Le sette giudaiche al tempo di Gesù. 4) Gli Zeloti

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Storia

Una delle fazioni giudaiche presenti nel periodo storico descritto negli Atti degli Apostoli è quella degli Zeloti. Sorti all'inizio del I secolo con Giuda il Galileo come movimento di resistenza partigiana, sono i nemici giurati dei sadducei, degli erodiani e soprattutto della potenza occupante; condividono gli ideali religiosi e le aspirazioni politiche dei farisei, ma si distinguono per l'inestinguibile amore di libertà, per il loro disprezzo della morte e soprattutto per il ricorso alla violenza e al terrorismo.

1. Significato e condotta
Zelota significa propriamente "zelante", anche nel senso di "intransigente" o "fanatico", ed è proprio con questo zelo, paragonabile a quello dei Maccabei nel rovesciare il giogo siriano, che essi volevano cacciare i Romani dalla Palestina, poiché erano convinti che solo dopo la loro cacciata dal territorio Dio avrebbe redento il suo popolo. Rifiutavano specialmente di pagare i tributi ai Romani, considerando questa come una cosa illecita e come una violazione della costituzione teocratica della loro nazione. Quando Archelao (che era succeduto a suo padre Erode il Grande, nel governo della Giudea), fu sommariamente rimosso dai Romani, il suo piccolo regno venne annesso alla provincia di Siria, retta in quel tempo da Quirino, ed allora soltanto si cominciò a riscuotere la tassa, per stabilire la quale si era fatta la rassegna di tutto il popolo al tempo della nascita di Cristo (Luca 2:2). Giuda il Galileo, chiamato anche il Galaunita perché nativo di Gamala nella Galaunite (di lui abbiamo notizie tramite le testimonianze di Giuseppe Flavio), in compagnia di un certo Zaduc, Fariseo, eccitò il popolo a resistere all'imposta, come ripugnante alla legge di Mosè, la quale insegnava che i Giudei non avevano altro re che Dio, ad insorgere e ribellarsi, piuttosto che sottomettersi ad essa. In questa situazione di malcontento generale, la promulgazione di un secondo censimento da parte di Quirino nel 6 d.C. fu la scintilla che fece scoppiare la sommossa popolare guidata da Giuda stesso. La rivolta fu sedata, non senza sforzo, dai romani, ma le sue conseguenze remote furono gravissime. Giuda fu ucciso ed i suoi seguaci furono dispersi (Atti 5:37), ma proseguirono occultamente la loro azione, si formò così la corrente degli zeloti. Quando i figli di Giuda si ribellarono nuovamente (46-48 d.C.), vennero crocifissi da Tiberio Alessandro, governatore della Giudea, ed Eleazar, uno dei discendenti del galileo, prese la guida del gruppo.

2. Valutazioni esterne
I romani chiamavano gli zeloti più estremisti "sicari", cioè "uomini del pugnale", per via del piccolo pugnale (in latino "sica") che essi portavano nascosto sotto le vesti, col quale erano continuamente in azione. Essi fecero la loro prima comparsa al tempo di Felice assassinando il Sommo Sacerdote. Specialmente nelle feste, mescolati tra la folla con il loro pugnale trafiggevano gli avversari, non risparmiando nemmeno i loro connazionali che mostrassero volontà di sottomettersi alla forza delle circostanze; quindi, caduti che fossero, si univano con coloro che erano sdegnati, cosicché anche per la sembianza di fiducia rimanevano assolutamente irreperibili.
Lo sviluppo del movimento nazionalista zelota, insieme all'atteggiamento sempre più rigido dei governatori Albino (62-64) e Floro (64-65), condusse allo scoppio della prima grande rivolta giudaica del 66 d.C., che portò alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. All'inizio della rivolta gli zeloti si impadronirono della fortezza di Masada, sul Mar Morto, che Erode il Grande scelse come rifugio personale in virtù della sua inaccessibilità, in quanto situata su un altipiano roccioso a 434 m. Lì si rifugiarono ed adattarono i palazzi di Erode alle nuove esigenze trasformandoli in accampamenti e in posti di comando. Le costruzioni di carattere ornamentale più che funzionale furono smantellate e il materiale impiegato per altre costruzioni. Gli ambienti più spaziosi vennero divisi per farne alloggi per più famiglie; anche le stanze ricavate nelle mura furono trasformate in alloggi. Alcuni zeloti erano di estrazione sociale elevata. In una costruzione sono stati trovati resti di vasi d'alabastro e d'oro oltre a gruzzoli di monete. Gli zeloti costruirono bagni rituali, piscine per le abluzioni e una sinagoga orientata in direzione di Gerusalemme. Era rettangolare con quattro file di panche disposte lungo i muri per far sedere la congregazione. Verso la fine della rivolta molte famiglie si rifugiarono a Masada. Per costoro furono costruite baracche di fango e di piccole pietre, in genere a lato degli edifici esistenti. Dopo la distruzione di Gerusalemme, Masada costituì l'ultima roccaforte dei rivoltosi. Nel 72 d.C. la Decima Legione romana fu inviata ad espugnarla con truppe ausiliarie forti di un migliaio di uomini. Intorno a Masada furono costruiti otto accampamenti e fu eretto un muro d'assedio lungo 4,5 km. al fine di impedire ogni tentativo di fuga. Un'enorme rampa di assalto fu costruita con terreno di riporto e così, alla fine, nel 73 d.C., i romani riuscirono a far breccia nelle mura. Ma gli zeloti, piuttosto che arrendersi, raccolsero tutto quello che possedevano per darlo alle fiamme. Scelsero quindi 10 uomini con il compito di uccidere ogni famiglia fino alla morte di tutti i 960 difensori. A questa strage sopravvissero soltanto due donne e cinque bambini che riuscirono a mettersi in salvo in una grotta.
Gli zeloti furono ancora in azione al tempo dell'ultima grande rivolta giudaica, guidata da Bar Kochba nel 131-135 d.C., durante l'impero di Adriano. Malgrado questa sollevazione e la prolungata resistenza dei giudei, Gerusalemme fu conquistata dai romani nel 134 e Bettar, l'ultima fortezza a sud-ovest della città, capitolò nel 135. Adriano ricostruì poi Gerusalemme rendendola una città pagana alla quale fu posto il nome di Elia Capitolina e proibì ai giudei, compresi i giudeo-cristiani di entrarvi.

3. Riferimenti scritturali
Probabilmente dalle file degli zeloti proveniva almeno uno dei discepoli, Simone, detto lo Zelota (Luca 6:15 ; Atti 1:13) o il Cananeo (Marco 3:18 ; Mat. 10:4); alcuni hanno avanzato l'ipotesi che anche Simon Pietro, Giacomo e Giovanni appartenessero a quella corrente (a quello alluderebbe il soprannome di Boanerges dato agli ultimi due), e che l'iscrizione posta sulla croce di Gesù riveli che l'autorità romana potrebbe averlo considerato colpevole di zelotismo (Pilato cioè avrebbe inteso le parole "Gesù Nazareno Re dei Giudei" in senso politico-nazionalistico). L'ipotesi che Gesù simpatizzasse con il movimento zelota trascura il fatto che un altro discepolo, Matteo, era invece un ex-esattore delle tasse. Inoltre, contro l'atteggiamento degli zeloti, quando gli fu mostrata una moneta con l'immagine di Cesare, Gesù disse: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio" (Mat. 22:15-22).
Alessandro Quartana