Francesco I
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Perché l’Ecumenismo di Bassetti è più Pericoloso del Ddl Zan.

17 Maggio 2021 Pubblicato da Marco Tosatti


Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Americo Mascarucci, ex abundantia cordis ci offre questa riflessione sull’improvvida esternazione del presidente della Conferenza Episcopale Italiana in relazione al DDL liberticida Zan. Buona lettura, e grazie a Mascarucci.
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Perché l’ecumenismo di Bassetti è più pericoloso del Ddl Zan
Purtroppo come sempre avviene in certi casi buona parte del mondo cattolico, quello più marcatamente modernista e progressista e buona parte della Conferenza Episcopale Italiana, sembrano non aver compreso la gravità del Ddl Zan e i risvolti negativi che questa legge, se approvata, potrebbe avere anche nella Chiesa. Sembrerebbe, ma forse non è propriamente così.
Non lo ha compreso sicuramente il presidente della Cei cardinale Gualtiero Bassetti, che in perfetto spirito ecumenico conciliarista appare incline alla trattativa, alla mediazione, al compromesso con la politica. Dimenticando che sono proprio i compromessi a favorire poi gli errori più clamorosi, come la storia del Concilio Vaticano II insegna. A detta di Bassetti il Ddl Zan non andrebbe affossato del tutto, ma migliorato e corretto, facendo chiaramente intuire che al di là delle storture è comunque una buona legge. Analogo copione andò in scena anche in occasione del Ddl Cirinnà sulle unioni civili, quando nella Cei c’era chi era pronto a barattare il tutto con qualche mancetta per le famiglie.
Ma forse una certa accondiscendenza nei confronti di un provvedimento liberticida, che nel nome della lotta alle discriminazioni contro gay, lesbiche e transessuali finisce con il discriminare chi si oppone all’ideologia Lgbt, è anche motivata dal fatto che grazie ad una legge dello Stato si potrà mettere a tacere nella Chiesa chi ancora si oppone con forza alle unioni omosessuali e alla possibilità di riconoscimenti sacramentali, benedizioni e quant’altro. E’ risaputo che anche nel clero italiano ci siano tanti preti, per altro fan sfegatati di papa Bergoglio, che sarebbero pronti a seguire i colleghi tedeschi e a benedire le coppie gay. Qualcuno lo ha già fatto in verità, come l’ex parroco di Sant’Oreste in provincia di Roma che si è fatto prestare la fascia tricolore dal sindaco del luogo per unire civilmente una coppia di amici omosessuali.

Ma torniamo alla legge Zan. A tal proposito conviene riportare due dichiarazioni di due diversi vescovi italiani in merito alle unioni gay. La prima è dell’arcivescovo di Campobasso Giancarlo Maria Brigantini, non certamente un conservatore o tradizionalista, anzi un vescovo molto vicino a Bergoglio e da questi molto apprezzato. A proposito della possibilità di riconoscere le coppie gay Bregantini in un’intervista a La Fede Quotidiana disse: “Non ci sta niente da festeggiare in una unione gay, semmai bisognerebbe esaltare la nascita del decimo figlio in una famiglia. Io ho rispetto per i diritti individuali delle persone, ma con altrettanta chiarezza dico che non è pensabile di fatto, equiparare la famiglia naturale composta da uomo e donna aperti alla vita alle unioni omosessuali. Ci troviamo davanti ad una sconfitta della civiltà occidentale e alla imposizione di una cultura sbagliata. Valuto gravissimo per esempio che a Torino si sia pensato di fare un assessorato alle famiglie”.

