Amsterdam: Maria Corredentrice e la «Nuova Pentecoste» che verrà sul mondo

La nuova alleanza che si compirà con lo spargimento del sangue del corpo di Cristo e di quello del cuore di Maria ebbe i suoi albori, il suo cominciamento e le sue prime manifestazioni nel fiat dell’Annunciazione dell’alma Vergine di Nazareth. Che cosa fu mai quel fiat? Fu l’inizio della corredenzione e, di conseguenza, l’alba della Redenzione. È, potremmo dire, il portale gotico attraverso cui il Divin Redentore è entrato nella storia degli uomini. Che questa cooperazione sia una realtà appare in modo evidentissimo dal consenso dato da Maria al momento dell’Annunciazione. Dal sì di Maria dipendeva la salvezza dell’umanità. E nota la bellissima pagina di S. Bernardo a questo proposito:

«Anche noi, o Regina, attendiamo una parola di misericordia: noi, miseramente oppressi da una sentenza di condanna. Ecco, ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: saremo subito liberati se tu accetti (...). Noi siamo in preda alla morte. Una tua piccola risposta ci può però ricreare e richiamare alla vita (...). Perché indugi? Perché esiti? Credi, afferma la tua fede, ricevi (...). Apri, o Vergine Beata, il tuo cuore alla fede, le tue labbra all’accettazione, il tuo grembo al Creatore. Ecco che il desiderato di tutte le genti sta alla tua porta e bussa. Oh, se per la tua esitazione passasse oltre! Se tu dovessi ricominciare, piangendo, a cercare colui che il tuo cuore ama! Levati, corri, apri. Levati con la fede, corri con la devozione, aprigli con il tuo sì» (1).

Quello che San Bernardo esprime liricamente con linguaggio poetico ispirato, San Tommaso lo espone con la sua essenziale sobrietà teologica. In un famoso passo della Summa Theologiae scrive: «[Era necessaria l’Annunciazione] affinché si mostrasse che vi era un certo matrimonio tra il Figlio di Dio e l’umana natura. Per cui attraverso l’Annunciazione si attendeva il consenso della Vergine a nome di tutta la natura umana» (2).

La prima preparazione alla corredenzione, però, è da cercarsi ancora prima del fiat di Nazareth. Maria è stata preparata, innanzitutto, in maniera singolare, a livello del suo essere prima ancora che del suo operare: è stata, infatti, pre-redenta con il singolarissimo privilegio dell’immacolato concepimento. Questa creatura ineffabile, poi, è stata allenata durante tutta la vita ad essere Corredentrice. Dio la mise alla prova in vista di questa austera missione in tutto l’arco della sua esistenza terrena.

È soprattutto sotto croce, però, che la troviamo nelle vesti di Nuova Eva, Riparatrice col Riparatore del peccato dell’umanità caduta: è lì non in modo passivo ma attivo, partecipando con tutto il suo essere all’olocausto di amore da cui il mondo fu rigenerato. Cristo – dice san Paolo – è l’Eschatos, l’Omega che riassume in sé ogni cosa e in vista di cui tutto è stato fatto. E Maria, possiamo dire a ragione, è l’Eschata accanto all’Eschatos, in vista di cui tutto fu fatto: Nuova Eva Immacolata accanto al Nuovo Adamo immacolato.

L’apertura al dolore di Maria fu straordinaria. Come ha patito? Solo in termini spirituali? Sarebbe riduttivo presentare la sua sofferenza in termini unicamente spirituali. Ad Amsterdam la Madonna pronunciò quella frase davvero misteriosa: «In verità, ho sofferto con mio Figlio spiritualmente e soprattutto anche fisicamente». Vi è in Maria una partecipazione soprannaturalmente misteriosa alla passione del Figlio, sia con l’anima che con il corpo. Sulle sue mani, nell’Immagine di Amsterdam, ci sono i solchi dei chiodi dai quali fiottano raggi di luce. La statua di Akita è solcata da segni e soprattutto bagnata da un sangue che è più eloquente di ogni altra parola.

