L'Arca di Noè: "Chi resterà fedele a Dio fino alla fine sarà protetto"
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Quale spavento provarono quando l’arca sotto la furia delle acque traballò, si scosse, si piegò su di un lato, s’innalzò sui flutti incalzanti! Quale terrore nel sentire le grida angosciose degli uomini che annegavano, e gli urli degli animali che venivano sommersi! E poi, quelle poche persone scampate al flagello rimasero per quasi un anno in balia delle onde e dei venti, senza sapere con precisione che cosa sarebbe stato di loro, unicamente affidati al Signore, senza alcuna speranza umana.
Tutto questo produsse in loro grandi pene e grandi angosce, ed in certi momenti si crederono abbandonati. Quante preghiere dovettero elevare a Dio perché il terribile flagello cessasse, quante promesse dovettero fargli per ottenere la sua misericordia! Apparentemente sembrava che il Signore non ascoltasse le loro suppliche, perché l’acqua cadeva furiosamente e le onde minacciose irrompevano da ogni parte, e perciò l’anima loro fu in preda alle più grandi angustie.
Nelle anime che amano Dio certi stati di tentazione, di dubbio e di timore si formano senza accorgersene. L’anima non discerne chiaramente certe tentazioni, ma le ha come nascoste nelle sue profondità, e spesso se ne accorge quando sono già vinte e superate. Anche noi, molte volte, notando i mali del mondo, pensiamo con rammarico che non ci si può opporre nulla, e vediamo come un mistero impenetrabile il silenzio di Dio di fronte a tante iniquità e a tante miserie morali. Nel fondo di questo rammarico c’è la tentazione di satana. Noi non diciamo che Dio ci dimentica: il nostro amore e la nostra fede non ce lo fanno dire; ma inconsciamente ci sentiamo quasi abbandonati, ci sentiamo presi dallo sconforto, non abbiamo più la forza di combattere, e tutto il mistero della divina Provvidenza ci appare quasi come lo svolgersi di avvenimenti fatali.
Persuadiamoci che anche la nostra vita è affidata a Dio, come lo era quella di Noè. Navighiamo in mezzo a scroscianti tempeste, in mezzo a pericoli e ad insidie di ogni sorta, ma la nostra sicurezza è in Dio che ci ama e ci salva. Non ci affanniamo in preoccupazioni vane, non ci consumiamo in pensieri penosi, affidiamoci al Signore e facciamoci guidare da Lui. Serviamo Dio senza cedere mai al male, senza cedere mai al mondo, e le tempeste non ci sommergeranno.
L’ermellino è geloso del suo manto bianco, e quando, scovato dalla tana, la vede circondata dal fango, si lascia uccidere sul posto ma non l’oltrepassa. Il Battesimo e la professione cristiana ci rendono candidi e congiunti a Dio: noi non possiamo oltrepassare le barriere fangose del mondo, non possiamo cedere al male neppure quando ci assale lo sconforto: dobbiamo rimanere saldi nella nostra coscienza adamantina, e dobbiamo preferire la morte a qualunque dedizione al mondo. Quando rimaniamo fedeli a Dio, Egli stesso è impegnato a salvarci, e se occorre, non manca di tutelarci con una provvidenza speciale, che è per noi come arca di rifugio nel naufragio, e guida sicura nelle tempeste.
(Don Dolindo Ruotolo, dal "Commento al libro della Genesi")