe dare di più; essendo ricchissimo, non ebbe da dare di più”. E S. Pier Giuliano Eymard esclama: “L’Eucaristia è la suprema manifestazione dell’amore di Gesù: dopo di essa non c’è che il Paradiso”.

2. LA COMUNIONE È IL SACRAMENTO DELLA VITA: O CIBARCI DI GESU’ O MORIRE alla vita della grazia santificante.

Davanti all’Eucaristia
come Comunione, c’è questa legge inequivocabile: o mangiare o morire, è la legge di ogni vita che palpita sulla terra. Vale per la vita degli alberi, delle foglie, dei pesci, degli animali, per la vita dell’uomo. E siccome l’uomo è composto di corpo e di anima, il corpo trova il suo cibo nel pane e simili alimenti; ma l’anima è divina perché divinizzata dalla grazia, quindi ha bisogno di un cibo divino: questo cibo è Gesù nell’Eucaristia. E come il cibo per il corpo è giornaliero, così la Comunione (cibo dell’anima) dovrebbe essere giornaliera, come raccomanda il Vaticano II (6), e come facevano i primi cristiani: “Erano assidui – attestano gli Atti – nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera. Ogni giorno, tutti insieme spezzavano il pane a casa” (7).

Facciamo nostra la preghiera di S. Agostino: “O Gesù, dammi fame di te, affinché cibandomi di te, abbia sempre maggior fame di te”.

Così sentiremo impellente il bisogno della Comunione domenicale e possibilmente quotidiana, e ci preoccuperemo di ricevere, quando sarà giunto il momento, la Comunione come Viatico che è il sacramento della partenza per il viaggio più lungo e più importante. Viatico significa: la via con Te (via tecum): voglio fare l’ultimo cammino insieme a Te, o Gesù. Questa, la formula: “Il Corpo di Cristo! Egli ti custodisca e ti conduca alla vita eterna”.

Tutti abbiamo bisogno dell’Eucaristia.

Ne hanno bisogno gli anziani
nella sera della loro vita per moltiplicare le loro opere buone e prepararsi sempre meglio all’incontro gioioso con Gesù risorto.

Ne hanno bisogno i genitori nell’arte difficilissima di educare i figli con la parola e con l’esempio. Solo Gesù può rendere efficace il loro insegnamento.

Ne hanno bisogno gli ammalati per avere miglioramento, coraggio, serenità, conforto e per santificare le loro sofferenze.

Ne hanno bisogno i giovani nelle loro lotte spirituali per conservare la fede, la castità e le altre virtù. Don Bosco, il Santo dei giovani, affermava: “Non ho conosciuto mai nessun giovane che si sia mantenuto casto senza fare la Comunione almeno ogni quindici giorni”; e aggiungeva: “allontanarsi dalla Comunione è lo stesso che darsi in braccio al demonio”.

S. Giuseppe Moscati, grande medico e grande santo, davanti a un giovane con la salute devastata dai vizi impuri, prese un foglio e scrisse: “Cura dell’Eucaristia”.

Cari giovani, vi esorto ad essere tutti drogati, sì, ma drogati di amore a Gesù Sacramentato, drogati d’amore talmente grande che non possiate fare a meno di riceverlo ogni giorno, al minimo ogni domenica. La frequente e fervorosa Comunione risolverà tutte le vostre crisi, vi renderà liberi e forti e lieti, farà di voi dei fidanzati casti e santi e dei genitori veri maestri di fede ai figli e sicura loro guida verso Gesù. Forse, vi otterrà il dono più grande: la Vocazione sacra.

Ne hanno bisogno i fanciulli affinché rimangano angeli nell’anima. Don Bosco ripeteva: Il mezzo migliore e infallibile perché i fanciulli crescano buoni, nella grazia di Dio, è questo: Confessione frequente e Comunione devota ogni domenica.

Tutti ne abbiamo bisogno: senza Eucaristia, scivoleremo inevitabilmente nella tiepidezza e poi nel peccato grave e poi verso la perdita della fede. Don Bosco diceva: “La Comunione frequente e ben fatta e la pace con i propri difetti (ossia la tiepidezza) non possono stare insieme. La Comunione è il mezzo più efficace per diventare santi”.

Gesù ci ricorda l’assoluta necessità che abbiamo dell’Eucaristia con queste forti parole: “Se voi non mangerete la Carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo Sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. (8)

Giustamente nelle solenni esposizioni dell’Eucaristia noi cantiamo: “O salutaris Hostia, quae caeli pandis ostium”: O Ostia di salvezza, tu ci spalanchi le porte del Cielo!”.

ESEMPIO. La Serva di Dio Angelina Pirini, di Sala di Cesenatico (1922–1940).

La Romagna, tacciata come terra di anticlericali (li chiamano “mangiapreti”), sta rivelandosi terra di santi. Infatti, in quest’ultimi decenni, nella sola provincia di Forlì, sono vissute e morte santamente, in giovanissima età, diverse persone, il cui processo per la beatificazione procede celermente. Alcuni nomi: Marvelli Ing. Alberto di Rimini; Carla Ronci di Torre Pedrera; Benedetta Bianchi Porro di Dovadola, ecc. Si può aggiungere il nuovo Beato ventunenne e passionista B. Pio Campidelli di Trebbio Poggioberni (Forlì) e il servo di Dio Don Quintino, Eremita a S. Alberico di Balze (Forlì), e Nilde Guerra (1922-1949) di S. Potito (RA), francescana secolare; ecc.

Angelina Pirini è volata al Cielo a soli 18 anni. A 12 anni avviene in lei una meravigliosa conversione ascetica, inizio di una forte ascesi spirituale. Ha un ardentissimo amore a Gesù vivente nell’Eucaristia. Scrive: “O Gesù, Tu sei il mio unico amore: il mio pensiero è sempre fisso in Te”. “Sento che l’amore divino ha completamente invaso l’anima mia e io mi sento bruciare da questa inestinguibile fiamma”. “Prendimi, o Gesù, e crocifiggimi, voglio soffrire”. L’alimento del suo amore è l’Eucaristia. Tutte le mattine, fin dai 12 anni, partecipa, con amore di fiamma, alla S. Messa e alla Comunione. Poi questi misteri eucaristici li vive intensamente in casa e fuori casa: sempre gentile, caritatevole, pazientissima, buona con tutti. Si offre a Gesù come vittima per la conversione dei peccatori. Consacra a Dio in perpetuo la sua verginità, e fa pure voto di obbedienza. Rifiuta diverse offerte di fidanzamento. È Delegata per le “Beniamine” e poi Presidente della “Gioventù femminile” dell’Azione Cattolica. È premurosissima nel presiedere le adunanze, nel tenere le conferenze, nello stimolare tutte all’amore a Gesù, alla devozione alla Madonna, negli inviti pressanti alla santità. Così tutte diventano sempre più buone e una, Irma Ceredi, vive santamente e muore, giovanissima, in concetto di santità.

La Pirini si ammala; ha tante sofferenze. Ripete: “Soffro moltissimo. offro tutto, o Mamma (celeste), al mio Gesù, in onore suo, per i poveri peccatori, per i Sacerdoti e per tutte le anime”. Le Comunioni quotidiane sono diventate vere estasi, sembrano autentiche visioni.

Sentendo imminente sorella morte, chiede il Viatico che le sarà portato in forma solenne. Non ha più né forze e né voce. Dalla chiesa parte il Parroco portando l’Eucaristia, preceduto dal corteo delle fanciulle e delle altre persone, che cantano. Lei ode i canti e con ansia attende Gesù per l’ultima Comunione; vorrebbe cantare, ma non ha neppure un filo di voce; allora con fede dice a Gesù: “Se vuoi, fammi cantare con le bambine”. Il Parroco, entrato in casa per darle il Viatico, con sorpresa, la vede seduta sul letto, mani giunte, occhi scintillanti di gioia e la ode cantare con voce squillante. Dopo qualche giorno, con il canto nella mente, con Gesù nel cuore, vola verso il Cielo.

Potessimo avere anche noi la tenera devozione alla Madonna e l’ardentissimo amore a Gesù Sacramento che aveva Angelina!

PROPOSITO. Faremo con tanta fede e con tanto amore la S. Comunione ogni domenica e possibilmente ogni giorno. Ci vogliamo impegnare a fare più volte, durante la giornata, la Comunione spirituale.

(1) Prov. 8,31

(2) Gv. 1,14 s.

(3) Mt. 11,28

(4) Inf. XXXIII, 61 ss.

(5) 1 Cor, 11, 24

(6) Vat. II, “Decr. sulle Chiese orient. 15

(7) At. 2, 42.46

(8) Gv. 6,53 s.

9
GESÙ È AMORE INFINITO

(1 Gv. 4, 7-10)

La Vergine Santa che la Chiesa chiama “Madre del bell’Amore”, ci aiuti a comprendere che Gesù ci ama senza misura e ci chiede soltanto amore.

A – GESÙ CI AMA

Mi piacciono assai le parole di un giovane dei nostri tempi morto piamente a 28 anni: “Vorrei che la mia voce fosse più potente di mille tuoni, più forte dell’impeto del mare in tempesta e più impressionante del fragore dei vulcani in eruzione, solamente per poter gridare: Dio ci ama”; sì, Cristo Signore ci ama da sempre, ci ama di amore infinito, ci vuole amare per tutta l’eternità.

È questa la sintesi di tutta la Bibbia e dell’intera storia dell’umanità e dell’universo: “Dio è amore e chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1).

Alcuni segni dell’amore di Cristo Dio:

1) Amare significa donare:
Dio ci ha donato tutto quello che ci circonda e tutto ciò che siamo e che abbiamo: ecco la Creazione, davanti alla quale Dante Alighieri canta: “S’aperse in nuovi amor l’eterno Amore” (2) e davanti alla quale il cuore di S. Francesco prorompe nel “Cantico delle creature”. Insieme con Dante e con S. Francesco, tutta la nostra vita sempre deve cantare e lodare “l’Amor che muov’il sol e l’altre stelle!” Sì, perché Dio, dopo aver creato tutto l’universo per noi, ha creato ciascuno di noi unicamente per avere un nuovo essere su cui riversare la pienezza del suo affetto. Perciò tu, di fronte a Dio, non sei un essere qualunque e dimenticato: anche se tu fossi deturpato da orribili peccati, Dio ti ripete quelle bellissime parole della Bibbia: “Tu sei prezioso ai miei occhi perché sei degno di stima e io ti amo” (3).

2) Amare vuol dire parlare, manifestare i propri pensieri: Dio si è degnato di parlarci lungo i secoli, e ha manifestato a noi i suoi pensieri, i suoi segreti, i suoi progetti, i suoi desideri: ecco la Rivelazione: è contenuta nella Bibbia che dobbiamo avere tanto a cuore e che dobbiamo leggere sulle ginocchia della madre Chiesa cui lo Spirito Santo l’ha affidata.

3) Amare è rendersi simile alla persona amata: Dio si è fatto uomo, in tutto simile a noi, fuorché nel peccato: ecco l’“Incarnazione!” Si è tanto umiliato fin quasi ad annullarsi per noi! Potessimo avere l’amore tenerissimo che aveva Francesco d’Assisi verso Gesù Bambino!

4) Amare è soffrire e morire per la felicità della persona che si ama: ed ecco che Gesù, per la nostra felicità eterna, affronta l’ignominia della Croce, le terribili sofferenze della Passione, gli spasimi orrendi della Morte.

S. Giovanni esclama: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi”. (4)

S.Paolo dice: “Annientò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (5).

S. Francesco di Sales scrive: “Quando muore improvvisamente un uomo grande, si fa l’autopsia per scoprire la causa della morte. A Gesù, morto in croce, fu squarciato il costato e si vide che era morto di un male che veniva dal Cuore, cioè era morto di amore”.

5) Amare è dare a chi ama quanto si ha di più prezioso e di più caro: ebbene Gesù, nel momento più tragico e più solenne, quando stava morendo per noi sulla Croce, ha dato a ciascuno di noi, come Mamma spirituale, la sua stessa Madre naturale, e ci ha affidati a Lei.

“Gesù – dice il Vangelo – vedendo la Madre e lì accanto a Lei il discepolo (in cui noi eravamo rappresentati) disse alla Madre: Donna, ecco tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco la tua madre”. (6)

7) Amare è voler star vicino alla persona che si ama: Gesù dovendo terminare questa vita terrena, non ha voluto lasciarci soli: “non vi lascerò orfani”, disse, ed è rimasto in mezzo a noi presente nell’Eucaristia.

8) Amare è immedesimarsi con chi si ama:
ecco la Comunione che è l’espressione più alta dell’amore: Gesù giunge a farsi mangiare da noi: ci ripete: “Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo”.

9) Amare è dividere la propria felicità con la persona amata: ecco il Paradiso che è la partecipazione alla gioia infinita di Dio stesso. Gesù dirà a ogni suo fedele seguace: “Entra nella gioia del tuo Signore” (7).

B – CHI NON AMA GESU’ È “UN NULLA”, “RIMANE NELLA MORTE”: dopo tanti segni, tante prove dell’amore di Gesù per noi, è incredibile che ci si rifiuti di amarlo. Eppure, tanti non lo amano.

S.Paolo, già terribile persecutore dei cristiani che, convertito da Gesù, diventa l’innamorato di Lui, grida: “Se qualcuno non ama il Signore Gesù, sia anatema” (8), sia scomunicato! E ammonisce: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia, e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, ma non avessi la carità (ossia l’amore a Gesù), sono un nulla; niente mi giova (9)”.

S. Giovanni, l’apostolo dell’amore, dopo pressanti raccomandazioni a rompere con il peccato che ci rende “figli del diavolo” e a vivere come “figli di Dio”, afferma: “Chi non ama (Dio e il prossimo) rimane nella morte” (10). In pratica: chi bestemmia, è nella morte; chi non partecipa per negligenza alla S. Messa domenicale, è nella morte; chi non si istruisce nella verità di fede, è nella morte; chi non prega, è nella morte; chi commette delle impurità, è nella morte e così di seguito.

Invece, soggiunge S. Giovanni, “chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio e Dio dimora in lui” e vive la vita stessa di Dio!

C – CHI AMA GESU’ STA NELLA GRAZIA, NELLA GRANDEZZA, NELLA LIBERTÀ, NELLA SANTITÀ: Gesù che è amore, a noi chiede solo amore; e dall’amore vengono a noi tutti i benefici divini.

