Doveri del penitente dopo l’esame di coscienza

Prima della confessione.

Come un buon coltivatore di campi non basta scoprire quei malefici insetti che con il velenoso lor dente tolgono la bellezza e la vita alle sue piantagioni, ma gli occorre eziandio di adoperare ogni arte per sterminarli, perché non si rinnovi nelle sue piantagioni successive il guasto avvenuto già nelle prime, così al cristiano che vuole efficacemente rimediare per mezzo della confessione ai guasti avvenuti nella mistica vigna della sua anima, non basta scoprir con l’esame quei peccati che gliela rovinarono da cima a fondo ma deve inoltre darsi premura di sterminarli dal primo all’ultimo col mezzo tanto facile e sicuro, altrettanto indispensabile, di un sincero dolore e ciò deve applicarsi un tanto più di premura, in quanto che nel detto dolore consiste sostanzialmente la bontà della confessione, né vale il desiderio di averlo quando non lo si abbia realmente, né può supplirsi al di lui mancamento con alcun altro mezzo. Finché non odiate il malfatto, non si può far pace con Dio, non si può ottenere il perdono. Questo dolore ottiensi col domandarlo umilmente e replicatamente al Signor per i meriti del suo sangue, e col ponderare la gravezza del peccato, riguardo a Dio e a voi stesso. Procurate poi con ogni studio che questo dolore sia perfetto, cioè procurate di muovervi a pentimento, non solo per timore dell’inferno, per la speranza del Paradiso, per la bruttezza del peccato, ma ancor e principalmente perché il peccato è un’offesa di Dio e di ingiuria alla sua suprema maestà, e contraria a quella bontà infinita che merita l’amore di tutti i cuori. Un’altra condizione deve avere il vostro dolore, senza questa esso non varrebbe: deve essere “efficace”, cioè congiunto con un proposito fermo di non commettere più peccato in nessun tempo in nessuna occasione né per fuggire qualunque male, né per acquistare qualunque bene. Non basta dunque dire: “io vorrei emendarmi”, bisogna dire “io voglio”; poiché di quelli che vorrebbero è pieno l’inferno, e solo di quelli che vogliono si riempie il Paradiso; solamente di questo proposito ha paura il demonio e come egli contro di questo rivolge tutte le sue macchine in disturbarlo, così voi impiegate tutte le vostre diligenze per concepirlo, chiedendone aiuto al Signore, con la cui grazia si può ogni cosa. Soprattutto conviene avvertire che questo proposito sia efficace in quanto a lasciar l’occasione prossima di peccare, che è quel pericolo di cadere nel quale quando voi vi ponete, cadete frequentemente. Se andate in una casa o per passatempo o per i vostri affari, se date da lavorare ad una persona, e molto più se la tenete in casa vostra, quando ella vi sia occasione di peccare, o lasciate di confessarvi. o disponetevi di vero cuore a levare quella comodità che presenta alla vostra concupiscenza l’abitazione, la familiarità, l’amore o qualsiasi altra circostanza già sperimentata fatale. Né dite: basta che io prometto di non peccare più, del resto che m’importa che io lascio questa amicizia? Non dite così, che questo è fare una legge a modo proprio e non osservare la legge fatta da Dio, il Quale per mezzo della Scrittura e per bocca di tutti i Dottori ci dichiara troppo espressamente l’obbligazione di fuggire questo pericolo prossimo di cadere. Piuttosto dite: io non mi curo del Paradiso, non m’importa dell’anima, rinunzio all’amicizia di Dio anziché rinunziare all’affetto portato ad una miserabile creatura che ora è un letamaio coperto, e di qui a poco sarà un ammasso di vermi e putredine, e direte il vero, ma vi accorgerete tra poco del cambio stoltissimo che avete fatto.

Nell’atto della confessione.

L’abito poi del quale deve comparire un peccatore a questo tribunale è l’umiltà e la confusione. Questa umiltà farà che manifestiate sinceramente i vostri falli senza scusarli, senza darne ad altri la colpa, senza fuggire da quei confessori che vi riprendono e vi danno a conoscere il vostro male. Ha pur poca voglia di guarire quell’infermo che va cercando un medico ignorante per essere curato nella sua malattia. Che concetto volete dunque che io faccia di voi se a bello studio vi eleggete un confessore senza lingua, uno di coloro che sono da Gesù ripresi quasi cani muti, perché non rivelando al peccatore la sua iniquità, gli impediscono di ridursi ad una sincera penitenza? Bisogna dire che non vi dispiace il peccato e dell’anima nulla v’importa.

Dopo la confessione.

