Chiesa conciliare – Chiesa sinodale
L’avvento di Bergoglio al papato fu visto dai conservatori come un totale disastro, quei conservatori che, magari, ritenevano esagerate le valutazioni di mons. Lefebvre.
Invece, bisogna essere grati a Bergoglio perché, nella sua confessata voglia di seguire fino in fondo la direzione del Concilio Vaticano secondo, ha stabilito nel Cattolicesimo una struttura sinodale. I sinodi, nella mentalità bergogliana, devono essere una parte strutturale del Cattolicesimo, non eventi rari e, inoltre, in essi i laici devono avere pieno diritto di voto e di decisione. Grazie a Bergoglio comprendiamo come, in seno al Cattolicesimo, sia nata una “Chiesa sinodale” che, guarda caso, non è che la diretta figlia della “Chiesa conciliare” di benelliana memoria.
È vero che nella storia il Cattolicesimo non ha avuto gli esatti equilibri strutturali che rinveniamo all’indomani del Concilio di Trento, basti pensare all’ampia diversità che si poteva riscontrare nelle Chiese medioevali e, soprattutto, nelle comunità ecclesiali antiche. Dunque un nuovo adattamento, per tempi nuovi, non è un problema perché è altrettanto vero che quelle disposizioni strutturali non perfettamente identiche tra loro, servivano tutte all’affermazione di una medesima Tradizione, servivano ad una medesima Sacra Rivelazione il che comportava un identico atteggiamento e ascesi personale.
La “Chiesa sinodale”, cresciuta nel corpo cattolico, è solo una nuova struttura del Cattolicesimo, in grado di servire la Tradizione di sempre? Ecco il punto! Purtroppo si deve rispondere di “no”. Lo stesso Bergoglio, rivelatore della “Chiesa sinodale”, si è servito della compagine sinodale per introdurre a dosi sempre maggiori un altro modo di pensare e di vivere, atteggiamenti non solo diversi ma addirittura opposti a quelli della Tradizione.
Cosa direbbe oggi mons. Lefebvre se non che, nell’alveo del Cattolicesimo, nelle sue antiche strutture, sta nascendo rigogliosamente (promossa pure da papa Prevost) quella “Chiesa sinodale” che il Benelli denominava “conciliare”? E, come allora, perché non affermare che la nuova creatura è, di fatto, una “Nuova chiesa”, con tutto quello che ciò può comportare ossia: rottura con la Tradizione, rottura con la Trasmissione Apostolica, scisma dalle proprie radici?
Non più “ai posteri l’ardua sentenza”, poiché le cose sono oramai sotto i nostri stessi occhi!