Gesù con dolce insistenza ci ripete: “Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore” (11). E riassume tutti i comandamenti nell’unico precetto dell’amore verso Dio e verso i fratelli: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore... Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la legge” (12).

S. Paolo estasiato al pensiero dell’amore senza limiti di Gesù, esclama: “Il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i Santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo” (13). E afferma con grande forza che nulla, neppure la morte di spada, ci deve allontanare dall’amore a Gesù: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Io sono persuaso che né morte, né vita, né presente, né avvenire, né potenze, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (14).

Saremo tanto più grandi davanti a Dio quanto maggiore sarà il nostro amore a Gesù. S. Agostino dice: “Il mio amore è la mia misura” (la misura della mia grandezza).

Tanto maggiore sarà la nostra libertà, quanto maggiore sarà il nostro amore a Gesù. Perciò S. Agostino afferma: “Ama e fai tutto quello che vuoi”: infatti non farai altro se non ciò che maggiormente piace a Gesù.

Chi sta nell’amore a Gesù, è già nella santità ordinaria, e per raggiungere la santità eroica (a cui tutti i battezzati sono chiamati) è sufficiente amare molto Gesù, e compiere tutti i nostri doveri con questo grande amore. Per arrivare più facilmente a questo altissimo amore, amiamo tanto la Madonna, così, in certo modo, ameremo Gesù col cuore stesso di sua madre: è questa la strada più corta e più dilettevole e più gioiosa verso le più alte cime della santità.

La Vergine Santa ci aiuti a realizzare il testamento spirituale di S. Veronica Giuliani, Clarissa Cappuccina, la quale, dopo una intera vita piena di terribili penitenze e di atroci dolori, chiesti e sopportati con tanta gioia, nella sua lunga dolorosissima agonia andava ripetendo: “Ditelo a tutti che ho trovato l’AMORE; sta qui il segreto delle mie gioie e delle mie sofferenze: ho trovato l’AMORE! ditelo a tutti: ho trovato l’AMORE!”

ESEMPIO. Il Ven. Tommaso Acerbis da Bergamo (1563–1631), contadino, pastore, poi Frate Cappuccino, è stato uno dei più ferventi apostoli dell’amore a Gesù e al Sacro Cuore (ancor prima delle rivelazioni a S. Margherita Maria). Quasi illetterato, ma ricolmo di Spirito Santo, svolse per molti anni una meravigliosa catechesi di casa in casa nell’Italia settentrionale, nel Tirolo, in Austria e in Germania, e scrisse dei bellissimi libri di spiritualità, di ascetica e mistica e un trattato per confutare gli errori dei Protestanti e per confermare nella fede i Cattolici.

Papa Giovanni XXIII era entusiasta dei suoi scritti sull’“Amore di Dio”, e durante la sua santa agonia chiese a chi l’assisteva che gliene leggesse lunghi brani.

Il Venerabile confidò di essere stato “sin dei mesi interi senza poter dormire per gli incendi di amore verso Dio”. Nelle notti insonni fu udito pregare: “O dolcissimo, amabilissimo, desideratissimo e unico mio gaudio, allontanati da me perché altrimenti muoio a causa dell’amore a te”. Nei giorni di agonia, assicurano i testimoni, “stava aggrappato al Crocifisso, stretto fra le mani e quasi lo mangiò per tanti baci e abbracciamenti che gli diede”. E andava implorando: “O Dio! O Dio! Non posso più soffrire questi amorosi influssi! O Gesù... o mio Cuore! Cessate un poco perché il vostro amore mi ammazza avanti tempo, la dolcezza è troppo grande, il mio cuore non ne può più”. Tutte le persone presenti confermarono che la sua fu una “morte di amore”.

Che grande cosa viver d’amore e morir d’amore! Ricordiamo sempre le belle parole del Ven. Tommaso: “Il tutto è fumo e vanità, altro ben non si trova che l’amore di Dio”.

PROPOSITO. Chiediamo spesso allo Spirito Santo che per intercessione della Madonna ci elargisca quello che è il suo più grande dono: l’amore a Gesù. Chiediamo questo dono a Gesù medesimo con le stupende parole di Francesco d’Assisi: “Rapisca, ti prego, Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore, la mente mia, perché io muoia per amore dell’amore tuo, come Tu ti sei degnato morire per amore dell’amore mio” (15).

(1) I Gv. 4, 16 (9) Cfr. I Cor. 13, 1 ss.

(2) Par. 29, 19 (10) Cfr. I Gv. 3, 14.

(3) Is. 43, 4 (11) Gv. 15, 9 s.

(4) 1 Gv. 3, 16 (12) Mt. 22, 37

(5) Filip. 2, 8 (13) Ef. 3, 17 ss.

(6) Gv. 19, 26 s. (14) Rom. 8, 35.38 s.

(7) Mt. 25, 21 ss. (15) FF. 277

(8) I Cor. 16, 22

10
GESÙ SARÀ IL GIUDICE DI TUTTI

(Mt. 25, 31 - 34 e 41)

Mentre tanti Sacerdoti non ci parlano mai del Giudizio di Dio, sentiamo il dovere di riflettere sulle solenni parole di S. Pietro: Gesù “ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che Egli è il Giudice dei vivi e dei morti” (1). Ci incoraggia e ci spinge a questa meditazione S. Agostino che afferma: “Se i cristiani non sentissero altra predicazione che quella del Giudizio di Dio, questa sola basterebbe a far loro osservare il Vangelo e vivere santamente in grazia”.

A – GIUDIZIO PARTICOLARE

All’improvviso, sull’autostrada, urti violenti e fragorosi tamponamenti; un groviglio di automobili sconquassate e in rottami. Sull’asfalto e tra contorte lamiere, cadaveri sanguinanti, arti spezzati. All’improvviso, in città, una sparatoria tra delinquenti e forze dell’ordine; alcuni malviventi, morti sul colpo, crivellati di pallottole. All’improvviso, in casa, nella sua camera, un malore nell’alto della notte, e al mattino quel giovane, con sorpresa, è stato trovato freddo cadavere nel proprio letto. Sono fatti che nel mondo capitano ogni giorno.

Ebbene, in quell’istante, appena arrivata sorella morte corporale, là sull’asfalto della strada, là in quella città, là in quella casa e in quel letto, l’anima lascia il corpo e si presenta subito davanti a Cristo Dio per essere giudicata. Le parole del libro di Dio sono chiare e perentorie: “È stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il Giudizio” (2)

Mentre parenti e amici raccolti attorno al cadavere domanderanno: “Quanto ha lasciato?”, gli Angeli chiederanno: “Quanto ha portato?” Non giova per l’eternità quello che si lascia sulla terra: ricchezza, piaceri proibiti, successi mondani, ecc.: tutto questo – dice la Bibbia – “è vanità di vanità e affanno”: eppure molti si preoccupano soltanto di queste cose vane.

Urge stare preparati, in grazia di Dio, con l’anima ricolma di opere buone, poiché molto spesso la chiamata al Giudizio di Dio è improvvisa; e, subito, Gesù, come all’amministratore del Vangelo, chiederà: “Rendi conto della tua amministrazione” (3): I talenti, i beni che ti ho dato: intelligenza, volontà, cuore, sensi, soldi, quanto possedevi (e di cui eri solo amministratore), tutto hai adoperato per amare Me (tuo Signore) e il tuo prossimo? Per osservare tutti i miei Comandamenti? Sì? Allora, avrai come ricompensa una eternità gioiosa! No? Allora Gesù sarà costretto a gridarti: “Non ti conosco! Vai lontano da Me, maledetto!”

S. Paolo ammonisce: “Non vi fate illusioni; non si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna” (4). In genere – come afferma S. Agostino – “qualis vita, finis ita”, qual’è la vita, tale sarà la fine della vita ossia la morte e l’immediato presentarsi al Tribunale di Cristo Dio: se la vita è buona cioè religiosa, la morte sarà buona cioè religiosa; se la vita è cattiva facilmente la morte sarà cattiva cioè non religiosa, forse disperata, e, come afferma la Bibbia, ad essa seguirà subito un “giudizio durissimo”. Gli esempi sono innumerevoli. Chi non ha letto quanto sia stata spaventosa e disperata la morte dell’anticlericale Voltaire?

Ai nostri tempi, la figlia prediletta di Stalin, Svetlana, così racconta la morte di suo padre, che è stato il più feroce persecutore dei cristiani ed il responsabile delle torture e della morte di molti milioni di innocenti. Muore nella sua lussuosa e fortificatissima dacia. Parole precise della figlia: “Mio padre morì in modo terribile e difficile. La fame di ossigeno cresceva. La faccia si oscurava e si alterava, i suoi lineamenti diventavano irriconoscibili, le labbra si facevano nere. L’agonia fu spaventosa. Strangolava un uomo sotto gli occhi di tutti. Nell’ultimo minuto, a un tratto egli aprì gli occhi e li girò su tutti coloro che stavano intorno. Fu uno sguardo terribile, forse folle, forse furibondo e pieno di terrore davanti alla morte; e questo sguardo passò su tutti durante una certa frazione di minuto e, a questo punto – fu una cosa incomprensibile e orribile che ancor oggi non capisco, ma non posso dimenticare – a questo punto egli sollevò improvvisamente in alto il braccio sinistro (che non era paralizzato) e con esso indicò verso l’alto, o forse minacciò noi tutti. Il gesto rimase incomprensibile, ma fu pieno di minaccia e non si sa a chi si riferisse. Nell’istante successivo l’anima, compiuto l’ultimo sforzo, si strappò dal corpo” (5). Quell’anima subito ha dovuto presentarsi davanti a Cristo Dio per essere giudicata.

Per i nemici di Dio e per gli uomini che dimenticano Gesù, Messa domenicale, sacramenti, preghiera e non si convertono, ci sono le severe parole della Bibbia: “Quanto è terribile cadere nelle mani del Dio vivente!” (6).

Per gli amici di Gesù, per tutti i peccatori che si sono convertiti, ci sono le dolcissime parole che il Giudice Divino rivolgerà a ciascuno di loro: “Servo buono e fedele, prendi parte (per sempre) alla gioia del tuo Signore” (7).

B – GIUDIZIO UNIVERSALE

Ogni uomo buono e religioso alza il livello spirituale di tutta l’umanità, attira tante benedizioni di Dio ed è di buon esempio e causa di salvezza eterna per molte anime. Mentre l’uomo non religioso nuoce a tutta l’umanità, attira le maledizioni di Dio e diventa pietra di scandalo per tante anime che per sua colpa si incammineranno verso la perdizione eterna. Dunque la giustizia esige che ogni persona sia giudicata pure davanti a tutti gli uomini: è necessario ci sia il Giudizio universale. La Bibbia ce l’assicura: “Tutti noi ci presenteremo al Tribunale di Dio” (8).

1) Venuta del Giudice (“parusia”): Questo mondo finirà. Quando? Gesù dice: “Nessuno lo sa, neppure gli Angeli” (9). Verrà giorno in cui “il sole – dice Gesù – si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo (la Croce) e si batteranno il petto tutte le tribù della terra e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi Angeli con grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro del cielo” (10). “Il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi Angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (11).

2) Severità del Giudice: Ecco come S. Giovanni, l’apostolo dell’amore, descrive la severità di Cristo Giudice verso i cattivi (mentre verso i buoni sarà di estrema dolcezza): “Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque. Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma Egli posando su di me la destra mi disse: Non temere! Ho potere sopra la morte e sopra gli inferi” (12). “Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti i libri e fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. Poi la morte e gli inferi vennero gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. E chi non era scritto nel libro della vita venne gettato nello stagno di fuoco” (13).

3) Sentenza del Giudice: “Allora dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi...Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi seguaci” (14).

Per andare serenamente verso il Giudizio, amiamo tanto Gesù e la Madonna.

Amiamo Gesù con tutto il cuore sull’esempio di Francesco d’Assisi, e allora esulteremo in vita e in morte poiché avremo la certezza che risplenderà per noi la beatitudine del cantico di Frate Sole: “Beati quelli che la morte troverà nella tua santissima volontà”, o mio Signore!

Siamo molto devoti della Madonna! Nel Giudizio universale di Michelangelo, la Vergine dipinta alla destra di Gesù, quasi si ritira in disparte come per dirci: adesso è troppo tardi, non posso più far nulla per voi; mi dovevate invocare quando vivevate sulla terra! Non aspettiamo il giorno del Giudizio per invocare la Madonna. Supplichiamola fin da ora ogni giorno, recitiamo sempre il rosario. Ci otterrà un Giudizio favorevole: saremo dalla parte di coloro ai quali Gesù dirà: “Venite, benedetti, al Regno eterno!”.

ESEMPIO. S. Veronica Giuliani, Clarissa Cappuccina, di una santità gigantesca (a molti sconosciuta), ha scritto un diario di altissima ascetica e mistica di ben 22.000 pagine, quasi tutte dettate dalla Madonna. Ecco come racconta nel diario una delle sue comparizioni, nell’estasi, al Tribunale di Cristo: “Gesù e Maria mi guardavano indignati e severi... Improvvisamente si fece luce e la mia vita si mostrò in tutta la sua nudità. Vidi le grazie ricevute e le mie infedeltà, e mi sembrò di udire la Corte celeste rimproverarmi la mia ingratitudine; tutti si velavano la faccia per la collera e il disgusto. I Santi tremavano nel vedere i visi corrucciati di Gesù e Maria. Io guardavo i miei Angeli e i miei Santi, ma nessuno prendeva le mie difese. Nascondermi o fuggire? Impossibile! La giustizia di Dio mi teneva legata. Parlare? Impossibile! Là restiamo senza voce; solo la voce delle colpe sale davanti al Giudice. Nello specchio divino vidi le mie infedeltà e ingratitudini. Compresi che l’offesa che chiamiamo leggera e che ci appare come un pulviscolo, per Iddio è una montagna.

Già un’armata di demoni si avvicinava per prendermi e per portarmi via. Ma d’un tratto la Madonna mi guardò con pietà e rivolse al Figlio queste parole: Per amor mio perdonatela; pronunziate la sentenza di eterna vita. Gesù allora mi riguardò con tenerezza, e tutti i miei Santi protettori cantarono un inno di grazie e di trionfo. Ma quanto terribile era stato il Giudizio! E pensare che tutti gli uomini lo subiranno!”

