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Unione Apostolica FIDES ET RATIO

FERRUCCIO PINOTTI E LA MASSONERIA NELLA CHIESA - CICLO IN DUE PARTI: PARTE 1

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FERRUCCIO PINOTTI E LA MASSONERIA NELLA CHIESA - CICLO IN DUE PARTI: PARTE 2

FERRUCCIO PINOTTI E LA MASSONERIA NELLA CHIESA - CICLO IN DUE PARTI: PARTE 2

Qui trovate tutti gli articoli del prof. Lamendola

Filosofia cattolica - Unione Apostolica Fides et Ratio

da notare sulla foto l'efod che sostituisce la croce pettorale.

FERRUCCIO PINOTTI

FRATELLI D’ITALIA


PAOLO VI

Con don Villa tocchiamo un punto delicato, quello dei presunti rapporti tra papa Montini e la libera muratoria. L'apertura intellettuale di Paolo VI su molte tematiche «di confine» ha fatto ritenere ad alcuni osservatori che il Pontefice coltivasse delle «simpatie» nei confronti di quel mondo. Don Villa si spinge oltre: ritiene che Paolo VI appartenesse alla massoneria.
«Non convinto: ne sono certo! Peraltro non si tratta nemmeno di una cosa ignota, qui a Brescia. L'ex presidente della Corte d'appello di Brescia, Salvatore Macca, poi magistrato di Corte di Cassazione, in una lettera pubblicata su un quotidiano scrisse "il massone Montini".
Il presidente di un tribunale può contare sempre su buone fonti. Sapeva molte cose, anche in merito al supporto offerto dalla famiglia Montini alla resistenza durante la fase conclusiva della guerra.»474.
Nel suo libro Paolo VI beato?, don Villa cita a sostegno della sua tesi molte «prove», rinvenibili — secondo il sacerdote — nelle posizioni moderniste e «laiche» assunte da Montini nel corso del suo papato e del Concilio Vaticano II.
Che Montini avesse simpatie laiche emergerebbe, ad esempio, dai testi del lungo dialogo che il Pontefice intrattenne con il teologo Jean Guitton. Proprio Guitton, nel suo libro Dialoghi con Paolo VI, riporta una frase del Pontefice: «Non mi sentivo portato al chiericato, che talvolta mi sembrava statico, chiuso […] implicante la rinuncia alle tendenze terrene nella misura della sua condanna al mondo […] se io sento così, vuol dire che sono chiamato a un altro stato, dove io mi realizzerò più armoniosamente, per il bene comune della Chiesa».
In un altro libro centrato sul loro intenso colloquia, il teologo francese scriveva di Paolo VI: «Ho notato quanto il suo pensiero fosse di tipo laico. Con lui non si era in presenza di un "chierico", ma di un laico promosso, inaspettatamente, al Papato».
Ma don Villa va oltre, asserendo di aver scoperto inconfutabili indizi circa l'appartenenza di Montini alla massoneria.
«Al cimitero di Verolavecchia, qui in provincia di Brescia, si trovano le pietre tombali della famiglia materna di Montini, gli Alghisi. Il sacello della madre di Paolo VI fu disegnato dal Pontefice in persona, quando la madre morì. Ebbene, sul tombale in pietra vi sono i simboli massonici: la squadra e il compasso, sovrastati da un triangolo.».
La fotografia della tomba in effetti colpisce: quelli impressi sulla pietra sembrano effettivamente simboli massonici475.
Difficile, naturalmente, valutare le affermazioni del sacerdote bresciano, che nei suoi libri su Paolo VI e sulla massoneria porta come «prove» dichiarazioni e testi del papato di Montini che potrebbero semplicemente essere interpretati come posizioni di «apertura» in un momento di particolare dinamismo della Chiesa.
Resta tuttavia il fatto che Montini ebbe — sul piano storico — rapporti con discussi esponenti della massoneria. In particolare, quando resse come cardinale la diocesi di Milano476 aveva conosciuto un rampante finanziere siciliano: Michele Sindona. Questi si era mostrato molto generoso con la diocesi milanese, e in cambio aveva ricevuto la possibilità di entrare in contatto con lo IOR già nel 1960.
Il 21 giugno 1963 Montini divenne Papa. Il Gran Maestro Giordano Gamberini, il giorno stesso dell'annunciò, affermo: «Questo e l'uomo che fa per noi!».
Dopo l'elezione477, Montini chiamò Sindona a Roma e gli affidò una consulenza per lo IOR, chiedendogli di modernizzare la banca. All'epoca Sindona era in grande ascesa, faceva affari con Nixon, aveva rapporti con l'amministrazione americana, con il capo della CIA e con importanti esponenti della Democrazia cristiana. Nel 1968 Paolo VI chiamò allo IOR monsignor Marcinkus, che era stato sua guardia del corpo e che poi tesserà i rapporti con Sindona e con Calvi.
