Misteri mariani – I tre segreti di Santa Bernadette: un discorso da fare

Una delle caratteristiche delle apparizioni mariane è la presenza di segreti che la Vergine, tramite i veggenti, consegna al mondo. Si tratta molto spesso di rivelazioni che interessano la storia della Chiesa e dell’umanità. Ne abbiamo già parlato altrove. Nella maggior parte dei casi si tratta di avvenimenti condizionati alla risposta affermativa o negativa degli uomini. Le conseguenze possono avere una portata grandiosa, sia in positivo che in negativo (si pensi ai segreti di Fatima, di La Salette, ecc.).

Lourdes, invece è originale. Non vi troviamo segreti di questo tipo. Tuttavia anche a Bernardette la Vergine Maria ha consegnato dei segreti, ma molto diversi da quelli a cui abbiamo accennato. Di cosa si tratta? E soprattutto, dicono qualcosa anche a noi, alla Chiesa, all’umanità? Laurentin spiega il caso di Lourdes. Leggiamo nel suo libro-intervista “Inchiesta sul mistero”:

«Bisogna ricordare che il caso di Bernadette Soubirous è molto diverso da quello di Fatima o, ad esempio, per citare un'apparizione che non è stata ancora riconosciuta dalla Chiesa ma della quale si parla molto, di Medjugorje (…). Nel caso di Lourdes i segreti sono rivelazioni personali per la vita di Bernadette. Possiamo ipotizzare indicazioni per la sua vocazione religiosa, oppure regole morali o spirituali. L’unico dato di fatto è che si trattava di segreti soltanto per lei, rivelati a lei e riguardanti lei. Indicazioni personali, individuali, dedicate solo e soltanto alla veggente Per questo non sono mai stati rivelati: essi non fanno parte del messaggio di Lourdes».[1]

Durante i tartassanti interrogatori che Bernardette dovette sostenere, anche se poco, si può ricavare almeno qualche ipotesi: «Durante l’interrogatorio (…) avvenuto venerdì 12 agosto 1858, mentre la ragazza era a letto con l’asma, padre Dominique Mariote e il seminarista Paul de Lajudie stesero un doppio verbale e domandarono alla veggente anche dei segreti:

“Non vi ha confidato dei segreti?”.
“Me ne ha detti tre”
(…).
“Si dice che questi segreti riguardino voi sola. Li direte un giorno?”.
“Se la Santa Vergine lo vuole”.
“E come saprete se la Santa Vergine lo vuole?”.
“Saprà bene come farmelo sapere; me lo dirà”.
“Allora non è sicuro che li direte?”.
“No, signor abbé”.
“Questi segreti riguardano voi… o anche altri?”
“No, me”.
“Ma riguardano anche altre persone?”.
“No, me sola”.
“Voi sola?”.

“E vi ha detto qual è il mezzo più sicuro perché possiate andare in cielo?”
“Sì! È un segreto
; se lo dicessi, non sarebbe più un segreto”».[2]

Ancora Laurentin: «Tra le varie ipotesi che sono state fatte, ce ne è una che mi colpisce particolarmente (…). Bernadette non accettava mai denaro e offerte, anche quando le porgevano piccoli regali, come della frutta, li rifiutava. Quando qualche persona le metteva monete d oro nella sua tasca, “il Napoleone d’oro”, lei lo sentiva e lo gettava via dicendo: “Mi brucia!”. Non sapeva di parlare come l’apostolo Giacomo che dice: “E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco”. Ora, è possibile che Aquerò abbia avvertito Bernadette: “Rimani nella povertà, non prendere niente per te”. Dentro di sé la veggente aveva sentito la missione di rappresentare i poveri secondo il Vangelo e di rimanere un segno molto puro, senza alcun compromesso. Questo ritengo sia ciò che di essenziale si può dire dei segreti».[3]

Se è vero che sulla questione dei segreti si possono abbozzare solo delle risposte-ipotesi perché Bernardette ha mantenuto il silenzio, secondo quanto le aveva comandato la Vergine, mi sembra tuttavia che, ad una riflessione attenta sulle parole e sugli avvenimenti, si possa arrivare a delle conclusioni abbastanza valide e fondate.