N.B. Con questa rivelazione impressionante Gesù vuole insegnarci che anche la sua giustizia (alla quale pochi pensano) è infinita pur rimanendo infinita e dolcissima la sua misericordia verso il peccatore pentito. Infatti alla B. Faustina Kowalska Gesù ha detto che se voi sulla terra avrete fatto degna riparazione per i peccati “quel giorno (del Giudizio) sarà più che mai il giorno della misericordia, in cui il Signore nasconderà, per così dire, i vostri peccati nelle sue piaghe dove troverete rifugio sicuro”.

PROPOSITO. Voglio vivere santamente, in un ferventissimo amore al Salvatore, così da poter ripetere con S. Teresa del Bambin Gesù: “Non ho terrore del Giudizio poiché mio Giudice sarà quel Gesù che è testimone della mia vita e che io amo tanto”.

Supplicherò ogni giorno, con tutto il cuore, la Madonna, mia Madre celeste e mia sicura speranza, per raccomandarle l’ora importantissima in cui comparirò al tribunale di Cristo Dio: Prega per noi... nell’ora della nostra morte.

(1) At. 10, 42 (8) Rom. 14, 10

(2) Ebr. 9,27 (9) Mt. 24, 36 ss.

(3) Lc. 16, 2 (10) Mt. 24, 29 ss.

(4) Gal. 6, 7-10 (11) Mt. 16, 27

(5) Roy Medvedev, (12) Apoc. 1, 14 - 18

Lo Stalinismo”, Mondadori (13) Apoc. 20, 12 - 15

(6) Ebr. 10, 31 (14) Mt. 25, 31 – 34 e 41

(7) Mt. 25, 21

(Credo...nello Spirito Santo)

11

LO SPIRITO SANTO


(Gv. 14, 16 ss.)

Sull’esempio degli Apostoli riuniti in preghiera nel Cenacolo insieme a Maria SS., imploriamo, attraverso l’intercessione della Vergine, chiamata “Arpa dello Spirito Santo”, una forte effusione dello Spirito su di noi e sul mondo.

1. OGGI LO SPIRITO SANTO È IL GRANDE SCONOSCIUTO: In una recente inchiesta, su cento cattolici interpellati, soltanto dodici hanno saputo rispondere correttamente alla domanda: Chi è lo Spirito Santo?

S. Gregorio Nazianzeno, paragonando lo Spirito S. a una grande fiaccola, esclama: “Per quanto tempo ancora terremo la grande fiaccola nascosta sotto il moggio? sotto la tavola? È ora di collocare la lampada (lo Spirito S.) sul candelabro perché faccia luce in tutte le chiese, in tutte le anime, in tutto il mondo”.

Egli è l’artefice della nostra salvezza: infatti, secondo le attribuzioni divine, l’opera della salvezza è iniziata dal Padre, è realizzata da Gesù ed è applicata a noi dallo Spirito Santo. Quindi senza lo Spirito non ci si salva.

Chi è lo Spirito Santo? È l’Amore del Padre e del Figlio mandato nei nostri cuori, dice la Bibbia, affinché possiamo con gioia gridare: “Abbà, Padre!”; “Gesù è il Signore!”; “Gesù è venuto nella carne” cioè è Dio che si è fatto uomo! (1). Questo “Amore” del Padre e del Figlio è Sostanza, è Persona: è la terza Persona della SS. Trinità. Questo “Amore”, come dice la Bibbia, è Gioia, è Libertà, è Conforto, è il Consolatore, è Forza, è Vita, è Acqua viva, è Fuoco che brucia le scorie e la spazzatura, è Vento impetuoso di grazia.

2. LO SPIRITO SANTO NELLA BIBBIA è ricordato frequentemente: Nell’Antico Testamento più spesso è nominato in maniera velata, e a volte chiaramente, come quando Gioele profetizza una grande effusione dello Spirito, che S. Pietro applicherà alla Pentecoste: “Io effonderò il mio Spirito su ogni mortale, i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri anziani avranno sogni; i vostri giovani, visioni. Anzi in quei giorni pure sui servi e sulle serve effonderò il mio Spirito” (2).

Sublime è Isaia nell’annunciare gli effetti della venuta dello Spirito S.: “In noi sarà effuso uno Spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto, e la giustizia regnerà nel giardino. Effetto della giustizia sarà la pace; frutto del diritto, una perenne sicurezza. Il mio popolo abiterà in una dimora di pace” (3).

Il Vangelo e le Lettere ne parlano molto. Gli Atti ne parlano moltissimo: sono come il Vangelo dello Spirito S.; incantevole è il racconto della Pentecoste: “Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatté gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (4). Gli Apostoli sono trasformati: inondati di luce e di forza, da uomini vili e di testa dura, diventano saggi, coraggiosi come leoni, talmente forti da affrontare con gioia le persecuzioni, il carcere, le torture e la morte: tutti hanno subìto un atroce martirio!

3. LO SPIRITO S. NELLA VITA DI GESU’: Lo Spirito prepara la venuta di Gesù nel mondo: Il precursore Giovanni è “pieno di Spirito S. fin dal seno di sua madre”. Elisabetta è ricolma di Spirito S. il Quale le rivela che la Madonna ha concepito e porta in seno Cristo Dio e perciò la chiama “madre del Signore”. Zaccaria pervaso di Spirito S. riacquista la favella e proclama il cantico profetico del “Benedictus”. Giuseppe viene informato che l’Incarnazione di Dio in Maria è opera dello Spirito Santo. Simeone va al tempio perché ispirato dallo Spirito S. e gioisce vedendo il Salvatore e lo stringe tra le braccia. Maria Vergine dallo Spirito Santo è resa piena di grazia” e poi Madre di Dio (5).

Lo Spirito accompagna Gesù in tutta la sua vita di annunciatore della “lieta notizia” (o Vangelo). È presente fin dall’inizio: al battesimo nel Giordano (6). Conduce Gesù nel deserto (7). Gesù incomincia a predicare “con la potenza dello Spirito” (8). È nel nome dello Spirito che Gesù scaccia i demoni (9). È lo Spirito che lo condurrà all’immolazione sul Calvario (10).

Gesù comanderà di battezzare “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito S. (e questa costituisce la dichiarazione più chiara che lo Spirito S. è persona divina poiché perdona i peccati e infonde la grazia).

4. LO SPIRITO SANTO NELLA NOSTRA VITA: L’abbiamo ricevuto in germe nel Battesimo che è stato la nostra Pasqua di risurrezione, e l’abbiamo ricevuto in pienezza nella Cresima che è stata la nostra Pentecoste nella quale è disceso su di noi con la stessa sua infinita potenza con cui discese sugli Apostoli; e se non ha prodotto in noi gli stessi effetti di trasformazione, segno che l’abbiamo tenuto bloccato, non l’abbiamo lasciato agire.

Lo Spirito èil dolce ospite dell’anima nostra” come afferma S. Paolo: “Non sapete che voi siete tempio di Dio e che lo Spirito S. abita in voi?... il tempio di Dio è sacro e questo tempio siete voi” (11). “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito S. che è in voi? Siete stati comprati a caro prezzo! Glorificate Dio nel vostro corpo” (12). Lo Spirito venendo in noi ha divinizzato la nostra anima: ci ha portato le virtù teologali: fede, speranza, carità. Ha infuso in noi i suoi doni che sono stimoli, disposizioni permanenti e aiuti costanti ad agire bene; essi sono: “spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (13). Ci ha pure donato i carismi, ordinari e straordinari, come afferma il Vaticano II: “Lo Spirito S. dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine, grazie speciali (o carismi)... utili alle necessità della Chiesa” (14).

Inoltre lo Spirito ci elargisce i suoi frutti: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sè” (15).

5. I NOSTRI DOVERI VERSO LO SPIRITO S. Li esprime molto bene S. Paolo:

a) “Non vogliate spegnere lo Spirito S. (16): Si spegne lo Spirito quando si commette peccato grave. S. Agostino ammonisce: “Lo Spirito S. è venuto ad abitare in voi; non fatelo allontanare; non escludetelo mai dal vostro cuore. È un ospite buono: vi ha trovati vuoti e vi ha riempiti; vi ha trovati affamati e vi ha saziati; vi ha trovati assetati e vi ha dissetati”.

b) “Non vogliate rattristare lo Spirito S. (17): Lo rattristiamo con il peccato veniale, con la indocilità, con la indifferenza, tenendolo bloccato, impedendogli di agire in noi. È “acqua viva”, permettiamo che scorra in noi, che ci lavi, ci purifichi. È “fuoco”, lasciamo che divampi, bruci i nostri difetti e ci infiammi di amore a Dio e ai fratelli. È “vento impetuoso”, permettiamogli che gonfi le vele della nostra anima e la spinga fino alle vette della santità.

c) “Riempitevi di Spirito S.” (18): S. Paolo esclama: “Non ubriacatevi di vino (aggiungiamo: neppure di droga, di piaceri illeciti, di ingordigia, di vanità, di mediocrità spirituale), ma siate ricolmi di Spirito S. intrattenendovi tra voi con inni, salmi, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il cuore”.

Queste parole ci danno la percezione di partecipare alle ferventi assemblee del “Rinnovamento nello Spirito” (o Movimento Carismatico) che è uno degli ultimi Movimenti ecclesiali sorti nella Chiesa (ed è già il più numeroso, contando oltre 100 milioni di membri). È sorto tra i Professori e studenti universitari d’America; è diffuso nei 5 continenti, approvato ed elogiato dal Papa, da celebri Cardinali e da eminenti personalità. Il programma è semplice e vale per tutti: Fare viva esperienza dello Spirito S.; inebriarsi dello Spirito d’Amore, come raccomandò Paolo VI con le parole di S. Ambrogio: “Lieti beviamo la sobria (cioè assennata) ebrezza dello Spirito”.

Paolo VI aggiunse: “Nulla è più necessario di questo che vediamo suscitato dallo Spirito Santo” (19).

S. Agostino insiste: “Sia Lui (lo Spirito S.) a inebriarvi davvero. Chi si rallegra nel Signore e canta a Lui con grande esultanza, non somiglia forse a chi è ebbro? Mi piace quest’ebrezza. Lo Spirito è bevanda ed è luce”. Questa ebrezza ci porterà a “crescere verso il Capo che è Cristo” (20), a riconoscere la signoria di Gesù, e a costruire, gioiosamente e con grande impegno, il regno di Dio in noi, nella Chiesa e nel mondo.

S. Luigi de Montfort ci ricorda che lo Spirito S., quando vede che un’anima dà molto spazio alla Vergine Santa, Egli vola in quell’anima e la ricolma dei suoi doni, la conduce a grande santità e opera in lei sorprendenti meraviglie (21).

ESEMPIO. Il Venerabile Giacomino Gaglione (1896-1962), francescano secolare, fondatore del gruppo “Volontari della Sofferenza”, nacque a Marcianise di Caserta, primogenito di dieci figli.

A 16 anni, allegro, svelto, robusto, sportivo, è colpito da poliartrite acuta. Immobilizzato su di una sedia di ferro, per due anni si lamenta, grida, impreca.

Desidera chiedere a P. Pio la guarigione e perciò viene condotto a S. Giovanni Rotondo. Ma lui stesso attesterà: “Vedere P. Pio e dimenticare il motivo per cui ero andato fu un tutt’uno. P. Pio mi fece un’operazione chirurgica: mi mise un’altra testa al posto di quella che avevo prima”. Con questa nuova testa si abbandona completamente e per sempre allo Spirito S. come molle argilla nelle mani del vasaio. Lo Spirito S. farà di lui un capolavoro di santità in una incessante sofferenza.

Ogni giorno faceva la S. Comunione, la meditazione e recitava la Liturgia delle ore e il S. Rosario. Considerava la sua malattia come “il più grande dono di Dio”. Fra continue atroci sofferenze era sempre contento; e ripeteva: “Una sola amarezza può versarsi nella mia consolazione: il timore di poter guarire”.

Suo programma: sorridere sempre al dolore e tutto offrire a Gesù per la conversione dei peccatori. Docilissimo allo Spirito S., ha portato santamente questa croce per oltre 50 anni nella perfetta letizia francescana.

Il P. Pio, alla notizia della sua morte, ha detto: “Con Gesù sulla croce, con Gesù nel santo paradiso”.

È lo Spirito S. che compie queste meraviglie in chi si abbandona alla sua opera santificatrice.

PROPOSITO. Ecco il consiglio del Card. Mercier: “Ogni giorno parla così al divino Spirito: “O Spirito Santo, anima dell’anima mia, io ti adoro, illuminami, guidami, fortificami, consolami: dimmi ciò che debbo fare; io ti prometto di assoggettarmi a tutto ciò che desideri da me e di accettare tutto ciò che permetterai, fammi soltanto conoscere la tua volontà”.

Se farai questo, la tua vita si svolgerà felice e serena... e giungerai alla porta del paradiso carico di meriti. Questa sottomissione allo Spirito S. è il segreto della santità.

(1) Gal. 4,6; 1 Cor. 12, 3

(2) Gl. 3, 1 s.

(3) Is. 32, 15

(4) At. 2, 1-4

(5) Cfr. Lc. 1 e 2

(6) Mt. 3, 16 ss.

(7) Mt. 4, 1

(8) Lc. 4, 14

(9) Mt. 12, 28

(10) Ebr. 9, 11-14.

(11) I Cor. 3, 16 s.

(12) I Cor. 6, 19 s.

(13) Is. 11, 2

(14) L.G. 12

(15) Gal. 5, 22

(16) I Tess. 5,19

(17) Ef. 4, 3

(18) Ef. 5, 18 ss.

(19) Pentecoste 1975

(20) Ef. 4, 15

(21) Cfr. Tratt. 20 e 26

12

LA GRAZIA SANTIFICANTE (DONO DELLO SPIRITO)


(2 Pt. I, 1-11 Mt. 22, 1-14)

“La Chiesa vive per l’infusione dello Spirito Santo – afferma Paolo VI – infusione che chiamiamo GRAZIA, cioè dono per eccellenza, carità, amore del Padre, a noi comunicato in virtù della redenzione operata da Cristo, nello Spirito Santo. Che cosa c’è di più bello e di più grande che vivere in Grazia?”.

