Distruggere la Chiesa Istituzione significa distruggere Cristo - Danilo Quinto - 17.02.’19
Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Si deve partire da questo passo del Vangelo per comprendere quello che sta avvenendo oggi all’interno e all’esterno della Chiesa. L’Istituzione che si chiama Chiesa ha un’origine divina e, in quanto tale, qualsiasi tentativo di distruggerla si rivolge contro Colui che l’ha edificata e che ha detto: «le porte degli inferi non prevarranno contro di essa».
Da secoli si lavora, in tanti ambiti e da più parti, ad un attacco all’Istituzione Chiesa. Talvolta in maniera subdola ed insinuante, in altri casi in maniera esplicita, in altri casi ancora in modo menzognero, facendo credere di voler fare comunque il bene della Chiesa.
Stiamo parlando di “attacchi”, che sono ben distinti dalle critiche al governo di quest’Istituzione, che non solo sono consentite, ma che corrispondono ad un dovere di ciascun membro del Corpo Mistico.
Del resto, sono numerosi gli esempi di Santi e di Dottori della Chiesa che hanno rivolto critiche all’operato dei Pontefici. Ricordiamo, tra i tanti, Santa Brigida di Svezia (1303-1373) e Santa Caterina da Siena (1347-1380).
La prima, per far comprendere a Gregorio XI (1329-1378) - che si era fatto incoronare ad Avignone nel 1371 e lì risiedeva - l’urgenza di tornare nella sede di Roma, non esitò a scrivergli che «Se non fosse tornato, avrebbe provato il bastone della giustizia; i giorni della sua vita sarebbero stati abbreviati ed egli sarebbe stato chiamato a giudizio».
Santa Caterina, nella “Lettera 364” del suo Epistolario, scrive a Papa Urbano VI (1318 circa- 1389): «Voi non potete di primo colpo levare li difetti delle creature, li quali si commettono comunemente nella religione cristiana e massimamente nell’ordine clericato, sopra delli quali dovete avere più occhio; ma ben potete e dovete fare per debito (se no, li avereste sopra la coscienzia vostra), almeno di farne la vostra possibilità, lavare il ventre della santa Chiesa, cioè procurare a quelli che vi sono presso e intorno voi, spazzarlo dal fracidume, e ponervi quelli che attendono all’onore di Dio e vostro, e bene della santa Chiesa; che non si lassino contaminare né per lusinghe né per denari. Se reformate questo ventre della sposa vostra, tutto l’altro corpo agevolmente si riformerà; e così sarà onore di Dio, e onore ed utilità a voi; con la buona e santa fama e odore delle virtù si spegnerà l’eresia. Ciascuno correrà alla S.V. vedendo che voi siate estirpatore de’ vizi, e mostriate in effetto quello che desiderate. (…) Sapete che ve ne diverrà, se non ci si pone remedio in farne quello che ne potete fare? Dio vuole in tutto riformare la sposa sua, non vuole che stia più lebbrosa: se none ‘l farà la Santità vostra giusta il vostro potere (che non sete posto da lui per altro, e datavi per questo tanta dignità), il farà per sé medesimo col mezzo delle molte tribolazioni».
Il Codice di diritto canonico, al n. 212, afferma: «I fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori, in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa. I fedeli hanno il diritto di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri. In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona».
Quindi, i fedeli hanno talvolta anche l’obbligo, per il bene della Chiesa, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero. Se lo ritengono, nelle forme dovute, possono farlo anche pubblicamente. Scrive San Paolo nella “Lettera ai Galati”: «Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: “Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?”».
Commenta San Tommaso d’Aquino (1225–1274) nella “Summa theologiae”, II-III, 33, 4, 2: «La riprensione fu giusta e utile, e il suo motivo non fu di poco conto: si trattava di un pericolo per la preservazione della verità evangelica […]. Il modo della riprensione fu conveniente, perché fu pubblico e manifesto. Perciò san Paolo scrive: “Parlai a Cefa”, cioè a Pietro, “di fronte a tutti”, perché la simulazione operata da san Pietro comportava un pericolo per tutti».
Netta e chiara è, quindi, la distinzione tra “attacchi” e “critiche”. I primi, nel corso dei secoli, si sono avvalsi di un’impostazione falsa, ideologica. Sono stati condotti da molti gruppi e persone – massoni, comunisti, protestanti, modernisti, ecc… - e spesso sono state sviluppate “manovre” a largo respiro, che hanno coinvolto uomini della stessa Chiesa.
