Difesa di La Salette del vescovo che pubblicò il segreto della veggente Melania

LETTERA DI MONS. ZOLA AL SIGNOR GIRARD (Direttore de "La Terre Sainte” a Grenoble) 6 gennaio 1872

Carissimo Signore, scusatemi se ritardo sempre a rispondervi, ma le mie occupazioni, come le sofferenze con cui Dio si degna di onorarmi, non mi permettono sempre di fare secondo i miei desideri. Innanzitutto vi ringrazio degli opuscoli sui segreti de La Salette. Leggendoli, ho provato una gran gioia, perché sono stato edificato dalla vostra pietà e dal vostro zelo, troppo rari ai nostri tempi, per la gloria di Dio e della Sua S. Madre, come pure per la salvezza delle anime e il bene della società.

Questa, cammina a gran passi verso una completa dissoluzione, cadendo nell’abisso in cui la precipitano i principi di empietà che la governano. Vi benedico, signore, che adoperate la vostra vita e i talenti che nostro Signore vi ha dato per combattere questi errori, per diffondere le buone idee e difendere la giustizia, la verità e la religione. Sì, Voi rendete un gran servizio alla società, e vi incoraggio a perseverare in questa santa missione di buon cattolico.

Per quanto riguarda la grande questione de La Salette, che avete a cuore e per la quale mi richiedete una testimonianza sulla pastorella della Santa Montagna, per opporla ai contraddittori delle misteriose importanti rivelazioni della nostra Divina Madre, e ai diffamatori della virtuosa Melania, vi dirò ciò che, davanti a Dio e secondo le luci che si degna concedermi, io penso in proposito. Le opere del Signore si certificano da sole: la parola divina ha la sua forza propria, la verità vive della sua propria vita; ed è là che si trova la sua più solida testimonianza.

Tutti i profeti sono i testimoni di questo fatto: “Per la fede i santi sconfissero i regni, praticarono la giustizia e raggiunsero le promesse di redenzione”, ed è per questo che “secti sunt, lapidali sunt, in occasione gladii mortui sunt” (Eb 11,37). Colui dunque che cercasse con prove umane o personali di convincersi di una parola divina, si esporrebbe molto al rischio di sbagliare, poiché molto spesso il Signore, nella sua sapienza, si serve dei cattivi per annunziare agli uomini dei segreti sublimi.

Balaam era un falso profeta, e Dio se ne servi per far sentire questa bella profezia sulla venuta del Messia: “Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele” (Num 24,17). Caifa era un perverso, ma poiché in quell'anno era sommo sacerdote, Dio volle che profetasse la necessità della morte di Gesù Cristo per la salvezza degli uomini. “Essendo sommo sacerdote in quell’anno... profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto” e diceva al Sinedrio: “È meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera” (Gv 11,49-52).

Per poter pubblicare in tempo utile queste divine comunicazioni, Lei si servì di due piccoli ragazzi, di due ignoranti e semplici pastorelli. Ora, si vorrebbe fondare la verità di queste celesti manifestazioni sulle qualità morali dei due testimoni oppure sulla loro attuale condotta? Ma quale cecità! I calunniatori della buona e virtuosa Melania, prendendo questa via per apprezzare le celesti verità, ultimamente da voi riprodotte, non hanno potuto evitare di cadere nell'errore ed allo stesso tempo di mancare alla carità. Un uomo di buon senso si sarebbe contentato di mettere in pratica il buon consiglio contenuto in queste rivelazioni; ed un uomo intelligente che volesse assicurarsi della loro importanza e del loro carattere, lo farebbe secondo le regole stabilite per alti controlli, ma sottomettendo sempre il suo apprezzamento e tutta la questione al giudizio della Chiesa e specialmente all’autorità infallibile del suo Capo, il Romano Pontefice.

Ma, Dio mio! Quale esame si vuol fare per verità che sono conformi alla Sacra Scrittura e ai documenti che offre la storia della Chiesa e che Essa stessa afferma e non cessa di ricordare? Per provare la necessità di convertirsi e di ritornare alla penitenza, certificando le grandi e importanti comunicazioni de La Salette fatte da Melania e per ridare tutto il valore a queste rivelazioni scosse un po ’ dalle calunnie vomitate, come Voi mi dite, contro questa povera figliola, non c ’è bisogno di certificato sulla sua buona condotta. Questo certificato che non vi è permesso di rilasciare; come pure non lo è per me o per altri, sebbene noi conosciamo bene ciò che è la pia pastorella, siamo certi che Dio lo rilascia, poiché Dio “giudica con giustizia.... e rende a ognuno secondo le sue opere” (cfr. Geremia, S. Paolo, S. Matteo).