Pochi cristiani sanno rispondere a questa domanda: Che cos’è la Grazia?

Eppure la Grazia costituisce la sostanza del cristianesimo. Un grande scienziato e grande credente, Enrico Medi, scrive: “Qual’è la sostanza del cristianesimo? E’ la persona divina di Gesù che attraverso la sua natura divina e la sua natura umana prende la nostra persona umana e la inserisce nella vita divina” (1).

La Grazia santificante è detta “abituale” perché abita nell’anima e la riveste come un abito: si distingue dalle “grazie attuali” che sono illuminazioni alla mente e aiuti alla volontà per agire bene.

E’ un dono gratuito di Dio: L’amore e i doni degli uomini molto spesso sono egoistici: si ama e si dona per averne un vantaggio; invece Dio ama e dona soltanto per la nostra felicità. I nostri doni sono, quasi sempre, come il fare un deposito in banca: si fa per ritirare, a suo tempo, tutto il dono e anche gli interessi. Invece Dio ci dona la grazia unicamente per amore e nonostante che siamo figli di genitori (Adamo ed Eva) ribelli, e noi stessi tante volte ingrati a Dio medesimo.

La Grazia è tutto un mondo di meraviglie, tanto che se Dio non ce l’avesse rivelate, noi non avremmo mai potuto immaginare delle realtà così stupende.

1. LA GRAZIA CI RENDE “PARTECIPI DELLA NATURA DI DIO”, afferma S. Pietro (2). Con queste parole S. Pietro ci ha dato la più bella definizione della Grazia. Dalla partecipazione alla natura divina provengono tutti gli altri aspetti estasianti della Grazia.

S. Paolo usa l’immagine dell’olivo selvatico che viene innestato: “sei stato reciso dall’oleastro che eri secondo la tua natura e contro la tua natura sei stato innestato su un olivo buono” (3): con la Grazia, la natura di Dio, la vita stessa di Dio viene come innestata nella mia natura umana, che, così, diventa divinizzata, e posso esclamare con S. Paolo : “Non son più io che vivo, ma è Cristo Dio che vive in me” (4). Anche tutte le mie opere sono divinizzate e quindi meritevoli del premio divino (il Paradiso) perché è Dio che le compie in me.

In altre parole, come il ferro gettato nel fuoco diventa infuocato e acquista le proprietà del fuoco, così l’anima che si immerge nell’amore di Dio diventa divinizzata e acquista proprietà divine.

Chiarifichiamo il concetto di natura e di supernatura: Se il sasso potesse vegetare e crescere, avrebbe una super-natura: quella dell’animale. Se l’animale potesse ragionare e fare compiti e imparare la lezione, avrebbe una super-natura: quella dell’uomo. Ma queste cose non sono mai avvenute. Se l’uomo potesse avere delle qualità che sono soltanto di Dio, avrebbe una super–natura: la natura di Dio. Ebbene, questo avviene sempre quando l’uomo dice “si” all’amore di Dio ossia quando accoglie la Grazia santificante; in quel momento acquista una supernatura cioè la natura di Dio (come partecipazione), ed entra nell’ordine soprannaturale, e acquista il diritto a un premio soprannaturale. Quindi la Grazia ci rende dei veri super–uomini. Soltanto il cristianesimo esalta veramente l’uomo.

Il nazismo distingueva le persone in super–uomini che erano i tedeschi, i quali perciò dovevano essere esaltati e dovevano dominare il mondo (da questa teoria è scoppiata la seconda guerra mondiale), e in uomini–vermi che erano tutti i non tedeschi (persone da sopprimere o schiavizzare).

Il marxismo (che – come afferma il Card. Biffi, – “è la più grande menzogna dei tempi moderni”) ha mutilato orribilmente l’uomo togliendogli l’anima spirituale e immortale e rendendolo – come ripeteva, nelle chiese e nelle piazze, il P. Francesco Samoggia – rendendolo soltanto un “tubo digerente” perché lo considera solo materia e quindi con soli bisogni economici.

Il laicismo lottando per distaccare la società, la scuola, l’uomo da Dio, sta lavorando per la formazione di uomini-mostri, disponibili ad essere utilizzati dagli opposti estremismi.

L’umanesimo senza Cristo Dio, è disumano. Il vero umanesimo è soltanto quello cristiano che è un superumanesimo.

2. LA GRAZIA CI RENDE FIGLI DI DIO: l’uomo per la sola natura umana è creatura di Dio; soltanto la partecipazione alla natura di Dio lo rende figlio di Dio. Conseguentemente, chi non è in Grazia, è semplice creatura di Dio (come un fiore, un uccello, un albero). Solo chi è in Grazia di Dio, teologicamente parlando, è figlio di Dio.

Il Vangelo afferma: Gesù “a quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (5).

L’apostolo S. Giovanni, estasiato davanti a questa sublime e consolante verità, esclama: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente! Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio” (6).

Dunque la Grazia ci dona una nuova nascita: fa dell’uomo redento (dice S. Pietro) un “neonato” (7). Nessun medico può render giovane un uomo vecchio, invece la grazia ci fa, spiritualmente, creatura nuova, giovane, come afferma S. Paolo: “Se uno è in Cristo egli è una creatura nuova: l’uomo vecchio è sparito, ecco il nuovo è sorto” (8).

Chi è in peccato, è vecchio decrepito nell’anima, ancorché conti 15 o 20 anni: il peccato è il vecchiume spirituale.

Chi è in grazia di Dio è giovanissimo nell’anima, ancorché abbia 80 o 90 anni.

3. LA GRAZIA DI DIO CI FA EREDI DI DIO. Gesù nel colloquio con Nicodemo dice: “Se uno non rinasce da acqua e da Spirito Santo (ossia se non nasce, mediante il Battesimo, come figlio di Dio) non può entrare nel Regno di Dio” (9).

S. Paolo ripete con insistenza: “Che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio sei anche erede per volontà di Dio”. E ancora: “Lo Spirito Santo attesta al nostro spirito che noi siamo figli di Dio. E se siamo figli siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare alla sua gloria” (10).

4. LA GRAZIA DI DIO CI RENDE ABITAZIONE DI DIO.

Dio ama tanto la persona che lo ama, che non vuole aspettare il suo ingresso in Paradiso per diventare suo ospite, ma subito va ad abitare in lei.

E’ Gesù stesso che ce l’assicura: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (11).

S. Giovanni dice: “Dio è amore e chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (12).

S. Paolo esclama: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Santo è il tempio di Dio che siete voi” (13). Dove c’è Dio ci sono gli Angeli e i Santi: c’è il Paradiso. Nell’anima in Grazia c’è Dio; dunque essa è un Paradiso incominciato sulla terra! (Anima caelum est!).

La B. Elisabetta della Trinità spesso ripeteva: “Ho trovato il mio Cielo sulla terra, perché il Cielo è Dio e Dio è nell’anima mia”. Meditando e vivendo intensamente questa dolce verità, in breve tempo è diventata una grande santa.

Attenzione: Un solo peccato grave ci strappa il tesoro infinito della Grazia.

Senza grazia
– dice S. Agostino – non siamo più uomini, poiché “l’uomo vero è composto di corpo, di anima e di Dio nell’anima ossia di Grazia santificante”.

Senza “carità” teologale ossia senza Grazia – afferma S. Paolo – siamo “niente, nulla, cèmbali dal suono fesso” (14).

Con la Grazia siamo tutto e non potremmo essere più grandi: “Dopo la dignità di Gesù Cristo non c’è al mondo dignità più alta dell’anima in grazia di Dio: né Dio stesso poteva elevarci a dignità più alta di questa” (15).

Con la Grazia siamo santi e immacolati e straordinariamente belli: dicono molti santi con S. Teresa d’Avila: “Se tu vedessi la bellezza di un’anima in stato di grazia, il tuo corpo si spezzerebbe come un’argilla, non potendo contenere la gioia da cui tutto il tuo essere sarebbe inondato”

Ascolta l’esortazione del grande Papa S. Leone Magno: “Riconosci, o cristiano, la tua dignità. Diventato partecipe della natura divina, non ritornare con una condotta sregolata alla tua antica bassezza... Ricordati che, strappato alla potenza delle tenebre, sei stato trasferito nel regno della luce”.

ESEMPIO. S. Ignazio, eletto da S. Pietro Vescovo di Antiochia, è condannato a morte per la sua fede in Cristo Dio, e dovrà subire il martirio a Roma, gettato in pasto alle belve. Allora subito scrive una lettera stupenda “alla Chiesa che ha la presidenza nella regione dei Romani”. La scrive per esortare accoratamente i cristiani di Roma a non impedire il suo martirio. Ecco alcune sue espressioni: “Annunzio che morrò volentieri per Iddio se voi non me lo impedite. Lasciate che io sia pasto delle belve per mezzo delle quali mi è dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio, e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Sollecitate piuttosto le fiere perché diventino mio sepolcro. Oh! quando avrò la gioia di trovarmi di fronte alle belve preparate per me? Mi auguro che siano pronte a gettarsi sul mio corpo. Nessuna delle cose visibili e invisibili mi trattenga dal raggiungere Gesù Cristo. Fuoco e croce, branchi di bestie feroci, lacerazioni, squartamenti, slogature delle ossa, taglio delle membra, stritolamento di tutto il corpo, i più crudeli tormenti del diavolo ben vengano tutti su di me, purché io possa raggiungere Gesù Cristo”. E va gioiosamente verso il martirio!

Ecco quali sono i veri cristiani: quelli che come S. Ignazio d’Antiochia e come milioni di altri martiri dei tempi antichi, e di quelli, ancor più numerosi, del nostro secolo, sono pronti a farsi sbranare dalle belve, a lasciarsi uccidere piuttosto che perdere la Grazia santificante.

PROPOSITO. Supplichiamo la Madonna, “Madre della divina Grazia” affinché le moltissime persone lontane da Dio e dalla sua legge possano riscoprire e riconquistare la Grazia. Invochiamola perché noi tutti mettiamo in pratica le belle parole dello Spirito Santo: “Crescete nella Grazia e nella conoscenza del Signore nostro e Salvatore Gesù Cristo” (16).

(1) E. Medi, “I giovani come li conosco” (9) Cfr. Gv. 3, 3-8

(2) 2 Pt. 1, 3 s. (10) Gal. 4, 6 e Rom. 8, 16 s.

(3) Rom. 11, 24 (11) Gv. 14, 23

(4) Gal. 2,20 (12) 1 Gv. 4, 16

(5) Gv. 1, 12 s. (13) 1 Cor. 3, 16 s.

(6) 1 Gv. 3, 1 s. (14) 1 Cor. 13, 1-3

(7) Cfr. 1 Pt. 2, 2 (15) Mons. G. Bosio, “Radioquar. ’62”

(8) 2 Cor. 5, 17 s. (16) 2 Pt. 3, 18

13

BATTESIMO


(Mt. 28, 18 s.)

I Sacramenti e lo Spirito Santo: Lo Spirito Santo, come ha formato Gesù nel seno purissimo di Maria Vergine, così vuol formare ciascuno di noi a immagine di Gesù mediante i Sacramenti.

I Sacramenti sono gesti di amore di Gesù, sono mezzi efficaci della grazia istituiti da Gesù Cristo per salvarci. Da Gesù che li ha istituiti, in certo senso, sono passati nelle mani dello Spirito Santo, al Quale viene attribuita l’opera della salvezza.

Il Battesimo è il primo dei Sacramenti; ed è il Sacramento mediante il quale lo Spirito Santo ci fa creature nuove: ci libera dal peccato originale, e, se lo riceviamo dopo l’uso di ragione, da ogni altro peccato; ci fa partecipi della vita divina, figli di Dio, fratelli di Gesù e di ogni uomo, eredi del Paradiso.

A – RISCOPRIAMO IL BATTESIMO:

1) È un dono di Gesù. L’ha istituito quando ha detto agli Apostoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (1a).

2) È un dono destinato pure ai bimbi, come affermano la Bibbia e la Tradizione (1b).

3) È un dono necessario per la nostra felicità eterna. Nati alla vita naturale, abbiamo bisogno di una nuova nascita: di quella alla vita soprannaturale per avere parte alla eredità soprannaturale che è il Paradiso, come dice Gesù: “In verità ti dico: se uno non nasce da acqua e da Spirito Santo non può entrare nel Regno di Dio” (2). “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo” (3).

Per chi non ha la possibilità o la grazia di ricevere il sacramento del Battesimo, è sufficiente il Battesimo di sangue (ossia versare il sangue, dar la vita per Gesù) oppure il Battesimo di desiderio che consiste in un atto di amore a Dio con il desiderio, almeno implicito, di ricevere il Battesimo (questo è il caso, specialmente, di molte persone di religioni non cristiane le quali sono religiose, buone, ma, senza loro colpa, non conoscono Gesù).

S. Basilio afferma: “Il Battesimo è la morte del peccato, è la rinascita dell’anima, il vestito splendente, il sigillo infrangibile, il veicolo che porta al Cielo”.

4) È un dono che realizza in noi le più grandi meraviglie di Dio (mirabilia Dei):

a) È per noi una rinascita, una nuova creazione
, non meno vera e reale della nascita alla vita terrena e della creazione dell’universo. Quale gioia quando viene alla luce il bimbo tanto atteso... Ma c’è una nascita molto più meravigliosa: è la nascita, mediante il Battesimo, alla vita della grazia santificante che assicura la nostra nascita alla gloria del Cielo. Essa viene “dall’alto, dallo Spirito” (4).

b) È una risurrezione spirituale come dice S. Paolo: “Per mezzo del Battesimo siamo stati sepolti insieme a Gesù nella morte perché come Cristo fu risuscitato dai morti così anche noi possiamo camminare in una vita nuova... Offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti” (5). Lo stesso S. Paolo ci esorta: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio, pensate alle cose di lassù” (6).

c) È una incorporazione a Cristo: il Battesimo ci inserisce in Cristo, che è la vite vera, come rami vivi, nei quali scorrerà, quale linfa, la vita stessa di Gesù. Quasi all’inizio del Rito, il battezzando viene segnato per sempre con il segno di Cristo che è la Croce: apparterrà sempre a Cristo, come membro vivo del suo Corpo Mistico. Giustamente S. Agostino ai neobattezzati ripeteva: “Gioite! Siamo diventati Cristo!” Con Cristo siamo figli del Padre ed eredi dell’eredità celeste.

d) È una consacrazione perenne: mediante l’unzione col Crisma siamo stati consacrati per sempre come Sacerdoti (si tratta del Sacerdozio comune o regale) e formiamo, insieme a tutti gli altri battezzati, un popolo sacerdotale.

