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I nuovi eretici oggi aggrediscono l'uomo.

I nuovi eretici oggi aggrediscono l'uomo

intervista a Gerhard Ludwig Müller a cura di Gian Guido Vecchi

in “la Lettura” - Corriere della Sera - del 22 dicembre 2013

L’ingresso al Palazzo del Sant’Uffizio è un portone a cuspidi di ferro, sul quale è ritagliata una
porticina che in Vaticano chiamano «porta Ratzinger», perché colui che fu il «guardiano» della fede
per ventitré anni ne aveva la chiave — troppo pesante da smuovere, il battente principale — e
passava di lì. Il suo successore nella più antica e importante Congregazione, la Dottrina della Fede,
è l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, 66 anni, nominato l’anno scorso da Benedetto XVI e
confermato a settembre da Francesco. Un uomo imponente, che nell’ingresso dello studio ha messo
la statuetta d’un vescovo a cavallo che innalza l’ostensorio, una tradizione della sua vecchia diocesi
di Ratisbona. Ama raccontare che quando ne ha parlato a Bergoglio, «pensi che resto in sella per sei
ore», il Papa ha sorriso: «Povero cavallo!». Figlio di un operaio, per sedici anni docente
all’Università Ludwig-Maximilian di Monaco di Baviera, Müller è il teologo scelto da Ratzinger
come curatore della propria opera omnia e insieme l’amico e «discepolo» di Gustavo Gutiérrez,
padre dalla Teologia della Liberazione. Così lo dipingono come conservatore o progressista,
secondo i casi, «ma la schizofrenia non è mia!». Certo ha chiaro il suo compito: «Il primo scopo
della Congregazione è promuovere la fede per la salvezza dell’uomo, ma il secondo è difenderla». E
non si sottrae a nessuna domanda: dai sacramenti ai divorziati risposati alle nuove «eresie»,
compreso il «rischio di particolarismo» nella Chiesa: «Alcuni interpretano la Evangelii Gaudium
come se il Santo Padre volesse favorire una certa autonomia delle chiese locali, la tendenza a
distanziarsi da Roma. Ma questo non è possibile. Il particolarismo, come il centralismo, è un’eresia.
Sarebbe il primo passo verso l’autocefalia».
In che senso, eccellenza?
«La Chiesa cattolica è composta di chiese locali ma è una. Non esistono chiese “nazionali”, siamo
tutti figli di Dio. Il Concilio Vaticano II spiega in concreto il rapporto tra il Papa e i vescovi, tra il
primato di Pietro e la collegialità. Il Pontefice romano e i singoli vescovi sono di diritto divino,
istituiti da Gesù Cristo. Anche la collegialità e la collaborazione fra i vescovi, cum Petro e sub
Petro, hanno qui il loro fondamento. Ma i patriarcati e le conferenze episcopali, storicamente e oggi,
appartengono solo al diritto ecclesiastico, umano. I presidenti delle conferenze episcopali, pur
importanti, sono coordinatori, niente più, non dei vicepapa! Ogni vescovo ha un rapporto diretto e
immediato con il Papa. Non possiamo avere una decentralizzazione nelle conferenze, ci sarebbe
anche il pericolo d