Il sacello delle Sante Teuteria e Tosca: alla scoperta della più antica chiesa veronese. Testo e Video

LIBRI / Il sacello delle Sante Teuteria e Tosca: alla scoperta della più antica chiesa veronese

Il sacello delle Sante Teuteria e Tosca è uno dei tesori più antichi e meno noti dell’architettura religiosa medievale veronese. A rendere giustizia al monumento, incastonato lungo la via Postumia (oggi Corso Cavour) a ridosso della pieve dei Santi Apostoli, è ora il volume del giovane ricercatore veronese Angelo Passuello, edito da Cierre edizioni.

Il sacello delle Sante Teuteria e Tosca è uno dei tesori più antichi e meno noti dell’architettura religiosa medievale veronese. A rendere giustizia al monumento, incastonato lungo la via Postumia (oggi Corso Cavour) a ridosso della pieve dei Santi Apostoli, e a raccontarne l’affascinante storia è ora il volume del giovane ricercatore veronese Angelo Passuello: “Il sacello delle Sante Teuteria e Tosca. Le prime testimonianze dell’alto medioevo cristiano a Verona”, edito da Cierre edizioni (192 pp., illustrazioni a colori, prezzo di copertina 16 €).
Verona, Sacello delle Sante Teuteria e Tosca, interno verso oriente

Il testo nasce da un progetto di ricerca biennale condotto da Passuello con l’Università di Firenze e i docenti Francesco Salvestrini (Dipartimento SAGAS), Stefano Bertocci (Dipartimento DIDA) e il ricercatore Pietro Becherini.

Il libro è aperto da un saluto iniziale del vescovo di Verona mons. Domenico Pompili, da un’introduzione di mons. Ezio Falavegna, parroco dei Santi Apostoli che ha fortemente voluto questo lavoro, e da una prefazione d’impronta storica di Salvestrini. La parte conclusiva del volume, invece, è riservata a una postfazione di don Massimiliano Parrella, casante dell’Opera don Calabria: nel Sacello, infatti, il 1° novembre del 1873, fu battezzato san Giovanni Calabria di cui ricorre proprio quest’anno il 150° anniversario della nascita.

La prima parte del libro dedica a una visione ad ampio spettro delle prime testimonianze cittadine del cristianesimo, che furono uno snodo fondamentale per la riorganizzazione del tessuto urbanistico della Verona romana.
Verona, Sacello delle Sante Teuteria e Tosca, interno verso occidente

Nell’estremità nord-occidentale del municipium romano, cinta dall’ansa dell’Adige, attorno alla metà del IV secolo fu installato invero il complesso della cattedrale, che divenne il perno della comunità cristiana e che, già fra il V e il VI secolo, fu rimpiazzato da una compagine ben più maestosa. Anche i primi cimiteri cristiani mantennero la collocazione delle necropoli romane, ponendosi a ridosso delle mura cittadine, lungo il corso delle strade consolari: la più vasta e importante è individuabile nei pressi della chiesa di San Procolo e della basilica di San Zeno, dove è presente un’emblematica successione di tombe romane e tardoantiche. Molti presuli primitivi vennero sepolti a San Procolo, a Santo Stefano e a San Pietro in Castello, poiché allora era ancora proibito inumare i cadaveri all’interno della zona urbana, ma si sfruttavano le aree cimiteriali prossime al centro; il primo vescovo ad essere sepolto entro le mura cittadine fu Annone (780), che trovò ospitalità presso un nucleo di tombe autorevoli predisposte dal principio del VII secolo nell’alveo delle remote cattedrali.
Verona, Sacello delle Sante Teuteria e Tosca, l’arca delle sante nell’altare maggiore

L’efficace azione pastorale dei vescovi (primo fra tutti san Zeno) e l’adesione sempre più ampia al nuovo credo favorirono la creazione di numerose chiese che dal IV secolo, con l’erezione della prima cattedrale, punteggiarono il territorio cittadino ed extraurbano: dai Santi Apostoli a San Pietro in Castello, da San Procolo a Santo Stefano fino a San Zeno. Tutte queste strutture, tuttavia, nel corso dei secoli furono oggetto di profonde trasformazioni, che conferirono agli edifici una nuova veste inficiando gli antichi allestimenti. Il sacello delle Sante Teuteria e Tosca, al contrario, costituisce una rara eccezione perché, a dispetto di alcune aggiunte del XII e del XIV secolo e di rilevanti restauri novecenteschi, conserva ancora gli elevati paleocristiani.

La seconda parte del libro compie un preciso affondo storico-architettonico sul Sacello. La costruzione è ben riconoscibile in tutti i prospetti interni ed esterni, che però devono l’attuale sobrietà a un’estensiva campagna di restauro condotta all’inizio del Novecento e, quindi, devono necessariamente essere interpretati con estrema cautela. La ricerca condotta da Passuello ha permesso di dirimere una convincente diacronia costruttiva del monumento, identificando due punti culminanti: la fondazione paleocristiana (V-VI secolo) e la rifabbrica romanica (post 1160, quando il vescovo Ognibene scoprì le reliquie delle sante Teuteria e Tosca, ponendole nell’arca attualmente sopra l’altare maggiore), quando la cappella assunse la forma odierna: una pianta con tre navate e un’unica abside e lo sviluppo di un parallelepipedo retto con profilo a capanna.

Verona, Sacello delle Sante Teuteria e Tosca, esterno

La disamina ha adottato progredite metodologie storiche, architettoniche e archeologiche con un’ottica multidisciplinare: il presupposto imprescindibile, infatti, è stato il rilievo digitale 3D elaborato dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze che, assommato alle solide basi fornite dalla critica e all’analisi del costruito, ha consentito per la prima volta di rendere un’immagine verosimile della configurazione originaria del sacello e porlo in un coerente ambito storico-architettonico e artistico. Le straordinarie e suggestive restituzioni 3D della struttura, realizzate da Bertocci e Becherini sono pubblicate in un’ampia appendice (Il rilievo digitale per lo studio del sacello delle Sante Teuteria e Tosca).

Le cospicue sopravvivenze del cantiere paleocristiano assommate alle persistenze nel sottosuolo, permettono di comprovare l’ipotesi di un iniziale impianto cruciforme dominato da un alto tiburio centrale, con pareti rettilinee apparecchiate con mattoni e ciottoli disposti in opus spicatum, e coperture a doppia falda. La cappella, dedicata inizialmente a sant’Apollinare, s’inserisce nel contesto dei martyria annessi ad altre chiese venete agli esordi del VI secolo, in particolare San Prosdocimo a Padova (Santa Giustina) e Santa Maria Mater Domini a Vicenza (Santi Felice e Fortunato). Le caratteristiche planivolumetriche dell’esempio veronese favoriscono un accostamento più efficace e stringente con il celeberrimo Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna (prima metà del V secolo), permettendo di alzarne la cronologia della fondazione a cavaliere fra il V e il VI secolo e, così, riconoscerlo come una delle più antiche strutture ecclesiali ancora esistenti nell’intera regione del Veneto e una fra le meglio conservate nell’intero comprensorio nord-italiano.

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