Tempi di Maria
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Parole di fuoco: il Signore Gesù parla dei peccati contro il matrimonio (M. Valtorta, Quaderni)

Dice Gesù:

«Il matrimonio non è riprovato da Dio, tanto che Io ne ho fatto un sacramento. E qui non parlo neppure del matrimonio come sacramento ma del matrimonio come coniugio; quale Dio Creatore l’ha fatto creando maschio e femmina, perché si unissero formando una carne sola, che una volta congiunta nessuna forza umana può scindere, né deve scindere (...).

Adultero e maledetto è quel vivente che scinde un’unione, prima voluta, per capriccio di carne o per insofferenza morale.
Ché se egli od ella dicono che il coniuge è ormai per essi cagione di peso e ripugnanza, Io dico che Dio ha dato all’uomo riflessione e intelletto perché lo usi, e tanto più lo usi in casi di così grave importanza come è la formazione di una nuova famiglia; Io dico ancora che, se si è in un primo tempo errato per leggerezza o per calcolo occorre poi sopportare le conseguenze per non creare maggiori sciagure che ricadono specialmente sul coniuge più buono e sugli innocenti, portati a soffrire più che la vita non comporti, e a giudicare coloro che Io ho fatto ingiudicabili per precetto: il padre e la madre. Io dico infine che la virtù del sacramento, se foste cristiani veri e non quei bastardi che siete, dovrebbe agire in voi, coniugi, per fare di voi un’anima sola che si ama in una carne sola e non due belve che si odiano legate ad una stessa catena.

Adultero e maledetto è quel vivente che con finzione oscena ha due o più vite coniugali, e rientra presso l’altro coniuge e presso gli innocenti con la febbre del peccato nel sangue e l’odore del vizio sulle labbra menzognere.

Nulla vi rende lecito d’essere adulteri. Nulla.
Non l’abbandono o la malattia del coniuge, e molto meno il suo carattere più o meno odioso. Il più delle volte è il vostro esser lussuriosi che vi fa vedere odioso il compagno o la compagna. Lo volete vedere tale per giustificare a voi stessi il vostro vergognoso operato che la coscienza vi rimprovera.

Io ho detto, e non muto il mio dire, che è adultero non solo chi consuma adulterio, ma chi desidera consumarlo nel suo cuore perché guarda con fame di sensi la donna o l’uomo non suo.

Io ho detto, e non muto il mio dire, che è adultero colui che col suo modo d’agire mette nella condizione d’essere a sua volta adultero l’altro coniuge. Due volte adultero, risponderà per la sua anima perduta e per quella che ha portato a perdersi con la sua indifferenza, trascuratezza, villania e infedeltà.


A tutti costoro la maledizione di Dio incombe, e non crediate che ciò sia un modo di dire.

Il mondo si frantuma in rovine perché per prime si sono rovinate le famiglie.
Il fiume di sangue che vi sommerge ha avuto gli argini sgretolati dai vostri singoli vizi che hanno spinto reggitori più o meno grandi - dai capi di stato ai capi di paeselli - ad essere ladri e prepotenti per avere moneta e lustro per le loro libidini.

Guardate la storia del mondo: è piena di esempi. La lussuria è sempre nella triplice combinazione che provoca il crearsi delle vostre rovine.

Interi stati sono stati distrutti, nazioni divelte dal seno della Chiesa, scissure secolari create a scandalo e tormento di razze per la fame di carne dei reggitori. Ed è logico che sia così. La libidine estingue la Luce dello spirito e uccide la Grazia. Senza Grazia e senza Luce voi non differite dai bruti e compite perciò azioni da bruti.

Fate pure, se così vi piace. Ma ricordate, o viziosi che profanate le case e i cuori dei figli con il vostro peccare, che Io vedo e ricordo e vi aspetto. Nello sguardo del vostro Dio che amava i pargoli ed ha creato per essi la famiglia, vedrete una luce che non vorreste vedere e che vi fulminerà».

(Dai Quaderni di Maria Valtorta, 25 settembre 1943)

* * *

Dice Gesù:

«Avete letto nel mio Vangelo l’avvilimento del figlio prodigo che ha dilapidato nei vizi le ricchezze avute dal padre e si riduce a guardiano di porci. Ma pensate che ciò sia il massimo dell’abiezione?

