Alla balla del clima l'America non ha mai creduto

di Marco Respinti

Se gli Stati Uniti abbandonano l’Accordo di Parigi sul clima (la Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, detta “COP 21”, del dicembre 2015), non cambia granché. La linea di Donald J. Trump resta cioè la stessa dei suoi tre predecessori, Barack Obama, George W. Bush jr. e Bill Clinton, governati dai quali gli Stati Uniti non hanno mai ratificato alcun accordo internazionale sui mutamenti ambientali.

Tutto, o gran parte, ha inizio nel 1970 con la creazione, negli Stati Uniti, dell’Environmental Protection Agency (EPA), l’ente governativo fortemente voluto dal presidente Richard M. Nixon (1913-1994), e con la fabbricazione semantica del concetto di “cambiamento climatico” inteso come «qualsiasi cambiamento significativo nelle misurazioni del clima perdurante per un periodo prolungato di tempo» (clicca qui). Il cambiamento climatico, cioè, è il cambiamento climatico. Prima dell’invenzione del concetto, il clima cambiava ? o non cambiava ?, ma nessuno lo chiamava così. Il fatto però è che l’EPA nacque per la preoccupazione inversa a quella di oggi: allora si gridava infatti al “raffreddamento globale”. Invertiti i poli, il “riscaldamento globale” è divenuto una minestra continuamente riscaldata.

L’apice è però del 1997, con la stipula del Protocollo di Kyoto. Kyoto sta in Giappone. È una grande città di 1,5 milioni di abitanti che ovviamente consumano e pertanto inquinano. Una centrale di “peccato”. Qui sorgono gli stabilimenti della Nintendo, regina dei videogiochi (è quella di “Super Mario Bros”), che praticamente è un’«istigazione a delinquere» istituzionalizzata, vista l’energia inquinante che serve a mantenere tutti i suoi posti di lavoro e a ricaricare le consolle dei ragazzetti videodipendenti. Fu così che, durante la Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, detta “COP3”, 180 Paesi s’impegnarono a ridurre nel periodo 2008-2011 le emissioni di agenti inquinanti non meno dell’8,65% dei livelli registrati nel 1985. Perché quell’anno? Perché da qualche parte bisogna pure iniziare. Come si fa con quelle statistiche su terremoti o uragani che servono a distribuire allegramente colpe e assoluzioni ogni qualvolta si verifica un cataclisma, ma che in realtà monitorano lo storico soltanto da quando si è iniziato a misurare il reale con gli strumenti odierni, speculando cioè su archi temporali troppo brevi e sempre aleatori.

A Kyoto la sentenza senz’appello colpì il biossido di carbonio e altri cinque gas responsabili del cosiddetto “effetto-serra”: metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo. Tutte cose, però, che, di per sé, fanno benissimo alla vita sulla Terra. Il biossido di carbonio, infatti, è l’anidride carbonica (il CO2), indispensabile, nella misura corretta, per la fotosintesi delle piante, dunque, per paradossale che possa sembrare, strumento imprescindibile dell’ossigenazione del pianeta. Quanto all’«effetto-serra», quello che trattiene nell’atmosfera una parte del calore irraggiato dal Sole, benedetto il Cielo perché esiste: è infatti il principale termoregolatore della Terra, esempio charmant del fine-tuning che regola il nostro pianeta come un orologino svizzero. Se fosse poco, boccheggeremmo nel deserto come su Marte; se fosse eccessivo, asfissieremmo nell’umido come su Venere.

Il Protocollo di Kyoto è quindi entrato in vigore il 16 febbraio 2005. Nel tempo, ai primi firmatari se ne sono uniti altri. Ma l’obiettivo non è stato raggiunto e così, nel dicembre 2010, la Conferenza di Doha, in Qatar, ha esteso al 2020 il tempo utile per raggiungerne gli obiettivi.

Ora, quando a Kyoto si firmò (1997) alla Casa Bianca sedeva Bill Clinton e al suo fianco sfilava il re di tutti gli ambientalisti politici, il vicepresidente Al Gore. Ciononostante, il Congresso federale non ha mai ratificato l’accordo, che dunque non ha mai vincolato gli Stati Uniti. Anzi, in quello stesso anno il Senato americano votò all’unanimità, quindi Democratici compresi, la Risoluzione Byrd-Hagel, bipartisan, approntata dai senatori Chuck Hagel, Repubblicano, e Robert Byrd, Democratico, stabilendo che gli Stati Uniti non dovevano nemmeno figurare tra i firmatari di Kyoto. Quando invece Kyoto entrò in vigore, alla Casa Bianca era subentrato George W. Bush jr., ma né lui, fiero avversario del Protocollo, né il suo successore Barack Obama, entusiasta del Protocollo, hanno mai pensato di sottoporre il trattato alla ratifica parlamentare necessaria a renderlo cogente.