Dio non manca mai, al momento opportuno, di far risplendere la verità, di difendere l'innocenza contro ogni diffamazione. Allora i calunniatori saranno nella confusione, poiché sta scritto; “Salverà i figli dei poveri e abbatterà l’oppressore”. Ma per coloro che vogliono apprezzare con ogni sapienza e sicurezza questo documento che preoccupa il pubblico, noi abbiamo più di un certificato da presentare. Sono le circostanze attraverso le quali la SS. Vergine ha condotto Melania nel nostro paese; là è stata conosciuta da numerose autorità ecclesiastiche, famose per la grande santità e profonda scienza; fin dal suo arrivo, che risale presto a cinque armi, essa trovasi sotto la speciale tutela del venerabile e sapiente vescovo di questa diocesi, Mons. Petagna.

Voi ne avete sentito parlare a Marsiglia, dove questo santo vescovo è vissuto durante il suo esilio. Non aggiungerò dunque nulla a quanto vi è stato detto sulle sue virtù ed i suoi talenti. Certamente questo grande vescovo non si prenderebbe una cura tanto paterna di questa cara figliola e non la proteggerebbe, se fosse ciò che si osa dire... Statene certo che questo Pastore conosce perfettamente la Pastorella de La Salette, sia in tutto il suo passato che in tutto il presente. Questo è sufficiente ad annullare le calunnie, poiché Monsignore non diminuisce la sua devozione.

Ecco qui, secondo me, un certificato di fatto che vale molto di più di un certificato di parole. Ora, se i diffamatori e le persone, che si lasciano imbrogliare, non sono capaci di fare questa semplice riflessione e di comprendere tutto questo, non ci resta più che pregare per loro. Così, Signore, non avete bisogno alcuno di domandare a nessun altro dei certificati di buona ed esemplare condotta di Melania, che nel suo ritiro prega senza sosta per i suoi nemici, i nemici di N.S. de La Salette, quelli della Chiesa e della povera Francia.

Tuttavia questi detrattori, le cui calunnie non possono nuocere né a Melania, che si crede felice di poter soffrire qualcosa per la verità, né alle divine parole rivelate su La Salette, che si certificano da sole, e che le contraddizioni renderanno sempre più fulgenti, dovrebbero almeno rispettare le tristezze ed i veri dolori del nostro Sommo Pontefice, invece di aumentarle con i loro falsi rapporti. Oh! Ho proprio paura che questi nemici della verità non finiscano per fare del male a se stessi, dato che la loro cattiveria raggiunge l’audacia di aggravare cosi ingiustamente le angosce dell'immortale ed incomparabile Pio IX.

Preghiamo per la loro conversione, perché altrimenti saranno costretti a contraddirsi ed a confessare, loro malgrado, per la gloria di Dio e della verità, che Dio è là: “Qui c’è il dito di Dio”. Spero, signore che non avrete poi tanto a preoccuparvi dei vostri contraddittori e dei calunniatori di Melania: ed allora continuerete ancora meglio ad utilizzare il vostro zelo, i vostri talenti, la vostra penna valente, a combattere, come lo fate nel vostro giornale e nei vostri libri, gli infami principi di irreligione e d’immoralità di questo secolo, ed a gridare ancor più forte alla società, che come cieca si precipita in un abisso di perversità, di tornare indietro e di convertirsi alla buona fede; altrimenti essa non potrà evitare nessuno dei mali che le sono stati predetti. Pastori e pecore, tutti abbiamo peccato, e dobbiamo dunque tutti santificarci.