A noi sembra che la situazione odierna – pur avendo un elemento di continuità con quel che è avvenuto nei secoli passati - sia diversa e che abbia un contenuto molto più pericoloso, senza precedenti rispetto al passato. Prelude, in maniera evidente, a quello scontro finale – descritto dall’Apocalisse – tra la Nuova Eva e il serpente, che per ora Le sta solo insidiando il calcagno.
Qual è questo contenuto pericoloso?
E’ costituito da quei laici – i cosiddetti “resistenti”, come amano definirsi – che non solo vogliono dettare ad una parte della Gerarchia ecclesiastica quel che deve o non deve fare (rispetto alla piaga dell’omosessualità o allo stravolgimento della liturgia - ad uno scandaloso magistero ordinario che mina i fondamenti della Tradizione e della Dottrina), ma vogliono ad essa sostituirsi.
A ben guardare, quello tra questi laici e una parte della Gerarchia è uno scontro solo “apparente”. Uno scontro tra comunisti e massoni. Se il “disegno” venisse a compimento, si può essere certi che le due componenti si siederebbero attorno ad un tavolo (ed autorevoli inviti pubblici in tal senso ci sono già stati) e ratificherebbero un “accordo” che già esiste: edificare una Chiesa di natura anticristica, nella quale i laici possano ritagliarsi un ruolo decisivo. Di qui gli appelli a “osare”, a spingere in modo ossessivo i cardinali a dire una parola ufficiale, consapevoli che questo significherebbe dichiarare il papa eretico, lo scisma, la convocazione di un Conclave e la nomina di un terzo papa.
Per realizzare quest’”operazione” di distruzione dell’Istituzione Chiesa, è indispensabile colpire i Sacramenti istituiti da Cristo. Non devono più esistere.
E’ un obiettivo perseguito da molto tempo. Pensiamo solo alla vita spesa da Padre Enrico Zoffoli. Più volte denunciò gli abusi liturgici dei neocatecumenali riguardo i sacramenti, in particolare l’Eucaristia, la Confessione, il Sacerdozio ministeriale.
Scriveva Zoffoli in “Eucaristia – Difesa contro la miscredenza e il tradimento”: «L’assalto organizzato contro il dogma eucaristico tende a colpire il Sacerdozio e, in esso, a sopprimere la Gerarchia per demolire la Chiesa come società visibile istituita da Cristo, propagata dagli Apostoli, presieduta da Pietro e Successori nella sede di Roma. Ora, eliminata la Chiesa, resterebbe dissolto il Cristianesimo, ridotto ad uno dei tanti discutibili orientamenti religiosi dello spirito umano: esattamente secondo il programma del mondialismo massonico».
Ormai il cancro è diffuso. Gli altari sono trasformati in tavole luterane. L’atmosfera che si respira è di cospirazione. Tutto quello che ha costituito il cuore della “Rivelazione” è stato ottenebrato dalla menzogna.
Non meno pericoloso è il complotto dei laici – qualcuno ne fa parte in buona fede – di sostituire l’ordine gerarchico voluto da Nostro Signore, da una Chiesa “profetica”, il tutto teorizzato in dottrine pseudo-massoniche. Pur armandosi del vessillo della Tradizione, perseguono un progetto di distruzione; appena incontrano sulla loro strada ostacoli (sacerdoti preparati e santi) a questo aspirato trionfo del “profeta” (il “capo laico”), non indugiano a fare doppi e tripli giochi di potere. Ma noi sappiamo che chi opera così, serve il Demonio, perchè Gesù ci disse: «il Vostro parlare sia sì sì, no no».
Il Ministero Sacerdotale viene colpito massacrando i sacerdoti diocesani che vogliono svolgere il loro Ministero secondo la sana dottrina, allontanandoli dalla loro sede naturale, minacciandoli e perseguitandoli. E’ un’operazione diabolica, ributtante, che tende a voler fare tabula rasa di coloro – e sono tanti – che vivono nella consapevolezza che la fede, oggi, si può testimoniare solo rinnovando la propria disponibilità al martirio.
Il ruolo dei laici può essere solo quello di aiutare – dall’esterno – quei Ministri di Dio che rimangono nella sequela di Nostro Signore Gesù Cristo. Quei Ministri Di Dio che non si fanno distogliere da quello che il mondo, dominato dai potentati delle tenebre, propone e vive e che vogliono «ricapitolare in Cristo tutte le cose», come diceva San Paolo. Quei Ministri di Dio che accompagnano i laici nel loro cammino di salvezza eterna, che insegnano loro come rimanere saldi nella fede e come tenere le candele accese, finchè Nostro Signore ritorni.
Ci conforta sapere ed avere la certezza che le parole di Cristo sono eterne: le porte degli Inferi non prevarranno sulla Chiesa.
