Lode a Dio
11

Da "Il Libro della Grazia Speciale" di Santa Metilde

Un'altra volta ancora, nella medesima notte del Venerdì Santo, nell'orazione Metilde disse al Signore: “O dolcissimo mio Signore, che posso offrirvi in compenso dell'amore con cui in questa notte per me vi lasciaste prendere e caricare di catene?” “Donami il desiderio e la buona volontà, rispose il Signore. Ecco due cordoni di seta a mezzo dei quali dolcemente mi legherai all'anima tua, perché il cuore pieno di
buona Volontà e pronto ad ogni bene, facilmente mi ritiene in sé stesso. I pensieri inutili che d'improvviso gli sopravvengono non sono colpe, a meno che accorgendosene vi si fermi volentieri e con deliberazione”. Il Signore soggiunse: “Quando mi abbandonai nelle mani degli empi, mi legarono le mani e fecero di me tutto ciò che vollero; ma non poterono legare la mia lingua. lo solo ebbi il potere d'incatenarla dimodoché non proferisse nessuna parola che non fosse necessaria. Parimenti, benché l'uomo possa parlare bene o male, ei deve
regolare le proprie parole in modo che non ne dica mai nessuna che offenda o turbi il suo Prossimo”. (Cf. Libro I, cap. XVII)
(ivi): Verso l'ora di Nona, il Signore le comparve nella sua gloria e nella sua maestà, portando una collana d'oro ornata di una scudo nel quale si distinguevano tutti i supplizi della sua Passione. Questo stemma che copriva il petto del Signore, nella parte superiore aveva un candidissimo giglio e nella parte inferiore una rosa vermiglia. Questo scudo significava la vittoriosa Passione del Signore; il giglio, la sua innocenza; la rosa, la sua suprema pazienza.