Ricordiamo Amedeo di Savoia-Aosta, l'Eroe dell'Amba Alagi

Il prof. Emiliano Procucci e la prof. Cristina Siccardi ricordano una grande figura di eroe cristiano, il duca Amedeo di Savoia-Aosta, detto appunto l'Eroe dell'Amba Alagi, in occasione dell'80 anniversario della morte. Come giustamente affermava Mons. Francesco Tizzi nell’omelia della Santa Messa nel 64° anniversario della morte del Duca Amedeo, celebrata ad Arezzo nella Chiesa dei SS. Fabiano e Sebastiano il 4 marzo 2006, “tracciare un ricordo completo di Sua Altezza Reale il Principe Amedeo di Savoia, Terzo Duca di Aosta, è pressoché impossibile, in pochi minuti” e, a dire il vero, non è più agevole farlo in poche righe. Per questo è quanto mai opportuno, prima di dare spazio a qualche particolare storico, condensarne l’immagine attraverso le parole che gli dedicò Sua Santità Pio XII: "Era una bella figura di soldato, di principe e di cristiano". L'Eroe dell'Amba Alagi, nome con cui il Duca Amedeo è maggiormente noto, riunì infatti la nobiltà di sangue, sua per nascita, alla nobiltà d'animo, che permeò tutta la sua vita.

E non è mai venuta meno la fama della sua santità, e finanche del martirio, in particolare presso coloro che condivisero con lui la dolorosa esperienza in Africa. I titoli attribuitigli dal grande Papa ci accompagneranno a scoprire questa “bella figura” ancora forse troppo poco conosciuta
(da santiebeati Amedeo di Savoia ) Per approfondire suggeriamo: "Morire in pace con Dio e con sé stessi" di Mario Bocchio (MORIRE IN PACE CON DIO E CON Sé STESSI MARIO BOCCHI ROBERTO CHIARAMONTE EDITORE | eBay) "Casa Savoia e la Chiesa" di Cristina Siccardi (Amazon.it)
Cooperatores Veritatis
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Francesco Federico
Il Duca d’Aosta, prima di arrendersi, invitò i soldati ascari (quelli di origine etiope) di tornare ai propri villaggi, ma solo in pochi decisero di farlo e i più restarono in forza all’esercito italiano. Vista la strenue resistenza, gli inglesi, alla resa degli italiani gli concessero l’onore delle armi (riconoscimento da parte degli avversari del valore dei vinti).
A quel punto i soldati …Altro
Il Duca d’Aosta, prima di arrendersi, invitò i soldati ascari (quelli di origine etiope) di tornare ai propri villaggi, ma solo in pochi decisero di farlo e i più restarono in forza all’esercito italiano. Vista la strenue resistenza, gli inglesi, alla resa degli italiani gli concessero l’onore delle armi (riconoscimento da parte degli avversari del valore dei vinti).

A quel punto i soldati italiani prigionieri furono trasferiti in Kenya nei campi di prigionia della colonia britannica. Potete immaginare le condizioni insalubri di questi campi. Il Duca di Aosta, che poteva essere portato in Inghilterra come prigioniero, decise invece di restare a fianco dei suoi soldati in Africa.

Non solo ma erano previsti tre trattamenti diversi

-Uno per gli ufficiali

-un altro per i sotto-ufficiali e la truppa

-un terzo per i militari di colore

Il Duca volle restare insieme alle truppe di colore per controllare che non vi fossero soprusi da parte dei britannici.

Le condizioni igienico-sanitarie non erano certo delle migliori così il Duca di Aosta iniziò a mostrare febbre alta e in poco tempo gli fu diagnosticata sia la malaria che la tubercolosi. Così in breve, così come tanti altri, il Duca non superò quelle difficoltà e perì restando però insieme a tutti gli altri. Al termine del conflitto bellico mondiale quasi 700 soldati non fecero più ritorno a casa perché morti nei campi di prigionia kenioti.
Francesco Federico