Ecco, signore, le mie idee sul contenuto delle vostre lettere: ve lo dico in confidenza, potrete comunicarle a chi meglio vi pare. Io sono estraneo alla Francia, per conseguenza anche alla vostra lingua, per cui ho cercato di esprimermi al meglio. Tuttavia spero che queste parole saranno sufficienti per tranquillizzare gli spiriti buoni. Comunque non pubblicate questa lettera se le circostanze non lo rendano necessario. E su questo me ne riservo il giudizio. (N.B. - Il 22 febbraio 1872 Mons. Zola ne autorizzava la pubblicazione secondo una nota del sig. A. Nicolas). So di poter contare sulla vostra discrezione. Vi prego infine di raccomandarmi al Signore ed ai Sacri Cuori e di gradire...

S. L. ZOLA - Abate dei Canonici Regolari del Laterano

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LETTERA DI MONS. ZOLA AL SIG. AMEDEO NICOLAS (Avvocato - Via Senzic, 64 a Marsiglia) Lecce, 5 gennaio 1880


Signore, sono veramente meravigliato del rumore che attualmente si fa in Francia, in occasione della pubblicazione del racconto e del segreto di N. S. de La Salette. Qualche giorno prima dell 'arrivo della vostra lettera, dello scorso 22 dicembre, ho risposto ad una lettera simile, scritta dal Vicario generale di... sotto ordine del suo Vescovo, che era sul punto di colpire di censure canoniche l’opuscolo di Melania e le persone che lo propagavano nella sua diocesi. Da parte mia non so come rendermi conto dì tale opposizione suscitata in Francia dal clero ed anche da alcuni vescovi, per uno scritto che era già di dominio pubblico.

Mi riferisco al Segreto, poiché voi non ignorate, Signore, che nel 1873 il Rev. Sac. Bliard aveva pubblicato a Napoli il medesimo Segreto (anche se con qualche piccola reticenza) seguito da una serie di lettere sullo stesso soggetto. Il detto opuscolo fu pubblicato col permesso e l’imprimatur della curia di Sua Emin. il Cardinale Sisto Riario Sforza, Arcivescovo di Napoli, la cui santità e saggezza sono conosciute anche in Francia. Il detto Segreto, nel 1851, fu presentato, nella sua redazione originale, al Sommo Pontefice Pio IX, di santa memoria, ed a diversi vescovi e cardinali; ed ultimamente è stato sottoposto ad una rispettabilissima e degna persona di grande autorità (e che non è proprio il caso che qui ve la nomini), e a quanto io so molto bene, non è stato affatto né biasimato, né censurato.

Dopo tutto questo, non avrei rifiutato che a torto all'editore il permesso di stamparlo, il quale mi chiedeva di pubblicare lo stesso Segreto nel 1879. L'editore ne aveva diritto; ed anch'io, cioè la mia curia episco pale, in un 'occasione come questa, doveva conformarsi alle regole e alle prescrizioni date dalla Chiesa; infatti secondo la consuetudine di Pio IV, “Domini gregis”, il vescovo non si può opporre che (dia pubblicazione di quei libri che “o sono eretici o sono sospettati di esserlo, o nuocciono certamente ai costumi, o alla pietà”.

Ora, nello scritto di Melania, voi non potete rimproverarvi nulla. Ma sarete piuttosto convinto che è destinato, e che è in grado, di fare del bene, di scuotere i cuori induriti, di riportare i cattivi sulla buona strada, e di rassodare la fede nelle anime tiepide e vacillanti, al suono dei terribili castighi di cui Dio vendicatore minaccia la nostra società prevaricatrice. Se ne vorrebbe fare forse una questione di prudenza e di opportunismo?

Ma questa questione, che poteva ben essere posta allorché si trattava di pubblicare il Segreto per la prima volta, non ha motivo di esistere, dato che il medesimo Segreto è già, da tanto tempo, di dominio pubblico, senza che né la S. Sede, né i Vescovi, l'abbiano minimamente riprovato o incriminato. E si sarebbe voluto farne davvero una novità indirizzandosi al Sommo Pontefice, prima che la mia curia potesse rilasciare il permesso di stampa, mentre questo libro, facendo la sua prima comparsa in pubblico lo fece molti anni prima, con l’approvazione della curia di un Principe della Chiesa, il Cardinale Riario Sforza.

