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San Pietro da Morrone 19/05 Famiglia Cristiana San Pietro da Morrone 19/05/2011Altro
San Pietro da Morrone 19/05
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San Pietro da Morrone - 19 Maggio
Irapuato
San Celestino V
(Pietro Angelari de Murrone)

Pontífice renunciante, +1296
Ver también: newadvent
Santo monje, eremítico. Llamado a ser papa medio de crisis eclesial.
Papa #192.
Nacido en Isernia, Italia (1221)
Pontificado: Elegido, 5 Julio 1294, ordenado obispo de Roma, 29 agosto, Renuncia el 13 Diciembre, 1294.
Muere en Ferentino, 19 Mayo 1296.
Unico Papa que ha abdicado. Ultimo Papa que lleva …
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San Celestino V
(Pietro Angelari de Murrone)

Pontífice renunciante, +1296
Ver también: newadvent

Santo monje, eremítico. Llamado a ser papa medio de crisis eclesial.

Papa #192.
Nacido en Isernia, Italia (1221)
Pontificado: Elegido, 5 Julio 1294, ordenado obispo de Roma, 29 agosto, Renuncia el 13 Diciembre, 1294.
Muere en Ferentino, 19 Mayo 1296.
Unico Papa que ha abdicado. Ultimo Papa que lleva ese nombre.

Pedro fue el úndecimo hijo de Angelo Angelerio y Maria Leone.
Su padre murió siendo Pedro joven. Cuando su madre preguntaba a sus hijos: "¿Quien de ustedes va a ser santo?" El pequeño Pedro respondía: "Yo, mama. Yo seré santo"

A la edad de 20 años, Pedro se hizo ermitaño y siguió la regla benedictina. Fue ordenado sacerdote en Roma. En 1246 de vuelta en Abruzzo, vivió cinco años en una cueva cerca en el Monte Morroni, cerca de Sulmona. Sufrió violentas tentaciones que casi lo llevan a la desesperación. Pero el consejo de su director espiritual y algunas visiones le ayudaron a recobrar la paz. En una visión cierto santo abad, recien muerto, se le apareció confirmando el consejo de su director, le ordenó regresar a su celda y ofrecer cada día el sacrificio de la misa. Cuando deforestaron la montaña en donde vivía, se fue con dos compañeros al monte Magella. Otros ermitaños buscaban su guía lo que le llevó a fundar la comunidad del Espíritu Santo de Magella (Benedictinos Celestinos). Fue aprobada en 1271 por Gregorio X.
Pedro vivía en pobreza dedicado a la oración y a copiar libros. Nunca comía carne y ayunaba excepto el domingo. Dormía muy poco. Sus austeridades eran excesivas por lo que Dios en una visión le enseñó que no debía destruir su cuerpo sino que era su deber mantenerlo.
Mientras Pedro y sus hermanos se dedicaban a la oración y la penitencia, la Iglesia cursaba aguas tormentosas. Tras la muerte del Papa Nicolás IV, los cardenales en Roma no se ponían de acuerdo para elegir un nuevo Papa. Por dos años y tres meses la Sede permanecía vacante.
Los cardenales sorpresivamente eligieron a nuestro santo Papa. Hay diferentes relatos sobre como esto sucedió. Según la historia de Butler*, los cardenales se reunieron en Perugia y lo eligieron por unanimidad por su fama de santidad. El trató todos los argumentos para disuadirlos sin éxito. Entonces trató de huir pero fue interceptado. Fue ordenado obispo de Roma en la catedral de Aquila, cercana al monte Morroni donde vivía con sus hermanos ermitaños.
Celestino duró cuatro meses como Papa. Continuó siempre su vida pobre en medio de riquezas y humilde en medio de la fama. Se construyó una celda de madera. Siguió s en el Era santo pero no sabía gobernar. El rey Carlos de Nápoles se aprovechó de el y también hubieron abusos por parte de algunos en la curia del Vaticano. Celestino no estaba preparado para esas luchas.
Su conciencia le pesaba al sentir que no era competente para enfrentar las exigencias del Papado. Después de informarse sobre la ley de la Iglesia, el 13 de diciembre de 1294 convocó un consistorio de los cardenales en Nápoles, en el que estaba presente el rey de Nápoles y muchos otros. Ante ellos, Celestino leyó el acta solemne de abdicación, se quitó las vestimentas y ornamentos papales, se puso su hábito religioso, se bajo del trono y se postró ante la asamblea, pidiendo perdón por sus faltas y pidiendo a los cardenales que las reparen en la mejor forma que puedan escogiendo a un digno sucesor de San Pedro.
Vivió 10 meses después de su renuncia en vida oculta dedicado a la oración.
Pedro, habiéndose despojado de todo, regresó al monte Moroni para vivir con sus monjes, pero tantas eran las personas que iban a verle que el nuevo Papa temió que se produjera un cisma. Pedro fue retirado al castillo de Fumone, a nueve millas de Anagni, bajo guardia. Vivía su vocación monacal cantando continuamente los salmos con sus hermanos. Decía: "Yo deseaba nada en este mundo mas que una celda; y una celda se me ha dado". Profetizó su muerte y murió en la pobreza absoluta que siempre quiso vivir, después de haber rezado devotamente el salmo: "Que todo espíritu alabe al Señor"

