carlo eugenio rogers
12846

UN NUNZIO AMICO DELLA MASSONERIA

Un Nunzio amico della Massoneria.

Si è visto che il professore modernista Angelo Roncalli, da quanto scrisse Andreotti, aveva molto imparato da don Ernesto [Buonaiuti, che fu scomunicato], che ebbe l’unico torto di non aver saputo aspettare l’evolversi dei tempi [«A ogni morte di Papa», Rizzoli, 1982].
Roncalli imparò allora ad aspettare la sua ora lavorando per la propria carriera.
Ciò perché doveva superare la tappa di professore di storia a lui interdetta in quanto sospetto di modernismo.
Era risaputo e Benedetto Croce lo conferma che i «modernisti, simpatizzando con i positivisti, con i pragmatisti e con gli empiristi di ogni risma, addurranno che essi non credono al valore del pensiero e della logica, cadranno di necessità nell’agnosticismo e nello scetticismo. Dottrine, queste, conciliabili con un vago sentimentalismo religioso, ma che ripugna affatto ad ogni religione positiva».
Che i modernisti simpatizzino anche coi massoni e coi comunisti, condividendo con essi idee umanitariste, è un fatto ricorrente nella vita politica del passato come del presente; essi osteggiano solo la tradizione.
Dovevano, quindi, rovesciare il «Syllabus» di Papa Pio IX attraverso un concilio pastorale come il Vaticano II; rivoluzione religiosa nata dalle utopie prodotte dalla teoria dell’evoluzione dell’umana coscienza che, una volta matura (vedi il cristiano adulto di Karl Rahner), si svincolerebbe dalle autorità gerarchiche legate alla tradizione biblica.
Così il mondo moderno passerebbe finalmente dal principio di trascendenza a quello
dell’ immanenza, professando la religione antropocentrica in prospettiva di un umanitarismo globale; ideale che affratella massoni, socialisti, liberali e democristiani modernisti del Vaticano II.
Questa mentalità, condannata dal magistero cattolico, dominava la mente di molti infiltrati nella Chiesa per aggiornare la fede e le autorità cattoliche al progresso del mondo moderno.
Era il pensiero di Roncalli, la cui religiosità seguiva un profetismo evocante i segni dei tempi, non riferiti alla spiritualità cristiana, ma alla chimera di un nuovo ordine.
Tale piano, modernista e massonico, si doveva realizzare operando la mutazione della Chiesa dal suo interno, attraverso una nuova classe clericale con nuovi poteri gerarchici, fino ad arrivare a un nuovo Papato.
Questo nuovo potere gerarchico avrebbe allora operato per aggiornare la tradizione ai bisogni dei tempi col potere delle chiavi, cioè in nome di Dio stesso, e perciò contando dell’appoggio di un mondo cattolico pronto a giustificare ogni idea e gesto dei Papi finalmente «buoni».

Il canonico Roca descrive il programma massonico

Il piano in causa era segreto, ma è stato descritto esplicitamente da un suo araldo, il canonico Roca che, nel centenario della Rivoluzione Francese, col suo scritto «Glorieux centenarie», ha dato fiato alle trombe annunciatrici dell’ammirabile nuovo mondo religioso che sorgeva.
Dal libro «Le infiltrazioni massoniche nella Chiesa» del P. E. Barbier, edito nel 1910 e favorito da molte approvazioni episcopali, abbiamo il brano: «La Massoneria ha concepito il proposito infernale di corrompere insensibilmente i membri della Chiesa, anche del clero e della gerarchia, inoculando in essi, sotto forme seduttrici e di apparenza inoffensiva, i falsi principi con i quali pianificava di sovvertire il mondo cristiano».
Nei documenti dell’Alta Vendita poi, si legge: «Per ottenere un Papa nella misura richiesta, si tratta, per primo, di preparargli una generazione all’altezza del regno che ci prefiggiamo…; si lasci da parte la vecchiaia e anche l’età matura; andate alla gioventù…: è questa che va convocata senza che sospetti di essere sotto la bandiera delle Società Segrete… Non abbiate nemmeno una parola d’ empietà o d’impurità … Una volta assodata la vostra reputazione nei collegi, nelle università e nei seminari… questa reputazione aprirà l’accesso alle nostre dottrine nel clero giovane come nei conventi… E’ necessario perciò diffondere i germi dei nostri dogmi».
Naturalmente tale piano non teneva conto che la mutazione di quanto procede da Dio è impossibile. Perciò il risultato reale di tale processo non sarà mai cambiare, ma devastare il cristianesimo che, come hanno sempre insegnato i Papi, non potrà mai essere né liberale, né socialista, né associato a un altro ordine che quello suo, cristiano.
Voler battezzare con immensa simpatia l’umanesimo laico, il culto dell’uomo che si fa Dio, come detto da Paolo VI alla chiusura del Vaticano II (7 dicembre 1965), non è solo empietà, ma un’impossibilità alla luce della fede e pure del buon senso.
Tra la religiosità umanitarista e la religione cristiana non vi è alcun accordo, ma i modernisti vantano la bontà della riconciliazione totale, idea che comporta, in extremis, quella tra bene e male! Ecco il profetismo ecumenista per servire i bisogni del nuovo ordine mondiale che pervase tanti chierici modernisti fautori del Vaticano II.
Qui si inquadra l’oscuro enigma del modernista Roncalli, professore, nunzio, patriarca…