Tre cose finalmente vi restano a fare dopo la confessione, l’una verso Dio, l’altra verso il prossimo e l’ultima verso voi stesso. – Verso Dio. Poi dovete umilmente ringraziarLo perché si è compiaciuto di rimettervi nella sua amicizia e cancellare quella sentenza di eterna morte e di severissima temporal punizione che aveva scritto il vostro peccato secondo che adesso fu mortale o veniale. Indi tornate a giurarGli di nuovo fedeltà come a vostro supremo Signore implorando il suo aiuto per avvalorare la vostra debolezza contro ogni assalto di tentazione. – Verso il prossimo. Vedete se siete tenuto a qualche restituzione o di fama o di roba, ed eseguitela prontamente, giacché lo stesso differirla, senza sufficiente cagione, anche in coloro che hanno vera volontà di compirlo, è nuova colpa. – Verso voi stesso. Applicatevi seriamente a soddisfare la penitenza con devozione se è tale che si possa soddisfar prontamente. Indi pensate di quali mezzi si potreste prevalere per non tornare al peccato. Questi mezzi che ben usati ottengono la sicurezza, la perseveranza nel bene incominciato, sono tre, cioè 1) l’orazione, 2) la fuga delle occasioni e 3) la frequenza ai Sacramenti. Proponete dunque di nuovo di voler almeno mattina e sera raccomandarvi al Signore e alla sua SS. Madre, perché vi tenga costante nelle vostre risoluzioni di non peccare mai più, né gravemente, né leggermente, proponete di non voler star più solo con quella persona, di voler rompere affatto quell’amicizia, proponete di voler tornare presto alla Confessione, cioè prima che la tentazione vi riconduca a qualche nuova colpa prendendo con questo Sacramento e con l’Eucaristia ogni dì nuova lena contro il demonio. Soprattutto fate, vi prego, per quanto avete cara l’anima vostra, fate il proposito di non servirvi mai della medesima Confessione per facilitare il peccato, come fanno molti, che se una volta cadono: già m’ho da confessare, dicono, posso peccar quanto voglio. Si può trovare discorso più ingiurioso al Signore, più dannoso alla nostra salute? “Più ingiurioso al Signore”, perché per moltiplicare i peccati vi servire di quel sangue medesimo che vi tiene apparecchiato alla Confessione per distruggerli; “più dannoso a voi”, perché non siete mai sicuro di confessarvi bene e quand’anche vi confessaste come si deve, ad ogni modo, anche dopo la Confessione rimangono ordinarie nell’anima molti cattivi effetti del peccato già distrutto in quella maniera che dopo che è partita la febbre restano in un convalescenza molte reliquie della passata malattia, se non rimanesse altro, rimane l’abito cattivo, cioè il maggiore impedimento che abbia un’anima a salvarsi. Intendetela dunque bene, voi che dite: farò questo peccato e poi mi confesserò. Quanto più commettere peccati, tanto più è difficile che vi salviate, ancorché vi confessate bene. La mente più si annebbia, la volontà sempre più s’indura, gli aiuti divini sempre più si demeritano, le forze del demonio sempre più si accrescono, le forze proprie sempre più mancano e quello sforzo che era sovrabbondante per poche colpe, riesce scarso in allora che sono cresciute a dismisura protestando il Signore per Amos: dopo le tre scelleraggini avrò misericordia di Damasco, e dopo le quattro io non lo richiamerò.

Avvertenza sull’atto di pentimento

Siccome il dolore alla parte più essenziale del Sacramento della Penitenza così ho creduto opportuno dargli qualche estensione non perché le molte parole facciano il dolore, ma perché le parole recitate con pause e con devozione passano facilmente al cuore, e quindi non servono solo ad esprimere, ma anche ad eccitare il pentimento. Chi però scarseggiasse di tempo potrà usare piacere qualunque atto più breve, ricordandosi che Davide fu giustificato con un solo “peccavi”, e la Maddalena e Pietro ottennero il perdono senza nemmeno parlare. Tanto è vero che tutto dipende dal cuore, di cui le parole non sono sempre come esser dovrebbero, la espressione la più sincera.

