«Che pensavi tu, o Immacolata?»: San Massimiliano Kolbe e Fulton Sheen sul Natale

Che cosa pensavi tu, o Immacolata, allorché per la prima volta deponesti il Divin Pargoletto in quel po’ di fieno?

Quali sentimenti inondavano il tuo Cuore mentre lo avvolgevi in fasce, lo stringevi al cuore e lo allattavi al tuo seno?

Tu sapevi bene chi era quel Bambino, poiché i profeti avevano parlato di Lui, e Tu li comprendevi meglio di tutti i farisei e degli studiosi della Scrittura […].

Inoltre, quanti misteri su Gesù avrà rivelato soltanto ed esclusiva-mente alla Tua anima immacolata quello Spirito Divino che viveva ed operava in Te!


(dagli Scritti di San Massimiliano Maria Kolbe, n. 1236).

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PENSIERI NATALIZI DEL VENERABILE FULTON JOHN SHEEN

Ci sono due nascite del Cristo: una avvenne a Betlemme e fu nel mondo; l’altra è nell’anima, allorquando essa rinasce spiritualmente. Gli uomini tendono a pensare molto di più al passato che al futuro e per questo celebrano il Natale di Gesù ogni anno; tuttavia, la Betlemme spirituale non è di certo meno importante…

L’Apostolo Paolo insisteva proprio sull’importanza della seconda nascita quando, in catene, scrivendo alla sua tanto amata comunità di Efeso, chiedeva che il Cristo abitasse per la Fede nei loro cuori e che essi, radicati e fondati nella Carità, potessero conoscere l’Amore di Gesù. È proprio questa la seconda Betlemme, ovvero l’intima amicizia di ogni cuore con il Signore Gesù Cristo!


(Fulton J. Sheen, da “Avvento e Natale”)

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L’Incarnazione non è passata. Come può Dio appartenere al passato?

L’Incarnazione sta avvenendo proprio ora. Ciò che Dio ha fatto a quella singola natura umana che Egli ha preso da Maria Sua Madre è ciò che Lui vuole fare, in misura minore, ad ogni natura umana del mondo; cioè, renderci partecipi della Sua Vita Divina. Colui che da tutta l’eternità nacque dall’Eterno Padre è nato nel tempo a Betlemme. Egli vuole che noi che siamo nati nel tempo dei nostri padri terreni, rinasciamo nell’Eternità del Padre Celeste e con la Vita Divina diventiamo membri del Regno di Dio. Il Fonte Battesimale è la nuova Betlemme dove gli uomini rinascono di nuovo alla Vita di Dio.


(Fulton J. Sheen, da “The Prodigal World” discorso radiofonico del 1935)

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Ogni madre, quando abbraccia una nuova vita nata da lei, alza gli occhi al cielo per ringraziare Dio del dono che ancora una volta ha reso giovane il mondo. Ma c'è una madre, la Madonna, che non alzò lo sguardo. Maria guardò in basso, verso Gesù Bambino, perché il Paradiso era tra le sue braccia.

(Fulton J. Sheen)

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Per alcuni Egli viene quando il loro cuore non contiene alcun attaccamento terreno; per altri viene quando il corpo avido esprime l’avidità dello spirito; per altri quando la gioia li avvolge nel suo abbraccio esclusivo; per altri quando il mondo, usato come un bastone per sorreggersi, ha ferito le loro mani; per altri viene soltanto quando hanno le guance bagnate di lacrime, perché Lui le asciughi. Ma per tutti e per ciascuno Egli viene con la dolcezza delle sue vie: Lui stesso, il Cristo; nella Messa del Cristo; nel Natale.

(Fulton J. Sheen, da “L’Uomo di Galilea” edizioni Fede e Cultura)

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COLORO CHE "CREDONO DI SAPERE" NON SCOPRIRANNO MAI IL SIGNORE GESÙ: DIO IN UN BAMBINO.

Sin dall’inizio, il Signore venne scoperto solo da due classi di individui: da coloro che sanno e da coloro che non sanno, mai da coloro che credono di sapere. La teologia è tanto profonda da poter essere compresa solo dagli estremi della più alta semplicità e della più alta sapienza. Perché l’uomo sapiente e l’uomo semplice hanno una dote in comune: quella dell’umiltà.

