Francesco I
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LO SVENTURATO RISPOSE. PERCHÈ PAPA BERGOGLIO SU MCCARRICK AVREBBE FATTO MEGLIO – PER LUI – A TENERE IL SILENZIO.

29 Maggio 2019 --

Marco Tosatti
Cari Stilumcuriali,mai le famose parole di Alessandro Manzoni – ma questa volta al maschile – risuonarono più vere. Lo sciagurato rispose. Ci riferiamo all’intervista che la bravissima Valentina Alazraki ha fatto a papa Bergoglio, cercando di avere risposte ad alcuni – non a tutti, ovviamente – i punti oscuri di una gestione imbarazzante.

Vi proponiamo la parte di intervista relativa alla testimonianza di mons. Viganò, e vi preghiamo di accompagnarci in un esame preciso, punto per punto. Faremo delle considerazioni; che speriamo destino la vostra attenzione. Il neretto è quello delle domande di Valentina, e il corsivo sono le considerazioni di Stilum Curiae.


il card. McCarrick

La questione di McCarrick mi porta a un’altra questione che volevo affrontare con lei. Lei mi ha consigliato in uno dei suoi ultimi viaggi di leggere “Lettere della tribolazione”: io le ho lette, ho fatto i compiti. Ho incontrato molto spesso la parola silenzio e la spiegazione di come a volte il silenzio sia necessario. Secondo lei, è quasi come un momento di grazia. Ma dire a un giornalista che il silenzio è necessario… Non rida Papa Francesco, è così. Si ricorda quando le hanno detto, otto mesi fa: c’è una dichiarazione dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò che dice che lui stesso le ha detto in un’udienza all’inizio del suo pontificato chi era McCarrick, e lei non ha fatto nulla, ha solo detto: “Non risponderò, giudicate voi, risponderò a tempo debito”. Quel silenzio ha pesato molto, perché per la stampa e per molta gente, quando uno tace, è come tra marito e moglie, no? Becchi tuo marito e non ti risponde e dici: “Qui qualcosa non va”. Allora perché quel silenzio? È giunto il momento di rispondere a quella domanda che le abbiamo fatto in aereo, sono passati più di otto mesi, Papa Francesco.

– Sì, quelli che hanno fatto il diritto romano dicono che il silenzio è un modo di parlare. Questo caso di Viganò, non avevo letto tutta la lettera, l’ho vista un po’ … e già so che cos’è, e ho preso una decisione: confido nell’onestà dei giornalisti. E vi ho detto: “Guardate, qui avete tutto, studiate e traete voi le conclusioni”. E questo avete fatto, perché il lavoro l’avete fatto voi, e in questo caso è stato fantastico. Ho fatto molta attenzione a non dire cose che non erano lì ma poi le ha dette, tre o quattro mesi dopo, un giudice di Milano quando lo ha condannato.

Non ha neanche letto tutta la lettera, dice. E semplicemente ha deciso di non rispondere. Confidando nei giornalisti. E ha avuto ragione. Perché a parte un paio di colleghe coraggiose, Anna Matranga e Cindy Wooden, non c’è stato nessun tentativo da parte dei giornalisti di serrare papa Bergoglio sulle domande che tutti si ponevano. Né in quel viaggio, né in quelli successivi. Ma tutti o quasi si sono lanciati ad appoggiare la character assassination contro Viganò messa in campo dalla squadra di giornalisti del cerchio magico. Tutti: dai media cattolici e paracattolici e finanziati in maniera diretta o indiretta dalla Chiesa (compresi quelli che si felicitano adesso che il conto dei giorni di silenzio di Stilum Curiae è finito…), sia le grandi testate e le agenzie internazionali, voci di sinistra e del politically correct. Giustamente papa Bergoglio definisce “fantastico” il loro lavoro; e devo dire che se fossi uno di loro, di fronte a quel “fantastico” mi vergognerei come un ladro. Come ci ha fatto notare una persona che ha passato decenni in Curia, <mons Viganò è stato “condannato” a restituire dei soldi al fratello sacerdote dopo che li aveva usati in beneficenza in base ad un lascito dei genitori, poi ricusato dal fratello. ha dovuto versare una quota aggiuntiva di interessi a quelli già dati. Non è una azione criminale, è una vertenza civilistica e NON HA NULLA A CHE FARE CON IL CASO MCCARRICK. Mons Viganò è stato “condannato” a restituire dei soldi al fratello sacerdote dopo che li aveva usati in beneficenza in base ad un lascito dei genitori, poi ricusato dal fratello>.

