jamacor
21,4K
Il cardinale Scola: riscopriamo l’essenziale della nostra fede. 9/09/2012 Il cardinale Scola: riscopriamo l’essenziale della nostra fede CARDINALE ANGELO SCOLA La prima lettera pastorale dell’arcivescovo …Altro
Il cardinale Scola: riscopriamo l’essenziale della nostra fede.

9/09/2012

Il cardinale Scola: riscopriamo l’essenziale della nostra fede

CARDINALE ANGELO SCOLA
La prima lettera pastorale dell’arcivescovo di Milano: «Serve testimonianza più che militanza». I cristiani «non pretendono un’egemonia»
ANDREA TORNIELLI
MILANO
A un anno di distanza dal suo ingresso nella diocesi ambrosiana il cardinale Angelo Scola ha scritto la sua prima lettera pastorale, resa nota oggi, nella ricorrenza di Maria nascente alla quale è dedicato il Duomo di Milano. La lettera «Alla scoperta del Dio vicino» è rivolta a «tutti i battezzati» e a «quanti vorranno accoglierla». Il documento, dai molti accenti ratzingeriani, legge la realtà milanese secondo le indicazioni proposte da Benedetto XVI per l’Anno della Fede.

«Le nostre comunità dovranno concentrarsi sull’essenziale: il rapporto con Gesù», chiedendo di «dedicare tempo alla conoscenza e alla contemplazione più che proliferazione di iniziative, silenzio più che moltiplicazione di parole, l’irresistibile comunicazione di un’esperienza di pienezza che contagia la società più che l’affannosa ricerca del consenso. In una parola: testimonianza più che militanza».

Il cardinale, citando Benedetto XVI, osserva che oggi «capita non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato».

Ecco dunque le drammatiche domanda: «il popolo di Dio che è in Milano è realmente in grado ancora oggi di annunciare Gesù Cristo?». E ancora: «La Chiesa, ferita dal peccato di taluni suoi membri, è credibile ancor oggi agli occhi nostri e a quelli del sofisticato uomo post-moderno?». Le risposte, aggiunge l’arcivescovo, non vanno cercate «nei calcoli statistici e nelle proiezioni che decretano le probabilità di successo, non nella presunzione di profezia rivendicata da discutibili interpreti e maestri del nostro tempo, ma tornando con umiltà e fiducia a Colui che è il primo e l’ultimo, Colui che è, che era e che viene».

«Per vivere adeguatamente l’Anno della fede – aggiunge Scola – dobbiamo quindi avere l’umiltà di rimetterci alla scuola di Gesù e di domandarci che cos’è la fede». Con l’atteggiamento descritto nel brano del Vangelo di Marco che presenta la richiesta di guarigione rivolta a Gesù dal padre di un ragazzo indemoniato. Il Nazareno risponde: «Tutto è possibile per chi crede». Il padre replica: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Questa invocazione è la giusta disposizione, secondo il cardinale, per vivere il tempo presente.

«Risultano incomprensibili», aggiunge Scola, «gli atteggiamenti degli intellettuali che avvicinano Gesù perché amano discutere di tutto, ma non mettono mai in discussione se stessi, delle persone religiose che si accaniscono nell’interpretazione delle tradizioni e nelle pratiche legali per essere a posto con Dio, degli scettici che presentano le loro domande pungenti senza essere disponibili ad ascoltare le risposte, dei gaudenti che talora si incuriosiscono persino di qualche cosa di serio, ma non hanno fame, non hanno sete, non hanno bisogno di salvezza e degli stessi discepoli che hanno pensato di potersela cavare da soli. Il padre del bambino arriva a Gesù perché per lui la vita è un caso serio: si può essere salvati o si è definitivamente perduti?».

«In questo pover’uomo», spiega il cardinale, «ci riconosciamo tutti: spinti verso Gesù dal bisogno, siamo sorpresi dalla parola che autorizza a desiderare tutto, sconcertati da una promessa più grande di ogni preghiera, chiamati a una pienezza che supera ogni attesa».