Il sapiente è umile perché sa che la teologia ha profondità che non potrà mai raggiungere; l’uomo semplice è umile perché sa che la teologia è così profonda da non valer la pena di scavare… Ma l’inquisitore pieno di sé, che possiede una mente infantile imbottita con l’orgoglio della sua piccola cultura, è tanto convinto dell’importanza di ciò che sa, da non voler scavare affatto, perché è certo che nulla possa essere più profondo di se stesso.
Come fu da principio, è anche oggi e sarà sempre: scoprono il Signore soltanto l’uomo semplice e il vero erudito; non lo scoprirà mai l’uomo di limitata cultura, e la mente che crede di sapere.

Torniamo alla notte in cui la Luce Divina, per illuminare le tenebre dell’uomo discese sulla terra da Lei creata, e vedrete appunto che solo i semplici e i sapienti lo trovarono, cioè i pastori e i re Magi. Gli angeli e una stella colsero il riflesso di quella Luce, come una torcia che accende la fiamma di un’altra torcia, e lo trasmisero ai custodi delle pecore e agli studiosi del cielo.

Ed ecco! Mentre i pastori vegliavano le greggi sulle colline intorno a Betlemme, vennero riscossi dalla luce emanata dagli angeli, i quali dissero loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”.

Ed ecco! Mentre i Magi che abitavano oltre la terra della Media e della Persia scrutavano i cieli, lo splendore di una stella, che era come la lampada del tabernacolo accesa nel santuario della Creazione di Dio, li incitò a seguire quella luce che li condusse alla grotta, dove la stella rimase offuscata dallo straordinario splendore della Luce del Mondo.

Come farfalle attirate dalla fiamma, pastori e Magi giunsero a un trono che era soltanto una stalla, e a un Dio che era soltanto un bambino. E non appena Dio nella persona del Bambino sollevò gli occhi dalla mangiatoia in cui stava adagiato, vide i rappresentanti delle due sole classi umane che l’avevano trovato in quella notte, e che sole sapranno trovarlo fino alla fine del tempo: i pastori e i Magi; gli uomini semplici e i sapienti.


(Fulton J. Sheen, da "L'Uomo di Galilea" edizioni Fede e Cultura)

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GESÙ VENNE IN QUESTO NOSTRO MONDO INFELICE PER EFFETTUARE UNO SCAMBIO

L'uomo umile, illuminato dalla sua fede, vede in quel Bambino due vite nell’unità della persona di Dio.

Tra queste due vite del Cristo – quella divina che Lui possiede per eterna generazione in seno del Padre, e quella umana che incominciò a possedere per mezzo della sua Incarnazione nel seno di una vergine – non c’è mescolanza, né confusione. In Lui il divino non assorbe l’umano, e l’umano non sminuisce il divino. L’unione è tale che esiste soltanto un’unica persona, la persona divina, che è la persona del Verbo di Dio. Non esiste perciò alcuna analogia umana, perché nemmeno l’unione del corpo e dell’anima nella persona dell’uomo ci può rivelare gli abissi del mistero di un Dio che si fece Uomo affinché l’uomo riacquistasse immagine e somiglianza di Dio.

Le anime umili e semplici, abbastanza piccole per vedere la grandezza di Dio nella piccolezza del Bambino, sono perciò le sole a poter comprendere la ragione della Sua discesa sulla terra.

Egli venne in questo nostro mondo infelice per effettuare uno scambio; per dirci, come solo il buon Dio ci avrebbe potuto dire:

“Date a me la vostra umanità, e io vi darò la mia divinità; datemi il vostro tempo, e io vi darò la mia eternità; datemi il vostro corpo stanco, e io vi darò la redenzione; datemi il vostro cuore infranto, e io vi darò l’Amore; datemi il vostro nulla, e io vi darò il mio Tutto”.


(Fulton J. Sheen, da “L’Uomo di Galilea” edizioni Fede e Cultura)

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