Nel 1972 il Vaticano, attraverso lo IOR, cedette la Banca Cattolica del Veneto al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, allora in un momento di forte espansione. Fu un'operazione che irritò profondamente il patriarca di Venezia, il cardinale Albino Luciani478, futuro successore di Paolo VI.
Un anno prima, nel 1971, Roberto Calvi e Paul Marcinkus avevano fondato — con il supporto di Sindona — la Cisalpine Overseas Bank, a Nassau, nelle Bahamas. Una realtà che servì per coprire speculazioni immobiliari fraudolente e riciclaggio di denaro di dubbia provenienza.
Montini ebbe modo di conoscere anche Licio Gelli479. Nei 1965, durante il pontificato di Paolo VI, gli venne anche riconosciuta dal Vaticano la nomina a commendatore Equitem Ordinis Sancti Silvestri Papae.
Tutto questo non dimostra che papa Montini fosse massone, naturalmente. E' possibile che l' entourage del Pontefice abbia avuto rapporti con esponenti della finanza contigui alla massoneria, com'è accaduto in più di un'occasione nella scoria delle finanze vaticane.
Non bisogna poi dimenticare che papa Montini era una figura vista con molta simpatia dal governo americano. Nei corso del suo lavoro come segretario di Stato in Vaticano aveva stretto rapporti con il cardinale Francis Spellman, «gran protettore» dei Cavaliere di Malta, una lobby molto potente con aderenze massoniche.
William Blum, un ex funzionario del dipartimento di Stato americano che ha avuto conoscenza diretta di molte operazioni «coperte» e che dopo essersi dimesso per protesta sui metodi usati in molte situazioni internazionali — è stato autore di inchieste sulla CIA, sul colpo di Stato in Cile e sulla guerra in Vietnam, in un suo libro nel quale ricostruisce l'azione della CIA in Italia, scrive: «Ci fu il caso del cardinale Giovanni Battista Montini, un altro beneficiario della munificenza della CIA. I pagamenti a lui effettuati rivelano un po' delle convinzioni meccanicistiche dell'Agenzia sul perché le persone diventino radicali. Sembra che negli anni Cinquanta e Sessanta il buon cardinale promuovesse orfanotrofi in Italia. L'idea, afferma l'ex agente CIA in Italia Victor Marchetti, "era che se quel tipo di istituzioni venivano adeguatamente foraggiate, molti giovani sarebbero vissuti al loro interno e non sarebbero caduti un giorno in mani comuniste". Il cardinale, da monsignore, era stato coinvolto nell'operazione vaticana per contrabbandare i nazisti verso la libertà dopo la Seconda guerra mondiale. Aveva una lunga storia di legami con i governi occidentali e con i loro servizi segreti. Nel 1963, divenne Paolo VI».
Sono stati documentati, nel torso di questa inchiesta, legami tra gli ambienti dei servizi americani e la massoneria. Ma anche altre «coincidenze» testimonierebbero la «simpatia» di Paolo VI nei confronti della massoneria. In una lettera privata, scritta da un massone, amica di un noto scrittore francese, il conte Lion de Ponds, esperto in questioni massoniche, si legge questa frase: «Con Pio X e Pio XII, noi framassoni potemmo ben poco, ma avec Paul VI, nous avons vencu [con Paolo VI, noi abbiamo vinto, Nda]».
Sotto il pontificato di Paolo VI sono state introdotte, in Italia — senza un'opposizione paragonabile a quella dei papati di Wojtyla e Ratzinger su temi molto meno forti leggi considerate in sintonia con certa parte della massoneria: il divorzio, l'aborto, la separazione tra Chiesa e Stato.
Anche sul piano ecclesiastico vi furono gesti simbolici di un certo rilievo: il 13 novembre 1964 Paolo VI depose la «tiara» — simbolo del «triregno» sull'altare, rinunciandovi definitivamente; un gesto auspicato dal massoni che animarono la Rivoluzione francese480.
Durante il suo viaggio in Terra Santa, nel 1964, sul monte degli Ulivi, a Gerusalemme, Paolo VI abbracciò il patriarca ortodosso Athenagoras I, massone del 33° grado. Poi, alla vigilia della chiusura del Vaticano II, tutti e due «si tolsero» le rispettive scomuniche, lanciate nel 1054.
Una coincidenza di vedute è stata trovata poi tra le idee mondialiste di Paolo VI e i programmi di organizzazioni internazionali da sempre vicine agli ideali internazionalistici delle massoneria: Onu e Unesco.

In questo senso è stata letta, ad esempio, l'enciclica Populorum progressio, in cui Paolo VI parla di una «banca mondiale», dietro la quale c'è un «governo mondiale», che regnerebbe grazie a una «religione sintetica e universale».

Tratto da :

FERRUCCIO PINOTTI

FRATELLI D’ITALIA


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