Parallelismo tra la Divina Misericordia e l’Immagine della Signora di tutti i Popoli

Il parallelismo con Gesù risorto nel quadro della divina Misericordia dalle cui piaghe fuoriescono i raggi di luce della gratia redemptionis è opportuno e finanche doveroso. Nel quadro della Divina Misericordia è iconograficamente espressa e significata la redenzione; nell’Immagine di Amsterdam la Corredenzione. Quadro ed Immagine sono complementari, due facce della stessa medaglia si direbbe: potremmo definirli, l’uno e l’altro, «il Medaglione della Redenzione». Da una parte il Redentore, dall’altra la Corredentrice colti, attraverso una magnifica ricchezza simbolica, nei contenuti caratteristici delle loro persone e della loro opera congiunta a servizio della salvezza del genere umano.

Parallelismo tra Rue du bac, Amsterdam ed Akita

Un altro accostamento significativo si dovrebbe fare tra Amsterdam, Akita e Rue du Bac. Come i Tempi di Maria sono iniziati a Parigi, a Rue du Bac, di fronte alla prima grande provocazione del pensiero umano, l’Illuminismo che ritiene la religione un ostacolo all’emancipazione; così ad Amsterdam e ad Akita è avviato l’accordo sinfonico del finale dell’opera. Come a Rue du Bac le mani della Madonna sono aperte a significare che Lei è l’Immacolata, così ad Amsterdam. Lì la Mediatrice effonde le grazie simboleggiate dai raggi luminosi; qui invece le mani sono aperte a modo di carattere pentecostale. La preghiera di Maria è preghiera pentecostale: è per Lei, per la sua mediazione, che giunge a tutti i popoli della terra il dono dello Spirito Santo.

Non sorprendiamoci se la Madonna, oggi, sia così presente in mezzo a noi. Lo ha detto, come in tante altre apparizioni, anche ad Amsterdam: «Questa è la nostra ora». Non si tratta di un plurale solenne: l’ora nostra è, ad un tempo, l’ora di Maria e dello Spirito Santo. I Tempi di Maria sono anche i Tempi dello Spirito Santo e viceversa. Questa sinergia tra le due Immacolate Concezioni, quella creata e quella Increata (Maria e Spirito Santo, secondo la dottrina mariana proposta da San Massimiliano Kolbe), troverà la sua congiunzione gloriosa al momento dell’intronizzazione della Signora di tutti i Popoli quale Corredentrice e ciò avverrà per mezzo della proclamazione del quinto dogma mariano.

Lo Spirito Santo è dono pasquale, ottenutoci dalla passione e morte di Cristo e dalla compassione di Maria. È, così, teologicamente precisa la promessa della Madonna ad Amsterdam secondo cui manderà una nuova effusione di Spirito Santo quando sarà proclamato il dogma. Perché? È evidente: se la Sposa dello Spirito ha ottenuto alla Chiesa il dono della prima Pentecoste in forza della sua associazione alla morte redentrice del Figlio, la seconda Pentecoste si realizzerà quando questa verità della nostra fede sarà riconosciuta solennemente da tutta la Chiesa. È esattamente allora, in quel momento, che scenderà con una nuova pienezza lo Spirito Santo.

Ci sarà una nuova Pentecoste non perché il valore ecclesiologico del glorioso avvenimento sia scaduto quanto perché gli effetti di quel prodigio divino, nel corso dei secoli, sono andati scemando riducendosi ai minimi termini nel nostro tempo. Che si realizzerà una seconda Pentecoste significa, allo stesso tempo, specificare la natura della promessa della Madonna a Fatima («Il mio Cuore Immacolato trionferà») perché sarà rieffuso il Paraclito con una potenza tale da rinnovare i prodigi dell’antica Pentecoste. Sarà rinnovata la faccia della terra e, come fu rivelato a Suor Lucia di Fatima, ci sarà «nel tempo una sola fede, una sola Chiesa». Questa la grande e consolante promessa della Signora di tutti i Popoli che dipende geneticamente da quel dogma di cui – mi si permetta di dire – è arrivato il momento della solenne e gloriosa proclamazione.

Note:

(1) San Bernardo di Chiaravalle, Omelia super missus est IV, 8-9.

(2) San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, III, q. 30, a. 1.
Giusi Lo Nigro
Ave Maria!