B – RICORDIAMO IL BATTESIMO!

Con il Battesimo siamo diventati divini, incorporati a Cristo, abitazione dello Spirito. Eppure non ci pensiamo, l’ignoriamo, spiritualmente restiamo bambini per tutta la vita!

Si festeggia il compleanno per ricordare la nascita temporale che ci ha reso figli degli uomini; perché non festeggiare maggiormente l’anniversario del Battesimo che ci ricorda la nascita spirituale che ci ha resi figli di Dio? Il giorno del battesimo è il più grande giorno dell’esistenza. Pio XI parlando a un folto gruppo di giovani disse: “Oggi è l’anniversario della mia nascita, ma domani è quello del mio Battesimo: il più grande giorno della mia vita”, molto più importante di quello dell’Ordinazione sacerdotale e di quello dell’elezione a Papa. I Padri Conciliari del Vaticano II hanno ripetuto con S. Agostino: “La nostra suprema dignità non è quella di essere Vescovi, ma di essere membri del popolo di Dio” ossia battezzati. Paolo VI: “Vi è negli avvenimenti della nostra vita un fatto più bello (della recezione del Battesimo), più fortunato di questo? No! Esso è il fatto più felice della nostra esistenza”. S. Ambrogio afferma: “A che cosa ci avrebbe giovato il nascere alla vita naturale se non avessimo avuto la felice sorte di rinascere col Battesimo alla vita soprannaturale?

Si celebra il Natale, la Pentecoste: la venuta visibile di Gesù e dello Spirito S. nel mondo; ma perché non si celebra la venuta invisibile della Trinità nell’anima nostra mediante il Battesimo? Forse che Dio è meno degno di lode quando appare esteriormente che quando entra nell’interno dell’anima nostra?

Si va in pellegrinaggio nei luoghi di apparizioni di Gesù, della Madonna. Ottima cosa. Ma perché non ci si reca a pregare nella chiesa o presso il battistero ove, col Battesimo, è realmente sceso Gesù nell’anima insieme al Padre, allo Spirito, a Maria, ai Santi?

C – VIVIAMO IL BATTESIMO!

Il Battesimo non giova nulla se non lo si vive, se non si mette in pratica. Tanti battezzati vivono da bestemmiatori di Gesù: “non mi riferisco – soggiunge S. Agostino – ai malvagi che bestemmiano Cristo; sono rari infatti quelli che lo bestemmiano con la lingua, ma sono molti quelli che lo bestemmiano con la propria condotta”. Quanti battezzati vivono da sbattezzati! Raramente entrano nella chiesa, che è la casa dei figli di Dio. Quasi mai, alla S. Messa che è il cuore della religione cristiana; quasi mai alla mensa dei figli, alla S. Comunione.

Poveri gigli che all’età della prima Comunione erano candidi e profumati e, ora, sono precipitati nell’immondezze!... Poveri uccelli che da se stessi si sono spezzate le ali e ora non possono più spiccare il volo verso il Cielo di Dio!... Non pensano, costoro, al terribile dramma di quell’invitato alle nozze della parabola evangelica che entra nella sala di festa senza la veste nuziale? È figura del battezzato che fa il suo ingresso nell’eternità senza la Grazia di Dio. Contro di lui sarà spiccato l’ordine perentorio: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” (7).

Dopo il Battesimo la vita non è più nostra, non ci appartiene più: è completamente di Cristo e della Chiesa, perciò:

a) Dobbiamo stare con Cristo, per la vita e per la morte. Dice infatti lo Spirito Santo: “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo” (8) “... Affinché non viviamo più per noi stessi, ma per Cristo che è morto e risorto per noi” (9). “Tutto è vostro... il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo” (10). “Se noi viviamo, viviamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo siamo dunque del Signore” (11).

b) Dobbiamo essere docili alla madre Chiesa, la quale nel fonte battesimale ci ha accolti nel suo seno, e, durante questa vita terrena attende premurosamente alla gestazione e formazione spirituale dell’anima nostra per deporci un giorno tra le braccia del Padre celeste. Guai a noi se non ci lasciamo formare l’occhio della fede, l’orecchio della speranza, il cuore dell’amore, le mani e i piedi della uniformità alla volontà di Dio: faremmo come quel bimbo che, per ipotesi, nel seno materno, si strappasse gli occhi, le orecchie, si rompesse mani e piedi; quando verrà alla luce sarà deforme per tutta la vita. Ascoltiamo S. Agostino: Per mezzo del Battesimo “sei già nato nelle viscere della madre Chiesa... Per poter nascere dalle viscere (cioè pervenire alla luce eterna, al Paradiso), prima devi nascere (lasciarti formare) nelle viscere. Aspetta dunque: lasciati formare per non finire in aborto!” Saresti mostruoso per tutta l’eternità! Lasciati formare: sarai felice per sempre!

c) Dobbiamo avere soprattutto la carità cioè l’amore a Dio e al prossimo. S. Agostino afferma: “Il battezzato esamini se possiede la carità. Se non la possiede, egli porta soltanto il carattere di cristiano, ma è un disertore che scappa; non può definirsi nato da Dio. Solo l’amore distingue i figli di Dio dai figli del diavolo. Tutti possono segnarsi con la croce, tutti rispondere: amen; tutti cantare: alleluia; tutti essere battezzati: soltanto la carità (la grazia santificante) fa distinguere i figli di Dio dai figli del diavolo. Quelli che hanno la carità sono nati da Dio. Se tu avessi tutto, ma ti mancasse quest’unica cosa, a nulla ti gioverebbe ciò che hai” (12). Se hai la carità, hai tutto per il tempo e per l’eternità.

ESEMPIO. La Serva di Dio Carla Ronci di Torre Pedrera di Rimini (1936-1970): un’altra Romagnola, verso gli altari! Dai 10 ai 14 anni vive malamente il suo Battesimo: è alquanto sbarazzina; le piacciono molto le canzoni insulse, i dischi sguaiati, le orchestrine; legge avidamente i settimanali pieni di leggerezze, i romanzi gialli, le storie di amore non pulito; ha la mania dei balli; va a vedere films vuoti e sciocchi, predilige compagnie poco serie. Scrive: “Mi ero tuffata nel male”. A 14 anni, in occasione di una Missione popolare, durante la Via Crucis predicata per le strade del suo paese, rimane folgorata dalla grazia di Gesù: Lei stessa dice: “Sentii una voce e un invito; ebbi orrore di me stessa; voltandomi indietro vidi i miei 14 anni al di fuori della gioia e il mio avvenire sospeso sul baratro di un abisso”. E subito decide di incominciare a vivere in pienezza il suo Battesimo. Al mattino del giorno seguente, eccola alla S. Messa. Da quel momento non potrà vivere senza incontrarsi giornalmente con Gesù nella Messa e nella Comunione. Abbandona con disgusto tutte le vanità che fino allora aveva cercato affannosamente. Rifiuta di sposarsi nonostante le molte richieste (aveva una bellezza straordinaria), e si consacra per sempre, con i voti religiosi, a Gesù. Chiama Gesù il suo “amore” il suo “solo amore”, il suo “fidanzato”, il suo “sposo”, il suo “tutto”. Vive continuamente alla sua presenza e se lo sente “vicino vicino”. Diventa un’autentica innamorata di Gesù fino alla follia. E si impegna moltissimo (nell’Azione Cattolica di cui è Dirigente e nella parrocchia e ovunque si reca) per conquistare tante anime a Gesù.

Nelle sue molte fatiche e sofferenze va sempre ripetendo: “Per Gesù e per le anime!” Ha sempre il sorriso sul volto e tanta gioia nel cuore, anche tra i dolori. Scrive: “Io voglio le spine di nostro Signore, non le rose... Com’è bello vivere in grazia di Gesù e soffrire per Gesù! Si prova una gioia tale che tutte le gioie del mondo messe insieme non riuscirebbero ad eguagliare”. È devotissima della Madonna. Ha moltissime e forti tentazioni per cui deve lottare “ stringere i pugni”, ma riesce a riportare sempre completa vittoria con l’aiuto di Gesù e della Vergine Santa che invoca continuamente. Colpita da cancro polmonare, sta per morire. Le chiedono: “Carla, come stai?” Risponde: “Assai bene! Assai bene! Eccolo, è il Signore che viene e mi sorride. Arrivederci in Cielo!” Dopo alcuni minuti la sua anima vola al Paradiso.

Oh, potessimo anche noi vivere il nostro Battesimo come l’ha vissuto Carla!

PROPOSITO. Rinnoviamo con fede le promesse battesimali. Invochiamo la Madonna per ottenere a noi la fedeltà alle promesse del Battesimo, e ai battezzati infedeli, la conversione, e ai non battezzati, la grazia del Battesimo.

(1a) Mt. 28,18

(1b) Battesimo dei bambini. La Chiesa ha battezzato i bambini fin dalle sue origini. Gli Atti parlano di intere famiglie battezzate dagli Apostoli (cf. Atti 10,44-48; 16,15; 16,32-34; 18,8).

S. Ippolito fin dal 217 scriveva: “Per Pasqua i bambini devono essere battezzati prima degli adulti” (Traditio apost. c. 21).

Origene afferma: “La Chiesa ha ricevuto dagli Apostoli la Tradizione di battezzare anche i bambini” (Commento a Rom. 5,9).

(2) Gv. 3, 5 s.

(3) Mc. 16, 16

(4) Cfr. Gv. 3, 6 s.

(5) Rom. 6, 4.13

(6) Col. 3, 1 s.

(7) Mt. 22, 13

(8) Gal. 3, 27

(9) Cfr. 2 Cor. 5, 15

(10) 1 Cor. 3, 21 s.

(11) Rom. 14, 7 s.

(12) S. Agostino, “Com. in I Gv.”

14
CRESIMA O CONFERMAZIONE

(At. 2, 2 ss.)

Un certo Novato – scrive Eusebio di Cesarea nel 4° secolo – spaventato per le torture che i persecutori infliggevano ai Cristiani fermi nella loro fede, rifiutò di ricevere il Sacramento della Cresima. Poco tempo dopo abbandonò Gesù e la sua Chiesa. Eusebio attribuisce questa perversione al rifiuto di rafforzare la fede con la Cresima. La Cresima è detta anche Confermazione perché conferma ciò che è iniziato nel Battesimo. Sembra che neppure gli antichi eretici abbiano avuto l’ardire di negare questo Sacramento tanto importante; invece l’hanno negato Lutero e i Protestanti; lo conservano gli Ortodossi.

Questa è la storia della prima Cresima: Gli Apostoli, in quel giorno di Pentecoste, erano nel Cenacolo in preghiera insieme alla Vergine Santa. “Venne all’improvviso dal Cielo un rombo come di vento che si abbatté gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito S.” (1).

1. LA CRESIMA È UN VERO E GRANDE SACRAMENTO istituito da Gesù e promulgato dagli Apostoli.

Pietro e Giovanni l’amministrarono a Samaria ove molti si erano convertiti: “Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito S.; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro; ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo” (2).

S. Paolo, ad Efeso, l’amministrò a 12 uomini seguaci di S. Giovanni Battista: dopo averli battezzati li cresimò: “non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di essi lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetizzavano” (3).

Giovanni Paolo II spiega molto bene questo Sacramento: “La Confermazione completa il Battesimo, perfeziona il cristiano. L’imposizione delle mani e l’unzione con il sacro crisma – l’olio santo di Cristo – sono i segni efficaci del dono dello Spirito Santo. Prima di segnare la vostra fronte col sacro crisma, stenderò le mani su tutti i cresimandi. È il gesto che ci viene da Gesù mediante gli apostoli. Con questo gesto è il Signore che prende possesso di voi, che vi protegge con la sua mano; è lui che vi guida, che vi manda in missione, come se vi dicesse: Non aver paura, Io sono con te. E per ciascuno di voi io pronuncerò le parole: Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono. Voi partecipate alla grazia di Gesù che a Nazaret diceva: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione (4). Lo Spirito vi è stato dato perché tutto il vostro essere cristiano sia illuminato e fortificato. Sì, lo Spirito completa la vostra somiglianza con Cristo: vi segna profondamente con la sua impronta (con il segno della croce) come il bambino porta la somiglianza dei suoi genitori e voi sapete che la croce è il segno di Cristo. Esso (lo Spirito) diventa il vostro maestro interiore che vi apporta costantemente la luce di Cristo per guidarvi verso la verità tutta intera” (5).

2. È IL SACRAMENTO DEL CAMMINO, DELLA CRESCITA, DELLA LIBERTA’.

Mentre il Battesimo è il Sacramento della partenza, questo è il Sacramento del cammino spirituale. E perché possiamo camminare più speditamente, lo Spirito ci elargisce i suoi doni: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio: essi sono per l’anima come i remi per la barca, come il pedale per la bicicletta. Lo Spirito ci elargisce pure una nuova e piena effusione delle virtù teologali: fede, speranza, carità, che sono per l’anima come la vela per la barca, come il motore per l’automobile. E per camminare più gioiosamente, ci viene infuso “il frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sè” (6). Così nel nostro cammino saremo segno di gioia ai fratelli, distribuiremo un sorriso a chi è triste e vivremo le beatitudini evangeliche.

Mentre il Battesimo è il Sacramento della nascita, questo è il Sacramento della crescita, dello sviluppo della vita spirituale: se corrispondiamo alla grazia sacramentale, diventiamo consapevoli, coerenti, decisi, coraggiosi, insomma spiritualmente adulti e grandi.

È il Sacramento della pienezza della libertà (se trova in noi corrispondenza), poiché ci dona la pienezza dello Spirito Santo, e Dio ci dice: “Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà” (7). Lo Spirito diventa la nostra guida, la nostra luce, il nostro dolce ospite, la nostra forza: ci rende liberi e forti.

3. È IL SACRAMENTO DELLA FORTEZZA, DEL CORAGGIO CRISTIANO.

Gesù
ci assicura: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi” (8). S. Paolo afferma: Lo Spirito Santo viene per rivestirvi di tutta “l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo e restare in piedi dopo aver superate tutte le prove” (9). Anche il Vaticano II dice: “Per mezzo della Cresima i battezzati sono arricchiti di una speciale forza dello Spirito Santo” (10).