Tra la firma e l’entrata in vigore di Kyoto, due senatori americani, quel Repubblicano strano che è John McCain e Joseph Lieberman, Democratico indipendente, hanno cercato per ben due volte, nell’ottobre 2003 e nel giugno 2005, di far approvare un pacchetto di tre leggi denominate “Climate Stewardship Acts” miranti a fissare un tetto di sostenibilità alla quantità di “gas serra” emessi nell’aria, da far rispettare attraverso incentivi (il sistema detto “cap and trade”), ma tutte e due le volte la misura è stata bocciata.

Con Obama in sella l’ambientalismo di governo ha certo ripreso fiato, anche attraverso l’istituzione, nel 2009, dell’Ufficio della Casa Bianca per la politica sull’energia e sui cambiamenti climatici; ma, una dopo l’altra, le iniziative di legge caldeggiate (è il caso di dirlo) da Obama si sono tutte arenate al Senato. La retorica certo non è mancata. Le proposte faraoniche nemmeno, per esempio l’impegno assunto al Climate Change Summit svoltosi a Copenaghen nel 2009 di ridurre le emissioni serra del 17% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020, del 42% entro il 2030 e addirittura dell’83% entro il 2050. Ma l’unico elemento che avrebbe davvero fatto svoltare il Paese, la ratifica di Kyoto, è rimasto lettera morta. Ipocrita, quindi, dare per l’ennesima volta a Trump del furfante perché esce da quegli Accordi di Parigi che sono solo una pacca sulle spalle al già vuoto “spirito di Kyoto”.
lanuovabq.it

NOTA

Il parere della scienza:


Il premio Nobel Carlo Rubbia smonta le teorie pseudoscientifiche sul cambiamento climatico [VIDEO]

Il parere di un Padre della Chiesa:

Sant'Agostino di Ippona:
"Cacciati dal paradiso, viviamo giorni cattivi.
3. Beato dunque l'uomo: Beato l'uomo che tu Signore ammaestri. Ecco, io parlo; ecco grido; ecco espongo. Chi m'ascolta? So chi mi ascolta. Beato l'uomo che tu, Signore, ammaestri, l'uomo a cui Dio parla nel cuore. E anche quando io tacerò, è beato colui che tu, Signore, ammaestri e che rendi dotto mediante la tua legge. Cosa aggiunge? Noi abbiamo cantato fin qui: E che rendi dotto mediante la tua legge 8. Per renderlo mite nei giorni del male, finché al peccatore si viene scavando la fossa 9. Ecco l'uomo che viene ammaestrato dal Signore, ecco colui che dal Signore vien reso dotto mediante la sua legge, ecco colui che è reso mite nei giorni del male, finché al peccatore si viene scavando la fossa. Ascoltate di cosa si tratti. I giorni sono cattivi. Non è forse vero che, da quando siamo stati espulsi dal paradiso, trascorriamo quaggiù giorni cattivi? Così i nostri antenati si lamentarono dei loro giorni e gli avi loro si lamentarono dei loro giorni. A nessun uomo son piaciuti mai i giorni della sua vita. Piuttosto, ai posteri piacciono i giorni degli avi; e a costoro, a loro volta, piacevano i giorni che essi non avevano esperimentato e per questo li trovavano piacevoli. Quanto al presente invece, provoca una sensazione pungente. Non dico: "Ti si accosta di più", ma [è un fatto che] ti punge il cuore ogni giorno. Ogni anno, quando sentiamo freddo, di solito diciamo: Non ha mai fatto un freddo così; non ha mai fatto un caldo così. Sì, [è vero che] quanto al "fare", chi "fa" è sempre lui, ma beato l'uomo che tu, Signore, ammaestri per renderlo mite nei giorni del male, finché al peccatore si viene scavando la fossa 10.
La lotta interiore del cristiano.
4. Giorni cattivi! Forse che sono cattivi questi giorni in quanto così risultano per girare del sole? Rendono cattivi i giorni gli uomini cattivi; e così è quasi tutto il mondo. Fra le moltitudini dei cattivi gemono i rari grani di frumento. Volgiamoci a questi giusti. Gli altri son cattivi e causano giorni cattivi. Cosa dire degli stessi giusti? Non vivono forse in giorni cattivi? E ciò in se stessi, a prescindere da quel che soffrono a causa degli uomini malvagi in mezzo ai quali vivono. Sì, anche in se stessi, dal momento che esistono. Rivolgano lo sguardo a se stessi, scendano dentro di sé, si esaminino attentamente. Dentro di sé trovano giorni cattivi. Non vorrebbero la guerra ma la pace. Chi non ha questo desiderio? Eppure, pur detestando tutti la guerra e volendo tutti la pace, anche colui che vive nella giustizia, se volge a sé lo sguardo, trova in se stesso la guerra. Domandami quale guerra. Beato l'uomo che tu, Signore, istruisci e che rendi dotto mediante la tua legge 11. Ecco, qualcuno mi chiede qual guerra abbia ad esperimentare in sé il giusto. Rendilo istruito mediante la tua legge. Parli l'Apostolo! La carne ha brame contrarie allo spirito e lo spirito brame contrarie alla carne 12. E dove mai butterò la carne, se farà udire voci di guerra, se (Dio ce ne scampi!) farà impeto a guisa di nemico? L'uomo fugge, ma, dovunque vada, si trascina appresso la sua guerra. Né parlo del cattivo. Anche se è profondamente buono, se vive nella giustizia, esperimenta in sé ciò di cui parla l'Apostolo: La carne ha brame contrarie allo spirito e lo spirito brame contrarie alla carne. Infuriando questa guerra, dove trovare i giorni buoni?.
La felicità è nel mondo avvenire.
5. Quindi i giorni sono cattivi. Ma siamo miti. Che vuol dire: Siamo miti? Non ci adiriamo contro il giudizio di Dio. Diciamogli: Buon per me che tu mi abbia umiliato, perché impari le vie della tua giustizia 13. Mi hai estromesso dal paradiso, mi hai scacciato dalla beatitudine. Sono nella tribolazione, sono nel gemito. Il mio gemito non ti è nascosto 14. Ma buon per me che tu mi abbia umiliato perché impari le vie della tua giustizia 15. In mezzo ai giorni cattivi imparo a cercare i giorni buoni. Quali sono i giorni buoni? Non cercateli nel tempo presente. Credetemi, anzi credetelo insieme con me: non li trovereste. Passeranno i giorni del male e verranno i giorni buoni, ma questi giorni buoni verranno per chi è buono, mentre per chi è cattivo verranno giorni ancora peggiori.
6. Eccomi, voglio interrogarvi anch'io. Chi è l'uomo che vuole la vita? 16. Lo so, il cuore di tutti mi risponde: C'è forse un uomo che non voglia la vita? Aggiungo: E ama vedere giorni buoni? Tutti rispondete: Ma chi è colui che non vorrebbe vedere giorni buoni? Avete risposto bene. Volete la vita, volete i giorni buoni. Certamente, quando chiedevo: Chi è l'uomo che vuole la vita, ognuno mi avrebbe risposto: Io. Chi è l'uomo che ama vedere giorni buoni? 17. Non è forse vero che, anche tacendo, ciascuno di voi dice: Io? Ascolta come prosegue: Frena la tua lingua dal male 18. Adesso di': Io! Tu cerchi il perdono; lasciamiti scoprire adesso. I mali passati sono scomparsi. Ammettiamo che la tua lingua sia stata maligna, che tu sia stato un mormoratore, un maldicente, un calunniatore, un mettimale. Anche ammesso che tu fossi stato tutto questo, passino queste malefatte insieme con i giorni cattivi, tu però non passare con i giorni cattivi. C'è qualcosa a cui aggrapparti per non passare. Le realtà umane passano come un fiume; i giorni cattivi corrono via come un fiume. Tienti stretto al legno se non vuoi essere trascinato via. Ecco, il fiume scorre: Ogni carne è erba, e ogni bellezza della carne è come il fiore dell'erba 19. Precipita, passa; l'erba si è seccata, e il fiore è avvizzito 20. A cosa mi aggrapperò? La parola del Signore rimane in eterno 21. "

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