In appoggio a queste ragioni, che da sole sarebbero state sufficienti per giustificare il comportamento della mia curia episcopale, mi pregio aggiungere qualche osservazione di carattere personale. Conosco molto bene la pia Pastorella de La Salette che è stata affidata alle mie cure spirituali dal 1868, allorché ero Abate dei Canonici Regolari del Laterano, a S. Maria di Piedigrotta a Napoli. Da quell'epoca, ho avuto occasione di parlare e di trattare di Melania e del suo Segreto con prelati e cardinali i quali, nella Chiesa, erano grandemente venerati per le loro virtù e prudenza nel governo del loro gregge, quanto perla loro saggezza nel discernimento degli spiriti. Ebbene, vi posso assicurare sulla mia coscienza, che il giudizio di Pastori così rispettabili è stato sempre favorevolissimo alla buona Pastorella.

Ometto i nomi di diversi e vi cito solamente qualche nome che voi certamente conoscete, cioè: il cardinale Sisto Riario Sforza, arcivescovo di Napoli, il cardinale Guidi, Mons. Francesco Saverio Petagna, vescovo di Castellammare di Stabia, Mons. Mariano Ricciardi arcivescovo di Sorrento. La grave testimonianza di questi illustri prelati mi ha sempre confermato nei miei sentimenti di stima verso Melania, di cui io ammiravo già sia le virtù che il suo giudizio maturo e riflesso, che non si riscontra se non raramente nelle donne.

Inoltre, avendo tra le mani il manoscritto del Segreto, da molto tempo, sono testimone del compimento delle predizioni che conteneva; e lo posso attestare adesso davanti a Dio. Dunque, io sono convinto dell'autenticità della rivelazione, (pure aspettando l'infallibile oracolo del Vicario di Gesù Cristo, al quale sottometto pienamente il mio giudizio), a causa delle virtù della fortunata Pastorella, del sentimento concorde di diversi vescovi, e soprattutto a causa del compimento delle predizioni. Essendo così persuaso, io avrei dovuto lottare contro la mia coscienza per oppormi alla pubblicazione del Segreto; mentre la SS.ma Vergine manifestava a Melania la sua volontà, e dichiarava che l'avrebbe potuto pubblicare nel 1858, io non potevo dire: “Vi proibisco di pubblicarlo”. Ma, nel Segreto si parla dell’abominazione che è penetrata perfino nel luogo santo...

Ahimè! Signore, trattasi di verità spaventose e molto tristi. Ma il popolo, disgraziatamente, non l’ignora. Esso è testimone, diverse volte, delle piaghe che affliggono e desolano la Chiesa; gli scandali e i disordini delle persone consacrate a Dio non essendo nascosti ai suoi occhi. Oh! come brucerei molto volentieri tutte le pagine del Segreto, se con esse potessi coprire, con un impenetrabile e spesso velo, tutti gli smarrimenti dei Ministri di Dio che armano il suo braccio con le folgori della sua collera, e mettendo nelle mani dei radicali i coltelli del massacro! Non posso finire questa lettera senza dirvi ancora una parola a proposito della virtuosa Melania; questa anima privilegiata che in Francia si disprezza, e che si accusa di invenzione, di stravaganza e di
follia.

Questi signori che hanno l’abitudine di giudicare tutto e di biasimare tutto con leggerezza, conoscono molto poco ciò che la concerne. Ora, come fu onorata, sulla Montagna, dalla Madre di Dio, così è stata onorata dal Vicario di Gesù Cristo, Leone XIII che, ben lungi dal disprezzarla o condannarla, l’ha voluta ascoltare personalmente l’anno scorso, accordandole un 'udienza privata. In quella occasione, essa dimorò a Roma per cinque mesi, nel convento delle Salesiane (la Visitazione), ed è in questo periodo che essa è stata meglio conosciuta e più stimata, soprattutto da queste buone religiose che l'hanno circondata, e che sono state edificate dalle sue virtù e dalla sua saggezza. Ne ho avuto degli attestati molto sicuri da persone di grande autorità, trovandomi a Roma lo scorso settembre.

Queste informazioni, credo, saranno sufficienti per rispondere alla vostra domanda; se lo ritenete opportuno, potete farle conoscere a Sua Ecc. il Vescovo di Marsiglia, ma non ad altri, né pubblicarli a nome mio. Gradite, signore, l’assicurazione della mia considerazione ben distinta, con la quale ho l'onore di essere

Vostro umil.mo servo Salvatore Luigi, vesc. di Lecce