Innanzitutto trai segreti ve ne era uno, secondo le parole dalla stessa veggente, che riguardava “il mezzo più sicuro per andare in cielo”. Un mezzo che potrebbe essere riferito alla sua sola esperienza ma che potrebbe valere anche per altri, una via oggettivamente santificante, tanto da essere detto “mezzo più sicuro” per andare in cielo.
Alla luce delle riflessioni di Laurentin e della scelta vocazione della piccola veggente, si può concludere che questo segreto doveva essere o la vita religiosa, o la santa povertà nel senso radicale, o entrambe le cose.

Se così fosse, certamente il segreto non è destinato a tutti, perché non tutti sono chiamati a farsi religiosi né tantomeno a osservare una povertà così rigorosa, come fu ispirata a fare santa Bernardette.

Fermiamoci però a riflettere un attimo su questo segreto della povertà, che sembra essere davvero, all’interno delle apparizioni mariane, un elemento unico, originale di Lourdes, del suo messaggio e della sua piccola protagonista.

Una povertà intesa in senso così assoluto e rigoroso fa pensare subito al “Poverello d’Assisi”, san Francesco, a cui l’Altissimo rivelò lo stesso segreto, quello dell’Altissima povertà. Con un’allegoria, ripresa anche nella Divina Commedia da Dante Alighieri per presentare la figura di san Francesco, la povertà è vista dai suoi biografi come la splendida e castissima sposa che il Poverello si è eletto tra tutte le altre “donne” e a cui ha promesso amore fedele ed indissolubile, per sempre: «Poiché (il servo di Dio Francesco) osservava che la povertà, mentre era stata intima del Figlio di Dio, veniva pressoché rifiutata da tutto il mondo, bramò di sposarla con amore eterno. Perciò innamorato della sua bellezza, per aderire più fortemente alla sposa ed essere due in un solo spirito, non solo lasciò padre e madre, ma si distaccò da tutto. Da allora la strinse in casti amplessi e neppure per un istante accettò di non esserle sposo».[4]

San Francesco volle che l’Altissima povertà stesse a fondamento del suo Ordine e che il privilegio della sua osservanza non fosse solo per lui ma per tutti i suoi figli. Leggiamo nella Regola Bollata, al cap. VI: «I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcuna altra cosa. E come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà, vadano per l'elemosina con fiducia. Né devono vergognarsi, perché il Signore si è fatto povero per noi in questo mondo. Questa è la sublimità dell'altissima povertà quella che ha costituito voi, fratelli miei carissimi, eredi e re del regno dei cieli, vi ha fatto poveri di cose e ricchi di virtù. Questa sia la vostra parte di eredità, quella che conduce fino alla terra dei viventi. E, aderendo totalmente a questa povertà, fratelli carissimi, non vogliate possedere niente altro in perpetuo sotto il cielo, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo».[5]

Lourdes è dunque francescana, o è il francescanesimo ad essere mariano? Cedo che si possano dire entrambe le cose. Certamente, Lourdes tra tutte le apparizioni è quella con i connotati più francescani e con un messaggio che delinea una spiritualità molto vicina alla forma di vita dei Frati minori.

Tuttavia il carisma francescano Dio lo ha pensato non solo per la vitalità dell’Ordine di san Francesco, ma anche e soprattutto per il bene e la salute spirituale di tutta la Chiesa, e quindi il segreto dell’Altissima povertà, in un certo senso, deve essere accolto da ogni cristiano. Come e in che senso?

E qui dobbiamo chiedere ancora aiuto a san Francesco. Egli amò a tal punto la povertà perché era stata da Cristo scelta quale sigillo di tutta la sua vita e di tutta la sua opera.

Se san Francesco volle prendere in sposa la “Signora Povertà”, è perché era stata innanzitutto la Sposa del Signore. Il matrimonio fu ratificato al momento dell’Incarnazione, quando la sua Persona divina si rivesti della natura umana in tutta la sua debolezza e miseria, conseguenze del peccato originale: “Conoscete (…) la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9).

È questa la convinzione di san Francesco: farsi poveri significa diventare ricchi, poveri di cose ma ricchi di Dio e quando si è ricchi di Dio, nulla manca, tutto si possiede: “Mio Dio e mio tutto!” (san Francesco); “solo Dio basta” (santa Teresa d’Avila).