L’ apparato modernista interno alla Chiesa in Italia

Chierico di Bergamo, con ampie aperture mentali, Roncalli fu inviato nel 1901 dal suo vescovo progressista, Camillo Guindani, per studiare e far carriera a Roma.
Nel 1904 in una conferenza di Marc Sangnier (il fondatore del Sillon che, con l’occhio fisso ad una chimera, preparava il socialismo e fu poi condannato da san Pio X), consolidò le sue visioni moderniste.
Roncalli nel 1950 a Parigi confesserà alla vedova del Sangnier che quel ricordo è il più vivo della sua formazione sacerdotale.
Le amicizie moderniste si estendevano in tutta Europa e Roncalli è presto entrato in contatto coi pezzi grossi di tale processo, come il cardinale belga Mercier, i cardinali Ferrari di Milano e Maffi di Pisa (il Mercier italiano), oltre a Radini Tedeschi di Bergamo.
Tutti operatori di quella svolta epocale di cui la Chiesa aveva bisogno per adeguarsi ai tempi.
Allora Roncalli insegnava storia nel seminario locale, seguendo l’«Histoire» del Duchesne e collaborando con le iniziative progressiste.
Ma alla sua nomina per la cattedra di storia scolastica nel seminario romano fu posto il veto nel 1912 perché di dubbia ortodossia (Lorenzo Bedeschi, in Paese Sera, 13 dicembre 1972).
Chiusa la porta romana, il vescovo modernizzante di Bergamo, Radini Tedeschi, riaprì la sua porta per farlo segretario e insegnante nel locale seminario.
Dopo la guerra e sotto un nuovo vescovo, Luigi Marelli, la carriera romana di Roncalli ricominciò nel novembre 1919 con una prima udienza col Papa Benedetto XV, e un anno dopo il cardinale olandese von Rossum, Prefetto della Propaganda Fide invitò Roncalli a presiedere il Consiglio centrale di quella Congregazione per riorganizzare le opere missionarie nelle diocesi italiane. Roncalli parte per Roma e il 12 febbraio 1921.
Viene ricevuto dal Papa che lo nominerà poi monsignore.
La promozione di un professore sospettato di modernismo poteva solo avvenire nel giro delle influenze di Radini Tedeschi, uomo di Rampolla (loggia P1?), presso i suoi successori Della Chiesa e Gasparri.
Infatti, durante il Pontificato di Della Chiesa, Benedetto XV, gli ecclesiastici apprezzati da san Pio X furono emarginati mentre per altri si aprirono le porte vaticane.
E’ il caso del giovane Giovanni Battista Montini che stabilì a Roma dal 1924 una lunga amicizia con Roncalli.
Morto Benedetto XV, fu eletto Papa Achille Ratti, Pio XI, che confermò come Segretario di Stato il rampolliano Gasparri, e proseguì la linea diplomatica del predecessore molto vicina alla sua.
Pio XI, riguardo ai rapporti internazionali, fu il Papa dei Concordati, ma riguardo alla rampante tendenza interreligiosa, ne fu strenuo oppositore.
In vista della deviazione pancristiana promossa da don Lambert Beauduin OSB, ha scritto la sua enciclica «Mortalium animos».
Per Roncalli il piano ecumenista in questione, base del piano massonico, era quello buono.
Non sorprende, quindi, che a lui si attribuisca l’iniziazione rosacrociana e massonica (Pier Carpi, «Le profezie di Papa Giovanni», Mediterranee, 1976, Roma).
Sapeva il Santo Ufficio che Roncalli aveva una visione massonica?
I documenti che potevano registrare le sue deviazioni e spergiuri sono spariti dall’archivio vaticano (confronta Nichita Roncalli, pagina 4l).
Anche il dossier di Montini, parimenti sospetto, è stato ritirato dallo stesso Giovanni XXIII, per farne regalo all’interessato.
Ad ogni modo, in Vaticano si sapeva abbastanza sui rapporti negativi riguardo alla dottrina di Roncalli, ragion per cui solo con una forte raccomandazione egli avrebbe potuto accedere alla carriera diplomatica.