Atto di pentimento

Dal profondo abisso delle mie iniquità io alzo a Voi, Signore, la mia debole voce. Deh! non siate inesorabile alle mie preghiere. Se nel rigore della vostra giustizia pesate le mie colpe, io non ardisco più sperare perdono, perché esse han sorpassato il numero dei miei capelli, e contengono un eccesso di ingratitudine e di malizia che non ha esempio. Ma voi avete promesso di non disprezzare giammai il cuore contrito ed umiliato che Vi domanda pietà. Esaudite dunque le suppliche di un peccatore che unicamente confida nella vostra misericordia. Io ho peccato contro il cielo è contro di Voi. Creatura ingrata e ribelle ho disprezzata in Voi il mio Creatore, il mio Redentore, il mio Santificatore, il mio Dio. Come il prodigo del Vangelo, ho abbandonato in Voi il più sincero degli amici, il più tenero tra i padri, il più liberale tra i benefattori, per farmi schiavo miserabile dei vostri più odiati nemici, i quali altro non cercano se non la mia perdizione. Lungi da Voi amato mio bene, ho dissipato quei tesori di grazia che sono il Prezzo della vostra Passione e della vostra morte, e che voi mi accordaste unicamente per operare la mia salvezza. A somiglianza di Giuda, io Vi ho tradito nell’atto stesso in cui ad un altro non pensavate che a ricolmarmi dei vostri favori ed a stampare sulla mia fronte il bacio dolcissimo della vostra amicizia. Anzi ho abusato dei vostri doni per offenderVi, per oltraggiarVi; ho calpestato quel sangue che fu versato sulla Croce per mia salute: ho profanato quel tempio in cui Vi degnaste di fermare le vostre compiacenze; e quel che è peggio, Vi ho offeso, Vi ho oltraggiato sotto gli occhi santissimi della vostra adorabile Maestà. Sì si alla vostra presenza, o Signore, io non mi sono vergognato di commettere quelle indegnità che arrossirei di commettere innanzi all’uomo più vile di questa terra. Voi mi promettesse il paradiso se Vi rimaneva fedele, mi minacciaste l’inferno si aveva l’ardire di offenderVi; ed io insensato ho rinunciato alle promesse della vostra eredità, ho disprezzato le minacce della vostra collera, per assecondare i pessimi desideri del corrotto mio cuore. Me infelice! che non per altro Vi ho conosciuto se non per offenderVi con più malizia ed oltraggiarVi con più sconoscenza! Ah! La terra doveva aprire il suo seno per ingoiarmi vivo nell’abisso, il cielo doveva scagliare i suoi fulmini per distruggermi ed annientarmi! Ma la vostra bontà che sorpassa tutta la malvagità degli uomini, ha sospeso il braccio della giustizia che stava per calare sopra il mio capo. Sia infinitamente benedetta la vostra misericordia che mi ha risparmiato l’inferno in cui dovevo essere precipitato a spasimare per tutta l’eternità. Deh! Giacché tanto forse liberale verso di me, nonostante tutti i miei demeriti, coronate adesso la vostra pazienza con l’accordarmi un generoso perdono di tutti i commessi delitti. Anzi Voi che, infinito nella vostra potenza, sapete trarre la luce dal mezzo delle tenebre, fate adesso che la vista della moltitudine e dell’enormità dei miei trascorsi, risvegli nel cuore più viva e sincera la contrizione, affinché dolendosi tanto, quanto lo meritano i miei peccati, e tanto amandoVi quanto Vi ho offeso, possa sentirmi da Voi ripetere le consolanti parole dirette già alla penitente Maddalena: “ti sono rimessi molti peccati, perché molto hai amato”. Signore, Vi dirò adunque col pubblicano, “siate propizio a me, il più miserabile tra i peccatori”; e con Davide vero modello dei penitenti, “abbiate pietà di me secondo la grandezza della vostra misericordia”; lavate col vostro sangue tutte le macchie dell’anima mia, affinché, santificata dalla vostra Grazia diventi più candida della neve. Conosco adesso il gran male che ho fatto con i miei peccati, e li detesto e li abomino sopra ogni male, non tanto perché per essi ho perduto il Paradiso e meritato l’inferno, quanto perché con essi ho offeso Voi, sommo bene, che siete un Dio di infinita grandezza e degno dell’amore di tutte le creature. Vorrei poter ora morire per risarcirvi di tanti affronti. Ma giacché Voi gradite più assai il sacrificio del cuore, che quello della vita, ascoltate, Vi prego, i gemiti del mio cuore contrito ed umiliato; rimettetemi di nuovo nella vostra amicizia, ché risolutamente Vi prometto di non abbandonarVi mai più. Non sono degno di essere trattato da figlio vostro, ben lo comprendo; ma non ricusate almeno di ricevermi come l’ultimo dei vostri servi. Sono stanco, Signore di vivere lontano da Voi; ridonatemi il bacio del vostro amore perché Vi eleggo per mia porzione in tutto il tempo avvenire, disposto a soffrire anche la morte piuttosto che offenderVi un’altra volta.