Al mondo sazio di cose ma affamato di Dio, e perciò disperato, radicalmente povero, perché privo della grazia di Dio, la Madonna, tramiate santa Bernardette, lascia un segreto, lo stesso segreto che ha consegnato alla veggente. Possiamo dire che se per lei valeva in maniera particolare, per tutti noi, per la Chiesa, per il mondo, vale in modo generale. Ma la sostanza è la stessa.

Si tratta della povertà, della povertà non solo e non principalmente di cose materiali, ma di sé stessi, povertà di spirito, umiltà radicale che fa riconoscere la propria nullità e spinge alla confidenza in Dio, al ritenerlo l’unico vero e solo bene della propria vita, e a desiderarlo e cercarlo sopra ogni altra cosa. Solo Dio è il rimedio a tutti i nostri mali, solo Lui è la nostra beatitudine, solo Lui è la nostra felicità, solo Lui è il nostro tutto: «Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede, Tu sei la nostra carità. Tu sei tutta la nostra dolcezza, Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore».[6]

Ritornando con la riflessione su Lourdes, fa impressione e commuove pensare che «il villaggio dei Pirenei ha superato per visitatori le più illustri e orgogliose metropoli del mondo, grazie alla più insignificante e misera delle sue figlie. A ben pensarci, non è che la logica del Magnificat che Maria continua ad applicare ai suoi beniamini. Lourdes? Miracolo “nascosto”, certo: ma così è il Vangelo, il cui Protagonista spezza la storia in due, eppure non lascia quasi traccia negli annali storici del tempo. Lourdes mostra la sua conformità al Vangelo anche in questo suo essere realtà imponente e insieme nascosta (…).

Bernardette, come testimoniò una sua consorella,
“aveva un debole per tutto ciò che era piccolo”. Vangelo puro, anche qui. Ma il Vangelo è un paradosso: come, ad esempio, colui che più volle farsi povero finì per arricchire la sua città, Assisi, dell’arte più preziosa e del prestigio più universale, così colei che amava “tutto ciò che era piccolo” ha trasformato l’oscura borgata nel gigantesco terminal per oltre cinque milioni di pellegrini l’anno».[7]

Assisi e Lourdes, san Francesco e santa Bernardette, è lo stesso segreto ad accomunarli. Sono avvolti dalla grandezza, dalla maestà di Dio perché hanno saputo spogliarsi di tutto per seguire ed amare fino in fondo “Cristo povero e Crocifisso”[8] condividendo il mistero dell’annientamento di Gesù e di Maria. All’abbassamento segue l’esaltazione, all’impoverimento per amore di Cristo l’arricchimento, all’umiliazione la glorificazione.
Maria, nel Magnificat, canta la sua beatitudine, perché lo sguardo dell’Onnipotente si è posato, benevolo, verso la sua “umile condizione” (in greco: “tapeinosis”). Eccoci, finalmente!

A Lourdes l’Immacolata non affida un segreto ma il suo segreto che è il segreto per eccellenza, segreto di tutti i segreti.

L’umiltà di Maria sta a significare «il riconoscimento della propria condizione creaturale radicalmente dipendente dal Creatore nel quale tutti “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). È la situazione metafisica della creatura umana – possiamo dire – che viene colta qui, nella tapeinosis, intesa come finitezza umana, indigenza radicale, piccolezza e bassezza da “serva” e “schiava” di fronte al Signore».[9]

E l’umiltà/povertà intesa in questo senso è appunto il segreto che consegna a tutti noi. A noi il compito di avere quelle sue stesse disposizioni di spirito che hanno attirato su di Lei lo sguardo trasformatore di Dio, che ha cambiato la sua tapeinosis in infinita beatitudine, maestà, grandezza, potenza, ricchezza di grazia. Beati coloro che possono capire. Beati noi se, come Maria, sapremo vivere il suo segreto.

Note:

[1] René Laurentin, Andrea Tornielli, Lourdes, inchiesta sul mistero a 150 anni dalle apparizioni, ediz. Art, Roma, 2008p. 128.

[2] op cit, p. 129.

[3] op. cit., p. 131.

[4] Fonti Francescane, beato Tommaso da Celano, Vita seconda di san Francesco d’Assisi, n. 55.

[5] Regola Bollata di san Francesco d’Assisi, cap. VI.

[6] Fonti Francescane, Lodi di Dio Altissimo di san Francesco d’Assisi.