È chiamato il “Sacramento del fuoco”: infatti lo Spirito che è amore del Padre e del Figlio, ci infiamma di amore divino e fraterno, affinché tutti gli ostacoli possano cadere e tutte le difficoltà possano essere superate vittoriosamente poiché omnia vincit amor: l’amore tutto vince.

Gli Apostoli dopo la Pentecoste, che fu la loro Cresima, furono completamente trasformati: da timidi e vili divennero forti e coraggiosi come leoni.

Giosuè Borsi (per citare un caso del nostro secolo scegliendo tra migliaia), dopo una giovinezza sperperata nell’incredulità e nell’impudicizia, riceve la Cresima con fervore, e subito (come garanzia d’impegno) chiede e ottiene di entrare nelle file dell’Ordine francescano secolare, e da quell’istante, mai una sola caduta nel peccato, neppure nelle colpe veniali, e, come dice il card. Maffi, vive e muore sul fronte di guerra da eroe e da santo.

4. È IL SACRAMENTO DELLA TESTIMONIANZA.

Gesù
, prima di salire al Cielo, dice: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, lo Spirito di verità; egli mi renderà testimonianza e anche voi mi renderete testimonianza” (11). “Mi sarete testimoni a Gerusalemme e fino agli estremi confini della terra” (12). Oggi questa testimonianza a Cristo Dio è di estrema necessità e urgenza; lo Spirito per mezzo di S. Paolo ci grida: “Siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo tenendo alta la parola di vita” (13).

Gli uomini non vedono Gesù, ma te; non odono la sua voce, ma le tue parole; perciò nel tuo modo di parlare e di vivere tu devi ovunque manifestare Gesù: il Vangelo che il mondo ancora prende sul serio è quello che portiamo scritto nelle nostre opere.

5. È IL SACRAMENTO DELL’APOSTOLATO DEI LAICI.

Il Vaticano II afferma:
“Con il Sacramento della Confermazione i fedeli, arricchiti di una speciale forza dello Spirito Santo, sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l’opera la fede come veri testimoni di Cristo” (14).

Gesù (dice il Vangelo) non ha inviato soltanto gli Apostoli, i Sacerdoti a evangelizzare il mondo, ma ha inviato pure i laici rappresentati nei 72 discepoli: “Il Signore designò altri 72 discepoli e li mandò a due a due dinanzi a sè in ogni città e luogo” (15). Perciò, soprattutto “oggi – come ripeteva il B. Orione – chi non è apostolo di Gesù Cristo e della sua Chiesa, è apòstata”.

Oggi lo Spirito Santo ripete a ogni battezzato e cresimato le terribili parole del profeta Ezechiele: “Se tu non parli per distogliere l’empio dalla sua condotta, egli, l’empio, morirà (ossia andrà dannato) per la sua iniquità, ma della sua morte chiederò conto a te” (16).

Lo Spirito ripete pure le consolanti parole di S. Giacomo: “Se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” (17).

Lo Spirito della nostra Cresima è il Sole dell’anima che vuol portarci luce di fede, calore di amore, energia per la santificazione e per l’apostolato. Se al sole si chiudono le finestre, si rimane nel buio e nel freddo. Apriamo allo Spirito le finestre della mente e del cuore. Trionferà in noi come ha trionfato in schiere di vergini, in folle di martiri, in milioni di Santi. Il trionfo sarà più sicuro e più grande se coltiveremo una forte devozione alla Madonna, sposa del medesimo Spirito, poiché ogni vittoria viene per mezzo di Maria.

ESEMPIO. Il Ven. Alberto Marvelli (nato a Ferrara nel 1918 e morto a Rimini nel 1946). Giovane ingegnere, intelligente, dai grandi ideali, religiosissimo, faceva meditazione e Comunione ogni giorno, cristiano quadrato e tutto d’un pezzo sia in chiesa come nel luogo di lavoro e nelle piazze; molto impegnato nell’apostolato, dirigente dei giovani e dei Laureati cattolici e della Conferenza di S. Vincenzo.

Era pienamente convinto che il vero cristiano non deve separare la vita dalla fede, e che tutte le scelte, anche quelle sociali e politiche, devono tutte e sempre essere coerenti al “Credo” religioso. Era inconcepibile per lui che un cattolico appoggiasse partiti e gruppi con ideologie materialiste o schierate a favore di divorzio, aborto, eutanasia, malcostume, pornografia e simili diavolerie. Comprendeva che il vero cristiano deve impegnarsi pure nella sociologia e nella politica ispirata al Vangelo, poiché la politica retta e onesta – come afferma S. Tommaso – “è arte principalissima” e, come soggiunge Paolo VI, “è la forma più alta ed esigente della carità”. Quindi si impegnò direttamente nella politica, affrontò con cuore cristiano i comizi, rimanendo grande amico di tutti, trattando cose pratiche a vantaggio specialmente dei più bisognosi, restando ben radicato nei principi della dottrina sociale della Chiesa. Fu Assessore Comunale all’edilizia, Presidente della Commissione alloggi, Presidente della Commissione riparazioni di guerra, Commissario del Consorzio Marecchia, professore all’Istituto Industriale. Le sue preferenze erano per i poveri ai quali nel suo Ufficio dava la precedenza. Ha sfamato tante persone. Durante la guerra, subito dopo i bombardamenti, che a Rimini furono molto numerosi, correva a soccorrere i feriti, a portare provviste; arrivò perfino a donare le scarpe che aveva nei piedi, la giacca che indossava, i vetri della sua casa, il materasso del suo letto. Nel 1940 lasciò scritto: “Ti offro, o Gesù, la mia vita pur di conservare la purezza sempre, a costo di ogni sacrificio, te la offro pure per la felicità della mamma, dei fratelli, per il Papa, per le Missioni”. Gesù ha accolto questa offerta eroica; a 28 anni, mentre in bicicletta si recava verso Miramare di Rimini a tenere un comizio, fu travolto e ucciso da un camion militare che procedeva a velocità pazzesca. La sua salma è stata portata, nel 1974, dal cimitero alla chiesa di S. Agostino attraversando le vie principali di Rimini, seguita da molte migliaia di persone. Si spera di venerare presto sugli altari questo meraviglioso giovane, il quale, in un mondo avvelenato dal laicismo, dal fango dell’impurità, dall’edonismo e dall’indifferentismo religioso, ha saputo essere ricolmo di santo coraggio nel professare integralmente e a fronte alta il suo grande amore a Gesù, alla Madonna, alla Chiesa e ai fratelli, e nel fare tutte le sue scelte in piena coerenza alla sua fede cattolica. Così va vissuto il Sacramento della Cresima!

PROPOSITO. Supplichiamo la Madonna affinché ci ottenga che lo Spirito Santo della nostra Cresima operi prodigi di santità nell’anima nostra e prodigi di conversione di tante anime mediante il nostro doveroso apostolato.

(1) At. 2, 2 ss.

(2) At. 8, 15 s.

(3) Cfr. At. 19, 1-7

(4) Lc. 4, 18

(5) Giovanni Paolo II, nel Camerun (11-8-85)

(6) Gal. 5, 22

(7) 2 Cor. 3, 17

(8) At. 1,8

(9) Ef. 6, 11 ss.

(10) L.G. 11

(11) Gv. 14, 16 s.; 15, 26 s.

(12) At. 1,8

(13) Filipp. 2, 15 s.

(14) L.G. 11

(15) Lc. 10, 1

(16) Ez. 33, 8 s.

(17) Gc. 5, 19 s.

15

UNZIONE DEGLI INFERMI


(Gc. 5, 13 ss.)

Gesù verso gli ammalati ha usato sempre tanta attenzione, bontà e dolcezza, e a loro favore ha operato molti miracoli. Continua ancor oggi a donare conforto e a compiere sorprendenti guarigioni, specialmente per mezzo della Madonna. Ebbene, lo stesso Gesù ha provveduto affinché nelle malattie gravi e nel concludersi di una vita ci fosse una sorgente di grazie: il Sacramento dell’Unzione degli infermi, che nel passato veniva impropriamente chiamata Estrema Unzione.

1. È UN VERO SACRAMENTO istituito da Gesù. È adombrato nel Vangelo di S. Marco che scrive: “Gli Apostoli predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano” (1).

È raccomandato e promulgato dall’Apostolo S. Giacomo con queste parole: “Chi è ammalato, chiami a sè i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui dopo averlo unto con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede solleverà il malato: il Signore lo rialzerà, e se ha commesso peccati gli saranno perdonati” (2).

La Tradizione parla di questo Sacramento fino dai tempi antichi, specialmente nella Liturgia, sia in Oriente come in Occidente.

Questo Sacramento, scrive Sertillanges, “è un atto di maternità da parte della Chiesa. Avendo generato questo figlio e avendolo guidato nella vita, essa deve essere lì all’ultima ora. Il morente si abbandona a lei ed essa si piega sopra di lui teneramente” (3).

A chi va amministrato? Risponde il Vaticano II: “L’unzione degli infermi non è soltanto il Sacramento di coloro che si trovano in estremo pericolo di vita. Perciò il tempo opportuno per riceverlo ha certamente inizio quando il fedele per malattia o per vecchiaia comincia a essere in pericolo di morte” (4).

Il Rituale Romano, nell’introduzione (n.8 e 11) specifica:

“L’Unzione si deve dare a quei fedeli il cui stato di salute risulta seriamente compromesso per malattia o vecchiaia. Per valutare la gravità del male è sufficiente un giudizio prudente o probabile, senza inutili ansietà”. “Ai vecchi, per l’indebolimento delle forze, si può dare la sacra Unzione, anche se non risultassero affetti da alcuna grave malattia”.

Come va amministrato? Il Sacerdote, in silenzio, impone le mani sul capo dell’ammalato poi lo unge con l’olio benedetto sulla fronte e nelle mani a forma di croce. L’Unzione sulla fronte raffigura la purificazione della memoria, della fantasia, dell’intelligenza, della volontà. L’Unzione nelle mani raffigura la purificazione di tutta l’attività umana. Venga il Sacerdote con l’Olio santo! Ascoltiamolo: Ungendo la fronte dirà: “Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo. Amen”. E, ungendo le mani proseguirà: “e, liberandoti dai peccati ti salvi e nella sua bontà ti sollevi. Amen”. L’anima ha peccato per mezzo del corpo, Gesù guarisce l’anima ungendo il corpo, e dà l’ultima pennellata di perfezione all’anima affinché diventi un capolavoro del Signore e possa presentarsi candida, luminosa e serena al tribunale di Cristo Dio.

2. L’OLIO SANTO DEVE ESSERE RICEVUTO PER TEMPO E CON FEDE: È stoltezza dire: Chiama il Prete per l’Olio Santo solo quando non capisco più niente! Forse che se devi regolare dei conti di grande importanza o se devi combinare un grosso affare con qualcuno tu dici: Lo farò quando non capirò più nulla? Non sai che qui si tratta di regolare i conti i più importanti e i più urgenti, quelli con Dio prima che l’anima si presenti davanti a Lui per essere giudicata? Lo sai che qui si può decidere della tua salvezza eterna o della tua dannazione eterna?

Quante persone ingannano i loro parenti lontani da Dio o poco religiosi che si trovano in pericolo di morte, nascondendo loro la gravità della malattia e non esortandoli, con grande delicatezza, a regolare i loro conti con Dio mediante i Sacramenti; e li lasciano morire senza Confessione, senza Comunione, senza l’Unzione degli infermi e senza preghiera: mai come in questo caso si avverano pienamente le parole di Dio: I più grandi “nemici dell’uomo saranno quelli di casa sua” (5). Poi vogliono giustificarsi con questa falsa scusa: Non volevamo spaventarli. Ma se un cieco, per ipotesi, corre, senza accorgersi, verso un orribile precipizio, chi, anche a costo di spaventarlo, non gli griderebbe a squarcia gola: Fermati! Ebbene chi non vive religiosamente, chi sta in peccato grave, è in pericolo di precipitare in un baratro ben più orribile da cui non potrà mai uscire. In inferno nulla est redemptio: dall’inferno, non si uscirà mai più. A un leggero timore iniziale, subentrerà nell’anima, mediante questo sacramento, una grande pace e una indefinibile gioia.

Si rifletta bene che Cristo Dio, nella sua infinita misericordia, manda a noi i suoi Sacerdoti con i Sacramenti durante la vita e soprattutto in pericolo di morte, non perché li trattiamo come degli spaventapasseri o come dei becchini, ma perché li accogliamo come gli inviati da Dio e come i più grandi amici e benefattori e come coloro che realmente ci portano la speranza, il perdono, la grazia, la serenità, la pace dell’anima, la gioia perfino nel dolore e nell’agonia, e ci spalancano gli orizzonti del Cielo.

Il rimandare l’Unzione degli infermi all’ultimo momento della vita, costituisce, esclamava Pio XI, “un errore mortale che priva molti malati di aiuti tanto necessari e di beni spirituali assai preziosi, impedisce la guarigione di parecchi e può essere causa di morte e di perdizione eterna”.

Comportiamoci come il sommo scienziato Ampaire, religiosissimo e molto devoto della Madonna, il quale, quando a Parigi infierì il colera, disse: “Nel caso che fossi assalito dal male, chiamatemi prima il Prete e poi penserete a chiamare il medico”. Così vuole Gesù, il quale al paralitico prima perdonò i peccati e solo dopo lo guarì nel corpo.

3. L’UNZIONE DEGL’INFERMI PORTA MERAVIGLIOSI FRUTTI, quando è ricevuta con piena fede, con intenso dolore e con grande amore a Gesù.

Accresce la grazia santificante se l’ammalato è già nell’amicizia con Dio. Cancella i peccati gravi se l’infermo non è più in grado di confessarsi, ma è veramente pentito. Nel caso che abbia perduto la conoscenza, il pentimento è necessario e sufficiente che l’abbia avuto prima di perdere la lucidità mentale.

