La morte, urgenza di una scrupolosa preparazione – Meditazione di Padre Stefano M. Manelli

Rev. p. Stefano M Manelli, Fondatore dei Francescani dell'Immacolata (FI).
MEDITAZIONE PER IL 7 NOVEMBRE.

«Beati i morti che muoiono nel Signore» (Ap 14,13).
«Per me il morire è un guadagno» (Fil 1,21), esclamava San Paolo.
Il Magistero della nostra Santa Chiesa ha insegnato con continuità, senza esitazioni o incertezze, ogni verità della nostra Fede Cattolica che non può mutare mai perché è radicata in Dio immutabile ed eterno, e la Chiesa si esprime via via con gli strumenti più adatti ed efficaci come i Catechismi per la formazione di tutti i cristiani.

Appartiene ad ognuno di noi credenti il mistero della morte e la Chiesa lo presenta nella sua realtà di Fede, secondo il disegno di Dio per noi. Il Catechismo di san Pio X, infatti, con le sue semplici, ma sostanziali, domande e risposte, spiega tutta la verità della morte cristiana, nel suo attuarsi alla fine della nostra vita terrena con la separazione dell’anima dal corpo e con il Giudizio particolare, per il premio eterno del Paradiso o la pena eterna dell’inferno, in attesa ultima della resurrezione della carne che riunirà il corpo all’anima, con il Giudizio universale.

poche e misurate parole, il Catechismo di san Pio X illumina ancora insegnando testualmente che, fino al Giudizio universale, con la morte, per l’anima separata dal corpo, «la vista di Dio sarà la vera vita e la felicità dell’anima, mentre la privazione di Lui sarà la massima infelicità e come una morte eterna». Nel più recente Catechismo della Chiesa Cattolica, giustamente, si accenna anche alla morte quale «salario del peccato», ma «per coloro che muoiono nella grazia di Cristo è una partecipazione alla morte del Signore, per poter partecipare anche alla sua Risurrezione» e per questo «il cristiano che muore in Cristo Gesù va in esilio dal corpo per abitare presso il Signore».

Gli elementi costitutivi della nostra morte, quindi, sono: il termine della vita terrena, la separazione dell’anima dal corpo, il Giudizio particolare di Dio, l’entrata dell’anima nella Vita eterna, che sarà vita di beatitudine infinita della vista di Dio in Paradiso o nella morte eterna dell’Inferno di Satana e dei suoi angeli ribelli.
Di fronte alla serietà di queste cose, una domanda o più domande si presentano subito all’anima per sapersi preparare ed essere capaci di affrontare positivamente il mistero della morte, in vista della salvezza eterna nel Paradiso di Dio, evitando la perdizione eterna nell’Inferno di Satana. La cosa, è evidente, è tremendamente seria.

1. San Pio da Pietrelcina...
Una figlia spirituale, molto vicina a san Pio da Pietrelcina, un giorno disse a padre
Pio queste parole: «Padre, ho tanta paura della morte». Padre Pio, il santo confessore stigmatizzato, le rispose: «Diciamo al Signore che ci mandi la morte quando siamo in grazia di Dio, assistiti da Lui, da sua Madre e da san Giuseppe, dopo aver fatto il Purgatorio qui».


Una risposta magistrale e paterna che ci vuole insegnare più cose.
- Prima cosa: padre Pio dice alla figlia spirituale di chiedere al Signore che «ci mandi la morte quando siamo in grazia di Dio». Questa è la cosa assolutamente primaria:
morire quando si è in grazia di Dio, poiché morire con il peccato mortale nell’anima
significa precipitare direttamente nell’Inferno eterno.
- Seconda cosa: padre Pio dice di chiedere al Signore che noi, nella morte, siamo «assistiti da Lui, da sua Madre e da san Giuseppe». Comprendiamo bene che nessun’altra assistenza potrebbe essere così preziosa, per la nostra morte, come l’assistenza di Gesù, della Madonna e di san Giuseppe.
- Terza cosa: padre Pio dice di chiedere al Signore che la morte ci venga data «dopo aver fatto il Purgatorio qui». Importantissima questa richiesta per noi così paurosi della sofferenza, così attenti ad evitare ogni sacrificio, senza renderci conto che le sofferenze su questa terra sono quasi “carezze” rispetto alle sofferenze del Purgatorio, e se noi sappiamo soffrire e offrire le sofferenze su questa terra, il Signore le fa valere al posto di quelle del Purgatorio (che sono tutt’altro che “carezze”!). Meglio soffrire e offrire tutto sulla terra, dunque, che andare in Purgatorio, sia pure per un’ora soltanto! Questo vuole dire a tutti noi san Pio da Pietrelcina.

2. La preparazione e la morte di santa Bernardetta Soubirous e del Santo Curato d’Ars...
Nell’ultima sua malattia,
santa Bernardetta Soubirous, consunta dall’asma, dai reumatismi, con un tumore al ginocchio destro e straziata dalle piaghe aperte in molte parti del suo corpo delicato (che resterà incorrotto!..), ogni tanto dava qualche piccolo grido di dolore che trasformava subito in offerta di preghiera: «Dio mio, ve l’offro... Mio Dio, vi amo... la voglio... la voglio la vostra croce!...».
Ormai, la vita di santa Bernardetta era tutta orante e sofferente, e appariva tutta concentrata nei suoi grandi occhi sempre più radiosi, che si animavano quando sorrideva o li alzava verso il cielo, la croce, la Madonna... Un giorno il cappellano le domandò: «Che cosa ha chiesto a san Giuseppe?». La Santa rispose subito: «Gli ho chiesto la grazia di una buona morte». Il giorno della sua santa morte, infatti, avvenne di mercoledì, giorno particolarmente caro a san Giuseppe. Era il 18 aprile del 1875. Prima di morire, santa Bernardetta riuscì ancora a fare quel Segno di croce che impressionava chiunque la vedesse farlo, dal primo giorno che ella vide l’Immacolata farsi il Segno di croce nell’apparizione a Lourdes; poi spirò, santa Bernardetta, pregando così la Madonna: «Santa Maria... prega per me... povera peccatrice». L’umiltà della Santa!


Il santo Curato d’Ars pensava, guardava e parlava della morte con la speranza di non doverla aspettare troppo poiché, diceva, «la morte è l’unione dell’anima col Bene supremo». Si intratteneva spesso a parlare della morte con amabilità e letizia, servendosi di belle immagini, specialmente nei suoi catechismi al popolo, ricchi di insegnamenti molto efficaci per la pratica della vita cristiana santa. Diceva, ad esempio: «Vedete la rondine?... Essa vola, rasentando la terra, ma mai vi si posa...
La fiamma tende sempre verso l’alto... Rompete le funi a un aerostato: esso si slancerà verso lo spazio». Di frequente, il Santo, contemplando il cielo, diceva con le lacrime agli occhi: «Finalmente, con la morte, lassù vedremo Iddio. Allora gli diremo: “Mio Dio, ora vi vedo, vi tengo; non mi sfuggirete più; no, mai, mai!”». Il santo Curato morì infatti santamente, con queste ardenti aspirazioni di cielo che lo sostennero di continuo per diversi decenni, durante le sue infaticabili fatiche di apostolo del confessionale, di giorno e anche di notte. La lunga e feconda vita sacerdotale del santo Curato d’Ars fu immensa benedizione di Dio e pioggia di grazie a edificazione e a conversione di tantissime anime che lui ha salvato, senza sosta alcuna, dalla perdizione nell’Inferno eterno.