Francesco I
1822

Crisi delle vocazioni, chi è causa del suo mal pianga se stesso…

… e non dia la colpa agli altri!

“Che cosa è accaduto?”, si chiede Papa Francesco nel Discorso del 28 gennaio alla Plenaria Congregazione per la vita consacrata, vedi qui.
Mah Santità, le cifre parlano chiare, sembra rispondere l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica: «Le cifre degli abbandoni negli ultimi anni restano costanti. Negli anni 2015 e 2016 abbiamo avuto circa 2.300 abbandoni all’anno, compresi i 271 decreti di dimissione dall’istituto, le 518 dispense dal celibato che concede la Congregazione per il Clero, i 141 sacerdoti religiosi incardinati pure et simpliciter in diverse diocesi e le 332 dispense dai voti tra le contemplative». (31 gennaio 2017)
Che mica son bruscolini! Eppure non è cosa nuova, sembra essere tornati indietro di cinquant’anni, ricordate? Il famoso Sessantotto, il povero Paolo VI alle prese con centinaia di casi di dispense dal celibato, vedi qui questo breve filmato significativo. Non che adesso vogliamo o possiamo dare tutta la colpa a Papa Francesco per questa nuova emorragia tuttavia, a differenza di Paolo VI, c’è da dire che l’attuale Pontefice ce la sta mettendo tutta in questo “ospedale da campo”, ma non certo per guarire…
Il Pontefice cerca di descrivere il punto della situazione e di dare qualche risposta, dice: “Possiamo ben dire che in questo momento la fedeltà è messa alla prova; le statistiche che avete esaminato lo dimostrano. Siamo di fronte ad una “emorragia” che indebolisce la vita consacrata e la vita stessa della Chiesa. Gli abbandoni nella vita consacrata ci preoccupano. È vero che alcuni lasciano per un atto di coerenza, perché riconoscono, dopo un discernimento serio, di non avere mai avuto la vocazione; però altri con il passare del tempo vengono meno alla fedeltà, molte volte solo pochi anni dopo la professione perpetua. Che cosa è accaduto?
Come voi avete ben segnalato, molti sono i fattori che condizionano la fedeltà in questo che è un cambio di epoca e non solo un’epoca di cambio, in cui risulta difficile assumere impegni seri e definitivi. Mi raccontava un vescovo, tempo fa, che un bravo ragazzo con laurea universitaria, che lavorava in parrocchia, è andato da lui e ha detto: “Io voglio diventare prete, ma per dieci anni”. La cultura del provvisorio…”

Fermi un attimo! La fedeltà è messa alla prova, vero, ma se lui continua a sostenere la validità dei contratti adulterati, quali sono le coppie dei divorziati-risposati, con in piedi il primo matrimonio sacramentale, che razza di educazione alla fedeltà crede di poter dare? Oltre alle prove della vita ci si aggiungono oggi anche le sue provocazioni che stanno letteralmente dividendo la Chiesa.

Dice che gli abbandoni “ci preoccupano”… ma che cosa ha fatto fino ad oggi per evitarlo? Davvero pensava che bastasse fare tre giri con la papamobile, il bis, di baci, pollice OK, foto self e quant’altro di più strambo per poter guadagnare la fiducia di persone che dovrebbero decidere con un “PER SEMPRE” per tutta la vita, e della loro vita? E pensa davvero di risolvere i problemi raccontando ogni volta le stesse storielle, magari anche inventate visto che è tipico dei gesuiti? La storiella del “mi raccontava un vescovo”… l’ha raccontata almeno in sei incontri in quattro anni, alle prime due hanno riso, alle altre crediamo che non ci rida più nessuno!