Enterrado en la iglesia de Santa María de Collemaggio, Aquila, Italia.
Canonizado en 1313
Datos tomados de "The Lives or the Fathers, Martyrs and Other Principal Saints", Alban Butler.
www.corazones.org/santos/celestino5.htm
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19 maggio San Celestino V - Pietro di Morrone Eremita e Papa
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19 maggio San Celestino V - Pietro di Morrone Eremita e Papa
Al secolo si chiamava Pietro Angeleri ed era nato verso il 1215 a Isernia (Campobasso) da modesti contadini, penultimo di dodici figli. Dalla madre, rimasta vedova, fu avviato agli studi ecclesiastici, ma siccome si sentiva attratto dalle austerità della vita monastica, a vent'anni Pietro si fece benedettino a Faifoli (Benevento), che …Altro
19 maggio San Celestino V - Pietro di Morrone Eremita e Papa

Al secolo si chiamava Pietro Angeleri ed era nato verso il 1215 a Isernia (Campobasso) da modesti contadini, penultimo di dodici figli. Dalla madre, rimasta vedova, fu avviato agli studi ecclesiastici, ma siccome si sentiva attratto dalle austerità della vita monastica, a vent'anni Pietro si fece benedettino a Faifoli (Benevento), che lasciò dopo pochi anni per vivere da eremita in una grotta sul monte Palleno. Dopo tre anni fu ordinato sacerdote a Roma. Ritornò a condurre vita eremitica sul Monte Morrone, nei pressi di Sulmona, assetato di preghiera, di quotidiani digiuni e macerazioni.
Ben presto incominciarono ad accorrere a lui dei discepoli coi quali si stabilì sulla Maiella, attorno all'oratorio dello Spirito Santo, e costituì nel 1264, con l'approvazione di Urbano IV, gli Eremiti di San Damiano, detti poi Celestini, viventi secondo la regola benedettina interpretata con molta severità. Quando venne a sapere che al Concilio di Lione (1274) si volevano limitare i nuovi ordini, vi si recò in persona. Giunse che il concilio era già finito, però fu ricevuto dal Beato Gregorio X che confermò la sua congregazione (1275) costringendo così i vescovi a restituire i beni di cui si erano già appropriati. Beneficati dal Cardinale Latino Malabranca OP. e da Carlo II, re di Napoli, i religiosi di Pietro Morrone moltiplicarono i monasteri e incorporarono abbazie in decadenza come quelle di Santa Maria di Faifoli e San Giovanni in Piano di cui il fondatore fu successivamente abate.
A motivo della grande attrattiva che sentiva per la solitudine, Pietro di Morrone si ritirò ancora una volta a vita eremita sulla Maiella (1284), lasciando ad altri la direzione di 36 monasteri popolati da circa 600 monaci e oblati. Visse nella sua cella fino a tredici mesi di seguito senza uscirne. Ogni anno faceva quattro quaresime. Riservava alla preghiera tutti i mercoledì e venerdì. Negli altri giorni riceveva i numerosi laici che andavano a consultarlo. Non contento di prodigare ai visitatori buoni consigli, organizzò per essi una pia associazione, con l'impegno di recitare ogni giorno un certo numero di Pater, amarsi vicendevolmente, evitare il peccato e visitare i poveri e i malati, per soccorrere i quali non esitò a far vendere i calici e gli ornamenti preziosi delle chiese del suo Ordine.
