11 Maggio. SAN FABIO. Le poche notizie sulla vita di San Fabio provengono dalla Passio Sancti Anthimi, che fu scritta fra il V e IX secolo. Alla fine del III secolo era Proconsole dell’Asia Minore …Altro
11 Maggio.
SAN FABIO.

Le poche notizie sulla vita di San Fabio provengono dalla Passio Sancti Anthimi, che fu scritta fra il V e IX secolo.
Alla fine del III secolo era Proconsole dell’Asia Minore Faltonio Piniano, sposato con Anicia Lucina, imparentata con l’Imperatore Gallieno.
Consigliere di Piniano era un certo Cheremone, che odiava i Cristiani e aveva giurato di distruggerli con la loro religione; per le sue insinuazioni, il Presbitero Antimo e i suoi discepoli furono gettati in carcere, ma Cheremone non poté godere a lungo della persecuzione in atto, perché un giorno, attraversando le vie di Nicomedia, cadde rovinosamente e ancor più miseramente morì; questo fatto terrorizzò Piniano, formalmente responsabile della persecuzione e la sua angoscia gli provocò una grave malattia, dalla quale i medici non riuscivano a guarirlo.
Lucina la moglie, che già da tempo si sentiva attratta dalla nuova Religione Cristiana, pensò di consultare Antimo, per cui lo fece liberare con i discepoli e condurre al palazzo consolare; qui gli promise la libertà e cospicue ricompense se avesse guarito il marito.
Antimo rispose che una sola cosa poteva guarirlo, che si fosse fatto Cristiano.
Piniano non solo accettò, ma si dimostrò un catecumeno attento e sincero, cosicché Antimo riuscì a ottenere da Dio la sua guarigione, per poi battezzarlo con tutta la famiglia.
Verso il 303 Faltonio Piniano ritornò a Roma, richiamato dall’Imperatore Diocleziano (243-313), ma prima di partire riuscì a convincere Antimo e i suoi discepoli a seguirlo nella Capitale dell’Impero; naturalmente il suo arrivo non passò inosservato e ben presto si diffuse la notizia che aveva condotto con sé dei Cristiani.
Per sottrarli alle possibili persecuzioni, Piniano decise di allontanarli da Roma, mandandoli in due vasti poderi di sua proprietà.
Il diacono Sisinnio, con Dioclezio e Fiorenzo, andarono a Osimo nel Piceno, mentre Antimo, Massimo, Basso e Fabio furono inviati presso la città sabina di Curi.
Naturalmente non rimasero a oziare, uscirono dal loro rifugio e ambedue i gruppi presero a evangelizzare la Regione; Antimo, sempre seguito dai suoi discepoli, operò anche un miracolo, liberando dal demonio un sacerdote pagano.
L’ossesso, una volta guarito, per dimostrare la sua riconoscenza e la nuova fede che aveva abbracciato, atterrò l’idolo del dio Silvano, incendiando anche il bosco a lui sacro.
I pagani, furiosi, denunciarono il grave oltraggio al proconsole Prisco, incolpando di ciò il prete Antimo, il quale fu arrestato con i discepoli.
Seguirono interrogatori, torture, prodigi.
Sant’Antimo fu decapitato l’11 Maggio 305 e sepolto nell’Oratorio di Curi, in cui era solito pregare; la stessa sorte toccò al suo erede nello zelo, l’apostolico Massimo, decapitato il 19-20 Ottobre 305 e sepolto nel suo Oratorio al XXX miglio della Salaria.
Basso, che intratteneva i fedeli incoraggiandoli, fu arrestato e, avendo rifiutato di sacrificare a Bacco e Cerere, fu massacrato dal popolo nel mercato di Forum Novum; invece Fabio fu consegnato al Console che, dopo averlo fatto torturare, lo condannò alla decapitazione lungo la stessa via Salaria.
Mario Sedevacantista Colucci condivide questo
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