L’ operato ecumenista di Roncalli in Bulgaria

Sulla relazione di Roncalli con le deviazioni ecumeniste del pancristianesimo, vediamo un’occasione in cui esse si palesarono in contrasto con le direttive dottrinali della Chiesa e del Papa.
Quando Roncalli nel 1925 fu nominato arcivescovo di Areopoli con l’incarico di Visitatore Apostolico in Bulgaria, il suo caro amico don Lambert Beauduin, in vista di ciò disse che la missione di Roncalli in Bulgaria poteva assumere un risultato [ecumenistico] molto positivo, opinione condivisa da Montini.
L’ importante Enciclica «Mortalium animos» del 1928 fu scritta proprio in vista delle deviazioni ecumenistiche di don Beauduin, l’ uomo di fiducia del cardinale Mercier, che in seguito si è visto costretto a dare le dimissioni da priore del monastero di Amay.
Ma mentre Pio XI accusava gli errori del metodo Beauduin, Roncalli lo applicava.
Per spiegare i particolari della vicenda ci sarebbe da dilungarsi troppo.
In Bulgaria ed in Turchia, lo strano nunzio operò proprio al contrario di quanto allora era insegnato nell’ Enciclica «Quas primas», sulla regalità sociale di Gesù Cristo: la peste che infetta la società, la peste del nostro tempo, è il laicismo.
Ma Roncalli era per il «principio basilare» della laicità dello stato: la Chiesa si guarderà bene dall’intaccare o discutere questa laicità .
«Io cerco in ogni cosa di sviluppare più ciò che unisce, che ciò che ci divide».
E’ curioso che mentre difende il laicismo della nuova Turchia Roncalli si impegna ad aiutare i sionisti di passaggio per la Palestina che volevano far rinascere una nazione ebraica.
Il Vaticano, già dal tempo di san Pio X, si era dimostrato contrario a quest’ impresa che avrebbe creato un conflitto insanabile con gli arabi e innescato, per ragioni evidentemente religiose, una graduale ma inarrestabile esclusione dei cristiani dalla Terra Santa.
Tale era la preoccupazione di Roma, altra la visione e probabilmente l’ interesse verso nuove amicizie di Roncalli.
Quindi, siamo davanti a questioni di fede e di diritto divino, disprezzate da un nunzio per ragioni ecumenistiche.
In quest’ottica arrivò perfino a far cancellare in Turchia il «Filioque», che in aperta polemica con gli ortodossi, era scritto a grandi lettere sull’ ingresso della delegazione apostolica (Spinelli, Biblioteca Sanctorum, voce: Giovanni XXIII, Prima Appendice, Città Nuova, Roma, 1987).
In Turchia Roncalli aveva fatto la sua pubblica professione di fede nella fraternità universale dicendo nella cattedrale di Istanbul: «Noi siamo tutti fratelli senza distinzione di religione, di legge, di tradizioni e di classe». (P. Tanzella, Papa Giovanni, edizioni Dehoniane, 1973, pagina 140).
Nella Pentecoste del 1944 disse in un’ omelia: «I cattolici, in particolare, amano distinguersi dagli altri: fratelli ortodossi, protestanti, ebrei, mussulmani, non credenti e credenti di altre religioni… Devo dirvi che nella luce del Vangelo e del principio cattolico questa è una logica falsa. Gesù è venuto ad abbattere tali barriere; egli è morto per proclamare la fraternità universale».
Si tratta della fraternità massonica, al disopra delle religioni; fraternità dell’ ONU, della «Nostra aetate» del Vaticano II, dei suoi successori e del nuovo ordine mondiale.
Questo programma fraterno imponeva il concetto: cercare in ogni cosa più ciò che unisce, che ciò che divide.
Quindi, bisognava lasciar da parte i dogmi cattolici, la necessità di conversione, l’ autorità del Vicario di Cristo, insomma Gesù Cristo stesso.
Roncalli sistematicamente rifiutò aiuto a quanti volevano avvicinarsi alla Chiesa di Roma: lo ha sempre fatto con tutti i giovani ortodossi.
Ciò implica anche il rifiuto del Papato.

Che idea aveva Roncalli sulla missione e il potere del Papa?apostatisidiventa.blogspot.com/p/nikita.html
--- amazon.it/…i-Controvita-papa-Franco-Bellegrandi/dp/8871300092
Sancti Georgii condivide questo
613
Le falsità di questi ultimi sessant'anni iniziano a circolare...grande Mons. Lefebrvre...sarà uno dei più grandi santi del futuro.
Solo con Gesù solo Solitario
E lo chiamavano il papa buono.. buono a distruggere la regalità di Nostro Signore... ha fomentato ed infiltrato il male del fratelli tutti, fino ad esplodere ai giorni nostri.