Tra le molte cause che il santo Padre sottolinea, e ce ne sono molte che per altro condividiamo con lui e con le sue serie preoccupazioni, ci sono anche: ” la routine, la stanchezza, il peso della gestione delle strutture, le divisioni interne, la ricerca di potere – gli arrampicatori –, una maniera mondana di governare gli istituti, un servizio dell’autorità che a volte diventa autoritarismo e altre volte un “lasciar fare”…”

Ci sta, ci sta, sono mali che affliggono anche i coniugi, molte famiglie ma, ripetiamo, le soluzioni che il Papa offre quali sono? Perché Sua Santità Francesco, invece di pensare a commissariare l’unico Ordine in attivo: Frati Francescani dell’Immacolata, Frati e ramo femminile con le Suore, perseguitati senza alcuna spiegazione da tre anni, non va a commissariare le Orsoline con i loro Istituti trasformati in Hotel?
Il Papa consiglia di vivere la propria vocazione nella “gioia e nella speranza” (???), ci chiediamo se non voglia trasformare la Chiesa in questo modo, vedi qui, perché non abbiamo il coraggio di portare qui l’esempio della devastazione culturale, religiosa e vocazionale.
Sul finale il Papa propone (o impone?): “Parlando di fedeltà e di abbandoni, dobbiamo dare molta importanza all’accompagnamento. E questo vorrei sottolinearlo. È necessario che la vita consacrata investa nel preparare accompagnatori qualificati per questo ministero…
Avete presente le dittature quando stanno per darti l’olio di ricino o un’altra purga? Quello che ci preoccupa sono GLI ACCOMPAGNATORI che ha in mente Papa Francesco, lo abbiamo visto qui: La ricerca del Volto di Dio o la “gesuitizzazione bosiana” della Chiesa? Il 24 luglio 2016 il Papa aveva varato nientemeno che una Costituzione per la Vita Consacrata affidandone “l’accompagnamento” al laico signor Enzo Bianchi e al cardinale João Braz de Aviz, esperto forse in molte attività mondane e per la scelta delle tinte da suggerire al proprio parrucchiere, ma non certo in campo vocazionale e monacale….

Diciamo allora che se preti, monache e suore stanno scappando da questo “accompagnamento” non potranno che ricevere la nostra solidarietà e com-passione. Tuttavia il Papa sembra escludere questa nostra ipotesi e conclude dicendo: “Tutti noi consacrati, giovani e meno giovani, abbiamo bisogno di un aiuto adeguato per il momento umano, spirituale e vocazionale che stiamo vivendo. Mentre dobbiamo evitare qualsiasi modalità di accompagnamento che crei dipendenze. Questo è importante: l’accompagnamento spirituale non deve creare dipendenze. Mentre dobbiamo evitare qualsiasi modalità di accompagnamento che crei dipendenze, che protegga, controlli o renda infantili, non possiamo rassegnarci a camminare da soli, ci vuole un accompagnamento vicino, frequente e pienamente adulto…”
Una volta, nella Chiesa seria, in questi casi si chiamavano i “Confessori, i Padri Spirituali”, termine e ruolo che il Papa non ha usato neppure una volta, oggi si chiamano “accompagnatori” ma non sono la stessa cosa. E’ questo magistero che sta creando “tendenze e dipendenze” per le quali la maggioranza dei Vescovi ha letteralmente paura di essere liquidato dal Pontefice.

In una parodia al confessionale, vedi qui, Aldo Maria Valli spiega come stiamo arrivando all’assurdo: sposi trentennali che a momenti devono chiedere perdono per la loro vita matrimoniale ben riuscita. Oh certo, non è Francesco ad imporre certe perversioni diocesane, ma il suo guaio è di tacere su queste derive incoraggiando, volente o nolente, anche parte di questa emorragia. In fondo, in una Chiesa IN USCITA, che premia chi vive nel peccato – vedi qui l’articolo di Antonio Socci (“Solo i conservatori ricadono sotto il suo sguardo fulminante”. Con lui “il Vaticano è diventato una calamita per gli attivisti più anti-cattolici d’Occidente) – perché dovrei consacrarmi? E arriviamo alla domanda più inquietante: perché dovrei sposarmi in Chiesa, se posso ricevere l’Eucaristia in stato di adulterio o di convivenza? Ma non è che per vantaggiare quanti vivono nel peccato si arriverà a vietare il matrimonio?
Tutto sommato non è che ce lo inventiamo noi, è una profezia paolina: “Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio….” (1Tim.4,1-3)
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Francesco I