SI RACCONTA SU SAN MACARIO

In una cella c’era un fratello che aveva commesso un fatto terribile. La notizia giunse a padre Macario che non volle riprenderlo. Quando i fratelli vennero a saperlo, spazientiti, si misero a spiare il fratello fino a che la donna entrò da lui. Dissero ad alcuni fratelli di continuare a spiarlo ed essi andarono a dirlo a padre Macario. Dopo avergli riferito il fatto, san Macario disse: “Fratelli, non credete a questa storia. Questo nostro fratello non può fare una cosa simile!”. Al che essi risposero: “Abba, vieni tu stesso a vedere con i tuoi occhi, così crederai a quanto ti abbiamo detto”.
Il santo si alzò e si diresse con loro verso la cella del fratello come se stesse andando a salutarlo e comandò ai fratelli di allontanarsi un po’ da lui. Non appena il fratello si rese conto che l’abba [Macario] stava arrivando, si turbò e, tremando, prese la donna e la nascose dentro un grande orcio che era da lui. Quando l’abba entrò, si sedette sull’orcio e comandò ai fratelli di entrare. Entrati, ispezionarono la cella ma non trovarono nessuno. Non potendo far alzare il santo dall’orcio parlarono con il fratello e poi [Macario] comandò loro di andar via. Una volta usciti, il santo prese per mano il fratello e gli disse: “Fratello mio, giudica te stesso prima che siano gli altri a giudicarti perché il giudizio appartiene a Dio”. Poi si congedò da lui e lo lasciò. Mentre usciva, gli venne una voce che disse: “Beato te Macario lo Spirituale che ti sei fatto simile al tuo Creatore perché copri, come lui, i difetti degli altri”. In seguito, il fratello, tornato in se stesso, divenne un monaco sapiente e lottatore, un coraggioso eroe.
* La tradizione copta degli Apophtagmata Patrum attribuisce questa storia a San Macario (detto 388 della collezione dei detti dei Padri “Il giardino dei monaci”, ed. anba Epiphanius, Monastero di San Macario). Una versione simile è attribuita ad abba Ammonas nella collezione greca alfabetica (Ammonas 10)