Le nozze d'oro delle letture cattoliche (Bollettino Salesiano dell'Agosto 1902)

Le nozze d'oro delle LETTURE CATTOLICHE

II.

Don Bosco viene generalmente presentato pel padre della gioventù, l'amico dell'operaio, il ministro, l'apostolo del Signore, per il multiforme suo zelo. Ma di un suo ministero non si tiene parola gran fatto; eppure esso è, in questi ultimi tempi specialmente, uno strumento poderoso del bene: la buona stampa.

Don Bosco fu scrittore, e fertilissimo, a segno che ci ha donato ben presso a cinquanta opere: contingente che se basterebbe già da sè ad ascrivere tra i campioni della penna l'autore, per D. Bosco riesce ancora di maggior merito e gloria, essendo i suoi scritti il frutto di meditazioni e veglie protratto, attesoche egli, oppresso da una folla infinita di ingerenze, era costretto a carpire le ore al riposo, di cui pur tanto necessitava, per apportare il suo appoggio alla gioventù, alle famiglie, alle scuole.

Rimettendo la trattazione della sua fase o carriera di pubblicista al biografo, che vi raccoglierà come un cimelio onde impreziosirne la storia, diremo qui solo dell'opera sua delle Letture Cattoliche, di cui, come fu la pietra angolare, volle rimanerne il fulcro e l'anima.

A rilevare l'altezza della sua impresa, è d'uopo aver presente il suo ideale, nonchè l'ambiente da cui mosse. Allo scrittore è commessa una potente missione; presso i Greci la voce poeta significava fattore, perche agli scrittori incombe il mandato di formare il popolo ; onde ben inferiva anche il Giusti: - Il fare un libro è meno che niente, se il libro fatto non rifà la gente. - Alla stregua di questo principio, D. Bosco apparisce nella pienezza della sua missione. Un tocco di quell'epoca ci rifletterà la luce competente.

Solo mezzo secolo fa, se dobbiamo prestar fede ai nostri buoni vecchi, il vivere era assai più bello d'oggi. Allora si custodiva con gelosia un palladio, che costituiva la sicurezza, il benessere delle popolazioni: era la pratica della religione cattolica. Sciaguratamente questo palladio, che ebbe sempre dei nemici, ne incontrò ultimamente di quelli che, più audaci ed impudenti, congiurarono di violarlo ed annichilarlo, fosse loro riuscito.

Malviso all'avversario del bene, questi, Satana, suscitò i suoi emissarii a spargere la zizzania, a seminare la diffidenza, lo scredito, l'alienamento da quella benefica potenza, e fare dì riscontro propaganda di irreligiosità. Pur troppo gli adepti sorsero presti, e da sedotti facendosi seduttori, diedero forma a quelle sétte e congreghe, fazioni e partiti proteiformi che, palliati sotto questo o quel colore, tutti però cospiravano ad identico stolto ed esiziale intento : menomare, soppiantare la religione cattolica. Ma è nell'ordine della Provvidenza che al male non soggiacierà il bene; coll'empio lotti e trionfi il giusto.

D. Bosco era il campione da Dio eletto a salvezza dei popoli. Di tutte le orde che guerreggiavano dal campo nemico, egli converse la sua strategia contro una più camuffata, ma non meno versipelle delle altre, che, da tre secoli e mezzo agognando di erigersi riformatrice delle coscienze, brigava ora di usurpare il dominio nelle regioni dell'Alta Italia, massime nelle subalpine. Don Bosco col suo sguardo supernamente illuminato comprese, da una parte i guai sempre più imminenti da cosiffatta gente, e dall'altra, di conseguenza, la necessità urgente di francarne i fedeli cattolici ; e quindi, senza frapporre indugio, s'accinse all'opera.

Ma qui nette conto cedere la parola a chi, «primo pittore delle memorie antiche», forbito, classico narratore cioè, delle prime evoluzioni delle opere di D. Bosco, ci offre pagine stupende sulla genesi e storia delle Letture Cattoliche, iniziatesi nel secondo decennio dell'Oratorio. Ecco adunque quanto il compianto D. Bonetti, direttore spirituale della Pia Società Salesiana, riferisce al riguardo nei suoi aurei Cinque lustri di storia dell'Oratorio Salesiano.

« Il re Carlo Alberto aveva emancipato i Protestanti e gli Ebrei. Pareva che con quell'atto egli intendesse solamente di dare loro la libertà di professare esternamente il proprio culto, senza detrimento della Religione Cattolica. Ma gli eretici non la intesero così, e perciò , appena ottenuto quell'atto e la libertà di stampa, si diedero tosto a fare tra il popolo cattolico irrequieta propaganda dei loro errori con tutti i mezzi possibili, particolarmente con libri e fogli pestiferi.

Comparvero tra gli altri i giornali: La Buona Novella, La Luce Evangelica e il Rogantino Piemontese, e poi una colluvie di libri biblici e non biblici di poca mole prese a dilagare nei nostri paesi , penetrare nelle famiglie, scorrere per le mani di tutti, pervertendone la mente, corrompendone il cuore, instillando insomma nell'anime il veleno delle più singolari dottrine.

» Dava mano alla ereticale propaganda il giornale L'Opinione, nel quale tra gli altri nemici della Chiesa scriveva più impudentemente di tutti l'empio apostata Bianchi-Giovini, autore di una lurida e calunniosa Storia dei Papi e di altre opere infami. Si aggiungeva che i Protestanti a questa propaganda erano preparati, ed i Cattolici non lo erano punto per opporle un argine, impedirla o almeno scemarne le disastrose conseguenze.