La questione della sua famiglia, intende?
– Certo. Ho taciuto, perché avrei dovuto gettare fango. Che siano i giornalisti a scoprirlo. E voi l’avete scoperto, avete trovato tutto quel mondo. È stato un silenzio basato sulla fiducia in voi. Non solo, ma vi ho anche detto: “Tenete, studiatelo, è tutto”. E il risultato è stato buono, meglio che se mi fossi messo a spiegare, a difendermi.

E il fango prova a gettarlo adesso. Di nuovo si complimenta con i giornalisti, perché non hanno fatto il loro mestiere; e sono stati costretti, di tappa in tappa, a riconoscere (il report Figuereido è l’episodio più recente) che Viganò non si era inventato nulla. Insisto, credo che un esame di coscienza di molti colleghi sarebbe opportuno.

Voi giudicate prove alla mano. C’è un’altra cosa che mi ha sempre colpito: i silenzi di Gesù. Gesù rispondeva sempre, anche ai nemici quando lo provocavano, “si può fare questo, quello”, per vedere se cadeva nella provocazione. E lui in quel caso rispondeva. Ma quando divenne accanimento il Venerdì Santo, l’accanimento della gente, tacque. Al punto che lo stesso Pilato disse: “Perché non mi rispondi?”. Ossia, di fronte a un clima di accanimento non si può rispondere. E quella lettera era un accanimento, come voi stessi vi siete resi conti dai risultati.

– Continua a cercare la simpatia e la complicità dei giornalisti. Non si capisce come un singolo documento, a cui non si vuole rispondere, rappresenti accanimento, che presuppone ripetuti episodi. E paragonare il rifiuto di dare risposte su un fatto preciso e documentato al silenzio di Gesù Cristo…beh se non è almeno irrispettoso, se non addirittura blasfemo giudicate voi.
Alcuni di voi hanno persino scritto che era pagata, non so, non mi risulta però.

Ancora un’insinuazione, e oggettivamente di un genere squalificante per chi la propone. Così come è veramente clericale e pretesca nel peggior senso del termine la chiusa della frase. Cito la calunnia, e poi dico che non ho le prove.
Ci sono alcuni che continuano a pensare che è vera e che continuano a chiedersi il perché, se lei sapeva o no di McCarrick. Nella stampa c’è di tutto ovviamente.
– Di McCarrick non sapevo nulla, naturalmente, nulla. L’ho detto diverse volte, non sapevo nulla,non ne avevo idea.

Questa affermazione rasenta l’inverecondia. “Diverse volte”? A chi? Quando? Dove? Non ha mai detto nulla di pubblico, o anche di privato riportato poi in pubblico. Un’affermazione del genere o è pura menzogna, o è frutto di un disequlibrio.
E quando dice che mi ha parlato quel giorno, che è venuto … e io non mi ricordo se mi ha parlato di questo, se è vero o no. Non ne ho idea!

Su questo punto mons. Viganò è molto chiaro. Papa Bergoglio mente. È stato il Pontefice a chiedergli di McCarrick, e ha avuto una risposta esplosiva, durissima, e gravissima. Di fronte alla quale non ha battuto ciglio. Ma pretendere di non ricordarsi di una serie di accuse così drammatiche, relative a un cardinale, su cui tu stesso avevi chiesto informazioni, semplicemente non è credibile. Ed è un’offesa all’intelligenza dei tuoi interlocutori. Sempre confidando, ovviamente, nella simpatia e nella complicità dei giornalisti, quelli organici e quelli asserviti e quelli che hanno famiglia.
Voi sapete che io di McCarrick non sapevo nulla, altrimenti non avrei taciuto.