Si deve partire da questo passo del Vangelo per comprendere quello che sta avvenendo oggi all’interno e all’esterno della Chiesa. L’Istituzione che si chiama Chiesa ha un’origine divina e, in quanto tale, qualsiasi tentativo di distruggerla si rivolge contro Colui che l’ha edificata e che ha detto: «le porte degli inferi non prevarranno contro di essa».
Da secoli si lavora, in tanti ambiti e da più parti, ad un attacco all’Istituzione Chiesa. Talvolta in maniera subdola ed insinuante, in altri casi in maniera esplicita, in altri casi ancora in modo menzognero, facendo credere di voler fare comunque il bene della Chiesa.
Stiamo parlando di “attacchi”, che sono ben distinti dalle critiche al governo di quest’Istituzione, che non solo sono consentite, ma che corrispondono ad un dovere di ciascun membro del Corpo Mistico.
Del resto, sono numerosi gli esempi di Santi e di Dottori della Chiesa che hanno rivolto critiche all’operato dei Pontefici. Ricordiamo, tra i tanti, Santa Brigida di Svezia (1303-1373) e Santa Caterina da Siena (1347-1380).
La prima, per far comprendere a Gregorio XI (1329-1378) - che si era fatto incoronare ad Avignone nel 1371 e lì risiedeva - l’urgenza di tornare nella sede di Roma, non esitò a scrivergli che «Se non fosse tornato, avrebbe provato il bastone della giustizia; i giorni della sua vita sarebbero stati abbreviati ed egli sarebbe stato chiamato a giudizio».
Santa Caterina, nella “Lettera 364” del suo Epistolario, scrive a Papa Urbano VI (1318 circa- 1389): «Voi non potete di primo colpo levare li difetti delle creature, li quali si commettono comunemente nella religione cristiana e massimamente nell’ordine clericato, sopra delli quali dovete avere più occhio; ma ben potete e dovete fare per debito (se no, li avereste sopra la coscienzia vostra), almeno di farne la vostra possibilità, lavare il ventre della santa Chiesa, cioè procurare a quelli che vi sono presso e intorno voi, spazzarlo dal fracidume, e ponervi quelli che attendono all’onore di Dio e vostro, e bene della santa Chiesa; che non si lassino contaminare né per lusinghe né per denari. Se reformate questo ventre della sposa vostra, tutto l’altro corpo agevolmente si riformerà; e così sarà onore di Dio, e onore ed utilità a voi; con la buona e santa fama e odore delle virtù si spegnerà l’eresia. Ciascuno correrà alla S.V. vedendo che voi siate estirpatore de’ vizi, e mostriate in effetto quello che desiderate. (…) Sapete che ve ne diverrà, se non ci si pone remedio in farne quello che ne potete fare? Dio vuole in tutto riformare la sposa sua, non vuole che stia più lebbrosa: se none ‘l farà la Santità vostra giusta il vostro potere (che non sete posto da lui per altro, e datavi per questo tanta dignità), il farà per sé medesimo col mezzo delle molte tribolazioni».
Il Codice di diritto canonico, al n. 212, afferma: «I fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori, in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa. I fedeli hanno il diritto di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri. In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona».
Quindi, i fedeli hanno talvolta anche l’obbligo, per il bene della Chiesa, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero. Se lo ritengono, nelle forme dovute, possono farlo anche pubblicamente. Scrive San Paolo nella “Lettera ai Galati”: «Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: “Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?”».
Commenta San Tommaso d’Aquino (1225–1274) nella “Summa theologiae”, II-III, 33, 4, 2: «La riprensione fu giusta e utile, e il suo motivo non fu di poco conto: si trattava di un pericolo per la preservazione della verità evangelica […]. Il modo della riprensione fu conveniente, perché fu pubblico e manifesto. Perciò san Paolo scrive: “Parlai a Cefa”, cioè a Pietro, “di fronte a tutti”, perché la simulazione operata da san Pietro comportava un pericolo per tutti».
Netta e chiara è, quindi, la distinzione tra “attacchi” e “critiche”. I primi, nel corso dei secoli, si sono avvalsi di un’impostazione falsa, ideologica. Sono stati condotti da molti gruppi e persone – massoni, comunisti, protestanti, modernisti, ecc… - e spesso sono state sviluppate “manovre” a largo respiro, che hanno coinvolto uomini della stessa Chiesa.