Dona fiducia nell’amore misericordioso di Gesù nell’ora in cui l’ammalato avverte che gli anni sono passati veloci, e che forse tanto tempo è stato sprecato nel peccato o per lo meno nella tiepidezza, che tante grazie di Dio sono venute invano, che tante opere buone si potevano e si dovevano fare e non si sono fatte. Quando pensando a tutto questo e in seguito a forti tentazioni del demonio, l’infermo è in procinto di venir assalito dalla più cupa disperazione, ecco che questo grande Sacramento gli fa sentire e quasi toccare con mano la dolce presenza di Gesù, infinitamente buono e misericordioso, che incoraggia, consola, guarisce, perdona, rende l’anima gioiosa, ricca, bella.

Fortifica l’anima: come gli antichi atleti si ungevano il corpo con l’olio per fortificare le membra prima di entrare in gara, così quest’Olio benedetto infonde nuove forze per sostenere e vincere le ultime battaglie che Satana sferrerà nel momento più decisivo della vita mediante tentazioni, dubbi sulle verità di fede, ecc.; e così quella diventerà l’ora delle più grandi vittorie.

Santifica ogni sofferenza; conforta nel dolore; spesso porta miglioramento alla salute; a volte porta perfino la guarigione. Cancella gli ultimi residui del peccato; spesso ottiene la remissione plenaria delle colpe e di tutte le pene temporali dovute ai peccati, così verrà evitato il soggiorno in Purgatorio.

Inoltre illumina la mente con la luce della fede, della speranza e con la certezza del Paradiso; e, se la morte è vicina, infonde tanto desiderio di vedere Gesù risorto da far dire a parenti e amici: “Arrivederci per sempre nel Regno del Cristo glorioso!”.

ESEMPIO. La Venerabile Genoveffa De Troia, francescana secolare di Foggia (1887-1949). Tutta la sua vita fu una continua preparazione al Sacramento dell’Unzione degli infermi e una continua santificazione del dolore. È una grande eroina della sofferenza. Già a quattro anni apparve in lei la prima delle tante piaghe inguaribili che martirizzarono il suo corpo, che ben presto divenne tutto ricoperto di piaghe che consumavano la carne, scalfivano le ossa. Il piede destro diventò un moncherino congiunto all’arto da una sottile lamina di cartilagine; il cranio lentamente si era quasi del tutto consumato.

Era in comunicazione spirituale con P. Pio che viveva a S. Giovanni Rotondo. Essendo poverissima, le fu prestata, in carità, una cameretta ove visse fino alla morte. Ogni giorno una pia persona medicava quelle innumerevoli piaghe. Visse quel martirio lento e ininterrotto per oltre 50 anni senza mai una sola parola di lamento. E quando i dolori erano più acuti ripeteva: “Viva Gesù!” “Tutto per Gesù!” Stava in continua preghiera. Aveva sempre la corona del Rosario in mano. Faceva tanto apostolato a favore soprattutto di persone afflitte e non credenti che spesso andavano a farle visita per ricevere conforto e parole di fede. Definiva i suoi dolori: “I doni del Cielo”, “i regali di Gesù”, “le perle dell’anima”. Ripeteva: “Sto bene perché soffro, starei male se non soffrissi”. “Le ore di dolore sono sempre ore di grazia”. “È mio dovere pregare, soffrire, offrire”.

Il P. Pio da Pietrelcina ha detto di lei: “È una cima dello Spirito S., pronta a spiccare il volo per il paradiso”.

L’Unzione degli infermi trovò un’anima preparatissima, alla quale diede l’ultima pennellata di perfezione prima che una santa morte la trasferisse nel Regno eterno. Il suo corpo riposa a Foggia, nella chiesa dell’Immacolata dei Cappuccini. Molte persone implorano e ottengono da lei tante grazie.

Sull’esempio di Genoveffa la nostra vita sia una continua preparazione a una santa morte e a ricevere con tanti frutti spirituali questo grande Sacramento. Tutta la nostra eternità dipende dal genere di morte che faremo come esclamava S. Agostino: “O momentum aeternitatis”: o momento da cui dipende tutta la nostra eternità!

PROPOSITO. Raccomandiamo alla Madonna i moribondi di oggi, e supplichiamola per le ultime ore della nostra vita terrena.

(1) Mc. 6, 12 s.

(2) Gc. 5, 13 ss.

(3) Sertillanges, “Catechismo degli adulti”

(4) “La sacra liturgia” 73

(5) Mt. 10, 36, e Mich. 7, 6

16

ORDINE SACRO:

IL SACERDOZIO


(LC. 22,19)

Dio ha fatto due prodigi – esclama Olier – la Santa Vergine e il Sacerdote. Quel Dio che fra i giorni della settimana ne ha scelto uno per Sè, la domenica; quel Dio che fra le dimore degli uomini, in ogni paese, ne ha scelta una per Sè, la chiesa; quel medesimo Dio, fra tutti gli uomini, sceglie qualcuno che sia suo ministro ossia servo del suo amore infinito per tutte le anime: è il Sacerdote.

Gesù che ci ha donato il Sacerdote, ha pure istituito un Sacramento, l’Ordine sacro, per assicurare per sempre la presenza dei Sacerdoti sulla terra.

1. IL SACERDOZIO È SGORGATO DAL PROFONDO DEL CUORE DI GESU’ quando nel Cenacolo diede agli Apostoli (e ai loro successori come Sacerdoti) il potere di consacrare il pane e il vino e offrire il sacrificio dell’altare o S. Messa (1) e poi di rimettere i peccati (2) e di predicare e di battezzare (3), ecc.

Il Sacramento dell’Ordine, fin dal tempo degli apostoli è amministrato con l’imposizione delle mani. Per esempio S. Paolo ha imposto le mani a Timoteo consacrandolo Sacerdote e Vescovo (4). Accanto ai Vescovi ci sono sempre i Presbiteri: Paolo e Barnaba, dopo le predicazioni, “costituirono in ogni comunità alcuni Anziani o Presbiteri” (5). Gli Apostoli impongono le mani pure per consacrare dei Diaconi (6), Le Ordinazioni Episcopali, Sacerdotali e diaconali ci sono sempre state nella vera Chiesa.

S. Ignazio, Vescovo di Antiochia (morto nel 107), afferma: “Senza il Vescovo, i Sacerdoti e i Diaconi, non c’è Chiesa” (Epistula ad Trallianos, 3, 1).

S. Clemente, Papa (del 1° secolo), dice: “Noi (Sacerdoti, Vescovi) dagli Apostoli, gli Apostoli da Cristo, Cristo da Dio”.

2. CHI È IL SACERDOTE? È ”niente” ed è “tutto”: è “niente” perché è un povero uomo con tutte le debolezze umane, ed è “tutto” perché ha gli stessi poteri di Cristo Dio.

La lettera agli Ebrei afferma: “Ogni sommo Sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati” (7). Dunque, il Sacerdote:

a) È un uomo. Non è un angelo. Quindi ha i suoi difetti (dove c’è l’uomo, c’è il difetto); ma le persone buone e quelle intelligenti, non ripetono mai la frase balorda: In chiesa non ci vado fin che c’è quel prete cattivo. Infatti sono convinte che in chiesa, a Messa, ai sacramenti, alla predicazione si va soltanto per amore a Cristo Dio e per un vantaggio infinito per l’anima propria. Inoltre ricordano le parole di Gesù riguardo agli scribi e ai farisei del popolo ebreo, i quali predicavano bene, ma razzolavano male: “Quanto vi dicono fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (8). Insomma le persone virtuose ripetono con S. Francesco d’Assisi: “Io vedo nei Sacerdoti non il peccato, ma il Figlio di Dio”.

Il celebre Avv. Carnelutti, principe del foro, docente universitario e grande convertito, alla domanda: “Che cosa vi aspettate dai Sacerdoti?”, rispose: “Dal Prete io non mi aspetto altro che tre cose: mi assolva dai miei troppi peccati, mi spieghi il Vangelo, mi insegni a pregare attraverso la celebrazione dell’Eucaristia”.

b) Ha poteri divini: È superiore agli angeli, ed è il terrore dei demoni. È simile alla Madonna: “O veneranda dignità del Sacerdote – esclama S. Agostino – nelle cui mani (sull’altare) il Figlio di Dio si incarna come nel seno della Vergine”. S. Clemente afferma: “Il Sacerdote, dopo Dio, è un dio terreno”.

Sacerdote, quanto sei potente! Comandi perfino a Dio ed Egli ti obbedisce; nessuno è più potente di te! Sei l’uomo di Dio!, sei veicolo dello Spirito Santo, sei portatore di pace! Tu sei padre delle anime; sei faro di luce per chi brancola nelle tenebre; sei portatore di libertà per chi è schiavo delle passioni; sei annunciatore del Vangelo ossia della lieta notizia che Gesù ci ama e ci vuol far partecipi della sua felicità eterna; sei radiotrasmittente della certezza che esiste una vita oltre le soglie della morte; sei ponte tra la vita terrena e la vita del Cielo: porti a Dio le preghiere degli uomini e porti agli uomini le grazie di Dio.

O Sacerdote, ascolta come ti chiama la Bibbia: “Sale della terra” (9); “luce del mondo”(10): “dispensatore dei misteri di Dio” (11); “ministro di riconciliazione” (12), “ambasciatore di Cristo” (13). Tu sei un altro Cristo, perché è Gesù che vive in te e parla e opera per mezzo di te; sei luce di Gesù a chi è nel dubbio; perdono di Gesù a chi è nel peccato; conforto di Gesù a chi è nel dolore; sapienza e potenza di Gesù a chi è nelle difficoltà, nelle tentazioni, nelle lotte.

c) Il Sacerdote è costituito unicamente per il bene spirituale degli uomini: “Senza il Sacerdote – dice il S. Curato d’Ars – la morte e la passione di nostro Signore non servirebbero a niente: è il Sacerdote che continua l’opera della redenzione sulla terra! Senza Sacerdote non avremmo l’Eucaristia, neppure il perdono di Dio nella Confessione, nemmeno gli altri Sacramenti e i conforti di Dio in vita e in morte”.

3. IL SACERDOTE È IL PIU’ GRANDE BENEFATTORE DELL’UMANITA’. “Gli spiriti irriflessivi – dice Victor Hugo – si domandano: A che serve il Prete? Cosa fa? Non vi è opera più sublime di quella che fanno i Sacerdoti, né vi può essere alcun lavoro più utile (perciò i Sacerdoti sono i più grandi lavoratori). Guai se il Sacerdote cattolico cedesse il suo posto! Guai se la sua voce, che si leva così spesso a gettare l’allarme, tacesse! Il mondo, in meno di 20 anni, ripiomberebbe nella barbarie”.

Mediante la celebrazione della S. Messa il Sacerdote è il salvatore dell’umanità, la quale sarebbe stata incenerita per i suoi innumerevoli gravissimi peccati se i 400 mila Sacerdoti cattolici, per mezzo della quotidiana celebrazione della S. Messa, non avessero allontanato i giusti e meritati castighi di Dio.

Mediante l’amministrazione dei 7 Sacramenti che Gesù ha stabilito per ogni momento principale della vita dell’uomo, e mediante la predicazione, i conforti religiosi, i suffragi per i defunti, il Sacerdote diventa l’unico vero e grande amico degli uomini. “Così – come afferma Pio XI – dalla culla alla tomba, anzi fino al Cielo, il Sacerdote è accanto ai fedeli, guida, conforto, ministro di salute, distributore di grazie e di benedizioni”.

4. DUNQUE GESU’ CI RIPETE: “PRESENTATEVI AI SACERDOTI!” Gesù “da ricco che era si è fatto povero” (14), ma per rendere noi ricchi di tutti i beni spirituali; ora, questi beni li ha deposti nelle mani del Sacerdote. Attingiamo le ricchezze di Dio dalle mani sacerdotali!

Nella esumazione della salma di S. Leopoldo Mandic, il Cappuccino che attendeva con tanto amore alle Confessioni per 11 ore ogni giorno, tutto fu trovato in decomposizione; soltanto la mano destra che tante volte si era alzata per impartire il perdono di Dio fu trovata incorrotta e si conserva a Padova, come reliquia. Ebbene, in quella mano intatta mi sembra di vedere la glorificazione delle mani del Sacerdote: quelle mani ricche dei gesti di amore di Gesù; quelle mani protese che invocano lo Spirito Santo sui cresimandi, sui candidati al Sacerdozio, sul pane e sul vino nella S. Messa; quelle mani tra le quali ogni giorno discende Cristo Dio nel Sacrificio dell’altare; quelle mani che tracciano il segno di croce dell’Assoluzione e del perdono; quelle mani che versano l’acqua battesimale donando la vita divina; quelle mani che dànno l’Unzione degli infermi; quelle mani che benedicono e che confortano; quelle mani che sempre ci indicano la strada del Cielo. Affrettiamoci ad attingere piogge di grazie che scendono perennemente da quelle mani!

Corriamo verso i Sacerdoti! Il popolo ebreo era assetato nel deserto. Mosè ha battuto con la verga la roccia; e ne è uscita acqua limpida e abbondante. Oggi tutta l’umanità è assetata di Dio, di grazia. Ecco il Sacerdote che con la verga d’oro dei 7 Sacramenti, della S. Messa, della predicazione, della devozione mariana, fa scaturire – come dice la Bibbia – “un fiume di acqua viva dalla sede di Dio e dell’Agnello” (15). Andiamo, dissetiamoci, ristoriamoci, conduciamo tutti i fratelli e le sorelle a questo fiume splendido come cristallo e che sale e che tutti vuol condurre alla vita eterna!

S. Giovanni Crisostomo afferma: “Senza i Sacerdoti è impossibile che noi possiamo raggiungere la salvezza dell’anima”.

Uno scrittore esclama: “Il Sacerdote su questa terra è il seminatore della pace, dell’amore e della gioia”.

1° ESEMPIO. Sacerdoti martiri dei nostri tempi. Sono moltissimi. Torturati e uccisi unicamente perché professavano e difendevano la fede in Gesù e nella Chiesa e si erano impegnati per i diritti e le libertà religiose e umane.

Nel Messico, quanti Sacerdoti martirizzati dai marxisti! Cito un solo esempio: il Sacerdote Librado Arreola, al quale, nel 1927, furono spezzate le mani perché non celebrasse più la S. Messa. Ma lui, con i suoi moncherini sanguinanti, ha voluto benedire i suoi stessi persecutori.

Nella Spagna, durante la rivoluzione comunista, circa sette mila tra Sacerdoti e Frati (e in più qualche centinaio di Suore) sono stati uccisi per odio alla religione.

