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Maschicidio? - No, uccidere l'uomo è un "diritto" - di Gianni Toffali

Domenica 24 novembre, in molte città italiane si è corsa la quarta edizione della "We Run", una capatina in rosa ideata da movimenti ideologicamente orientati per sensibilizzare la cosiddetta violenza sulle donne.

Realtà certamente vera, ma che scientemente amplificata è riuscita a generare una visione manichea tra i sessi, ove la donna è buona a prescindere e l'uomo cattivo per eccellenza.

Qualunque fatto di cronaca che implica un atto di violenza verso una donna, viene etichettato come femminicidio. Peccato che, i dati dicano altro.

Le donne assassinate ogni anno sono circa 130, gli uomini, 400. Gli uomini che si tolgono la vita 3200, le donne 800. Il suicidio è doppio nelle donne sole.

L’emergenza di questo paese quindi è il suicidio dovuto alla spaventosa situazione economica che strangola la gente, che obbliga uomini perbene a essere disoccupati, donne che vorrebbero essere madri a non osare farlo, famiglie a perdere la casa per pignoramento, imprenditori costretti a fallire per eccesso di crediti, anziani a cercare scarti di cibo nei cassonetti.

Ma ritorniamo al femminicidio: è stata addirittura inventata una parola nuova per poter colpevolizzare tutti gli uomini, in cambio della patente di vittima data a tutte le donne.

Su una popolazione di 60 milioni, di uomini ce ne sono 30 milioni. Leviamo i minori ne restano 25 milioni.

130 uomini su 25 milioni hanno commesso un crimine, ergo: tutti gli uomini sono violenti contro le donne?

In ossequio alla par condicio, vogliamo fare 4 chiacchiere sulle violenze legali delle ex mogli che dopo aver ripudiato il marito, gli mangiano la casa, gli affetti e lo costringono alla canna del gas?

Che facciamo: gridiamo al maschicidio? Certamente no! Le pretese delle donne si chiamano diritti!