Corrado Lorefice - Arcivescovo di Palermo

La seconda dichiarazione invece è dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, sostenitore di veglie contro l’omofobia, il quale in un messaggio inviato ad una di queste iniziative scrisse: “Gesù di Nazareth, testimone delle viscere di misericordia di Dio per gli uomini, il Crocifisso risorto che libera dal peccato e dalla morte, ha fatto dell’accoglienza e del riconoscimento dell’altro il paradigma e il segno dell’irruzione del regno di Dio nel mondo. Mentre deploriamo con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente, preghiamo perché i cristiani, attingendo con ascolto discepolare alla grazia dell’Evangelo, testimonino e annuncino, con audacia profetica, l’incondizionato rispetto dovuto ad ogni persona e denuncino ogni forma di discriminazione ed emarginazione”.
Posizioni provenienti da due autorevolissimi pastori della Chiesa cattolica ma molto diverse fra loro. E’ evidente come nella prima, quella di Bregantini, in base alla Legge Zan potrebbero ravvisarsi chiaramente i connotati di una posizione omofoba, laddove il presule arriva a sostenere che in una coppia gay “non c’è nulla da festeggiare” e lasciando chiaramente intendere che da quell’unione non potrà mai nascere una nuova vita.
Nella seconda invece l’arcivescovo di Palermo utilizzando un linguaggio “politicamente corretto”, pur non pronunciandosi esplicitamente a favore delle unioni gay lascia chiaramente intendere la sua posizione favorevole. Condanna le discriminazioni contro le persone omosessuali, ma fra le righe appare evidente il tentativo di sancire una certa forma di benevolenza verso le unioni fra persone dello stesso sesso.
Il punto sta nel fatto che qualora Bregantini dovesse ripetere le sue considerazioni in un qualsiasi pubblico evento, partecipando ad un convegno o ad un dibattito televisivo, potrebbe trovare dall’altra parte qualcuno pronto a denunciarlo per omofobia, laddove il monsignore indirettamente lascerebbe supporre che un’unione gay sarebbe comunque “contro natura” in quanto impossibilitata a procreare. Chi potrebbe escludere che le parole di Bregantini non possano essere interpretate come discriminatorie o peggio come istigatrici di omofobia? E siamo sicuri che l’arcivescovo di Campobasso o qualsiasi altro sacerdote che dovesse ripetere certe considerazioni, saranno così fortunati da trovare sempre dei giudici realmente imparziali e disposti ad assolverli da eventuali accuse sulla base di un sacrosanto diritto di esprimere un’opinione?
La sensazione che si percepisce in buona parte del mondo cattolico progressista è proprio il tentativo di sfruttare la legge Zan anche per omologare il clero e la Chiesa al pensiero unico dominante, ad accettare l’ideologia gender e dulcis in fundo ad adattare il Vangelo allo “spirito dei tempi”, cancellando tutte le considerazioni negative che i padri della Chiesa per secoli hanno espresso in merito al peccato di sodomia e ai sodomiti stessi.
E sia chiaro, nessuno sta dicendo che i gay vanno discriminati o peggio perseguitati come avviene in larga parte del mondo islamico, ma non si può neanche pretendere che tutti debbano uniformarsi ad una logica politically correct che porti magari a negare che Dio “maschio e femmina li creò”.
Il silenzio della Chiesa e dei vescovi in merito ai pericoli insiti nelle pieghe del Ddl Zan, o peggio ancora certe recenti dichiarazioni benevolenti come quella del cardinal Bassetti, fanno sorgere due legittime domande: forse alla Cei non hanno esaminato dettagliatamente la proposta di legge e ne ignorano i contenuti? Difficile crederlo. O forse si preferisce assecondare il progetto di punire come omofobi tutti quelli che si opporranno in futuro all’indottrinamento gender e insisteranno nell’affermare come San Giovanni Paolo II che l’omosessualità rappresenta un “disordine morale” e che “le unioni omosessuali sono in aperto contrasto con il progetto di Dio”? E a quale scopo? Per fare in modo che anche dentro la Chiesa si finisca con l’omologarsi tutti all’ideologia arcobaleno delle sinistre fucsia che hanno ormai sostituito la questione sessuale a quella sociale?
La Germania non è poi così lontana da noi se si è pronti a scendere a compromessi con i proponenti il Ddl Zan negandone la pericolosità ideologica di base: “Il vostro parlare sia sì,si, no,no; il di più viene dal maligno”. E non lo ha detto certamente Salvini.
Americo Mascarucci- giornalista e scrittore
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