Sono tante migliaia i Sacerdoti martirizzati dai nazisti in Germania e altrove. Tra questi emerge S. Massimiliano Kolbe, francescano Conventuale.

Non pochi Sacerdoti sono stati martirizzati dagli estremisti di destra in America Latina e altrove. Tra costoro eccelle l’Arcivescovo Romero di S. Salvador, ucciso (mentre celebrava la S. Messa) per il solo motivo che difendeva, nel nome di Gesù, i diritti dei poveri, degli oppressi e dei perseguitati.

Soprattutto si contano a decine e decine di migliaia i Sacerdoti Cattolici imprigionati o condannati ai lavori forzati o torturati o uccisi dai marxisti per odio alla religione cristiana in Russia, in Albania, in Cecoslovacchia, in Ungheria, Bulgaria, Romania, Cina, ecc., ecc. Una documentazione recente è stata letta nel Sinodo del 1983 a Roma, da due Vescovi dell’Ucrania (Hermaniuk e Lubachviski) sul martirio inflitto in Russia a 2950 Preti diocesani uccisi in odio a Gesù (16).

2° ESEMPIO. Card. Mindszenty, Primate d’Ungheria.

Rimane un simbolo
delle incredibili torture subite da moltissimi Sacerdoti sotto le diaboliche persecuzioni del Nazismo e soprattutto del Comunismo. Si legga il suo libro “Memorie”. Fu perseguitato dai nazisti che lo condannarono al confine e poi a quattro mesi di carcere. La persecuzione dei marxisti fu enormemente più barbara; tentarono più volte di ucciderlo con dei finti incidenti stradali e con avvelenamento; ma non vi riuscirono. Allora lo arrestarono (il 26–XII–1948).

E per ottenere che nel processo–farsa si dichiarasse colpevole di false accuse, lo distrussero nel corpo e nell’anima mediante l’orribile tortura del lavaggio del cervello: per ben 72 ore fu interrogato in continuazione giorno e notte. Gli inquisitori aguzzini si davano il cambio; lui doveva restare diritto sulla punta dei piedi, mentre una potentissima luce gli irritava gli occhi e faceva a pezzi il sistema nervoso. Quando il suo fisico cedeva, gli gettavano sulla nuda schiena dei secchi di acqua gelida. Nel contempo gli leggevano i verbali strapieni di falsità che lui era costretto a ripetere tante volte e poi lo volevano costringere a firmare; e se non firmava erano calci, percosse, sevizie a non finire. Così la sua resistenza fu annientata, il suo fisico distrutto, la sua volontà pressoché annullata. I giornali pubblicarono alcune foto di lui scattate durante il processo: ancor oggi in quelle foto si vedono i suoi occhi fissi, spalancati, sbarrati, allucinati.

Dopo la condanna all’ergastolo, fu permesso a sua mamma di fargli visita, ma lui non la riconobbe (tanto l’avevano disfatto!). Anche Don Bela Ispanki fece di tutto per farsi riconoscere, ma inutilmente; non riusciva neppure a parlare, ed emetteva soltanto dei monosillabi, meccanicamente.

I primi cinque anni di prigione furono orrendi e non gli fu permesso di scambiare neppure una parola, con nessuno. Anche i seguenti anni di galera furono durissimi: non gli fu risparmiato nessun obbrobrio, nessuna oscenità, nessuna sevizia, nessun’atrocità. Lui stesso afferma: “Fui torturato nel corpo e nell’anima; sono vivo per miracolo” (17)

Onore e gloria ai Sacerdoti! Nessun’altra categoria ha tanti Santi, tanti eroi, tanti martiri! Sono veramente la luce del mondo, i difensori delle libertà, i liberatori dal peccato e dall’errore, i più grandi benefattori dell’umanità, i costruttori della civiltà dell’amore.

PROPOSITO. Pregheremo la Madonna perché ci ottenga il dono di molte e generose Vocazioni Sacerdotali e Religiose, e faccia che i Sacerdoti siano santi nell’interno, e all’esterno siano come li vuole il Papa: non laicizzati o mascherati o travestiti, ma “segni delle realtà celesti”.

Alla preghiera aggiungeremo l’animazione vocazionale, la chiamata vocazionale e il digiuno o altri sacrifici per ottenere tante vocazioni sacre.

(1) 1 Cor. 11,23–26 (10) Mt. 5, 14

(2) Gv. 20, 21ss. (11) 1 Cor. 4, 1

(3) Mt. 28, 19s. (12) 2 Cor. 5, 18

(4) Cfr. 1 Tim. 4, 14 (13) 2 Cor. 5, 20

(5) At. 14, 23 (14) 2 Cor. 8, 9

(6) At. 6, 6 (15) Apoc. 22, 1

(7) Ebr. 5, 1 (16) Avvenire, 16–X–83

(8) Mt. 23, 3 (17) Cfr. Mindszenty, “Memorie” ed. Rusconi

(9) Mt. 5, 13

17
IL MATRIMONIO E LA FAMIGLIA

(Mc. 10, 1-12)

Le basi più solide e incrollabili dell’umana civiltà sono l’altare e il focolare, vale a dire la religione e la famiglia.

La vera felicità di un matrimonio, di una famiglia si fonda su questi tre beni: “Il bene della fedeltà. Il bene dei figli. Il bene del Sacramento” (S. Agostino).

IL BENE DELLA FEDELTA’ (“Bonum fidei”)

A - O Sposi siate fedeli l’uno all’altro

1 - Il matrimonio viene da Dio, il Quale l’ha voluto uno e indissolubile
. La Bibbia afferma: “Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza; maschio e femmina li creò. Dio li benedì e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne” (1). Il 9º Comandamento suona così: “Non desiderate la donna d’altri”: quindi Dio proibisce perfino il divorzio di desiderio. Perciò possiamo affermare con S. Agostino: “Il matrimonio indissolubile viene da Dio, il divorzio viene dal diavolo”.

2 - Gesù ha confermato l’indissolubilità del matrimonio con parole molto chiare: “Gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: E’ lecito a un uomo ripudiare la propria moglie? Egli rispose: Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Quello dunque che Dio ha congiunto l’uomo non lo separi. Gli obiettarono: Perché allora Mosè ha ordinato …
Nuccio Quattrocchi
Dalla vita alla Vita, attraversando la morte.
La vita è una malattia genetica che conduce alla morte. Questa è una "verità" ineluttabile, non dimostrabile scientificamente, ma facilmente acquisibile sperimentalmente e statisticamente. La vita è veramente una malattia incurabile, se ci si limita alla sua dimensione fisica e biologica, ed anche calcolabile ne è la sua durata, almeno in termini …Altro
Dalla vita alla Vita, attraversando la morte.

La vita è una malattia genetica che conduce alla morte. Questa è una "verità" ineluttabile, non dimostrabile scientificamente, ma facilmente acquisibile sperimentalmente e statisticamente. La vita è veramente una malattia incurabile, se ci si limita alla sua dimensione fisica e biologica, ed anche calcolabile ne è la sua durata, almeno in termini probabilistici e statistici: proprio sull'aspettativa di vita si fondano i calcoli delle agenzie di assicurazione e le relative tariffe.

Ma ogni umano calcolo, ogni umana certezza, sono poca cosa dinanzi a Dio. Sono pula che il Vento dello Spirito disperde, non per umiliarci ma per immergerci in ben altra Realtà rispetto a quella che il mondo proclama, propone, impone! Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto: ora, vivo, trionfa! Così recita una antichissima e popolare Sequenza che la Chiesa propone ai fedeli nella celebrazione della Resurrezione di N.S.G.C. Questa è la Realtà, anche se non è scientificamente dimostrabile! Ecco cosa dice l'Apostolo Paolo ai Corinzi, a noi, ed a ogni creatura umana, che è già o che verrà: "Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità e questo corpo mortale d' immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.." (1Cor 15, 54-58).

La nostra fragilità umana ci è di ostacolo a praticare ciò che l'Apostolo ci suggerisce, ma non dobbiamo contare solo sulle nostre forze. Non è possibile all'uomo rimanere saldo e irremovibile, progredendo sempre più nell'opera del Signore; ma Paolo suggerisce una via che è LA VIA: "non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me." (Gal 2, 20-21). Quello che l'uomo non può fare, l'ha già fatto Dio e l'ha fatto non per l'uomo genericamente inteso, ma per ogni uomo, ogni creatura umana. Ora ogni uomo, ciascuno di noi, può contenere, ospitare, accogliere in sé Gesù, può dire con l'Apostolo: non vivo più io, ma Cristo vive in me! Ora Dio non è più lontano dall'uomo, ma in me, in te, in ogni creatura umana che Lo accoglie in sé. Ricordiamo il colloquio di Gesù con Nicodemo e la risposta che Gesù dà a lui che chiede: "Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?" E Gesù:"In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio." (Gv 3, 3-5). E, sempre sull'azione dello Spirito in noi, Paolo aggiunge:"E se lo Spirito di Dio,che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi."(Rm 8, 11).

Ed ancora l'Apostolo: " Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre!". Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. (Rm 8, 14-17). Non si tratta di accumulare meriti dinanzi a Dio! La raccolta punti vale solo nei nostri Supermercati! Non si tratta solo di donare qualche spicciolo al mendicante: è necessario entrare nel Piano della Salvezza come Gesù ci ha rivelato con la Sua Incarnazione e tutto ciò che ne è conseguito ed ancor ne consegue, e così sarà fino alla redenzione di tutto il Creato:

L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità nella speranza...di esserne liberata...per poter entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente, aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo (Rm 8, 19-23).

Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati. (Rm 8, 28-30). Stupendo questo passo che evoca, in un crescendo quasi musicale, l'elevazione della creatura umana fino alla glorificazione in Dio, fino a che il Padre la riconosca come figlio, vero suo figlio nel Suo Unico Figlio Gesù! A tanta grazia, a tanto Amore, come reagisce l'uomo? Assimilati a Cristo Gesù, la nostra reazione deve essere inscritta nella Sua; ciascuno di noi deve offrirsi al Padre con le stesse parole di Cristo (Eb 10, 5b-7):

Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,

un corpo invece mi hai preparato.

Non hai gradito

né olocausti né sacrifici per il peccato.

Allora ho detto:"Ecco, io vengo

- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -

per fare, o Dio, la tua volontà"


Anche nella preghiera del "Padre Nostro" (sempre la più bella preghiera del mondo, ieri, oggi e domani), Gesù suggerisce ai Suoi e, tramite loro, a tutti noi, di chiedere al Padre: "sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra". Liberi da ogni diffidenza nei confronti di Dio, ben sapendo che il nostro Dio è Amore, dobbiamo imparare a vivere al Suo cospetto, curando che il nostro abbandono a Lui cresca di giorno in giorno, e che la nostra fede in Lui sia sempre più salda, sempre più pura, sempre più autenticamente vissuta, e questo non come tributo da pagare ad un dio esoso ma come necessità vitale per noi creature umane. Torniamo alla fonte: "Dopo che Giovanni [il Battista] fu arrestato,Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo"(Mc 1,14-15). La nostra conversione non è un optional, ma una necessità ineluttabile; inizia in questo mondo ma il suo traguardo non è su questa Terra. Il tempo è compiuto, l'attesa del Salvatore è soddisfatta, ma il Regno di Dio, per quanto annunciato nei testi sacri, non è ancora realtà vissuta. Esiste già nel cuore di ogni uomo che crede nel Vangelo e di Esso vive, ed anche nel cuore di chi lo rispetta nella sua vita, pur dicendosi "non credente", ma il Regno non ha ancora raggiunto la sua pienezza, forse perché non è ancora completo il numero dei martiri (cfr Ap 6, 9-11). Dobbiamo scoraggiarci? Rifugiamoci nel Vangelo:

"Veniva nel mondo la luce vera [Gesù] quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati" (Gv 1, 9-13). Queste sono parole di vita, parole che, in chiunque le accolga, innestano la Vita, generano Gesù! Ora l'uomo, unica creatura fatta ad immagine di Dio, accogliendo Gesù, credendo in Lui, può diventare figlio di Dio! E' la nuova Creazione! Se solo avessimo l'intelligenza per cogliere anche solo l'uno per mille di cosa significhi e cosa comporti essere figli di Dio dovremmo esultare al punto da risplendere di Luce o ... da essere ricoverati in psichiatria! Comunque, anche nella consapevolezza della nostra mediocrità, non possiamo esimerci dal dare una risposta a Dio, accoglierLo o no come Padre; e la risposta è la nostra vita, coincide con essa, ma le conseguenze la trascendono perché vanno oltre il tempo, oltre lo spazio, oltre le dimensioni di questo mondo! ... Ma, se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? (Rm 8, 31-39).

Se veramente, profondamente, crediamo che Dio è con noi, anzi in noi, come viviamo questa nostra fede? Se Dio è Padre e ciascuno di noi Suo figlio, dobbiamo sentire in noi e attorno a noi questa familiarità, questa realtà, e custodire il clima familiare in ogni circostanza, lieta o triste della vita. La fiducia in Lui (cioè la fede) deve essere per noi certezza assoluta, e il bisogno di viverla una necessità assoluta ed irrinunciabile, come, anzi più, che l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo, la pace che cerchiamo. Con Dio, in Dio e per Dio, tutto, proprio tutto senza tralasciare niente, senza nascondere niente, senza temere niente: Se Dio è con noi, cosa possiamo temere noi? Anche la morte non potrà farci paura, perché Gesù ha vinto la morte, anche la morte di ciascuno di noi. Ora la morte di chi crede in lui non è più l'ultimo evento della sua vita, ma la porta che introduce alla Vita eterna! Pace e gioia in Gesù e Maria! N.Q.

Gesù,

Tu sei la Luce che illumina ogni uomo,

ma le tenebre

ancora gravano sul mondo.

Gesù,

Tu sei la Parola mandata dal Padre

che a Lui non ritorna senza aver operato

ciò che Egli desidera e compiuto

ciò per cui è stata mandata.

Il Tuo Nome, Gesù,

è al di sopra di ogni altro nome.

Eppure quante lingue proclamano

ben altre signorie

e quante ginocchia si piegano ad esse.

Tu stimi il giusto ed ami il peccatore.

Per questo, Signore, io posso venire a Te

e, nel Tuo Nome, presentarmi al Padre.
Grazie, Gesù, mia vita e mia speranza!

Amen.