[7] www.riflessioni.it, pagina web cit.

[8] B.Tommaso da Celano, Vita seconda di san Francesco d’Assisi, n.105.

[9] p.Stefano Manelli, Mariologia biblica, Casa mariana editrice, Frigento, 2005, p. 226.
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Dal mensile IL SEGNO DEL SOPRANNATURALE – Febbraio 1999
PROFEZIE PER IL NOSTRO TEMPO
Una lettera profetica di Bernadette Soubirous al Papa Leone XIII
Traduzione dal tedesco di M. Jean Mittelberg, di un articolo
apparso su “Der Schwarze Brief” n. 45/98 del 4/11/1998 – V.
Nel 1879 Bernadette ha scritto a Papa Leone XIII per sottoporgli dei messaggi …Altro
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Dal mensile IL SEGNO DEL SOPRANNATURALE – Febbraio 1999
PROFEZIE PER IL NOSTRO TEMPO

Una lettera profetica di Bernadette Soubirous al Papa Leone XIII
Traduzione dal tedesco di M. Jean Mittelberg, di un articolo
apparso su “Der Schwarze Brief” n. 45/98 del 4/11/1998 – V.
Nel 1879 Bernadette ha scritto a Papa Leone XIII per sottoporgli dei messaggi della Madre di Dio per il nostro secolo. Di queste cinque profezie, quattro si sono già realizzate (e una quinta si sta realizzando, ndr). La lettera considerata persa per 120 anni, è stata ritrovata dal Padre francese Antoine La Grande, in Vaticano, mentre cercava dei documenti sui miracoli di Lourdes.

Questa lettera al Papa, scritta da Bernadette proprio prima della sua morte, comprende cinque messaggi della Santa Vergine riguardanti gli avvenimenti del nostro secolo e l’avvenire dopo l’anno 2000. Il contenuto della lettera non è mai stato pubblicato e le persone in Vaticano dicono che era stata smarrita. Il Padre La Grande ha scoperto questo scritto il dicembre 1998, in un armadio metallico, nei sotterranei della biblioteca vaticana. Si tratta di cinque pagine, separate, e su ogni pagina si trova una rivelazione.

5.L’ultima profezia, la più lunga di queste predizioni, eccola:
“Sua Santità, la Santa Vergine mi ha detto che con la fine del XX secolo arriverà anche la fine della scienza. Una nuova era di fede avrà inizio su tutta la terra. Verrà data la prova che fu Dio a creare il mondo e l’uomo. Sarà l’inizio della fine della scienza nella quale gli uomini non crederanno più. Milioni di uomini torneranno di nuovo a Cristo e la potenza della Chiesa sarà più grande che mai. La ragione, per cui molti uomini non confideranno più negli scienziati, sarà l’attitudine arrogante di questi uomini di scienza che lavorano alla realizzazione di una creatura derivata dall’incrocio fra l’uomo e l’animale. Gli uomini sentiranno allora, nel profondo del loro cuore, che questo non può essere giustificato. In un primo tempo non ci si saprà opporre alla realizzazione di questi mostri, ma gli scienziati saranno finalmente scacciati, come si scaccia un’orda di lupi.
Alla vigilia dell’anno 2000 si assisterà ad uno scontro fra gli adepti di Maometto e le Nazioni cristiane. Una terribile battaglia avrà luogo, nella quale 5.650.451 soldati perderanno la vita, e una bomba fortemente distruttrice sarà lanciata su una città della Persia (l'attuale Iran). Ma alla fine vincerà il segno della croce e tutti i mussulmani si convertiranno al Cristianesimo.
Seguirà un secolo di pace e felicità, poiché tutte le Nazioni deporranno le armi. Ne conseguirà una grande ricchezza, poiché il Signore espanderà la sua benedizione sui credenti. Su tutta la terra nemmeno una sola famiglia rimarrà nella povertà e nella fame. Dio darà, a un uomo su dieci, il potere di guarire le malattie di coloro che chiederanno, per questo, aiuto. In seguito a questi miracoli, si sentiranno le grida di un gran numero. Il XXI secolo sarà chiamato “Seconda Era d’Oro dell’Umanità”.
Acchiappaladri
Noto solo ora questo bell'articolo: complimenti :-) Santa Bernadette prega per noi.