In verità vi dico che se vi fosse concesso salire al mio cospetto col vostro corpo e le vostre vesti e uno di voi salisse, per la morte che ve lo porta, con la sua veste più lurida di porcaro che fosse caduto morente in mezzo allo stabio coperto di lordura, non farebbe tanto ribrezzo ai celesti abitatori del mio Regno e non susciterebbe il mio sdegno quanto crea tutto ciò l’apparire dell’anima di un appestato dai vizi carnali.

Il primo avrebbe un sudiciume che perisce e che non è giudicato con rigore: frutto del suo penoso lavoro attira, anzi, sull’onesto mandriano la benedizione divina. Il secondo è un sudiciume che non perisce: lebbra dell’anima ha coperto questa di cancrene fetide che l’hanno corrosa senza limite nel tempo. Nei secoli dei secoli il vizioso impenitente ha la sua anima degna di Satana.

E quando dico "vizioso" non alludo soltanto a certe forme di vizio che voi stessi giudicate tali. Le giudicate tali e le praticate lo stesso perché siete degli stolti che non sapete reagire agli stimoli del male. Non avete in voi la mia Fede. Se l’aveste, vincereste la carne. Ma non l’avete e il senso predomina sull’anima. Quando dico "vizioso" alludo anche ai vostri occulti peccati di senso, per cui fate del matrimonio una prostituzione e distruggete la ragione per cui esso fu creato.

Dio non fece maschio e femmina perché raggiungessero stanchezza a nausea nei loro vizi. Li ha fatti per una altissima ragione. Quando ha detto: "Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza e diamogli un aiuto perché non sia solo", col suo divino Pensiero ha sottinteso che oltre alla parte spirituale e intellettiva, che vi fa somiglianti a Dio, voi foste a Lui simili nel creare altre vite. Ma lo pensate che somiglianza sublime vi ha dato Iddio? Quella di creare altre creature: creatori voi pure, o uomini e donne che vi sposate, creatori di uomini come Iddio eterno.

Ebbene, voi che avete fatto di tale missione? Inveite contro la colpa di Eva, voi, donne, quando soffrite; maledite la colpa di Adamo, voi, uomini, quando faticate. Ma il Serpente non è ancora fra voi, nell’interno delle vostre case, e non vi insegna col suo strisciante e bavoso abbraccio e sussurro l’immoralità che vi fa ripudiatori della vostra missione creativa? E non è vizio questo di aderire al senso sino alla nausea e di negarsi alla paternità e alla maternità?

Siate continenti se temete di non avere vesti e cibi per i nascituri. La castità non è privativa dei vergini. La verginità è la superessenza della castità,
ed è depositata nel cuore degli eletti a seguire l’Agnello e a parlare un linguaggio concesso a loro soli. Ma se il candore dei vergini si tinge del fulgore che emanano il Verbo di Dio e la purissima Madre del Verbo, la stola dei coniugi santi che seppero esser casti s’indora della luce che emana dal più casto e buono e santo dei coniugi: il mio padre putativo che è l’esempio di tutte le virtù coniugali.

Siate casti nell’interno delle vostre case come fuori di esse. Pensate che nulla è nascosto a Dio. Lasciate ai figli di Satana certi delitti occulti. Non siate inferiori ai bruti che comprendono la bellezza del procreare e che sanno imporsi un freno quando la stagione avversa negherebbe nutrimento ai piccoli loro.

Amatevi e amatemi pensando non al piccolo giorno di quaggiù, ma al giorno eterno, e fate che sia per voi di Luce piena.

Benedetti da ora, o coniugi, che sapete esser santi e vivere nella mia Legge. Al vostro focolare s’assidono gli angeli e non ricusano di vegliare sui vostri riposi, poiché nulla di voi offende questi luminosi spiriti che vedono il volto mio e, beati della sua Luce, non possono guardare ciò che è in assoluta antitesi con la Luce.

E voi, coniugi che tali non siete, tornate nella via retta. Non è negando ad una vita di sorgere che aumenteranno le vostre ricchezze. Esse, come da crivello sfondato, fuggiranno in mille rivoli, perché altri vizi e peccati daranno l’assalto ai vostri averi e sarete poveri nel mondo e in Cielo per colpa vostra.

Ricordate i miei comandamenti e le mie parole. A chi vive in Dio, Dio provvede».

(Dai Quaderni di Maria Valtorta, 26 settembre 1943)

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