Francesco e la liturgia: arsenico nei vecchi merletti



Come se, infatti, il problema della perdita di fede della Sicilia come nel resto del mondo fossero i merletti delle vesti liturgiche, ammesso che ci siano parroci che ancora ne usino.
Francesco sembra mostrare grande fastidio proprio per questa sensibilità. Vengono in mente gli slogan anni '70: “C’è stato un concilio”, “svecchiare la moda liturgica”, “liturgia da pizzi e merletti”, “puzza di sagrestia” sono infatti espressioni che oggi, con la scristianizzazione in atto, sembrano vintagerie.

In loro vece abbiamo avuto l’invasione del terital e soprattutto una bruttezza dappertutto. Ovunque: sull’altare, nell’abbigliamento dei preti, nell’arte. Un’invasione di brutto ha preso possesso delle chiese con la scusa della povertà, dimenticando che la povertà finisce ai piedi dell’altare, l’unico luogo in cui anche il poverello d’Assisi esigeva suppellettili e ornamenti preziosi financo d’oro e argento.
E direttamente proporzionale a questo brutto che avanzava, è cresciuta anche la perdita della fede di una fetta sempre più grande di popolazione. Domande? Interrogativi?

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Certo, a nessuno fa piacere sentirsi dire del “merlettaro” per il semplice fatto che indossa una talare e sopra di esso un abito corale con appunto un orlo ricamato il più delle volte con segni che richiamano la passione o la redenzione, perché in fondo il riferimento ai merletti è a questo. Ignoriamo poi quali siano e di chi le foto sottoposte all’attenzione del Papa e quale prete isolano oggi stia tremando in attesa che arrivino, mandate dai vescovi, tricoteuses giacobine pronte a fare strame di quel ricamo così ardito manco fossero le scandalose gambe delle gemelle Kessler in diretta tv.

Per rimanere alla cronaca, ieri la Bussola riferiva di un incontro a Pescara nel quale hanno parlato all’altare due lesbiche. Perché nessuno va a chiedere ai preti abruzzesi “come va con la liturgia?”. E perché non fanno orrore tutte le mostruosità nelle quali non solo la liturgia, ma anche il corpo di Cristo è stato calpestato? Questi abusi, forse, sono funzionali ad aprire processi?
Il blog Messa in latino raccoglie da diverso tempo in una rubrica chiamata Novus Horror Missae una immensità di violenze liturgiche da far impallidire un pregiudicato. Solo per rimanere all’ultimo anno: preti in parrucca, Credo stravolto, danze grottesche di suore durante la Messa, presepi fatti a forma di mascherina, preti che scorrazzano in bicicletta in chiesa, barche e barconi per una celebrazione sui migranti, messe balneari etc etc... il catalogo può proseguire all’infinito.
Ma per questi abusi, per queste brutture, per queste oscenità che violentano il sacro cui dovrebbero invece inginocchiarsi secondo le leggi della Chiesa, nessuna rampogna. Perché? Questa è dunque la moda da seguire? Una liturgia clownesca dove l'uomo è al centro con le sue pulsioni? Se quella liturgica è una moda passeggera che cambia, allora vuol dire che non è eterna perché destinata a passare. Dunque, non sarà peccato non seguirla e rispedirla al mittente con tanti saluti. E qual è la liturgia adatta a questi tempi? Qual è il sacro che si conviene ai giorni nostri per evitare che nei vecchi merletti finisca l'arsenico dell'ideologia dello spirito del Concilio?
Fonte: nuova bussola quotidiana
La "messa" con i burattini dell'ex Cardinale Bergoglio:
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