A noi sembra che la situazione odierna – pur avendo un elemento di continuità con quel che è avvenuto nei secoli passati - sia diversa e che abbia un contenuto molto più pericoloso, senza precedenti rispetto al passato. Prelude, in maniera evidente, a quello scontro finale – descritto dall’Apocalisse – tra la Nuova Eva e il serpente, che per ora Le sta solo insidiando il calcagno.
Qual è questo contenuto pericoloso?
E’ costituito da quei laici – i cosiddetti “resistenti”, come amano definirsi – che non solo vogliono dettare ad una parte della Gerarchia ecclesiastica quel che deve o non deve fare (rispetto alla piaga dell’omosessualità o allo stravolgimento della liturgia - ad uno scandaloso magistero ordinario che mina i fondamenti della Tradizione e della Dottrina), ma vogliono ad essa sostituirsi.
A ben guardare, quello tra questi laici e una parte della Gerarchia è uno scontro solo “apparente”. Uno scontro tra comunisti e massoni. Se il “disegno” venisse a compimento, si può essere certi che le due componenti si siederebbero attorno ad un tavolo (ed autorevoli inviti pubblici in tal senso ci sono già stati) e ratificherebbero un “accordo” che già esiste: edificare una Chiesa di natura anticristica, nella quale i laici possano ritagliarsi un ruolo decisivo. Di qui gli appelli a “osare”, a spingere in modo ossessivo i cardinali a dire una parola ufficiale, consapevoli che questo significherebbe dichiarare il papa eretico, lo scisma, la convocazione di un Conclave e la nomina di un terzo papa.
Per realizzare quest’”operazione” di distruzione dell’Istituzione Chiesa, è indispensabile colpire i Sacramenti istituiti da Cristo. Non devono più esistere.
E’ un obiettivo perseguito da molto tempo. Pensiamo solo alla vita spesa da Padre Enrico Zoffoli. Più volte denunciò gli abusi liturgici dei neocatecumenali riguardo i sacramenti, in particolare l’Eucaristia, la Confessione, il Sacerdozio ministeriale.
Scriveva Zoffoli in “Eucaristia – Difesa contro la miscredenza e il tradimento”: «L’assalto organizzato contro il dogma eucaristico tende a colpire il Sacerdozio e, in esso, a sopprimere la Gerarchia per demolire la Chiesa come società visibile istituita da Cristo, propagata dagli Apostoli, presieduta da Pietro e Successori nella sede di Roma. Ora, eliminata la Chiesa, resterebbe dissolto il Cristianesimo, ridotto ad uno dei tanti discutibili orientamenti religiosi dello spirito umano: esattamente secondo il programma del mondialismo massonico».
Ormai il cancro è diffuso. Gli altari sono trasformati in tavole luterane. L’atmosfera che si respira è di cospirazione. Tutto quello che ha costituito il cuore della “Rivelazione” è stato ottenebrato dalla menzogna.
Non meno pericoloso è il complotto dei laici – qualcuno ne fa parte in buona fede – di sostituire l’ordine gerarchico voluto da Nostro Signore, da una Chiesa “profetica”, il tutto teorizzato in dottrine pseudo-massoniche. Pur armandosi del vessillo della Tradizione, perseguono un progetto di distruzione; appena incontrano sulla loro strada ostacoli (sacerdoti preparati e santi) a questo aspirato trionfo del “profeta” (il “capo laico”), non indugiano a fare doppi e tripli giochi di potere. Ma noi sappiamo che chi opera così, serve il Demonio, perchè Gesù ci disse: «il Vostro parlare sia sì sì, no no».
Il Ministero Sacerdotale viene colpito massacrando i sacerdoti diocesani che vogliono svolgere il loro Ministero secondo la sana dottrina, allontanandoli dalla loro sede naturale, minacciandoli e perseguitandoli. E’ un’operazione diabolica, ributtante, che tende a voler fare tabula rasa di coloro – e sono tanti – che vivono nella consapevolezza che la fede, oggi, si può testimoniare solo rinnovando la propria disponibilità al martirio.
Il ruolo dei laici può essere solo quello di aiutare – dall’esterno – quei Ministri di Dio che rimangono nella sequela di Nostro Signore Gesù Cristo. Quei Ministri Di Dio che non si fanno distogliere da quello che il mondo, dominato dai potentati delle tenebre, propone e vive e che vogliono «ricapitolare in Cristo tutte le cose», come diceva San Paolo. Quei Ministri di Dio che accompagnano i laici nel loro cammino di salvezza eterna, che insegnano loro come rimanere saldi nella fede e come tenere le candele accese, finchè Nostro Signore ritorni.
Ci conforta sapere ed avere la certezza che le parole di Cristo sono eterne: le porte degli Inferi non prevarranno sulla Chiesa.