Teschi e lucerne nella grotta di Te’omim: scoperte le tracce di riti di negromanzia nell’antica Gerusalemme

ARCHEOSCOPERTE / Teschi e lucerne nella grotta di Te’omim: scoperte le tracce di riti di negromanzia nell’antica Gerusalemme

Nella grotta di Te’omim, vicino a Gerusalemme, un team di ricercatori ha scoperto lampade a olio, teschi umani, monete e oggetti risalenti al II-IV secolo d.C. I reperti sembrano essere collegati a rituali di negromanzia praticati da popolazioni pagane che si insediarono nella zona dopo la repressione della rivolta di Bar Kokhba. Tali riti erano condannati in quanto “malvagi” sia dalle autorità romane che dalle quelle ebraiche.

Elena Percivaldi

Il teschio con le quattro lampade trovato nella grotta di Te’omim (photo: B. Zissu under the Te’omim Cave Archaeological Project)

Un team di ricercatori della Bar-Ilan University, dell’IAA – Autorità Israeliana per le Antichità e dell’Israel Cave Research Center ha trovato concreti indizi di rituali di negromanzia praticati 1,700 anni fa, in epoca romana, nella grotta Te’omim, sulle colline 30 Km circa a ovest di Gerusalemme. La loro ricerca è stata discussa in un articolo pubblicato sulla rivista Harvard Theological Review da Eitan Klein dell’IAA, da Boaz Zissu della Bar-Ilan University e da Amos Frumkin della Hebrew University of Jerusalem.

Gli studiosi hanno scoperto oltre 120 lampade a olio di ceramica che erano state nascoste in fessure della grotta particolarmente difficili da raggiungere, così come diversi teschi umani, monete, ciotole di ceramica e armi risalenti al II-IV secolo d.C. e li hanno ricondotti a possibili riti di negromanzia, aventi cioè lo scopo di evocare i defunti. Tali riti sarebbero stati introdotti dalle popolazioni pagane che si trasferirono nella zona rimpiazzando gli abitanti locali allontanati a seguito del fallimento della rivolta di Bar Kokhba, l’ultima grande ribellione ebraica contro l’occupazione romana avvenuta tra il 132 e il 136 d.C.

Alcune delle lampade ad olio scoperte nella grotta di Te’omim (photo: B. Zissu under the Te’omim Cave Archaeological Project)

Rituali di negromanzia in Israele: scoperte sensazionali nella grotta di Te’omim

Quella di Te’omim è una grande grotta carsica situata sul versante settentrionale del wadi di Nahal Hame’ara, sulle colline di Gerusalemme. Il team ha proseguito il lavoro iniziato alla fine del XIX secolo da una spedizione geologica britannica, che aveva registrato la presenza di una fossa profonda ai margini della grotta individuandovi le prime tracce di culti, tradizioni e credenze legate in particolare alle proprietà curative attribuite ad una sorgente. I ricercatori avevano anche raccolto diverse testimonianze riguardo al possibile utilizzo del fondo della grotta come luogo di supplizio: raccolti orali riferivano che vi venissero gettate le donne accusate di adulterio.

La grotta di Te’omim, luogo del ritrovamento

In età greca e romana si riteneva che le grotte oscure caratterizzate dalla presenza di fosse profonde rappresentassero un punto di collegamento con il mondo sotterraneo dei defunti: per questa ragione tali luoghi erano teatro di rituali di negromanzia tesi a evocare gli spiriti dei defunti.

I rituali pagani nella grotta di Te’omim svelano la storia antica di Israele

Gli ultimi scavi, si legge nella ricerca, hanno riportato alla luce oltre 120 lampade ad olio decorate risalenti al periodo imperiale romano (II-IV secolo d.C.) nascoste in fessure difficili da raggiungere disseminate in varie parti della grotta, oltre a depositi di monete dello stesso periodo. Di particolare interesse sono tre crani umani, anch’essi inseriti nel profondo delle fessure, uno dei quali era stato deposto insieme a quattro lampade a olio di ceramica tardo-romane di fabbricazione locale. La scoperta giudicata dagli esperti “sorprendente e unica”, suggerisce che “i teschi e le lampade sono stati intenzionalmente assemblati in questo periodo, nell’ambito della stessa cerimonia di sepoltura e per lo stesso scopo”. Oltre ai reperti, la grotta ha restituito le tracce di una cava di calcite o alabastro, roccia probabilmente utilizzata per fabbricare manufatti di lusso.

Lampade ad olio e ceramiche trovate sul sito (photo: B. Langford under the Te’omim Cave Archaeological Project)

La grotta, spiega Eitan Klein dell’IAA, si trova a circa metà strada tra Aelia Capitolina (la Gerusalemme romana) e la città di Eleuteropolis (Bet Govrin), vicino al confine geografico tra le colline di Gerusalemme e quelle della Giudea. Frequentata sin dalla preistoria, nel II secolo d.C. fu utilizzata come rifugio dai ribelli durante la rivolta di Bar Kokhba, l’ultima grande ribellione ebraica contro l’occupazione romana. Dopo il fallimento della rivolta la zona fu sgomberata dai romani e in seguito ripopolata con gruppi di immigrati pagani provenienti dalla Siria, dall’Anatolia e dall’Egitto. Ai quali, appunto, sarebbero riconducibili i riti praticati nella grotta, considerati “malvagi” sia dai romani che dalle autorità religiose ebraiche.
Doranna Valcovich
Malvagità, come nelle più recenti "foibe" 🤦🏻‍♀️🙏che Dio li perdoni