Atto di proponimento

Mio Signore e mio Dio, sin da questo momento io propongo e risolvo, con l’aiuto della vostra santa grazia, con la quale posso ogni cosa, e senza di cui non mi è possibile cosa alcuna, propongo e risolvo di non peccare mai più, ed evitare con egual diligenza le occasione del peccato, di resistere coraggiosamente a tutte le tentazioni dei miei nemici, e finalmente di morire piuttosto mille volte che offendere nuovamente la vostra adorabile Maestà. Unico bene dell’anima mia, se gli uomini Vi conoscessero maggiormente ogni dì, non Vi offenderebbero. Fate dunque, o Signore, che io Vi conosca maggiormente ogni dì, e che io pensi sempre a Voi, affinché Vi ami costantemente fino alla morte. Fate che la ricordanza di Voi sia la delizia della mia memoria, che la cognizione di Voi sia la fiaccola della mia mente, e l’amor vostro sia la vita del mio cuore, affinché possa con verità esclamare con il Profeta: “ho detto e cominciato!”, “ego dixi et coepi”. Oggi, sì oggi mio Dio, ho cominciato davvero ad amarVi, a dichiarare guerra alle mie passioni e a tutto ciò che si oppone alla vostra legge santissima. Ma ohimè! Voi ben conoscete la mia fiacchezza, la mia incostanza e la malizia del mio cuore volubile con una foglia ad ogni leggero soffio di vento. Con tutto ciò i cuori degli uomini sono poi nelle vostre mani e Voi potete ammollire i più duri e piegare i più ostinati. Datemi adunque quello che Voi comandate: poi comandatemi quello che Voi volete. La vostra Grazia, o mio Dio, mi prevenga, mi accompagni mi segua in tutti i miei pensieri, in tutte le mie parole, in tutte le mie azioni, al fine di preservarmi da tutto ciò che può danneggiare la mia coscienza, allontanando da me tutto quello che può da Voi separarmi. Purità del mio Dio purificatemi! Santità del mio Dio, salvatemi. Date per misericordia il perdono a colui che potete condannar per giustizia, poiché sono risoluto di far penitenza, e di dare agli Angeli ed a Voi tanto diletto con la mia conversione, quanto a Voi e ad essi ho cagionato di dispiacere coi miei passati traviamenti.

Preghiera da aggiungersi

Oh mio Dio che avete sì misericordiosamente perdonato al pubblicano le sue frodi, alla Maddalena i suoi scandali, al ladro i suoi misfatti e avete con tanta bontà ricevuto il figlio prodigo, abbiate ancora di me pietà, e in questo Sacramento lavate l’anima mia col sangue di Gesù Cristo da ogni macchia di peccato; e rimettetemi e conservatemi poi sempre nella vostra amicizia, sì ché insieme con essi abbia ad esaltare per sempre le vostre misericordie in Paradiso, come spero dalla vostra bontà infinita e per i meriti del mio Redentore. Con questi sentimenti di confidenza nella vostra misericordia io vado ai piedi del confessore. Siate, o Signore nel mio cuore e nella mia lingua acciò detesti ed accusi sinceramente tutti i miei peccati e siate nella mente e nel cuore del Sacerdote, vostro ministro, affinché diriga l’anima mia secondo la vostra volontà.

Formula per le colpe veniali

Grande Iddio, che per la bontà e maestà vostra infinita, e per l’amore immenso che a noi portate per i grandi benefici che ci compartite tutto giorno, e ci andate ancor preparando a vera ed eterna felicità nel Cielo, meritate da noi ogni corrispondenza ed amore, qual confusione non è per me il riconoscere di averVi in cambio per tante maniere offeso e disgustato? Ah! mio Signore, me ne pento e mi dolgo con tutto il cuore, e vorrei dolermene ancor maggiormente, prima per il gran torto che ho fatto a Voi nel mancarVi di fedeltà ed amore, e poi per il gran danno arrecato all’anima mia, facendo sì poco conto del tempo, della grazia, dell’amor vostro, e dei meriti che potevo impiegare a maggior corona nel cielo, per meritarmi in quella vece le pene atrocissime del Purgatorio, lungi da Voi e dalla vostra gloria, amato mio bene. O la freddezza o la poca fede che è mai stata la mia nell’abbandonarmi con tanta facilità ad una colpa che offende un Dio di tanta grandezza e bontà, e reca l’anima mia mali sì grandi! Or la conosco e detesto; ed in avvenire sono risoluto con la vostra Grazia di schivare ogni cosa che sia di vostra offesa e di volervi amare con tutto il mio cuore, con tutta l’anima mia e con tutte le mie forze, per continuare poi ad amarvi più perfettamente insieme con i Santi in Paradiso, come per Gesù Cristo prego e spero di ottenere dalla vostra misericordia.