Francesco Federico
1642

Paolo Sacchi il sergente che salvò Torino con l'aiuto della Consolata

Paolo Sacchi nacque a Voghera (che prima dell'unità d'Italia apparteneva al Piemonte) l'otto maggio 1807.
Si arruolò nell'esercito sardo e assegnato come servente all’artiglieria, venendo promosso nel maggio 1849 a furiere onorario del 1º Reggimento artiglieria operai.
Assegnato come sorvegliante alla Fabbrica polveri degli stati sardi, sovrintendeva allo stoccaggio delle polveri da sparo presso la polveriera di Borgo Dora dove attualmente si trova l'ex Arsenale militare.

L'ex Arsenale militare di Borgo Dora a Torino, dove avvenne l'episodio di cui fu protagonista Paolo Sacchi .
Alle 11:45 del 26 aprile 1852 una scintilla, originatasi dall'attrito di una macchina, causò un incendio nel polverificio e ci fu quindi un'esplosione con 26 morti e numerosi feriti tra cui Sacchi stesso[2].

Siccome l'incendio minacciava di propagarsi e di intaccare ben 40 tonnellate di polvere da sparo poste nel capannone vicino, causando così la distruzione di buona parte della città, l'artigliere Sacchi senza alcun indugio e con grave rischio personale si lanciò tra le fiamme riuscendo a spegnere i tizzoni ardenti con una coperta e ad isolare i barili del capannone[2].

Poco dopo sul luogo del disastro giunsero tra gli altri Massimo d'Azeglio, allora primo ministro, il re Vittorio Emanuele II, che arrivò cavalcando dal castello di Moncalieri, e don Bosco, il quale gli impartì l'estrema unzione, poco dopo giunse pure
il Cottolengo. (quanti personaggi straordinari popolavano Torino a quell'epoca!)

Il Re ricompensò Paolo Sacchi nominandolo all'istante luogotenente di artiglieria, il che comportava un innalzamento del rango sociale.

Per il suo coraggioso gesto fu insignito della Medaglia d'oro al valore militare e gli vennero concessi la cittadinanza onoraria di Torino, una pensione annua di 1.200 lire oltre al posto nell'accademia militare del Regno per tutti i suoi discendenti maschi ed una dote per tutte le discendenti femmine.

A Paolo Sacchi la città di Torino ha anche dedicato una delle vie principali del centro, interamente porticata e lunga oltre 1 km, a ridosso della stazione di Porta Nuova.

La via gli fu intitolata nel 1853, un anno dopo il suo gesto eroico. Sacchi poté così per trent'anni passeggiare in una via che portava il suo nome[4].

Di animo molto pio e devoto, Sacchi rimase umile nonostante il glorioso riconoscimento e continuò sempre ad attribuire il merito di quell'azione all'ispirazione della Madonna della Consolata[2].

Inoltre, come forma di ringraziamento, da quel giorno in avanti e per tutta la vita servì Messa ogni mattina presso il Santuario della Consolata[2].

Nel 1886 sul luogo della tragedia venne apposta una lapide in bronzo tuttora presente. Su di essa vi è scritto:

«PAOLO FILIPPO SACCHI
DA VOGHERA
SERGENTE FURIERE DI ARTIGLIERIA
ADDÍ 26 APRILE 1852
ESPONENDO CON SERENO CORAGGIO LA VITA
SALVA TORINO
MINACCIATA DALLO SCOPPIO DELLA POLVERIERA
IL MUNICIPIO
A MEMORIA DEL FATTO
E PER SEGNO DI GRATITUDINE
ALL'EROE
DAL RE PREMIATO
CON GRADI E ONORIFICENZE
QUESTA LAPIDE POSE»


Fedele A Cristo Scanu
Eroi di un tempo. Bisogna inginocchiarsi davanti a queste umili persone che non si sono mai vantati dei loro gesti di straordinario coraggio. Oggi danno i nomi alle vie di cantanti, attori, ballerine e via di seguito.......