26 Maggio. SOLENNITÀ DELLA SANTISSIMA TRINITÀ. L'odierna Solennità ricorre ogni anno la Domenica dopo Pentecoste, quindi come Festa del Signore. Essa, quindi, si colloca come riflessione su tutto il …Altro
26 Maggio.
SOLENNITÀ DELLA SANTISSIMA TRINITÀ.

L'odierna Solennità ricorre ogni anno la Domenica dopo Pentecoste, quindi come Festa del Signore.
Essa, quindi, si colloca come riflessione su tutto il Mistero che, negli altri Tempi Liturgici, è celebrato nei suoi diversi momenti e aspetti.
Fu introdotta soltanto nel 1334, da Papa Giovanni XXII, mentre l'Antica Liturgia Romana non la conosceva, proponendo uno sguardo riconoscente al compimento del Mistero della Salvezza, realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo.
La Santa Messa inizia proprio con l'esaltazione di Dio Trinità, "Perché grande è il Suo Amore per noi".
Sebbene il “Dogma Trinitario” fosse già stato codificato nella Chiesa, sin dall'epoca del Simbolo Apostolico, fino all'VIII secolo, la Chiesa non celebrò nessuna ricorrenza in Suo onore.
La prima testimonianza in merito ci viene dal monaco Alcuino di York, che decise la Redazione di una Santa Messa votiva, in onore del Mistero della Santissima Trinità (a quanto pare, in comunità d'intenti con San Bonifacio, Apostolo della Germania).
Tale Santa Messa era però soltanto un fatto privato, un ausilio alla devozione personale, almeno fino al 1022, in cui fu riconosciuta ufficialmente dal Concilio di Seligenstadt.
In precedenza, nel 920 Stefano, Vescovo di Liegi, aveva istituito nella sua Diocesi una Festa dedicata alla Santissima Trinità e, per la Sua Celebrazione, aveva fatto comporre un proprio Ufficio Liturgico.
Il suo successore, Richiero, mantenne tale Festività che andò con il tempo diffondendosi, grazie anche all'appoggio dell'Ordine Monastico (in particolare di Bernone, Abate di Reichenau agli inizi dell'XI secolo), tanto che un documento del 1091, dell'Abbazia di Cluny, ci attesta che la Sua Celebrazione era ormai ben radicata.
Nella seconda metà dell'XI secolo, Papa Alessandro II espresse il suo giudizio su questa Festa; egli, pur rilevando la sua ampia diffusione, non la ritenne obbligatoria per la Chiesa Universale, per il fatto che «Ogni giorno l'Adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto, nonché in tante altre formule di Lode».
Nonostante ciò, la Festa proseguì nella sua diffusione (sia in Inghilterra, per opera di San Tommaso di Canterbury, sia in Francia, grazie anche all'Ordine Cistercense), tanto che, agli inizi del Duecento, l'Abate Ruperto afferma: «Subito dopo aver celebrato la Solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la Gloria della Santissima Trinità nell'Ufficio della Domenica che segue; per cui, questa disposizione, è molto appropriata, poiché subito dopo la discesa di quel Divino Spirito, cominciarono la Predicazione e, nel Battesimo, la Fede con la Confessione del Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
Tuttavia il riconoscimento de facto di tale Festività, in tanta parte della Chiesa, si ebbe per opera di Papa Giovanni XXII, nella prima metà del Trecento, con un Decreto in cui sancì che la Chiesa Cattolica accettava la Festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese locali.
Papa Ratzinger così spiegò questa Solennità: «Quest’oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù.
Egli ci ha rivelato che Dio è Amore “non nell’Unità di una Sola Persona, ma nella Trinità di una Sola Sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre Misericordioso; è Figlio Unigenito, Eterna Sapienza Incarnata, Morto e Risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, Cosmo e Storia, verso la piena ricapitolazione finale.
Tre Persone che sono un solo Dio, perché il Padre è Amore, il Figlio è Amore, lo Spirito è Amore.
Dio È tutto e solo Amore, Amore Purissimo, Infinito ed Eterno.
Egli non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di Vita, che incessantemente si dona e si comunica.
Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra Terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari.
In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “Nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’Essere, fino alle ultime particelle, È essere in relazione; in tal modo così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore Creatore.
Tutto proviene dall’Amore, tende all’Amore e si muove spinto dall’Amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà.
“O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il Tuo Santissimo Nome su tutta la Terra!” (Sal 8,2) – esclama il salmista.
Parlando del “nome” la Bibbia indica Dio Stesso, la Sua Identità più vera; Identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il “tessuto” di cui è fatto, fa riferimento a un Principio trascendente, alla Vita Eterna e infinita che si dona, in una parola: all’Amore.
“In Lui – disse San Paolo nell’Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28).
La prova più forte che siamo fatti a immagine della Trinità è questa: solo l’Amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati.
Il Mistero della Santissima Trinità è un mistero e, come tale, non può essere compreso.
Ma non per questo è qualcosa d’irragionevole.
Nella Dottrina Cattolica ciò che è Mistero è sì indimostrabile con la ragione, ma non è irrazionale, cioè non è in contraddizione con la ragione.
La ragione conduce all’unicità di Dio: Dio è assoluto e, logicamente, non possono esistere più assoluti.
Ebbene, la ragionevolezza del Mistero della Trinità sta nel fatto che Esso non afferma l’esistenza di tre dei, bensì di un solo Dio che, però, è in Ttre Persone, uguali e distinte.
Nel Credo si afferma: «Credo in un solo Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo».
Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo.
Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo.
Onnipotente è il Padre, Onnipotente è il Figlio, Onnipotente è lo Spirito Santo.
Tuttavia non vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma Un increato, Un assoluto e Un Onnipotente.
Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; tuttavia non vi sono tre dei e signori, ma un solo Dio, un solo Signore (Simbolo Atanasiano).
Per comprendere ancora qualcosa della Trinità, ma senza la possibilità di esaurirne il Mistero, si può utilizzare questa analogia.
La Sacra Scrittura dice che quando Dio creò l’uomo, lo creò a Sua “Immagine” (Genesi 1,27).
Dunque, nell’uomo si trova una lontana, ma comunque presente Immagine della Santissima Trinità.
L’uomo possiede la mente e la mente genera il pensiero.
Il pensiero, contemplato dalla mente, è amato e, così, dal pensiero e dalla mente procede l’Amore.
Per cui “mente”, “pensiero” e “amore”, sono tre cose ben distinte fra loro, ma assolutamente inseparabili l’una dall’altra, tanto che si può ben dire che siano nell’uomo una cosa sola.
Nella SS. Trinità il Padre È mente, che da tutta l’Eternità genera il Suo Pensiero perfettissimo (il Logos).
Il Pensiero, generato eternamente dal Padre, sussiste, come persona distinta, ed è lo Spirito Santo; ma come la mente, il pensiero e l’amore sono nell’uomo tre cose distinte, ma assolutamente inseparabili, così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene sussistano come persone distinte, sono però un Dio solo.
Ogni qualvolta compiamo su di noi il Segno della Croce, rinnoviamo, contempliamo ed esaltiamo questo sublime Mistero, poiché ci segnano nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. (Amen).
Mario Sedevacantista Colucci condivide questo
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