La lettera indica i «pilastri portanti di ogni comunità cristiana», tratti dalla vita dei primi discepoli descritta negli Atti degli apostoli. Il primo è «l’assimilazione del pensiero di Cristo» che «è frutto del rapporto personale con lui». Scola chiede di approfondire Tradizione, Scrittura «autenticamente interpretata dal magistero», i testi del Concilio Vaticano II e il Catechismo. Il secondo è «la tensione a condividere con tutti i fratelli la propria esistenza»; il terzo è la centralità dell’eucaristia; il quarto è la missione. A proposito di questa il cardinale precisa: «La missione non è l’accanimento del proselitismo, ma una testimonianza che lascia trasparire l’attrattiva di Gesù, è lo struggimento perché tutti siano salvati».

Infine, Scola indica quattro ambiti di «speciale cura» per quest’anno pastorale. Innanzitutto la famiglia. A proposito dei divorziati risposati, il cardinale scrive: «la Chiesa testimonia che Dio è vicino a tutti, anche a chi ha il cuore ferito e, attraverso le tante forme di partecipazione e di coinvolgimento, invita tutti a sentirsi a casa nella Chiesa, al di là di ogni pretesa e pregiudizio». Ci sono poi i giovani, quindi i consacrati – il cardinale invita i preti a non cedere alla tentazione dello «scontento» e della «mormorazione», raccomandando che «proprio a coloro che devono prendersi cura della fede degli altri» vivano «momenti di condivisione e di riflessione sulla cura per la propria fede – e infine, quarto ambito, l’annuncio della fede nella società plurale. «I cristiani sono presenti nella storia come l’anima del mondo, sentono la responsabilità di proporre la vita buona del Vangelo in tutti gli ambiti dell’umana esistenza. Non pretendono una egemonia e non possono sottrarsi al dovere della testimonianza».
Tra le tentazioni a proposito di quest’ultimo ambito, Scola individua del «ridurre la fede cristiana a religione civile» così come quella «della diaspora». Entrambe «posizioni che fanno prevalere ciò che separa su quello che unisce e contrappongono gli uni agli altri approfondendo le divisioni, mette alla prova la fede». «Illuminati da una fede adulta, i cristiani – conclude – non si sottraggono al dovere del proporre la loro esperienza e la loro visione circa le grandi questioni che il nostro tempo è chiamato ad affrontare». Tra le iniziative diocesane di quest’anno c’è anche una «Scuola della fede» per i giovani.
Giosuè
Il Card. Scola si chiede cos’è la fede? La fede è dono. E’ il risultato di un rapporto che cresce con Cristo Dio. Non è un credere che una volta professato a parole, viene poi messo nel “cassetto”. Ma è un credere che continua nell’esistenza delle persone. La fede senza le opere non vale nulla come è espresso nel Vangelo. Bene il Card Scola richiama che gli intellettuali devono vivere la loro …Altro
Il Card. Scola si chiede cos’è la fede? La fede è dono. E’ il risultato di un rapporto che cresce con Cristo Dio. Non è un credere che una volta professato a parole, viene poi messo nel “cassetto”. Ma è un credere che continua nell’esistenza delle persone. La fede senza le opere non vale nulla come è espresso nel Vangelo. Bene il Card Scola richiama che gli intellettuali devono vivere la loro fede alla luce del Vangelo e del Magistero della Chiesa, e non porsi dalla loro cattedra come gli assertori della Verità. La Verità è grande ed è Gesù Cristo, è qualcosa di relazionale che non si esaurisce in grandi speculazioni teoriche. Più si vuol definire la Verità e più ci sfugge di mano. La Verità occorre accoglierla, viverla, amarla, testimoniarla.
Poiché “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto: Chi si vanta si vanti nel Signore”. (1 Corinzi, 27-31)

www.paceneicuori.com

😇
tradizione
dovrebbe già cominciare a riscoprirla lui (da solo) la fede, invece di dire che le altre religioni sono "sante"...