Fidandosi delle leggi civili, che fino allora avevano protetta la Religione Cattolica dagli assalti della eresia, fidandosi sopratutto del primo articolo dello Statuto che porta - La Religione Cattolica, Apostolica Romana è la sola Religione dello Stato - i Cattolici si trovarono come soldati scossi all'improvviso dal suono della tromba guerriera, e chiamati a scendere in campo di battaglia, senza armi adatte a combattere nemici premuniti in ogni punto.

Infatti i Cattolici abbisognavano di giornaletti di buona lega per diffonderli a larga mano, e pochissimi ne possedevano; facevano mestieri sopratutto libretti semplici e di poco costo, ed invece non si avevano che opere voluminose di grande erudizione. Erano quindi in pericolo di perdere la fede non solamente i giovanetti , ma tutto il basso popolo, alla cui seduzione miravano di preferenza i nemici della Chiesa.

» A quella vista si accese di carità e di zelo il cuore del nostro D. Bosco, il quale, col fine di preservare dai serpeggianti errori i suoi cari giovanetti, provvide un mezzo di saluto eziandio a migliaia, anzi a milioni di altre persone. Egli pertanto fattosi alcuni collaboratori, tra cui il teol. Carpano e il teol. Chiaves, cominciò a pubblicare un giornaletto intitolato L'Amico della gioventù, che in quei primordii fece molto del bene, perchè oltre a trattare argomenti istruttivi e conformi al bisogno impediva i giovani dal ricorrere, per attingere notizie, ai giornali cattivi e dall'imbeversi di perverso massime.

Compose eziandio e pubblicò dei foglietti volanti, ricchi di ricordi e di massime morali e religiose adattate ai tempi , e si diede a spargerli gratuitamente tra i giovani e tra gli adulti a migliaia di copie, specialmente in occasione di Esercizi spirituali, di sacre Missioni, di novene, di tridui e feste.

» Nè a semplici fogli si limitò l'industriosa carità del nostro buon Padre; poichè in quel torno medesimo mise pure in luce un libro per le pratiche di pietà. Erano innumerevoli quelli che correvano per le mani dei fedeli; ma in generale si prestavano poco ai bisogni dei tempi e della gioventù. Quindi scorgendo per una parte questa mancanza, e per altro lato osservando che l'eresia valdese si insinuava e facevasi ogni giorno più larga strada nei nostri paesi, Don Bosco venne in pensiero di compilarne uno, il quale colle solite preghiere, salmi ed inni contenesse pie considerazioni ad uso dei giovanetti, sode istruzioni sui fondamenti della Religione Cattolica, sugli errori dei Protestanti, sulle note della vera Chiesa di Gesù Cristo e simili.

Egli vi attese dunque con molta alacrità, e così diede fuori il Giovine Provveduto, che tradotto poi in varie lingue penetrò ben tosto in ogni istituto di educazione, in ogni casa di lavoro, in ogni famiglia cristiana, e cooperò a promuovere la pietà e a conservare la fede tra il popolo.

» Nè di questo fu ancor pago; poichè, visti i principali errori che gli eretici andavano colle loro stampe seminando contro la Chiesa Cattolica, egli si persuase della necessità di agevolare vie meglio al popolo la conoscenza dei principii fondamentali della medesima. Per la qual cosa compose e pubblicò un librettino col titolo : Avvisi ai Cattolici, col quale mentre ammaestrava i lettori nelle virtù più necessarie a sapersi, li metteva sapientemente in guardia contro le insidie ereticali...

..... Di quest'operetta fu straordinario lo spaccio ; in soli due anni se ne diffusero oltre a duecento mila esemplari. Essa tornò gradevolissima a tutti i buoni ; ma cominciò ad inasprire i Protestanti e a farli montare sulle furie; imperocche mentre si credevano di poter a loro bell'agio devastare, a guisa degli antichi Filistei, il campo del Signore, si vedevano venire innanzi un novello Sansone a scoprire le loro arti , a rompere le loro file , a scompigliare le loro schiere in difesa del popolo di Dio.

» Ma D. Bosco non si lasciò sgomentare da loro, che anzi dall'ira nemica viemaggiormente convinto dell'utilità dell' opera sua, stabilì non solo di proseguirla, ma di darle maggiore sviluppo per mezzo di una pubblicazione periodica e con apposita associazione.

Ed ecco per l'appunto la pubblicazione delle Letture Cattoliche, che cominciate dall'anno 1853 continuano ancora oggidì , sparse non più solo nel Piemonte, ma in tutta Italia e nelle isole adiacenti. » Così il nostro caro Don Sonetti.

Ma noi godiamo di poter oggi aggiungere che le Letture Cattoliche dall'Italia si estesero ad altre nazioni, cosicche attualmente escono eziandio in lingua francese, spagnnola e portoghese ; a Marsiglia (Francia) dal 1896; a Sarrià (Spagna) dal 1893; a Buenos Aires (Argentina) dal 1883; a Nictheroy (Brasile), per lo zelo inesauribile del sempre rimpianto apostolico Mons. Lasagna, dal 1889: a Bogotà (Colombia) dal 1896: pubblicazioni tutte che irradiandosi come in loro solo nella pura luce, loro riflessa negli statati organici da D. Bosco, percorrono animosamente la loro via, rallegrate da sempre più promettente e consolante avvenire.
Francesco Federico e un altro utente si collegano a questo post
Francesco Federico
Prendiamo esempio da Don Bosco e chiamiano le cose con il loro nome:
Chiamiamo eretici gli eretici e scismatici gli scismatici !