Come facciamo a saperlo? In altri casi – Grassi, Inzoli, Murphy O’Connor, Barros, Maradiaga, Danneels, Zanchetta, per citarne solo alcuni – il silenzio e/o la complicità sono stati la regola di comportamento. A ottobre ha promesso che i documenti relativi al caso McCarrick presenti in Curia sarebbero stati resi pubblici. Siamo quasi a giugno, e gli unici documenti sul caso li ha forniti mons. Figuereido. Che fiducia si può avere?
Il motivo del mio silenzio è stato prima di tutto che le prove erano lì, vi ho detto: “Giudicate voi”. È stato davvero un atto di fiducia. E poi, per quello che vi ho detto di Gesù, che nei momenti di accanimento non si può parlare, perché è peggio. Tutto va a sfavore. Il Signore ci ha indicato questo cammino e io lo seguo.

– Quali prove erano lì? Da agosto 2018 ogni nuova dichiarazione e rivelazione ha portato solo conferme alla testimonianza di Viganò. Di nuovo si tira in ballo Gesù, per mascherarsi dietro al silenzio. Ma su una cosa forse in questo caso il Pontefice ha ragione. Che non si può parlare, “perché è peggio”. Questa intervista su McCarrick lo dimostra: avrebbe fatto meglio a continuare a tacere, per non portare alla luce la stoffa di cui è tessuta la sua umanità. Non è il Papa, il problema, o non solo il Papa: è l’uomo, come ha ben detto un suo confratello, padre Joseph Fessio, sj.

Riportiamo qui sotto il brano della testimonianza di mons. Viganò relativo a McCarrick e all’udienza del 23 giugno 2013 con papa Bergoglio.

“La mattina di giovedì 20 giugno2013 mi recai alla Domus Sanctae Marthae, per unirmi ai miei colleghi che erano ivi alloggiatati. Appena entrato nella hall mi incontrai con il Card. McCarrick, che indossava la veste filettata. Lo salutai con rispetto come sempre avevo fatto. Egli mi disse immediatamente con un tono fra l’ambiguo e il trionfante: “Il Papa mi ha ricevuto ieri, domani vado in Cina”.
Allora nulla sapevo della sua lunga amicizia con il Card. Bergoglio e della parte di rilievo che aveva giocato per la sua recente elezione, come lo stesso McCarrick avrebbe successivamente rivelato in una conferenza alla Villanova Universityed in un’intervista al Catholic National Reporter, né avevo mai pensato al fatto che aveva partecipato agli incontri preliminari del recente conclave, e al ruolo che aveva potuto avere come elettore in quello del 2005. Non colsi perciò immediatamente il significato del messaggio criptato che McCarrick mi aveva comunicato, ma che mi sarebbe diventato evidente nei giorni immediatamente successivi”.
Ed ecco il resoconto dell’udienza (40 minuti) di domenica 23 giugno:
“Iniziai io la conversazione, chiedendo al papa che cosa avesse inteso dirmi con le parole che mi aveva rivolto quando l’avevo salutato il venerdì precedente. Ed il papa, con un tono ben diverso, amichevole, quasi affettuoso, mi disse: “Sì, i Vescovi negli Stati Uniti non devono essere ideologizzati, non devono essere di destra come l’arcivescovo di Filadelfia, (il papa non mi fece il nome dell’arcivescovo) devono essere dei pastori; e non devono essere di sinistra– ed aggiunse, alzando tutte e due le braccia – e quando dico di sinistra intendo dire omosessuali”. Naturalmente mi sfuggì la logica della correlazione fra essere di sinistra e essere omosessuali, ma non aggiunsi altro.

Subito dopo il papa mi chiese con tono accattivante: “Il card. McCarrick com’è?” Io gli risposi con tutta franchezza e se volete con tanta ingenuità: “Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c’è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza”. Il papa non fece il minimo commento a quelle mie parole tanto gravi e non mostrò sul suo volto alcuna espressione di sorpresa, come se la cosa gli fosse già nota da tempo, e cambiò subito di argomento.

Ma allora, con quale finalità il papa mi aveva posto quella domanda: “Il card. McCarrick com’è?”. Evidentemente voleva accertarsi se ero alleato di McCarrick o no”.


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