Alla morte di Niccolò IV (1292) la Santa Sede rimase vacante per ventisette mesi perché gli undici elettori erano divisi tra i due partiti dei Colonna e degli Orsini, e il re Carlo II di Napoli (+1309), figlio e successore di Carlo D'Angiò, fratello di S. Luigi IX, re di Francia, brigava perché fosse scelto un cardinale di suo gradimento. L'elezione di Pietro da Morrone, la cui storia sembra una leggenda, è la più strana che si ricordi. Nella primavera del 1294 il re di Napoli si era recato a Perugia e aveva parlamentato con i cardinali radunati in conclave. Di lì era passato a Sulmona ove concesse dei privilegi ai seguaci del Morrone il quale, poco dopo, scrisse una lettera al cardinale Latino in cui minacciava terribili castighi da parte di Dio se, entro quattro mesi, il sacro Collegio non avesse eletto il papa. Tutti avevano sentito parlare dell'eremita come di un taumaturgo, ma nessuno lo conosceva di vista. Convinti che fosse la persona più adatta a governare la Chiesa, su proposta del cardinal Latino gli diedero il voto.
Una commissione di prelati e di notai fu mandata sulle montagne della Maiella per chiedere al Morrone se voleva accettare. I legati trovarono in una spelonca un vecchio di oltre ottant'anni, pallido, emaciato dai digiuni, vestito di ruvido panno e calzato di pelli d'asino. Gli comunicarono l'elezione al papato, ma egli l'accettò soltanto perché pressato dai confratelli. La notizia dello straordinario avvenimento giunse alla corte di Carlo II, che si precipitò a Sulmona nell'intento di rendere l'eletto docile strumento dei suoi interessi. Contrariamente al parere dei cardinali, che lo invitarono a Perugia per sottrarlo alle suggestioni dell'Angioino, egli decise di fermarsi un po' di tempo all'Aquila ove, sull'esempio di Cristo, volle entrare seduto su di un asino, scortato da Carlo II e da suo figlio, che sorreggevano le briglie.
Davanti la chiesa dì Santa Maria di Collemaggio che Pietro aveva fatto costruire (1287), il 29-8-1294 ricevette in testa la tiara già di Innocenzo III, e il nome di Celestino V. Ben presto però si dileguarono le speranze riposte in lui, ignaro di latino, digiuno di scienze teologiche e giuridiche, privo di esperienza politica e diplomatica. Il pontefice, sordo ai consigli dei cardinali, s'impigliò ogni giorno più nelle reti che ambiziosi principi e astuti legulei gli tesero. Cominciò a dispensare favori spirituali senza discernimento, specialmente alle chiese del suo Ordine; pensò di mutare in Celestini gli altri monaci; cercò di obbligare i benedettini di monte Cassino a indossare la tonaca grìgia dei suoi religiosi; permise ai Francescani Spirituali di separarsi dagli altri sotto il nome di "Poveri Eremiti" non considerando in essi che l'austerità della vita. "Nella sua pericolosa semplicità" (L. Muratori) concesse al re di Napoli il prelievo di due decime sui beni della Chiesa francese e inglese perché potesse finanziare le sue spedizioni militari; la nomina di suo figlio Luigi, di ventun anni, all'arcivescovado di Lione; la nomina di dodici cardinali, di cui sette francesi, due napoletani, e nessuno romano.
