SAN POLO DI PIAVE (Tv). Chiesa di San Giorgio, con Ultima Cena, 1466

SAN POLO DI PIAVE (Tv). Chiesa di San Giorgio, con Ultima Cena, 1466 – Museo Virtuale Ultima Cena


A pochi chilometri da San Polo di Piave, in direzione Oderzo, sorge la chiesa di San Giorgio immersa tra vigneti e campi coltivati. Fu eretta nei pressi dell’antica via romana che da Oderzo risaliva il Piave verso Feltre e Trento. La località di San Giorgio infatti nasce lungo l’antico percorso della Opitergium-Tridentum, strada molto importante costruita in epoca pre-romana dai Paleoveneti. Conserva al suo interno splendidi affreschi del ‘400 fra i quali spicca un’Ultima Cena tutta speciale.

I ritrovamenti archeologici fatti durante i lavori di restauro hanno dimostrato che la località di San Giorgio era abitata già al tempo dei Romani. Nelle vicinanze sono stati trovati i resti di un acquedotto e si ipotizza che la zona fosse un territorio agricolo assegnato ai veterani dell’esercito romano.
Sembra che San Giorgio, santo guerriero, sia diventato il patrono di questa chiesa per mezzo dei Longobardi. Nel 737 la Pieve di San Polo viene affidata ad Acquileia, ed è proprio qui che per la prima volta si parla di San Giorgio, facendo ipotizzare che la chiesa potrebbe essere stata costruita tra il VII e l’VIII sec d.C. Di certo e’ documentata la sua presenza nel 1034.

La Chiesa nella zona era attiva già nel Medioevo come testimoniano le antiche sepolture rinvenute sotto la sacrestia, anche se la forma attuale è del millequattrocento.
Il nucleo più antico della Chiesa di San Giorgio è stata edificato verso la metà del XV secolo sopra una struttura già preesistente (dei documenti la citata già nel 1034).

Al suo interno è conservato uno stupendo ciclo di affreschi recentemente attribuiti a Giovanni di Francia (Metz 1420? – Conegliano ? 1473/85), pittore molto attivo anche nel feltrino e successivamente nel coneglianese (alcuni affreschi sono stati staccati ed ora collocati e visibili presso il Museo del Castello di Conegliano).
Del ciclo originario fanno parte in senso orario, da sinistra, ‘La Madonna del Rosario con San Francesco’, ‘’Ultima Cena’, la Storia di San Giorgio in quattro “Capituli” dei quali sono andati perduti i due centrali nell’ampliamento seicentesco per creare l’abside, i santi Sebastiano e Bernardino da Siena e i Santi Giacomo Maggiore e Antonio Abate.
Nella chiesa vi sono altri affreschi di epoche successive quali due Madonne col Bambino, una datata 1520 e l’altra databile alla fine del XV secolo, un San Rocco del XVI secolo e un San Martino del XVIII secolo.
Vi era anche un affresco posto all’esterno della facciata principale raffigurante un’altra Madonna col Bambino di cui purtroppo non c’è più traccia.

Info:
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Scheda affresco Ultima Cena:

Illustrazione opera: L'Ultima Cena. Tecnica: affresco (cm 177 x 535) dipinto nella parete sinistra della navata e datato 1466. Il dipinto narra l'episodio dell'Ultima Cena e in particolare il momento in cui Cristo annuncia il tradimento (Giovanni 13-21) ai suoi apostoli: Gesù si trova al centro e dà l'annuncio con lo sguardo fisso in avanti quasi vedesse in lontanaanza il Suo destino e quello dell'uomo. Con la destra sta porgendo il boccone a Giuda Iscariota (Gv. 13-26: "...(il traditore). E' quello al quale darò il boccone dopo averlo intinto") che è ritratto seduto al di qua del tavolo, aureolato di nero e con borsa dei denari in mano; sotto di lui una scritta che lo identifica: judas. Giovanni (l'autore del quarto vangelo), il "prediletto del Signore", figlio di Zebedeo e Salòme, che morirà decapitato nel 41-44 d.C. per volere di Erode Agrippa I, appoggia la testa bionda e ricciuta sul petto di Gesù in segno di affetto e di disperazione. Alla sinistra di Giovanni c'è suo fratello, cioè Giacomo detto il Maggiore, raffigurato mentre manifesta un gesto di stupore. Vicino a Giacomo c'è Matteo Levi (l'autore del primo vangelo) riconoscibile dal pregiato abito che indossa, segno allusivo del redditizio mestiere di esattore delle tasse che egli esercitava. Alla sinistra di Matteo è ritratto l'apostolo Tommaso, l'unico dei dodici che conserva ancora ben leggibile il nome scritto sopra l'aureola: S. Thomas. Alla sinistra di Tommaso, raffigurato nell'atto di versare da bere, c'è Andrea, fratello minore di Simon Pietro, figlio di Giona e Betsaisa, che merirà martire a Patrasso intorno al 60 d.C. appeso ad una croce a X. Vicino a lui sta un giovane biondo e sbarbato che si indica. Si tratta dell'apostolo Filippo che morirà martire crocefisso a testa in giù forse ai tempi di Traiano. Alla destra di Gesù è inconfondibile la figura di Simone detto Pietro, fratello di Andrea, ritratto secondo la tradizionale iconografia e cioè con pochi capelli ed una corta barba bianca. L'apostolo vicino a Pietro è Bartolomeo di Cana che morirà decapitato dopo essere stato scorticato dal re Astiace. Anch'egli qui è ritratto nell'atto di indicarsi. Alla destra di Bartolomeo c'è forse Giuda Taddeo dipinto mentre tiene in mano un bicchiere pieno e un boccione di vino. Vicino a lui, con gli occhi fissi in avanti, è certamente ritratto Giacomo di Alfeo, detto il Minore. Chiamato da Giovanni "fratello del Signore", egli ripropone effettivamente le sembianze di Cristo ed il suo sguardo fisso nel vuoto. L'ultimo apostolo alla destra di Gesù dovrebbe essere Simone lo Zelota, qui ritratto con la mano sul petto in segno interrogativo. La scena dell'Ultima Cena si svolge in un ambiente dalla resa prospettiva sommaria, tutti i personaggi tranne uno sono seduti su una grande panca dallo schienale giallo che vuole ricordare l'oro della tradizione bizantina simbolo dell'onnipresenza divina. Due cavalletti a trepiede, sorreggono una lunga tavola imbandita e ribaltata in avanti per mostrare ciò che contiene: un agnello (chiara allusione a Gesù sacrificatosi per la salvezza dell'uomo), pagnotte, piatti con pesci, bicchieri e bottiglie di vino rosso e bianco, e gamberi rossi (entrambi messi dal pittore con l'intento di far sentire il fatto narrato più vicino alla realtà dello spettatore). Nella parte bassa del cenacolo, decorata con finte lastre di marmo, c'è una epigrafe latina scritta in caratteri gotici che recita: Factum et complectum fuit hoc ops: tepote venerabil et Reveredi v(iri archi)presbiteri fracisci aquarteriis de veneciis dignissimi ac benemeriti plebanis plebis sancti pauli del patriarcha: Nec no dni psbiteri johani de rogeriis de ast honorabilis chapellani eiusdem domini plebani supra scripti: Sub mass(aria) et juraria providorm virorm S jacobi de capiluno et S fracisci perucii: Cu conse(nsu) hominu comunis ville (san)ti georgii del patriarcha: M°- CCCC° - LX - VI° - die - XXVIII° septebris - ad honore homipotetis dei eiusque gloriosissie virginis matris marie - e (sanct)i i georgii" Il messaggio che l'affresco dell'Ultima Cena sanpolese vuole diffondere è chiaro e immediato e va inteso come preannuncio del sacrificio di Cristo fatto per la Redenzione e la Resurrezione dell'uomo.

Fonte: L'ultima cena - La Chiesa e località di San Giorgio in San Polo di Piave

Data ultima verifica: 21/06/2020 - 03/11/2020

Rilevatore: Angela Crosta - Feliciano Della Mora

Mario Sedevacantista Colucci condivide questo
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