In ottobre Celestino V decise di abbandonare l'Aquila, ma invece di prendere la via di Roma, contro il parere dei cardinali, si lasciò trascinare a Napoli dal re suo amico e protettore. I curiali durante i cinque mesi del suo pontificato approfittarono della sua inesperienza per trafficare e vendere grazie e privilegi, mentre i furbi ridevano dicendo che il papa comandava "nella pienezza della sua semplicità". Non volendo perdere nulla delle sue abitudini claustrali, in avvento, in un angolo del Castello Nuovo, Celestino V si fece costruire in legno una colletta in cui passare la quarantena in preparazione al Natale. Jacopone da Todi frattanto gl'indirizzava le sue frecciate poetiche: "Che farai, Pier di Morrone? - sei venuto al paragone. - Vedremo l'operato - che in cella hai contemplato. - Se il mondo è da te ingannato, - seguirà maleditione". Colpito dal disordine che s'infiltrava nella Chiesa a motivo della sua incapacità amministrativa, Celestino V si rese conto di non essere all'altezza del suo compito, motivo per cui si sentiva gemere, in preda ai rimorsi: "Dio mio, mentre regno sulle anime, ecco che perdo la mia".
Consultò allora esperti canonisti, tra cui Benedetto Gaetani, e tutti gli risposero che il papa poteva abdicare per sufficienti motivi. Appena i napoletani ebbero sentore che un papa così buono e così facile a lasciarsi ingannare stava per abbandonarli, invasero Castel Nuovo. Celestino V riuscì a calmarli a stento con vaghe promesse e l'autorizzazione di fare preghiere e processioni per chiedere a Dio più luce. Dopo aver preparato con il Gaetani l'atto di rinuncia al potere pontificale e una costituzione che riconosceva al pontefice la facoltà di dimettersi, il giorno di S. Lucia convocò il concistoro, ordinò ai presenti di non interromperlo, poi con voce alta e ferma lesse la sua rinuncia libera e spontanea al potere delle somme chiavi "per causa di umiltà, di perfetta vita e preservazione di coscienza, per debolezza di salute e difetto di scienza, per ricuperare la pace e la consolazione dell'antico vivere'". Fra le lacrime degli astanti depose le insegne papali per rivestirsi del suo vecchio saio. Bene ha scritto E. Casti in occasione del VI centenario dell'incoronazione di Celestino V; "L'abdicazione di lui non fu ne una viltà, ne un atto di eroismo; fu il semplice compimento dello stretto dovere che incombe a chiunque a assunto un ufficio sproporzionato alle proprie forze. Il dovere morale di restare al suo posto non poteva obbligare perché in contrasto con l'interesse più imperioso del bene comune".
Il 24 dicembre fu eletto papa il cardinal Gaetani col nome di Bonifacio VIII. Uno dei suoi primi atti fu di annullare tutti i favori accordati dal suo predecessore il quale bramava far ritorno al suo eremo, mentre il papa voleva che lo seguisse in Campania per impedire eventuali scismi o ribellioni.
Di mala voglia egli si mise in cammino con l'abate di Monte Cassino. Giunto a San Germano approfittò della sosta per farsi dare un cavallo e fuggire a Monte Morrone, dove per due mesi rimase nascosto alle ricerche dei messi papali. Tentò in seguito la fuga in Grecia, ma una tempesta lo sospinse sul litorale di Vieste. Tradotto nel castello di Fumone vi morì il 19-5-1296 cantando salmi. Clemente V lo canonizzò nel 1313. Le sue reliquie sono venerate a L'Aquila, nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio.

Autore: Guido Pettinati